Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: Shayleene    29/11/2015    1 recensioni
Delle creature originate dalla Morte stessa per compiere il suo volere.
Sono ovunque attorno a noi, vigili custodi delle nostre effimere esistenze nonostante nemmeno loro siano eterni, pronti a raccogliere i nostri ricordi prima che la nostra anima svanisca, osservatori invisibili dello scorrere del tempo.
Ma su di loro incombe un infausto destino: scomparire non appena raggiungono il millesimo anno di vita. E' possibile sconfiggere la Morte, la propria creatrice?
Genere: Fantasy, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Ma guarda chi si fa sentire... hai per caso finito i soldi?- le rispose sua madre in tono sarcastico. Era la conferma del fatto che alcune persone non cambiano mai nemmeno dopo anni. Ma Eveline non aveva intenzione di farsi sottomettere da lei, non più.
-Non ti avrei chiamato se non fosse per papà. Immagino che ti abbiano chiamata dall'ospedale.- ribattè lapidaria, evitando di mostrare qualsiasi segno di cedimento.
-Visto che qualcun altro non si è degnato di informarmi è ovvio che lo abbia saputo da loro.- si sentì dire dalla madre, pronta come al solito ad accusarla di qualsiasi cosa. In fondo lei era sempre stata la figlia disubbidiente, testarda, che voleva fare le cose a modo suo e rifiutava di seguire la strada che era stata preparata apposta per lei. L'esatto opposto di ciò che la signora Howell aveva sempre desiderato. 
Dopo tutti i tentativi falliti di rimanere incinta aveva creduto che quella piccola creatura nata per miracolo fosse stata quasi un segno del destino, ma con il passare degli anni concluse che con più probabilità era una punizione per qualche errore compiuto in passato. Eveline, sua figlia, non era affatto la ragazza elegante, educata e femminile come sperava. Si comportava come un maschiaccio, rifiutava di seguire alcune regole del galateo e invece di frequentare delle compagne a modo preferiva starsene da sola a leggere oppure girare con gruppetti di ragazze e ragazzi simili a lei: degli sciocchi sognatori che credevano ancora di poter cambiare il mondo in meglio. Aveva provato a parlarne più volte con suo marito, ma d'altro canto lui la adorava. Impazziva per le idee originali che la bambina gli mostrava quand'era piccola, e la sosteneva da adolescente quando prendeva decisioni assurde. 
"In fondo anche lui da giovane le somigliava un po'" rifletté la donna, ricordandosi del giorno in cui l'aveva conosciuto. Forse era per questo che ne era rimasta affascinata, nonostante tendesse a negarlo. Tuttavia col tempo erano cambiati entrambi, e lei non aveva mai accettato che sua figlia fosse così "diversa".
Passò qualche secondo di silenzio durante il quale entrambe le donne stavano rimuginando su come continuare quella penosa conversazione. Alla fine fu Eveline a rompere il ghiaccio.
-Senti- esordì dopo un lungo sospiro -volevo solo dirti che dato la situazione potremmo accantonare almeno per il momento i problemi tra di noi e occuparci insieme del funerale di papà.-
Funerale. Quella parola nonostante tutto le suonava ancora così estranea, così assurda sulle sue labbra. Ancora non credeva fosse successo davvero, viveva in una specie di bolla dove ogni cosa era attutita, sfocata e irreale. La risposta della madre fece però scoppiare quella sua piccola difesa.
-Ci ho già pensato io-
Eveline strinse con forza il telefono. -Come scusa?-
-Ho detto che ci ho già pensato io. Non potevo certo permettere che tu te ne uscissi fuori con qualcuna delle tue stramberie.- ribattè la donna con tono acido. 
"Persino in una situazione come questa quella strega fa di tutto per mettermi in difficoltà!" pensò Eveline con rabbia, riuscendo a stento ad evitare di mandarla a quel paese come succedeva quasi ogni volta che erano costrette a parlarsi. Tossicchiò un paio di volte per camuffare almeno in parte l'astio nella sua voce.
-E quando avresti pensato di informarmi, di grazia?- le chiese.
Sua madre attese un po' prima di rispondere, quasi stesse riflettendo su un problema talmente complicato da non riuscire a trovarne una soluzione. -Veramente non avevo alcuna intenzione di farlo- rispose poi. -Speravo che tu non mi chiamassi credendo così di poter evitare una seccatura in più, ma a quanto pare non ho avuto fortuna.-
-Già, perché in fondo per te sono sempre stata nient'altro che una seccatura, vero mamma? E allora sai che ti dico? Vai al diavolo!- gridò, riagganciando e appoggiando con mano tremante il cellulare sul piccolo tavolinetto rotondo accanto al divano prima di mettersi uno dei due cuscini in faccia e urlare a squarciagola.
Come sempre aveva perso il controllo, lasciando che sua madre giocasse con i suoi sentimenti mandandola su tutte le furie. Ora non avrebbe potuto neppure salutare per l'ultima volta suo padre. Certo, avrebbe potuto chiedere a qualche parente di rivelarle la data del funerale, ma con che faccia si sarebbe presentata visto che sicuramente sua madre avrebbe raccontato a tutti di come l'aveva "maltrattata" al telefono?
-Scusami papà...- mormorò. Pochi minuti dopo però si era in parte già ripresa grazie al carattere forte che era stata costretta a sviluppare in quegli ultimi anni. In un mondo come quello non c'era spazio per i deboli di cuore, e l'aveva imparato a sue spese. Così pian piano aveva iniziato a dare fiducia ad un numero sempre più ristretto di persone, a contare solo su sé stessa e a non aspettarsi mai nulla dagli altri. 
Diede una rapida occhiata all'orologio da polso, le cui lancette segnavano circa le dieci. Aveva ancora parecchie ore a disposizione prima di dover andare a lavorare nel piccolo ristorante chiamato Golden sun che si trovava nascosto nell'angolo in Southwork Avenue. Fuori un sole tenue diffondeva un po' del suo calore sulla città. Senza pensarci troppo, Eveline si alzò, prese il cellulare, infilò giacca e scarpe ed uscì fuori. Camminare l'aveva sempre aiutata a distendere i nervi, e in quel momento ne aveva bisogno come non mai.

*

-Edward- chiamò una voce, e dall'ombra emerse una figura slanciata di media statura. I tratti erano delicati, la pelle abbronzata e i capelli castani inframezzati da qualche ciocca leggermente più chiara. Incedette con passo leggero fino a raggiungere l'altra figura che lo stava attendendo.
-Desiderate?- chiese, dopo aver fatto un leggero inchino che sottolineò la schiena asciutta e le spalle strette. 
L'altro interlocutore si prese qualche attimo prima di rispondere. -Ho bisogno che tu faccia un cambio di programma.- esordì, guardando il giovane ragazzo davanti a lui e studiandone i tratti familiari. Sembrava così giovane, così innocente... gli venne quasi da ridere a quello pensiero. -Dovresti occuparti di una faccenda in particolare che ha attirato la mia attenzione. Vorrei che tu tenessi sotto controllo la situazione casomai ci fossero altri sviluppi.- continuò.
Gli occhi ambrati del ragazzo sembrarono quasi illuminarsi a quelle parole. Le labbra carnose si sollevarono in un sorriso sornione, mentre alzava con fierezza la testa onorato di essere stato scelto per un compito importante.
-Ditemi, sono tutt'orecchi.- rispose, il corpo già pronto ad entrare in azione e bramoso di poter dimostrare ancora una volta le sue capacità. La sua voce calda e sicura risuonò nell'ambiente silenzioso.
L'altra figura pronunciò lentamente una singola parola. Il ragazzo fece un sorriso ancora più ampio, mettendo in mostra i suoi perfetti denti bianchi. -Potete contare su di me.- rispose orgoglioso, portandosi una mano al petto. -Come sempre, in fondo- aggiunse prima di andarsene silenzioso da dov'era arrivato.
"So che non fallirai" pensò la persona rimasta sola, guardando verso un punto imprecisato davanti a lei. "Perché se lo facessi ne andrebbe della tua stessa vita."

Nuovi personaggi, nuovi problemi! Siete curiosi almeno un pochino? ;)

 

   
 
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