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Autore: SHERAZARD    01/03/2009    1 recensioni
...Non sapeva da quanto tempo andasse avanti quella storia e nè sapeva come fosse iniziata ma la cosa certa era che sua madre lo odiava incondizionatamente...
...Come ogni sera scrutava la città da sopra al tetto di un'abitazione, in cerca della vittima ideale!!! Doveva avere dei prerequisiti particolari, difficili da trovare...
" Forse Riku era stata la madre peggiore del mondo, forse non si merita le mie lacrime ma nonostante quello che mi ha fatto lei resta sempre mia madre"
Genere: Drammatico, Thriller, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hinata Hyuuga, Kiba Inuzuka, Shino Aburame
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Domande

Il sole era sorto da diverse ore e aveva ormai raggiunto il suo apice e ora si apprestava a  percorrere l’ultimo tratto del suo percorso verso l’oceano nel quale si sarebbe tuffato per concedersi il meritato riposo notturno. Un freddo vento soffiava sulla terra del Fuoco facendo staccare le foglie dagli alberi per farle volteggiare aggraziatamente nell’aria di ottobre e si intrufolava, dispettoso, sotto gli abiti dei poveri abitanti. Le strade erano vuote e l’unico suono udibile era l’insistente sibilo del vento.                                                                                                                                                                               
 
“Che strana Konoha. Senza tutto quel suo solito brulicare di gente non sembra nemmeno lei” considerò Shino guardandosi distrattamente intorno. Camminava con passo dritto e spedito teso.                                      
“Perché ho la sensazione di essere continuamente tenuto sotto stretta sorveglianza??” si chiese Shino guardandosi in modo circospetto  intorno ma come era successo quello stesso mattino non trovò nessuno                                                                                                     
 
“Mi sto facendo suggestionare !” concluse rallentando il passo e imboccando la via di casa sua. Arrivato davanti al portone di casa sua trasse un profondo respiro e facendosi coraggio entrò silenziosamente nella grande magione. Il silenzio era pressoché assoluto forse anche grazie all’orario. Si diresse in cucina e si preparò qualcosa da mangiare, all’improvviso alle sue spalle una voce stridula e fredda: una donna di bassa statura sui quarant’anni,  dai corti capelli biondi e lisci, gli occhi di un grigio scuro, dalla costituzione esile ma con un seno molto pronunciato, la carnagione scura e l’aria da ragazzina svampita gli si presentò davanti, piantandosi di fronte a lui con le braccia incrociate al petto e con un ghigno cattivo stampato sul volto                                                                                                                                                                                              
 
“Guarda guarda chi si degna di tornare a casa!! Dove cazzo sei stato brutto deficiente ?? Se non te ne fossi ancora reso conto, brutto decerebrato senza spina dorsale, qui c’è una casa da mandare avanti!! E secondo te a chi tocca far si che questa catapecchia vada come deve andare ? Si può sapere dove cazzo sei stato??” strillò la donna che arrivava a malapena a metà torace del figlio                                                                                                
“Io veramente…”                                                                                                                                                                                                                     
 
“NON ME NE FREGA NIENTE DI DOVE SEI STATO!!” gli sbraitò dietro la donna facendo vibrare i vetri delle finestre “GRRRRRRRRRRRRR!!!Sai perché i trattamenti di bellezza che faccio dall’estetista ogni settimana non hanno alcun effetto?!” chiese retoricamente la donna diventando rossa in volto mentre la vena sulla tempia pulsava pericolosamente                                                                                                                                                    
 
“Io non….” Cercò di tergiversare Shino per cercare di far calmare la madre                                                                                                                         
  
“TE LO DICO IO PERCHÈ ! PERCHÈ HO UN FIGLIO TALMENTE INUTILE CHE MI FA INVECCHIARE SOLO A GUARDARLO. TU SEI SEMPRE STATO UN PESO PER ME. UN INUTILE E STUPIDO PESO CHE HA ROVINATO LA MIA VITA PERFETTA. IO AVEVO TUTTO PRIMA CHE NASCESSI TU E TUTTO AD UN TRATTO SEI ARRIVATO TU E MI HAI TOLTO TUTTO CIÒ CHE AVEVO DI BUONO. SEI UN INSULSO ERRORE, UNA STUPIDA FATALITÀ CADUTAMI TRA CAPO E COLLO ALL’IMPROVVISO. IO L’AVEVO DETTO A TUO PADRE CHE SAREBBE STATO MEGLIO PER TUTTI SE AVESSI ABORTITO MA QUELL’IDIOTA NO!! PER FORZA CHE DOVEVA FARTI NASCERE E ORA GUARDA QUI CHE COSA INUTILE È USCITA” urlò la donna per poi tirare un sonoro ceffone al figlio, ceffone che mandò in frantumi gli adorati occhiali di Shino. 
“Sai una cosa??  Avrei dovuto buttarti in un cassonetto il giorno maledetto in cui sei nato!” disse rivolgendogli uno sguardo carico d’odio e risentimento.                                                                                                                       
  
“Hai ragione, sarebbe stato sicuramente meglio per tutti” sussurrò voltandosi e cominciando a correre! Fuori aveva cominciato a piovere e presto i vestiti del ragazzo s’inzupparono di acqua.                                         
 
“Perché non l’hai fatto?? Perché non mi hai ucciso o abbandonato da qualche parte?? Saremmo stati tutti più felici” Non si era mai sentito così odiato e fuori posto come in quel momento, provava un’insopportabile senso di vuoto e di abbandono e aveva freddo, tanto freddo che non dipendeva però dalla temperatura circostante. Per l’ennesima volta nei suoi diciassette anni si ritrovò a correre come un forsennato verso quel luogo che tanto lo faceva sentire a casa, la stessa casa che lui non aveva mai sentito di avere! Corse fino alla radura e giunto li si fece cadere per terra dove pianse a lungo, aveva bisogno di sfogarsi e in quel momento il pianto era l’unica sua valvola di sfogo. Non sopportava quella sua condizione, non sopportava essere trattato soprattutto perché ci stava male e per secondo perché non riusciva a capire il motivo di tutto ciò! Che senso aveva avuto essere rimasta incinta e quindi essersi sposata ad appena 23 anni se poi trattava suo padre come una presenza fastidiosa e lui come un giocattolo da maltrattare? Che fosse stato solo un matrimonio di convenienza? No, se così fosse stato lui non sarebbe dovuto esistere a rigor di logica! E allora? Nonostante fosse molto tempo che si poneva queste domande non era ancora riuscito a darsi una risposta; a chiedere spiegazioni ai suoi non ci pensava neppure non sapeva perché ma aveva il sentore che sapere sarebbe stato mille volte peggio che essere all’oscuro di tutto. Un giorno, forse, avrebbe avuto il coraggio ma per il momento era meglio ignorare. Calde lacrime velavano i suoi stupendi occhi grigio-piombo con sfumature bluastre attorno alla pupilla, ormai non più protetti dai suoi fedelissimi occhiali. Quei benedetti occhiali!! Quante volte l’avevano salvato dalle ire di sua madre, nascondendo le emozioni che provava?? Facendo credere alla donna che il loro padrone fosse rimasto impassibile mentre dietro di loro gli occhi diventavano umidi e lucidi? Tante, troppe forse!

 

Il tramonto colorava con i suoi riflessi sanguigni tutte le cinque terre, di li a poco sarebbero calate le tenebre. Shino stava seduto contro un albero e stava giocherellando con la collana che aveva trovato nel lago, la faceva dondolare davanti agli occhi come se volesse ipnotizzarsi.                                                                                                                                                                                
“ Quanto vorrei che fossi qui con me adesso!”pensò mettendosi il ciondolo al collo, rimase qualche secondo a fissarlo: su una catena d’argento formata da tante piccole maglie era agganciato un ciondolo di un viola intenso e dalla forma singolare, una specie di rombo con i lati adiacenti al gancetto molto più lunghi rispetto agli altri. Un piccolo frammento materializzatosi del suo passato. “Sono passati  sette anni dall’ultima volta che ci siamo visti, figurati se lei si ricorda ancora di te” constatò però il ragazzo alzandosi e cominciandosi a incamminarsi verso casa.

 

La luna era ormai alta nel cielo quando Shino arrivò a casa. Non aveva nessuna voglia di affrontare sua madre ne tanto meno suo padre, quindi decise di non entrare dalla porta di casa bensì dalla finestra di camera sua. Appena giunto in camera mise la collana al sicuro in un cassetto poi si spogliò velocemente e si fiondò sotto la doccia. Tutti i muscoli gli dolevano, sia per le percosse subite sia per la tensione accumulata in quei giorni!! Rimase a lungo sotto il getto caldo dell’acqua poi si avvolse un asciugamano attorno alla vita e si buttò di peso sul letto, emise un gemito di dolore: tutte le ferite che si era procurato in quei giorni tiravano e in alcuni punti si riaprirono. Shino tornò in bagno per prendere il disinfettante ma si bloccò davanti allo specchio: l’abrasione sulla parte destra del volto aveva ripreso a sanguinare e aveva tutta l’aria di essere infetta. Sospirò affranto e prendendo tutto il necessario  tornò in camera da letto per medicarsi le ferite.                                                                                                                                                                                                                            
 
“ Non posso andare avanti così!! Non posso permettere che qualcuno veda le ferite. Ma come posso fare?? Come faccio a nasconderle??” proprio in quel momento gli cadde l’occhio sull’armadio spalancato: su una gruccia dava bella mostra di se un impermeabile verde e sotto di esso c’era una maglia lunga grigia il cui collo arrivava all’incirca all’altezza del naso, quello era il completo perfetto per nascondersi dalla vista indiscreta della gente.             
 “Perfetto” esclamò poggiando la gruccia sulla sedia vicino al letto e prendendo dall’armadio un paio di pantaloni dello stesso grigio della maglia per poi buttare i suoi vecchi abiti in un angolino della stanza, cosa che non era assolutamente da lui, ma in quel momento non gli importava. Dopo aver preparato tutto l’occorrente per il giorno seguente sistemò tutto sulla scrivania e spegnendo le luci si infilò nel letto sprofondando immediatamente in un sonno profondo e senza sogni. Intanto da sopra un lampione di fronte a camera sua, un paio di occhi glaciali lo fissava silenziosamente, in attesa che Shino si accorgesse di loro e a quel punto sarebbe iniziato il loro gioco.

Salve a tutti!!! Che dite ho esagerato un pochino in questo capitolo??? comunque spero che vi piaccia lo stesso. e con questo concludiamo le vicende del povero piccolo maltrattato dalla madre( per ora) nel prossimo capitolo succederà qualcosa che metterà in subbuglio tuttoXD Un grazie grandissimo a tutti quelli che hanno letto lo scorso capitolo e un bacione grandissimo alla mia best  Ka93: mi fa piacere che questo capitolo ti sia piaciuto!! spero sia lo stesso anke per questo. 

un bacione alla prossima e mi raccomando RECENSITE!                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            

  
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