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Autore: Fede Seminara    29/11/2015    2 recensioni
Dean Winchester, un uomo forte, coraggioso, disposto a tutto per colui che amava più di qualsiasi altra cosa. lui, quell'uomo che non avrebbe mai abbandonato a costo di perdere tutto. Lui, il compagno di una vita ha deciso di andar via, di scappare dalla sua vita per averne un'altra. Sam non c'è più e Dean si sente a pezzi. dentro si sé porta un vuoto che non riesce più a riempire, nonostante l'amore di qualcuno pronto a salvarlo dal precipizio in cui stava cadendo. Sam era tutto ciò che contava, era suo fratello e il suo compito era quello di proteggerlo.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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-CAPITOLO 11 –





Quando ripresi i sensi avvertii un forte dolore alla testa. Il male era così atroce da non farmi capire bene dove mi trovassi, ricordo solo che la stanza era buia e fredda e che ero legato ad una stupida colonna. La mia bocca era chiusa con un nastro adesivo scomodo e irritante, mentre i miei polsi erano sigillati da una specie di manette strette al tal punto da bloccarmi la circolazione del sangue. Sentii la mia testa inumidita dal sangue e provai un forte desiderio di abbandonare per sempre quella Terra. Proprio come un vigliacco, desiderai morire, dimenticare ogni genere di dolore, fisico o mentale che fosse.
Quando la mia vista si fece più affidabile, scorsi la figura di Bobby appesa ad un vecchio crocifisso di metallo. Era legato anche lui, ma a differenza di me non aveva un bavaglio in bocca.
Con tutte le mie forze provai a urlare per farmi sentire, ma dalla mia bocca uscirono solo versi incomprensibili. Solo dopo svariati tentativi si accorse di me.
-Dean!- disse dolorante.
Ancora una volta pronunciai quei suoni speranzoso che capisse quanto mi dispiacesse averlo coinvolto in quella situazione. Volevo che stesse al sicuro, invece avevo fallito ancora. Castiel aveva ragione, sarei dovuto andare via, lasciarlo stare e continuare per la mia strada, ma non l’avevo fatto. Avevo ancora una volta ignorato le parole di Cas, peggiorando tutto quanto. Ora Sam ci aveva presi e sicuramente non ci avrebbe mai lasciati andare.
-Finalmente Dean!- esclamò la voce di Sam. Pochi secondi dopo mi spuntò alle spalle sussurrandomi all’orecchio. Sentii il suo fiato sul collo, dall’odore forte e metallico, l’odore del sangue.
-Sai, credevo di aver esagerato. Se il colpo fosse stato più forte probabilmente ti avrei ucciso!- continuò.
Carico di rabbia strattonai la corda con cui ero legato e provai ad urlare qualcosa, ma come ben potevo immaginare, Sam iniziò a prendersi gioco di me.
- Come dici scusa? Non ti capisco!- disse scoppiando a ridere.
- Lascialo stare Sam o giuro che la pagherai!- urlò improvvisamente Bobby. A fatica cercai di spostarmi di lato per riuscire a guardare il mio vecchio amico, ma non appena mi spostai, Sam mi sferrò un calcio potente al costato. Con disperazione sentii alcune delle mie costole fare crak. Dolorante provai ad urlare, ma nell’intento erroneamente mi morsi con forza la lingua. A stento riuscii a trattenere le lacrime, mentre spaventato fui costretto a causa del bavaglio a bere il mio stesso sangue.
- Pazienza Bobby,devi avere pazienza, arrivo anche da te!- ringhiò. Sam rimase immobile a guardarmi, come se all’improvviso un lampo di lucidità lo avesse colto. Mi fissò con aria normale, la stessa di Sammy, quella da eterno bambinone sempre pronto ad essere gentile, ma quella volta mi sbagliai.
-Sei caduto così in basso Dean … - disse con voce lieve, continuando a fissare i miei occhi bagnati dalle lacrime. Non potevo realmente credere che Sam fosse diventato un mostro, che non avesse più un cuore. Un tempo la sua anima era così immensa e bella e il suo cuore tenero e puro. Quando eravamo piccoli lo invidiavo, poiché lui aveva la capacità di trovare un senso a tutto ciò che forse neppure lo aveva e di amare il prossimo con lealtà. Guardare i suoi bellissimi occhi, di colpo vuoti e senza anima significava guardare dritto nell’oscurità, quel grande pozzo che sembra non avere una fine. Tutto intorno a te è nero e non vedi altro che te stesso precipitare in basso.
Guardai Sam sperando che capisse, che volevo parlare con lui e che desideravo che mi levasse quella maledettissima stoffa dalla bocca, ma non lo fece. Si allontanò in direzione di Bobby.
-Lasciami andare!- urlò.
-E perché dovrei farlo?- rispose Sam impugnando con gioia un vecchio coltello dalla lama spessa e affilata.
Ero nel panico, avrei voluto fare qualcosa, liberarmi da quelle catene e salvare Bobby, ma non potevo. Tutto quello che riuscivo a fare era strattonarmi e emettere versi senza un senso. Urlavo, ma la mia voce non poteva uscire. Oltre al mio sangue, mandai giù anche il mio dolore. Castiel aveva ragione, ancora una volta era tutta colpa mia. Provai a chiamarlo con la mente, lo supplicai di venire in mio aiuto, lo pregai come non avevo mai fatto, ma nulla. l’angelo che tanto amavo non venne a salvarci.
-Non lo fare Sam!- lo supplicò Bobby. Il mio vecchio amico era spaventato a morte ed io non potei fare nulla.
Mio fratello rimase per qualche secondo immobile a fissare la lama, poi, con un gesto abile e veloce squarciò Bobby dalla pancia in giù, lasciando scivolare via dal suo corpo le interiora. Con i miei occhi vidi con orrore i suoi organi cadere via.
Carico di disperazione e dolore Bobby urlò e la sua voce entrò dentro di me come un veleno. Lo sentii circolare nel sangue e nelle vene. Provai ancora una volta a urlare e questa volta uscii qualcosa di più forte di un semplice verso. Sam si voltò nella mia direzione, mentre eccitato iniziò a leccare il sangue dalla lama.
Urlai ancora e ancora, strattonandomi e cercando invano di liberarmi. -Che c’è Dean!?!- sorrise. Con passo svelto si avvicinò a me.
-Forse vuoi dire qualcosa?- continuò strappandomi con forza il bavaglio dalla bocca. Sputai con ribrezzo il sangue che avevo nella bocca e lo guardai nero di rabbia.
-Che stai facendo Sam!?!- dissi cercando di assumere un tono forte, ma quello che mi uscii fu tremante e quasi supplichevole.
-A te cosa sembra che stia facendo?- rispose sorridendo.
-Bobby è come un padre per noi … -
-No Dean! Basta stronzate sulla famiglia!- urlò infuriato. Sam si voltò nuovamente e tornò da Bobby.
-Sammy ti prego!!- urlai disperato. – Sei migliore di quello che sei diventato, noi non uccidiamo le persone ricordi? “ Noi portiamo la luce nei cuori di chi l’ha smarrita!” è questo quello che dicevi sempre a me. Ora sei tu a non sapere più chi sei!- dissi.
-Smettila!!- urlò conficcando la lama del coltello nell’avambraccio destro di Bobby. Con forza e violenza asportò gran parte della pelle lasciando in evidenza il muscolo, squarciato anch’esso. Bobby urlò disperato e Sam sembrava in estasi. Il sangue e le urla lo eccitavano.
-Ti prego Sam basta!!!- urlai. Improvvisamente non riuscii più a controllarmi, scoppiai a piangere alla vista di Bobby morente. La sensazione di impotenza in cui mi trovavo era davvero devastante. Dovevo salvarlo, ma non sapevo come. Quel figlio di puttana di Castiel avrebbe pagato per il suo giochetto. Quando non avevo bisogno di lui era sempre intorno, ora, che avevo disperatamente bisogno del suo aiuto, lui non c’era.
-No, non la smetterò!-
-Sammy, guardami!- dissi disperato e con mia grande sorpresa lui si voltò.
-Siamo fratelli Sammy, non puoi fare questo!- dissi in lacrime.
-I fratelli non nascondono segreti Dean! I fratelli non sono egoisti, i fratelli non pensano solo a se stessi!- urlò.
-Quello che ho fatto l’ho fatto per te!- strillai più forte.
-L’hai fatto per te stesso, non per me! sei sempre voluto stare al centro dell’attenzione! Eri il preferito del papà ed io ero solamente la vostra ombra! Perché credi che me ne sia andato eh? Per non dover più sopportare le tue scenate di egocentrismo! Volevi avere sempre tutto e non facevi altro che vantarti!-
-No, non è vero Sam! Tu dicevi che non volevi questa vita! Dicevi che volevi studiare, diventare qualcuno meglio di quello che eravamo io e papà!- urlai.
-Io per voi non ero nulla!- disse iniziando improvvisamente a tremare. Bobby prese pian piano a spegnersi. Il sangue scivolava senza controllo, se Castiel non fosse intervenuto all’istante, non ci sarebbe più stato nulla da fare.
-Come puoi dire una cosa del genere!?!- dissi deluso. Lo guardai negli occhi arrabbiato e soprattutto carico di dolore.
-Ti ho portato via delle fiamme Sam! Queste braccia che tu stesso hai legato ti hanno salvato quando eri solamente un neonato! Ho rinunciato alla mia infanzia per te, ai miei sogni! Ti ho curato, sono stato costretto a rubare pur di sfamarti! Mentre papà era fuori a caccia, sono stato io a prendermi cura di te e l’ho sempre fatto mettendoti al primo posto!. Io ho sbagliato Sam, l’ammetto e mi dispiace se in alcuni momenti non sono stato il fratello di cui avevi bisogno, ma non per questo puoi comportarti così!- dissi in lacrime.
-Nostro padre ha sempre preferito te a me! Avevo solo bisogno di sentirmi accettato, parte integrante della famiglia, invece venivo sempre scartato!- urlò facendo vibrare nell’aria la lama del coltello.
-Perché non me l’hai mai detto prima!?! Se ti sentivi così perché non me ne hai parlato!?!-
-Perché Dean, perché secondo te? Non avresti mai capito!- ringhiò.
Rimasi in silenzio a guardarlo, mentre i suoi occhi iniziarono a dilatarsi e a diventare rossi.
-Ti prego Sam, siamo una squadra!- ripetei piagnucolando, ma lui non mi rispose. Si voltò nuovamente verso di Bobby e posò il coltello. Per un attimo fui sollevato, pensai che di colpo avesse deciso di smettere, ma in realtà non fu così. Con gioia nello sguardo afferrò una vecchia ascia e se la passò parecchie volte di mano in mano, quasi come se fosse indeciso sul da farsi.
-No Dean … non siamo più nulla ormai!- disse lanciando un ultimo sguardo all’arma, dopodiché l’alzò di colpo e con forza e rabbia mai vista, decapitò il povero Bobby.
-No!!!!!- urlai in lacrime. Vidi la testa del mio amato amico rotolare verso di me, aveva gli occhi sgranati dalla paura. Si fermò, a pochi metri da me e sembrò fissarmi. -È tutta colpa mia Bobby, mi dispiace!- dissi disperato. I miei occhi si appannarono a causa delle lacrime e a stento riuscii a notare Sam venire verso di me.
-Sei un figlio di puttana!- ringhiai infuriato. Dentro di me scorreva la voglia di vendetta, avrebbe pagato per tutto quello che stava facendo. Con fare divertito si avvicinò a me puntandomi la lama di un coltello sul viso. iniziò a guardarmi negli occhi e mi sorrise.
-Era da troppo che non ti vedevo piangere Dean, non ricordavo questo tuo lato!- disse sorridendo.
-Pagherai Sam!- risposi. Lui scoppiò a ridere più forte.
-Dici sempre la stessa cosa fratellone!-
-Dopo tutto quello che ho fatto per te! Le vite che ho preso per te! Il sangue che ho versato per te! Questo non ha più importanza!?!- domandai deluso.
-Il passato non fa più parte del mio presente!- rispose facendo ondeggiare la lama grigia davanti ai miei occhi.
-E Jessica? La mamma, anche loro hai rimosso da tuoi ricordi?- osai domandare. Con rabbia Sam mi sfregiò una parte della guancia sinistra. Sentii la lama tagliente sulla mia pelle e per orgoglio soffocai un grido di dolore. Non volevo mostrarmi sofferente ai suoi occhi.
-Sono morte!- urlò.
-E chi le ha uccise eh? Quelli come te!- risposi a tono. – I mostri come te ci hanno portato via tutto quello che amavamo! Hanno distrutto la nostra casa Sam, la nostra famiglia e ora guardati!- continuai. – Tu stesso sei diventato un mostro!- urlai.
-Tu non capisci!- urlò più forte lui.
-Cosa dovrei capire Sam? Non sei più tu e a me manchi da morire. Mi sveglio la mattina e non ti trovo più in piedi a preparare la colazione. Non ti trovo più seduto su una poltrona a leggere libri di cui io non saprò mai neppure il titolo. Non sento più la tua voce, non vedo più il tuo sorriso Sam, è come se stessi morendo pian piano. Sei mio fratello, sei la parte più buona del mio cuore e da quando te ne sei andato io sto andando in tilt!- dissi disperato. Lui mi guardò ma non rispose.
-Mi dispiace Dean!- disse all’improvviso.
Ci guardammo un istante e notai nei suoi occhi un bagliore strano, quasi di commozione. Sperai che lasciasse andare il coltello, che sparisse lasciandomi lì, ma non lo fece. Mi guardò un’ultima volta, poi fece vibrare nuovamente la lama in aria. Spaventato, sperai che facesse in fretta, ma non osai chiudere gli occhi. Avrei guardato negli occhi quel figlio di puttana fino all’ultimo.
Desideravo vedere con quanto coraggio avesse messo fine alla mia vita. Volevo guardare i suoi occhi e andare oltre, capire se era veramente quello che voleva.
Dentro di me sentii che era la fine, che stavo per raggiungere il mio traguardo, proprio come in una gara automobilistica, la mia bandiera a scacchi stava per indicare il termine della corsa.
Non so cosa facesse più male, se le ferite e le costole spezzate oppure il cuore.
Il fatto che l’uomo che stava per uccidermi fosse Sam mi procurò tanto dolore. Lui, quello che sarebbe dovuto diventare il mio compagno di una vita, il partner del mio viaggio più grande, stava per diventare il mio mietitore. Dopo tutto quello che avevo fatto per lui, il dolore che avevo dovuto sopportare e le vite che avevo dovuto prendere, Sam aveva deciso di farmi fuori. Non contava più il fatto che io mi fossi sacrificato per lui, che avessi dovuto rinunciare alla mia infanzia per far sì che la sua potesse essere più felice. L’unica cosa che contavano per lui erano i miei sbagli. È vero, alcune volte mi sono comportato come un verme, nascondendogli segreti e mentendogli in continuazione, ma tutto questo era solo per proteggerlo. Non volevo che soffrisse e nonostante con il tempo fosse diventato un uomo, dentro di me sentivo ancora il dovere di proteggerlo, era questo il mio compito.
Come ogni uomo, avevo commesso degli errori, ma in fondo al cuore sapevo che quegli errori erano per una giusta causa. Una causa che ora Sam non riusciva a comprendere.
Ad un certo punto,proprio quando la lama stava per perforare la mia carne, un lampo di luce improvvisa ci accecò entrambi. Sentii Sam urlare in un modo spaventoso e pochi secondi dopo fu scaraventato addosso alla croce di metallo dove c’era il corpo esanime di Bobby.
Quando la luce cessò di brillare, vidi davanti a me un paio di ali immense che riconobbi all’istante. Castiel, il mio angelo era venuto a salvarmi. Lo vidi avanzare verso Sam senza armi in mano. Se il mio coltello non lo aveva neppure graffiato, probabilmente neanche il suo pugnale avrebbe avuto successo. Sam si alzò barcollando e si precipitò addosso a l’angelo, che , con velocità evitò il suo attacco. Castiel non esitò un secondo e lo afferrò per il collo della giacca scaraventandolo a terra. Sam si dimenò e con la forza dei suoi poteri cercò di immobilizzare Castiel, ma l’angelo era ancora troppo più forte di lui e fallì nel tentativo.
Nella confusione del momento vidi gli occhi di Sam diventare più rossi del sangue e i sui denti allungarsi in un modo spaventoso. Che razza di mostro era mai diventato?.
Castiel facendosi forza con le proprie ali, continuò a tenere fermo Sam, che, irritato dalla sua impotenza iniziò a dimenarsi.
-Ti ucciderò Sam! Soffrirai come hai fatto soffrire gli altri! Ti staccherò arto per arto! Morirai lentamente!- disse Castiel.
Preoccupato da quello che stava accadendo, chiamai Castiel affinché venisse a liberarmi. L’angelo si voltò al suono della mia voce, allentando la presa su Sam. Mio fratello ne approfittò e lo colpì con violenza facendolo cadere a terra. Non avendo altri mezzi per difendersi, Sam decise nuovamente di darsi alla fuga.
Fuggì scomparendo nella notte.
-Dean … - disse Castiel avvicinandosi a passo svelto. Con molta delicatezza spezzò le manette che mi tenevano legato e esaminò le mie ferite.
In quel momento desiderai urlare, prenderlo a pugni, ma non avevo le forze necessarie per affrontarlo. In pochi secondi mi curò le ferite e mi aiutò ad alzarmi.
-Mi dispiace Dean!- disse tristemente. Senza rivolgergli parola andai verso il corpo esanime di Bobby e sciolsi le corde che lo tenevano legato. L’odore del sangue e della morte era insopportabile, ma mi feci coraggio. l’angelo mi aiutò a sistemare il cadavere nell’Impala e dopo pochi minuti partimmo per trovare un posto tranquillo in cui bruciare il corpo.
Viaggiammo per un’ora in silenzio, senza dire neanche una parola. Io ero arrabbiato, deluso e tremendamente a pezzi e Castiel lo sapeva bene. L’angelo rimase in silenzio, lanciandomi di tanto in tanto un’occhiata veloce, giusto per capire a cosa stessi pensando. -Credo che qui vada bene!- esclamai improvvisamente. Castiel si guardò intorno annuendo lievemente.
L’angelo ed io raggiungemmo un campo abbandonato, nessuno mai ci andava se non in alcune giornate estive. Era il posto perfetto per dire addio al mio amico.
Scesi dall’Impala con un grande peso sullo stomaco, mi sentivo tremendamente in colpa, ma ormai non potevo fare più nulla. Sospirai raccogliendo tutto il coraggio che avevo in corpo e decisi che ormai non c’era più tempo per piangersi addosso. Dovevo smetterla di essere debole, di piangere, tutto questo non aveva alcun senso.
Giurai a me stesso che avrei avuto la mia rivincita, con o senza spargimenti di sangue. Io ne avevo versato troppo e ora era giunto il momento di riprendermelo dagli altri.
L’Inferno doveva riprendere a tremare, Dean Winchester era tornato!.
   
 
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