"Friendship isn't a big thing - it's a million little things."
Per te.
« Senti… facciamo una maratona? »
Desdemona glielo chiedeva sempre così, un sorrisone a trentadue denti
e gli occhi brillanti di speranza.
O meglio,
così se la figurava, perché abitavano lontane, e
raramente si vedevano faccia a faccia; ma non aveva bisogno, Anna, di
averla di fronte, per immaginare la sua espressione. Era tutto nel
tono, nel
volume della voce. Nel suo buttare parole una dietro l’altra - o
nel suo
scandirle come pugnalate, quando era arrabbiata.
Lo squittio felice che ora le perforava le orecchie, invece,
era chiaro sintomo di entusiasmo – eccessivo, per quanto riguardava Anna, perché
quella serie televisiva non pareva degna di tanto hype.
« Mhhh... », mugolò – perché erano solo le otto e venti di
mattina, e per tenerla sulle spine, anche se tutte e due sapevano come sarebbe andata a
finire. Essere estremamente accomodante poteva rendere Anna estremamente
popolare tra i suoi amici, ma
comportava anche un certo numero di beghe, soprattutto se aveva a che
fare qualcuno che sapesse come sfruttare questo suo modo di essere a
proprio vantaggio.
E se qualcuno c’era – e sì, ce n’era e c'era stato più di qualcuno capace di rigirarla a dovere - be’, Desdemona era una di quelli. Quella per eccellenza, anzi.
Desdemona era anche tanto altro.
Cresciuta com’era a pane e shoujo, Anna aveva sempre
immaginato che, fosse stata abbastanza paziente, l’Anima Gemella sarebbe venuta
a bussare alla sua porta – o, quantomeno, sarebbe andato (perché era sempre un "lui") a sbatterle addosso in
un giorno di pioggia, come Mirko con Licia; o, ancora, le avrebbe galantemente raccolto e restituito uno dei tanti
oggetti che parevano sempre ansiosi sfuggirle dalle mani - e, poiché era particolarmente goffa,
non sarebbe stato difficile, per il suo Primo Amore, sfruttare
un’occasione simile per approcciarla. Magari, l'avrebbe fatto con un garbo che l'avrebbe reso diverso da chiunque altro; oppure, per contro,
l’avrebbe presa in giro sino a morire, e lei lo avrebbe odiato – solo per poi
cadergli tra le braccia come una pera cotta
E sì: c’erano stati scontri sotto la pioggia, e prese in
giro ben più crudeli di quanto avesse immaginato, ma l’Anima Gemella restava
elusiva, e Anna, ostinatamente fredda nei confronti del genere maschile quanto
del femminile.
Era stato strano, assistere dalle retrovie mentre, una dopo
l’altra, le sue amiche trovavano fidanzato, dopo fidanzato, dopo fidanzato – esserne testimone
non senza una certa ripugnanza, tra l’altro: l’invidia se ne era sparita
presto, una volta resasi conto del tipo di cristi che giravano dalle sue
parti, di certo non annoverabili tra i grandi pensatori mondiali. O medi
pensatori mondiali. Piccoli pensatori mondiali, persino. Pensatori, in generale.
Anna si era rassegnata a star sola.
O, quantomeno, aveva coscientemente preso la decisione di restarci, ritenendolo il piano d’azione più saggio (sarà che era del Cancro, individui notoriamente difficili ad accontentarsi ed essere accontentati).
Non le mancavano gli hobby per passare il tempo, del resto – e mai avrebbe pensato che: a) sarebbe stata la sua compulsiva passione per le serie televisive a condurla ad un incontro predestinato dal Fato; b) l’Anima Gemella si potesse trovare anche in una splendida amicizia.
Desdemona e il suo coacervo di stramberie, appunto.
« Lo sai che non mi piacciono gli zombie. »
Sensatissima obiezione di Anna che venne sommersa da un fiume,
insieme, di rimproveri, preghiere e suppliche, che, un po’ per l’ora presta, un
po’ per puro disinteresse, letteralmente le entravano da un orecchio e le
uscivano dall’altro.
Sbadigliò.
Non era certo famosa per la sottigliezza dei suoi
modi,
Desdemona, e tatto e delicatezza non erano punti forti del suo
carattere. Tanto che, quando con quella stessa grazia, un giorno
qualunque Anna si
era vista aggredire in chat da un suo messaggio troppo entusiasta,
questa sua
natura, l’aveva un po’ spaventata.
Che tonta, diceva Desdemona, quando insieme ripercorrevano
la via dei ricordi, perché sarà anche stata allergica alle relazioni convenzionali, ma
Anna era una romanticona, per certe cose.
E, anche adesso, sorrise, stropicciandosi gli occhi con la mano libera, avvedendosi che il
comizio di Desdemona sulle sue scelte di vita sbagliate volgeva al termine.
Ci provava, ad essere severa e intransigente – soprattutto nei momenti di paturnie a cui periodicamente Desdemona andava soggetta, con la conseguenza che niente, NIENTE, andava bene: padre, madre, fidanzato, figlia e fiaschetta; e a quel punto, bisognava sorbirsela con la pazienza di un santone indiano e, quando poi passava il segno, mandarla gentilmente affanculo.
Ma poi, Anna si ricordava delle
volte in cui lei aveva pianto al telefono per ore intere, incapace di dire una
parola, mentre Destemona le sussurrava incoraggiamenti; delle volte che, prima di un
esame, Desdemona la rimproverava, incrollabilmente convinta che lei possedesse la memoria
di un computer, e un cervello umano assolutamente nella norma; le volte che si vedevano –
e, particolarmente, quella in cui non si sono alzate dal letto per due giorni, nutrendosi solo di
chili di viennetta e spostandosi a malapena per andare in bagno - e quelle in cui non
si vedevano, e le telefonate lunghe ore e ore e ore e ore.
È come se fossi tu, il mio fidanzato.
« Va bene, va bene. Intanto, vediamo il primo episodio. »