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Autore: Heart_break    29/11/2015    0 recensioni
Ciaoooo
una breve ff per quei pochi se non rari GouMomo, come me.
Dal brano: «Dicono che le falene siano le anime dei nostri cari che non ci sono più che vengono a farci visita.»
«Sono le anime dei nostri cari?» l'espressione della rossa divenne improvvisamente nostalgica. Pensò che fosse davvero uno strano caso, perché proprio in quel periodo avrebbe tanto voluto abbracciare suo padre
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gou Matsuoka, Momotarou Mikoshiba, Rin Matsuoka, Seijuro Mikoshiba, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rin divenne serio nel guardare la sorella preoccupata davanti alla finestra che dava sul giardino
«Paura dei tuoni?» 
«Come?» 
«Dicevo... hai paura che venga a tuonare?» 
«Ah... no! Non sono mica una bambina. Comunque credo di aver visto qualcuno fuori» Il fratello si girò puntando gli occhi nella stessa direzione che aveva indicato la ragazza
«Io non vedo nessuno...» 
«Eppure ne sono quasi sicura...» 
Dall'altra parte, invece, sotto la pioggia battente Momotarou era tutto chinato su se stesso 
''Non mi ha visto. Non mi ha visto. Non mi ha visto.'' 
Infatti poco prima che Gou si affacciasse per controllare meglio, i due si erano incrociati: lui, da fuori l'aveva vista bene grazie alla luce della stanza; mentre lei si basò solo su un'ombra e una strana sensazione.
«Momo...» 
Il ragazzo zuppo dalla punta dei capelli, ormai ammosciati per la quantità d'acqua a cui erano stati (e continuavano a essere) sottoposti sino alla punta delle scarpe si tirò in piedi con un salto
«Gou! C-che ci fai qui?» 
«Come cosa ci faccio?! Che ci fai tu qui?! Sei tutto fradicio, ti prenderai un malanno!» 
La ragazza aveva portato con sé un ombrello che condivise con il rosso. 
«Io?» cacciò una risata finta «niente... ero... ero a caccia di un insetto!»
«Un insetto?! Sotto questa pioggia?!» 
Le fu evidente che mentisse anche se lei non se ne intendesse di insetti, anche se non capisse bene cosa ci facesse lui lì, ma non obiettò di più.
«Sì...» 
«Quando avrai finito col tuo insetto, ti va di unirti alla festa qui di fronte, in questa casa?» 
Momotarou non esitò «No! Mi dispiace non posso.» 
«Sicuro?» 
«Certo.» Improvvisamente picchiò le proprie mani al livello del naso e si inclinò lasciando che parte dell'acqua accumulata cadesse a terra «Mi dispiace!» 
«Tranquillo, se non puoi non importa. Non c'è bisogno di dispiacersi così.»
«No, davvero mi dispiace. Perdonami io non avrei dovuto dirti quelle cose l'ultimo dell'anno...» 
«Ah, quello» Il ragazzo aprì un occhio in cerca di lei, che continuò a parlare con la testa girata su un lato «non preoccuparti, ormai è acqua passata.» 
Il giovane Mikoshiba si ricompose tutto felice 
«Menomale. Non ci speravo.» 
 «Allora che fai, vieni dentro?» 
Il ragazzo non si accorse nemmeno che con quella frase Gou avesse capito che quella dell'insetto fosse una scusa, ma la sua risposta non cambiò
«No ecco, dovrei rientrare a casa a una certa ora e poi sono tutto bagnato.» 
«Haru avrà dei panni da prestarti!» 
Momotarou si guardò attorno e vide alle spalle della ragazza Rin in lontananza che, dava l'idea di stare tenendo d'occhio la sorella. 
«Sarà per la prossima volta.» 
«Ma come?»  Gou lo guardò mentre si girò pronto per andarsene. Esitò un attimo, strinse i pugni con la vista sul marciapiede «Aspetta!» 
Il ragazzo si girò con aria serena: in fondo aver fatto pace, gli era più che bastato al momento. Stava tornando a casa sia perché sentitosi minacciato dal fratello della rossa sia perché un po' tonto com'era credette di non avere altro da fare. 
«Dimmi.» 
«Io da domani parto per Tokyo.» 
Il mondo crollo di peso su quel sorriso immacolato.
«Parti per Tokyo?! Domani?! Ma questo significa che ...» 
La Matsuoka continuò la frase «Non ci rivedremo più.» 
Se per un attimo si era fermato, inaspettatamente Momotarou si distanziò prima a passo svelto e poi correndo. Lasciò alla rossa una faccia smarrita, come quella di un bambino che ha perso di vista i genitori e come avrebbe fatto un bambino sembrò anche essere sul punto di piangere. 
Gou non se lo sarebbe mai immaginato, ci rimase davvero male, non solo perché l'avesse ferito in qualche modo, ma soprattutto perché solo in quell'istante, solo allora capì di aver perso qualcuno di realmente importante. Le cadde l'ombrello di mano e prima di raccoglierlo aspettò un po'. Si diresse verso la festa, arrivò davanti alla porta dove c'era Rin ad aspettarla 
«Ma c'era qualcuno quindi?» 
Nessuna risposta. 
La ragazza dai vermigli capelli si tolse le scarpe, superò il fratello, sgranchì la voce e poi parlò. 
«Era un buon amico che ho salutato, forse non ci rivedremo più...» Pianse. 
«Gou... vedrai che farai amicizia con tante altre persone all'università.» 
Nagisa che si trovò per caso a passare di lì, si accorse della scena e si intromise 
«Esatto! E poi non devi dimenticare che ci saremo sempre noi per te. Mia cara Gou non ti libererai così facilmente dei componenti del nostro club.» 
«Grazie.» singhiozzò lei. 
«Nagisa, ma quanto ci vuole per...» sopraggiunse anche Rei «ma che succede?» 
Il biondino «Niente, qui a qualcuno non piacciono gli addii.» Finì appena di parlare che scoppiò a piangere anche lui. 
«Ma sentilo!» rispose ''l'occhialuto'' che niente da meno si commosse facendo più confusione di tutti. In un attimo dal soggiorno si riunirono tutti davanti alla porta: Makoto con gli occhi lucidi, Chigusa anche, Nitori con le lacrime e Haru - beh Haru tranquillo come sempre- e si abbracciarono in gruppo guardati da un Rin perplesso, ma anche comprensivo. 
«Ragazzi non è un addio.» 
Momotarou, invece, una volta arrivato alla stazione si sedette su una panchina. Tirò su le gambe e le raccolse tra le braccia, infine con lo sguardo rivolto verso l'alto pianse a squarciagola, non curante dei passanti che lo osservavano con aria spaventata. 

Passarono i giorni e iniziò un nuovo anno scolastico alla Samezuka. Dei veterani del club di nuoto era rimasto solo uno: Momotarou che aveva preso il posto di capitano, succedutogli da Nitori. 
La fama della scuola portava come sempre molti giovani ad iscriversi, ma allo stesso tempo si registrarono tanti iscritti anche alla Iwatobi. Questa, ormai, si apprestava a diventare la storica rivale in nuoto della Samezuka. 
Arrivò l'estate e cominciarono le gare. Il giovane Mikoshiba da capitano iniziava a prendersi carico di alcune responsabilità. Non si trattava solo di scegliere i nuotatori migliori o di studiare strategie, ma anche di essere il fulcro della squadra pronto a risollevare il morale dopo le sconfitte e a riportare coi piedi a terra tutti, compreso se stesso. 
Passarono i mesi e le stagioni. Dopo essersi confermato un ottimo leader e aver portato la propria squadra a molte vittorie, venne anche per lui l'ora di lasciarsi la scuola alle spalle. 
«Mikoshiba Momotarou.» 
La voce del rappresentante d'istituto era solenne. L'interpellato si alzò dalla sedia e andò a prendere il diploma. Quel giorno non c'era il sole alto nel cielo come all'ultima cerimonia di diplomi cui assistette, il cielo tuonava e lampeggiava. 
«E bravo il mio fratellino!» 
«Grazie!» esclamò entusiasta Momotarou sventolando il foglio, mentre la mano di Seijuro gli strofinava i capelli. 
«Tieniti pronto per stasera che si festeggia!» 
«Sì, non vedo l'ora!» 
Quella sera tutto il club di nuoto della Samezuka e qualche amico universitario di Seijuro si diedero appuntamento in un locale che si affacciava sulla spiaggia. I festeggiamenti andarono molto oltre la mezzanotte. 
Ad un certo punto Momotarou si distanziò e uscì a prendere un po' d'aria. Si sentiva ancora l'odore della pioggia, l'oceano stesso sembrava aver risentito del temporale, soffiava un'arietta gelida, quando il sole cominciò ad albeggiare: i primi raggi avevano colorato di rosso le nuvole. Non era un rosso qualunque, ma un rosso già visto da qualche parte, pensò. Era il rosso dei capelli di Gou che sembrava ormai un ricordo lontano tanto quanto quelle nuvole. 
L'ultimo anno di scuola durò un'eternità per il nostro rossiccio. Ma non solo quell'anno. 

Momotarou e Seijuro chiusero a chiave una serranda prima di allontanarsi verso casa. 
«Bene. Io vado, ci vediamo domani.» 
«Ok, dai un bacio ad Aki da parte dello zio migliore del mondo!» 
«Certo certo."
Erano le 6 del pomeriggio, a quell'ora dalla metropolitana scendeva molta gente alla fermata di piazza X. Piazza che il nostro dorsista doveva attraversare per raggiungere il proprio appartamento. 
Mentre si addentrava contromano tra la folla che saliva dal sottopasso della metro scorse una figura familiare. Una ragazza dai capelli rossi in gonna e camicia che fece esattamente quello che fece lui: si fermò, guardò incredula davanti a sé e si avvicinò, ma non troppo. Anche fra mille persone si sarebbero riconosciuti. Lui passo largo e goffo con le mani in tasca in un modo che nessuno saprebbe imitare; lei spedita e distratta, ma non con la testa tra le nuvole, solo concentrata su qualcosa da organizzare. 
«Momo... chan?» chiese lei notando uno scarto di altezza più elevato dall'ultima volta che si erano visti.
«Gou-san!» Rispose lui dando conferma di essere proprio ''Momo-chan''.
«Quanto tempo è passato... saranno anni.» 
«Cinque se non sbaglio.» 
«Cinque anni, ma sono tantissimi... sei cresciuto un sacco!» 
Il ragazzo imbarazzato mise una mano dietro la testa con un sorriso raggiante, reagendo così con un gesto che portò Gou a rivedere dietro tutti quegli anni lo stesso Momotarou di sempre. 
Vide subito però, che quest'ultimo aveva un taglio di capelli diverso 
«Porti i capelli più corti ora?» 
I capelli del ragazzo erano leggermente più corti rispetto al suo vecchio taglio e per chi non lo vedeva da tempo era facile notarlo. 
Comunque, questi sempre nella stessa posa le rispose «Sì, così sembro serio.» e la fece ridere. 
Dopo di che fu lui a fare le domande
«Allora cosa ci fai da queste parti?» 
«Si da il caso che io lavori e viva da queste parti.» 
«Davvero?!» 
«Sì, e da ben un anno! Dopo la laurea ho trovato posto in un'azienda come manager e così ho preso un appartamento nei dintorni... stavo tornando ora a casa. Tu, invece?» 
«I-io... anch'io lavoro e vivo nei dintorni, ma da qualche mese però.» 
«Capisco... ma com'è possibile che non ci siamo mai incontrati prima?» chiese la ragazza pensando a quante occasioni avessero perso. 
«Il fatto è che in realtà non ho ancora iniziato a lavorare. Oggi ho appena finito di ultimare i lavori con Seijuro ...» 
Gou incuriosita fermò il ragazzo «Lavori per cosa?» 
Momotarou divenne serio «Ecco vedi, purtroppo qualche anno fa, ho avuto problemi in famiglia e per aiutare l'economia della casa ho abbandonato gli studi e ho iniziato lavorare saltuariamente. Seijuro nonostante abbia una propria famiglia mi ha voluto aiutare e abbiamo deciso di aprire una piscina attrezzata, appena ultimata oggi. La inaugureremo domenica...» la rossa ascoltò con tristezza quelle parole, sperava che i problemi in famiglia nominati non fosse troppo gravi, ma non volle chiederglielo in quel momento, così continuò ad ascoltare guardandolo con un'espressione premurosa. 
«Anzi, se ti andasse di passare domenica, saresti la benvenuta!» 
«Verrò!» La fretta con la quale rispose fece arrossire lei stessa un po' e a peggiorare la situazione ci fu anche il sorriso più bello che il ragazzo le avesse mai fatto vedere. 
Quest'ultimo però, non si fece prendere a lungo dall'entusiasmo: infatti, guardò l'orologio pubblico della piazza che segnava le 6.20 e pensò a cosa avrebbe potuto fare per trattenere la ragazza. Ebbe un'idea. Non voleva perdere per nessun motivo quell'occasione, non avrebbe resistito fino al giorno dell'inaugurazione, avevano ancora tanto da dirsi
«Sei libera stasera?» a Gou sembrò come se il tempo fosse tornato indietro di cinque anni. Se quella sera Momotarou non fosse scappato via in quel modo forse le cose sarebbero state diverse, se avessero avuto entrambi un po' di coraggio in più. Così non esitò un'altra volta a rispondere 
«Sì, sono completamente libera.» 
Sembravano finalmente in sintonia.
«Allora ti va se andiamo a fare un brunch? Dei miei amici mi hanno consigliato un posticino davvero carino. Ultimamente sta andando di moda, ma non ho ancora provato...» 
''Quanto chiacchiera? ... E' sempre lo stesso'' pensò e se ne rallegrò. 
«Certo.»
Mentre camminavano uno affianco all'altra, a Gou venne naturale afferrare per un braccio Momotarou. Constatò che questo mantenesse ancora un fisico da nuotatore e il che non era per niente male. L'altro tutto rosso girò la testa dalla parte opposta e continuarono a camminare. 


FINE 


Nota dell'autrice: innanzitutto spero che questa storia vi sia piaciuta... ammetto di non essere una scrittrice e il che mi dispiace perché non riesco proprio a dare giustizia alla fantasia per questo mi scuso già per gli errori stilistici. 

Ps: Piazza X ... che pigra non ho cercato nemmeno il nome di una piazza su google maps y.y 
   
 
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