Domande
Il
sole era sorto da diverse ore e aveva ormai
raggiunto il suo apice e ora si apprestava a percorrere
l’ultimo tratto del suo percorso
verso l’oceano nel quale si sarebbe tuffato per concedersi il
meritato riposo
notturno. Un freddo vento soffiava sulla terra del Fuoco facendo
staccare le
foglie dagli alberi per farle volteggiare aggraziatamente
nell’aria di ottobre
e si intrufolava, dispettoso, sotto gli abiti dei poveri abitanti. Le
strade
erano vuote e l’unico suono udibile era
l’insistente sibilo del vento.
“Che
strana Konoha. Senza tutto quel suo solito brulicare di gente non
sembra
nemmeno lei” considerò Shino guardandosi
distrattamente intorno. Camminava con
passo dritto e spedito teso.
“Perché
ho la sensazione di essere continuamente tenuto sotto stretta
sorveglianza??”
si chiese Shino guardandosi in modo circospetto intorno
ma come era successo quello stesso
mattino non trovò nessuno
“Mi sto facendo suggestionare !”
concluse rallentando il passo e
imboccando la via di casa sua. Arrivato davanti al portone di casa sua
trasse
un profondo respiro e facendosi coraggio entrò
silenziosamente nella grande
magione. Il silenzio era pressoché assoluto forse anche
grazie all’orario. Si
diresse in cucina e si preparò qualcosa da mangiare,
all’improvviso alle sue
spalle una voce stridula e fredda: una donna di bassa statura sui
quarant’anni, dai
corti capelli biondi e lisci, gli occhi
di un grigio scuro, dalla costituzione esile ma con un seno molto
pronunciato,
la carnagione scura e l’aria da ragazzina svampita gli si
presentò davanti,
piantandosi di fronte a lui con le braccia incrociate al petto e con un
ghigno
cattivo stampato sul volto
“Guarda
guarda chi si degna di tornare a casa!! Dove cazzo sei stato brutto
deficiente
?? Se non te ne fossi ancora reso conto, brutto decerebrato senza spina
dorsale, qui c’è una casa da mandare avanti!! E
secondo te a chi tocca far si
che questa catapecchia vada come deve andare ? Si può sapere
dove cazzo sei
stato??” strillò la donna che arrivava a malapena
a metà torace del figlio
“Io
veramente…”
“NON
ME NE FREGA NIENTE DI DOVE SEI STATO!!” gli
sbraitò dietro la donna facendo
vibrare i vetri delle finestre “GRRRRRRRRRRRRR!!!Sai
perché i trattamenti di
bellezza che faccio dall’estetista ogni settimana non hanno
alcun effetto?!”
chiese retoricamente la donna diventando rossa in volto mentre la vena
sulla
tempia pulsava pericolosamente
“Io
non….” Cercò di tergiversare Shino per
cercare di far calmare la madre
“TE
LO DICO IO PERCHÈ ! PERCHÈ HO UN FIGLIO TALMENTE
INUTILE CHE MI FA INVECCHIARE
SOLO A GUARDARLO. TU SEI SEMPRE STATO UN PESO PER ME. UN INUTILE E
STUPIDO PESO
CHE HA ROVINATO LA MIA VITA PERFETTA. IO AVEVO TUTTO PRIMA CHE NASCESSI
TU E
TUTTO AD UN TRATTO SEI ARRIVATO TU E MI HAI TOLTO TUTTO CIÒ
CHE AVEVO DI BUONO.
SEI UN INSULSO ERRORE, UNA STUPIDA FATALITÀ CADUTAMI TRA
CAPO E COLLO
ALL’IMPROVVISO. IO L’AVEVO DETTO A TUO PADRE CHE
SAREBBE STATO MEGLIO PER TUTTI
SE AVESSI ABORTITO MA QUELL’IDIOTA NO!! PER FORZA CHE DOVEVA
FARTI NASCERE E
ORA GUARDA QUI CHE COSA INUTILE È USCITA”
urlò la donna per poi tirare un
sonoro ceffone al figlio, ceffone che mandò in frantumi gli
adorati occhiali di
Shino.
“Sai una cosa?? Avrei
dovuto
buttarti in un cassonetto il giorno maledetto in cui sei
nato!” disse
rivolgendogli uno sguardo carico d’odio e risentimento.
“Hai
ragione, sarebbe stato sicuramente meglio per tutti”
sussurrò voltandosi e
cominciando a correre! Fuori aveva cominciato a piovere e presto i
vestiti del
ragazzo s’inzupparono di acqua.
“Perché
non l’hai fatto?? Perché non mi hai ucciso o
abbandonato da qualche parte??
Saremmo stati tutti più felici” Non si era mai
sentito così odiato e fuori
posto come in quel momento, provava un’insopportabile senso
di vuoto e di
abbandono e aveva freddo, tanto freddo che non dipendeva
però dalla temperatura
circostante. Per l’ennesima volta nei suoi diciassette anni
si ritrovò a
correre come un forsennato verso quel luogo che tanto lo faceva sentire
a casa,
la stessa casa che lui non aveva mai sentito di avere! Corse fino alla
radura e
giunto li si fece cadere per terra dove pianse a lungo, aveva bisogno
di
sfogarsi e in quel momento il pianto era l’unica sua valvola
di sfogo. Non
sopportava quella sua condizione, non sopportava essere trattato
soprattutto
perché ci stava male e per secondo perché non
riusciva a capire il motivo di
tutto ciò! Che senso aveva avuto essere rimasta incinta e
quindi essersi
sposata ad appena 23 anni se poi trattava suo padre come una presenza
fastidiosa e lui come un giocattolo da maltrattare? Che fosse stato
solo un
matrimonio di convenienza? No, se così fosse stato lui non
sarebbe dovuto
esistere a rigor di logica! E allora? Nonostante fosse molto tempo che
si
poneva queste domande non era ancora riuscito a darsi una risposta; a
chiedere
spiegazioni ai suoi non ci pensava neppure non sapeva perché
ma aveva il
sentore che sapere sarebbe stato mille volte peggio che essere
all’oscuro di tutto.
Un giorno, forse, avrebbe avuto il coraggio ma per il momento era
meglio
ignorare. Calde lacrime velavano i suoi stupendi occhi grigio-piombo
con
sfumature bluastre attorno alla pupilla, ormai non più
protetti dai suoi
fedelissimi occhiali. Quei benedetti occhiali!! Quante volte
l’avevano salvato
dalle ire di sua madre, nascondendo le emozioni che provava?? Facendo
credere
alla donna che il loro padrone fosse rimasto impassibile mentre dietro
di loro
gli occhi diventavano umidi e lucidi? Tante, troppe forse!
Il
tramonto colorava con i suoi riflessi sanguigni
tutte le cinque terre, di li a poco sarebbero calate le tenebre. Shino
stava
seduto contro un albero e stava giocherellando con la collana che aveva
trovato
nel lago, la faceva dondolare davanti agli occhi come se volesse
ipnotizzarsi.
“ Quanto vorrei che fossi qui con me
adesso!”pensò mettendosi il
ciondolo al collo, rimase qualche secondo a fissarlo: su una catena
d’argento
formata da tante piccole maglie era agganciato un ciondolo di un viola
intenso
e dalla forma singolare, una specie di rombo con i lati adiacenti al
gancetto
molto più lunghi rispetto agli altri. Un piccolo frammento
materializzatosi del
suo passato. “Sono passati sette
anni
dall’ultima volta che ci siamo visti, figurati se lei si
ricorda ancora di te”
constatò però il ragazzo alzandosi e
cominciandosi a incamminarsi verso casa.
La
luna era ormai alta nel cielo quando Shino arrivò a
casa. Non aveva nessuna voglia di affrontare sua madre ne tanto meno
suo padre,
quindi decise di non entrare dalla porta di casa bensì dalla
finestra di camera
sua. Appena giunto in camera mise la collana al sicuro in un cassetto
poi si
spogliò velocemente e si fiondò sotto la doccia.
Tutti i muscoli gli dolevano,
sia per le percosse subite sia per la tensione accumulata in quei
giorni!!
Rimase a lungo sotto il getto caldo dell’acqua poi si avvolse
un asciugamano
attorno alla vita e si buttò di peso sul letto, emise un
gemito di dolore:
tutte le ferite che si era procurato in quei giorni tiravano e in
alcuni punti
si riaprirono. Shino tornò in bagno per prendere il
disinfettante ma si bloccò
davanti allo specchio: l’abrasione sulla parte destra del
volto aveva ripreso a
sanguinare e aveva tutta l’aria di essere infetta.
Sospirò affranto e prendendo
tutto il necessario tornò
in camera da
letto per medicarsi le ferite.
“
Non posso andare avanti così!! Non posso permettere che
qualcuno veda le
ferite. Ma come posso fare?? Come faccio a nasconderle??”
proprio in quel
momento gli cadde l’occhio sull’armadio spalancato:
su una gruccia dava bella
mostra di se un impermeabile verde e sotto di esso c’era una
maglia lunga grigia
il cui collo arrivava all’incirca all’altezza del
naso, quello era il completo
perfetto per nascondersi dalla vista indiscreta della gente.
“Perfetto”
esclamò poggiando la gruccia sulla sedia vicino al letto e
prendendo dall’armadio
un paio di pantaloni dello stesso grigio della maglia per poi buttare i
suoi
vecchi abiti in un angolino della stanza, cosa che non era
assolutamente da
lui, ma in quel momento non gli importava. Dopo aver preparato tutto
l’occorrente
per il giorno seguente sistemò tutto sulla scrivania e
spegnendo le luci si infilò
nel letto sprofondando immediatamente in un sonno profondo e senza
sogni.
Intanto da sopra un lampione di fronte a camera sua, un paio di occhi
glaciali
lo fissava silenziosamente, in attesa che Shino si accorgesse di loro e
a quel punto sarebbe iniziato il loro gioco.
Salve a tutti!!! Che dite ho esagerato un pochino in questo capitolo??? comunque spero che vi piaccia lo stesso. e con questo concludiamo le vicende del povero piccolo maltrattato dalla madre( per ora) nel prossimo capitolo succederà qualcosa che metterà in subbuglio tuttoXD Un grazie grandissimo a tutti quelli che hanno letto lo scorso capitolo e un bacione grandissimo alla mia best Ka93: mi fa piacere che questo capitolo ti sia piaciuto!! spero sia lo stesso anke per questo.
un bacione alla prossima e mi raccomando RECENSITE!