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Autore: Arianna di Cnosso    30/11/2015    6 recensioni
Dopo la seconda guerra magica, a Hermione viene offerta la possibilità di lavorare ad Hogwarts.
Qui incontra una vecchia conoscenza, che non si sarebbe mai aspettata di rivedere. Come reagirà Hermione? Come sono cambiate le cose dai tempi della scuola?
Tratto dalla storia:
"La voce sibilante dell’uomo interruppe i pensieri furiosi di Hermione. “Dovrà parlarmi, prima o poi, signorina Granger... Professoressa Granger... Collega.”
Per tutta risposta lei si alzò e gli voltò le spalle. “Non so parlare il serpentese” ribattè con rabbia, uscendo dallo scompartimento e lasciando lì tutti i suoi bagagli."
Lucius/Hermione
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Lucius Malfoy, Minerva McGranitt
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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XI. UN PIANO QUASI PERFETTO
 
 
Breve riassunto dei capitoli precedenti.
Hermione, insegnante ad Hogwarts, viene aggredita in circostanze misteriose da uno studente, Damian Gould. Si salva grazie all'intervento provvidenziale di Lucius Malfoy, suo collega e insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure.
Si tiene un processo, che vede Gould colpevole, tuttavia non confessa nulla sulle motivazioni che lo hanno spinto a compiere il gesto. Durante il processo però, l'avvocato di Gould muove delle accuse verso Lucius, lasciando intendere che lui sia coinvolto nella faccenda. Sia Hermione che Harry Potter, ora Ministro della Magia, si sbilanciano in favore di Lucius.
Inoltre, Hermione ha chiesto a Lucius di insegnarle a controllare il Fuoco Gubraithiano (racchiuso nel ciondolo che lo stesso Lucius le ha regalato) e comincia ad esercitarsi con lui.

 


 
 
Lucius sollevò la testa dal divano, sentendosi leggermente stordito. Quando riacquistò consapevolezza dei suoi sensi, percepì che l'ambiente era stranamente ovattato.
Accanto a lui, Hermione giaceva ad occhi chiusi con la testa che ciondolava indietro, appoggiata sullo schienale del divano. Il collo bianco della ragazza fissava Lucius con sfrontatezza, urlandogli di morderlo.
Senza pensarci ulteriormente, seguì i suoi istinti, calando le labbra su quel lembo di morbida e profumata pelle esposta.
Hermione emise un profondo gemito sorpreso, ma si inarcò ancora di più.
Era stato più facile del previsto, pensò Lucius soddisfatto.
Con un movimento fluido, si fece ancora più vicino alla ragazza, non resistendo alla tentazione di assaggiare con la lingua il gusto del suo collo.
 
“Mmmh” esalò con voce roca.
Hermione si lasciò andare senza opporre resistenza a quell’attacco, anzi, appiattì il suo corpo contro di lui per lasciargli ulteriore spazio di manovra.
Come un lupo che si fionda sulla preda per non farsela scappare, Lucius la catturò tra le braccia, con una mano sulla nuca, sotto l’enorme massa di capelli, e una a sorreggerle la schiena. La fece voltare verso di lui, la distese sul divano e le fu subito addosso.
 
Sentì la pelle accaldata della ragazza sotto i vestiti, le punte dei suoi capelli che gli solleticavano il naso e quel corpo snello che si protendeva verso di lui, facendo crescere ancora di più l’eccitazione.
Lucius si dedicò a morderle il collo e massaggiarle il viso, ritardando il momento in cui avrebbe calato le labbra sulle sue.
Con movimenti lenti e studiati, si avvicinò alla sua bocca, pur evitando accuratamente di toccarla, e questo gioco non fece che aumentare in lui l’attesa e il desiderio.
Hermione socchiudeva le labbra ogni volta che lui passava vicino ad esse, ma Lucius si prese gioco di loro scendendo invece a baciarle il mento, sfiorarle le guance e succhiare un lembo di orecchio.
 
Poi il suo autocontrollo cominciò a vacillare, la bocca si fece sempre più vicina e insistente verso quella di Hermione.
Lucius si fermò un momento per riprendere fiato, e deglutì, decidendo di accontentare finalmente il suo desiderio e assaggiare la consistenza e il sapore di quelle labbra.
 
Era a un millimetro da esse, quando d'improvviso un lampo bianco nella stanza lo accecò, e tutto cominciò a ricoprirsi repentinamente di nebbia.
Non ebbe nemmeno il tempo di capire cosa fosse successo, si trovò a brancolare da solo, senza riuscire più ad orientarsi e senza più il calore di Hermione accanto.

Poi, la temperatura cominciò a calare inesorabilmente, e la nebbia a diradarsi.
Ora l'unico vapore presente era quello del fiato caldo di Lucius che si frantumava contro l'aria gelida, producendo piccoli sbuffi di fumo.
Le grigie pareti di roccia cominciarono a ghiacciare e Lucius rabbrividì forte. Incrociò le braccia al petto per tentare di trattenere un po' di calore.
Si udì uno stridulo e sinistro cigolio in lontananza, poi il tonfo di una sbarra di metallo che sbatte contro la pietra.

“No! NO!” urlò Lucius, precipitandosi verso la fonte del rumore.
Con il cuore pieno di terrore gridò nel vuoto le sue proteste.
Si aggrappò alle sbarre di ferro della grata, scuotendola con tutta la forza che aveva in corpo, ma non ottenne altro che ghiacciarsi le dita contro le sbarre di ferro.
“NO!” gridò di nuovo con voce rotta dal panico, accasciandosi malamente per terra.
Un grigia figura cenciosa e senza volto fluttuò nella sua direzione, gelando l'aria e mozzandogli il respiro.
“Vi prego...” gracchiò in un verso sempre più roco, abbandonandosi alla disperazione e al terrore.
Il Dissennatore si avvicinò sempre di più, fino a portarsi davanti all'altro lato delle sbarre.
Lui non ebbe la forza di resistere, e si abbandonò senza speranza contro il suolo.
Dalla bocca del Dissennatore si formò un vortice talmente potente che il corpo inerme di Lucius fu attratto verso le sbarre dalla potenza di risucchio, alzandosi da terra come un manichino floscio.
 
“Luciusss”, un sibilo freddo si insinuò nella sua mente, trafiggendogli il cuore come un ago.
La bocca del Dissennatore era a un respiro dalla sua, ma non gli importava più.
Tutto era buio, freddo e doloroso accanto a lui, voleva solo sprofondare nel nulla. Sentì la scintilla della vita staccarsi dal suo cuore, risalire attraverso la gola e uscire luminosa dalla sua bocca.
Chissà come, l'ultima, stremata e disperata reazione si manifestò in quel momento.
“NO! NOOOOOO!” urlò con tutto il fiato rimasto in corpo.
 
“LUCIUS!”
 
Con un ultimo grido, Lucius aprì gli occhi, la fronte imperlata di sudore.
Impiegò qualche secondo per registrare che non era in un gelida cella di Azkaban, ma nella calda e accogliente stanza di Hermione.
 
La ragazza lo stava fissando con evidente preoccupazione, con quei suoi espressivi occhi marroni.
“Era solo un incubo” gli disse dolcemente.
“Mai più tisane prima di dormire,” ringhiò Lucius, “preferisco continuare con il mio solito whisky!”
Hermione non poté fare a meno di ridere di gusto e lo osservò piegare il collo da una parte all’altra per sciogliere la tensione accumulata nei muscoli a causa della posizione scomoda.

“È notte fonda” constatò Lucius registrando il grigiore buio fuori dalla finestra.
Hermione annuì.
“Mi sono assopita in qualche punto imprecisato della nostra conversazione e poi risvegliata di colpo quando ho sentito delle urla. Ci ho messo un po' a riorientarmi e rendermi conto che eri preda di un incubo. Ho provato a chiamarti piano per non inquietarti di più, ma non hai dato segno di avermi sentita... Quindi ho alzato la voce”. Esitò. “Che cosa stavi sognando?”
Il volto di Lucius diventò scuro come la notte fuori dal castello e guardò dritto al volto di Hermione, indeciso se rispondere o meno.
“Azkaban” sussurrò con un tono neutro di noncuranza, come se fosse una cosa poco degna di nota.
Hermione emise un verso sorpreso.
“Tu... Tu fai spesso di questi sogni?”
 
L’ultima volta che la ragazza si era addentrata su argomenti personali, lui aveva avuto la fortuna di essere salvato da un’ascensore.
In realtà prima non si era mai permessa, o non era stata interessata, a chiedergli alcunché sui suoi sogni o progetti di vita; ma a quanto pareva ultimamente aveva trovato il coraggio di varcare anche quel confine.
 
Indispettito, Lucius si chiese se risponderle o meno.
Poteva stare in silenzio, era sicuro che lei non avrebbe insistito.
Poteva cambiare discorso, ma chissà cosa avrebbe pensato.
Poteva mentire, certamente...
Oppure poteva essere sincero e superare un altro piccolo scalino per arrivare alla sua fiducia. Per poi farla sgretolare di nuovo in mille pezzi, ovviamente; cosa poteva farsene della sua fiducia se non usarla per farle del male?
Lucius sbuffò, ridendo di se stesso.
 
“Sì, faccio incubi da molto tempo. Non sono mai smessi, neanche dopo che ho cominciato a lavorare qui. In realtà... Sono cominciati ben prima della fine della guerra. Credo di non aver dormito per intero una sola notte, nel periodo in cui il Signore Oscuro si è appropriato della mia casa”.
 
Lo sguardo di Hermione si perse nella nebbia dei ricordi.
“Quando ci avete catturati...” cominciò esitante, “ricordo molto bene quel momento. Ricordo l’atteggiamento combattuto di Draco, come se stesse lottando per non fare ciò che gli avevi chiesto... Per non svelare la nostra copertura”.
Abbassò gli occhi fissando il rivestimento in pelle del divano.
“Ricordo te... Che invece eri così ansioso di chiamare Voldemort come se ne dipendesse la tua vita... Ma sono rimasta impressionata dal tuo aspetto. Non assomigliavi molto all’uomo agiato e autoritario che avevo visto alla coppa del mondo di Quidditch e neanche nell’Ufficio Misteri... Sembravi stanco, le tue occhiaie erano pesanti...”
 
Lucius storse il naso.
“Ero già fuori dalle grazie del Signore Oscuro... Avere la casa sfruttata come quartier generale da un megalomane e infestata da un branco di rozzi ignoranti...”
Dopo una breve pausa riprese in tono di scusa: “Devi capire... Io volevo davvero, con tutto il mio cuore, potervi consegnare al Signore Oscuro, mentirei se dicessi il contrario. Tornare tra i suoi uomini più fidati avrebbe significato una vita migliore per me, ma sopratutto la sicurezza per mio figlio e la mia famiglia. Dopo il disastro al Ministero non potevo sprecare quest’occasione...”
“Perdonami” disse, e inchiodò gli occhi in quelli della ragazza.
 
Hermione fece un basso verso di sorpresa e gli sorrise.
“Ti ho già perdonato da tempo, Lucius... Hai pagato abbastanza con la morte di Narcissa” sussurrò. “E ti sei ampiamente riscattato”.
Lucius sentì uno sgradevole calore scendere nel suo petto, liberandolo di qualcosa che, a sua stessa insaputa, aveva dentro da tempo.
In quel momento, si rese conto con un certo fastidio di non riuscire più a distinguere con sicurezza il confine tra la confessioni che faceva volutamente per proseguire il suo gioco perverso contro Hermione, e quelle che invece gli uscivano sinceramente perchè si stava abituando alla ragazza.
Sempre più spesso ormai si scopriva a desiderare la sua compagnia senza alcun doppio fine come scusa.
La cosa lo fece notevolmente irritare con sè stesso. Stava scivolando sul terreno sdrucciolevole del suo stesso gioco.
Se davvero voleva raggiungere il suo obiettivo, conquistare la fiducia della ragazza e poi spezzarla, doveva fare in fretta.
 
“Sarà meglio che vada” disse con voce bassa e carezzevole. “È piena notte ormai, e oggi è stata un giornata difficile per entrambi” disse, alludendo al disastroso processo che si era svolto solo poche ore prima.
“Lucius...” cominciò la ragazza, esitante, “Tu sei... Migliore di quello che vuoi far credere e che tu stesso credi. Forse una volta non era così, ma ora...”
“Buonanotte” concluse con un sorriso.
 
L’uomo represse a stento un moto di stizza; essere psicoanalizzato da Hermione Granger era davvero un’umiliazione che non avrebbe accettato neanche a scapito di tradire le sue vere intenzioni.
Con un sorrisetto tirato uscì dalla stanza senza aggiungere altro.

 
***

 
TRESCA AD HOGWARTS.
IL MINISTERO ANCORA SOTTO IL CONTROLLO DEI MANGIAMORTE?
 
Sembra impossibile che a sei anni di distanza dalla sconfitta di Voldemort e dei suoi seguaci la storia non si sia ancora conclusa.
Eppure pare che il Ministero non sia ancora riuscito a liberarsi completamente dal giogo dei Mangiamorte.
A dimostrazione di ciò, ci sarebbero alcune scelte politiche discutibili attuate dal Ministero nei confronti di alcuni ex Mangiamorte tutt’ora in libertà.
Tra le ultime, un caso passato quasi in sordina per volere del Ministro Potter e della Preside di Hogwarts, Minerva McGranitt.
Un fatto controverso, non riportato al grande pubblico, che ha avuto luogo proprio tra le mura della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
Uno dei nostri inviati è riuscito a infiltrarsi e osservare in via diretta l’accaduto, che vi riporteremo qui di seguito.

Pare che in data 8 marzo di quest’anno, sia stata aggredita in circostanze misteriose una delle insegnanti di Hogwarts, guarda caso proprio Hermione Granger, come risaputo, migliore amica di Harry Potter.
La professoressa Granger è stata prontamente curata nell’infermeria della scuola, e non ha riportato traumi permanenti.
Tuttavia qui il mistero si infittisce ulteriormente: come ci ha riferito il nostro inviato, durante l’udienza, che si è tenuta nientemeno che al Wizengamot, è stato accusato dell’aggressione proprio uno studente.
A salvare la Granger sarebbe stato invece il famigerato ex Mangiamorte Lucius Malfoy.
Nel corso del processo sono stati sollevati dei dubbi sull’effettivo ruolo di Malfoy in tutta la vicenda.
A quanto pare è capitato esattamente nel posto giusto al momento giusto. Circostanze fortunate o piano studiato a tavolino?
Alcuni tra i lettori certamente sono poco convinti sul reale pentimento di Lucius Malfoy.
È facile ipotizzare che l’uomo abbia messo in scena questo siparietto (da cui esce come eroe) per ingraziarsi quelli che ancora nutrono dubbi e risentimento nei suoi confronti.
Ma se ci fosse di più?
C’è chi sospetta di un complotto su scala molto più larga, un piano di cui quest’aggressione non è che la punta dell’iceberg.
Si vocifera da tempo che il Ministero sia sotto il controllo dei Mangiamorte: viene da sè chiedersi se questo attacco non sia un piano accuratamente studiato da Lucius Malfoy insieme al Ministro stesso.
A dimostrazione di ciò, quando il Wizengamot ha cominciato ad indagare in questa direzione, il Ministro Potter ha prontamente fermato il discorso, dichiarando tutto il suo sostegno a Lucius Malfoy.
Che il Ministro sia sotto Imperius è un ipotesi che circola da tempo, sin da quando lo stesso Malfoy è stato assunto come insegnante di Difesa (?) Contro le Arti Oscure ad Hogwarts.
I più maligni invece sostengono che Potter agisca di sua volontà, intessendo rapporti vantaggiosi e redditizi con un gran numero di criminali e loschi individui del mercato nero. (Vedere intervista a Rubeus Hagrid, riguardo al contrabbando di erbe e creature magiche. Pare che da anni l'insegnante porti avanti loschi affari, proprio sotto gli occhi dei Presidi di Hogwarts... vi invito a leggere pagina 32).
Grazie alle conoscenze di cui sopra, Potter si assicura un saldo ancoraggio alla poltrona di Ministro...

 
Hermione gettò via con un gesto stizzito la Gazzetta del Profeta, che andò a finire dritta in mezzo alle fiamme del camino.
Possibile che quel giornale riuscisse ancora a scrivere così tanti articoli spazzatura?
Harry aveva salvato tutti loro, e nonostante questo, molti tra i maghi continuavano ad accusarlo dei crimini più disparati.

A colazione, Hermione trovò una McGranitt altrettanto livida.
“Suppongo che tutti siate a conoscenza degli ultimi avvenimenti” disse ad alta voce la Preside prima della fine del pasto.
Nella Sala Grande si smorzò immediatamente l’intenso vociferare.
“Un vostro compagno di scuola è stato espulso... Mi sembra giusto fare chiarezza sull’accaduto, ma in ogni caso, confido nel buonsenso di ognuno di voi nel capire quali fonti sono attendibili e quali invece no” disse la McGranitt, fissando con chiara disapprovazione il giornale sul tavolo davanti a lei.
“Non esiste alcun complotto, ovviamente,” sottolineò con le narici frementi e le labbra strette, “quello che il vostro compagno ha fatto è illegale non solo ad Hogwarts, ma in tutto il mondo magico, e poiché si è rifiutato di fornire valide spiegazioni, si è arrivati a quello che voi tutti avete letto.
Voglio che riflettiate su quanto accaduto... C’è una differenza tra le bravate che si fanno da studenti e il violare le regole morali, sociali e penali.
Nel primo caso avrete al massimo una punizione, ma nel secondo caso le conseguenze possono essere molto più pesanti.
Spesso il passo è più breve di quanto si crede... Non serve ricordarvi che anche Tom Riddle è stato uno studente qui. È necessario che capiate il limite da non oltrepassare...
Inoltre, vi invito a seguire sempre il buono che è in voi. So che l’Oscurità a volte esercita un fascino potente, ma dovete imparare a resistergli. Buone lezioni.”
 
Quando la sala fu riempita di nuovo dallo strusciare delle panche e degli studenti che si alzavano dai loro posti, Hermione si voltò a guardare Lucius.
Manteneva un contegno e un’indifferenza invidiabili per uno che era stato appena trascinato in un nuovo scandalo dal più importante giornale britannico del mondo magico.
“Stai bene?” gli chiese con espressione tirata, “mi dispiace per...”
“Non c’è niente di cui dispiacersi” tagliò corto Lucius con voce strascicata. “È da tempo che il Profeta pubblica solo spazzatura. E io non credo di poter cadere più in basso di quanto ho già fatto”.

Le sue ultime parole colpirono Hermione come una lama. Più volte si era chiesta se Lucius fosse davvero felice di insegnare ad Hogwarts o se invece avesse preferito trovarsi altrove, ma non aveva mai avuto modo di parlare dell’argomento. Lui era sempre restio quando si trattava di questioni personali.
Hermione abbandonò la Sala Grande pensierosa; l’arrabbiatura di quella mattina era stata completamente sostituita da un nuovo stato d’animo.

 
***


Qualche giorno dopo, Hermione non stava più nella pelle per esercitarsi di nuovo col Fuoco Gubraithiano.
Quando Lucius le disse che avrebbero avuto bisogno di un posto adatto per quella sera, lei propose immediatamente la Stanza delle Necessità.
Nei suoi anni da studentessa aveva sempre usato quel posto come location prediletta per attività di vario genere.
Ci era voluto un notevole lavoro per ricostruire la stanza dopo che era stata bruciata dall’Ardemonio, ma ora, seppure ammaccata, aveva recuoerato tutte le sue funzioni.
 
Quando Hermione raggiunse il terzo piano, Lucius era già entrato ad aspettarla.
“Wow!” esclamò Hermione, osservando con curiosità l’ambiente che la Stanza aveva creato per le loro esercitazioni. In un angolo c’erano un divano e due poltrone dall’aria invitante e un morbido tappeto. Sul lato opposto invece si ergeva un enorme e strano specchio, simile allo Specchio delle Brame.
Lucius era fermo davanti ad esso.
“Devo dire che è più di quanto speravo” ammise. “Vieni, cominceremo da qui”.
 
Hermione si avvicinò subito, impaziente di cominciare.
“L’esercizio sarà lo stesso dell’altra volta...” spiegò Lucius, portandosi alle spalle della ragazza. Le posò le mani sulla vita e con una lieve pressione la condusse dritta di fronte allo specchio.
“Cosa vedi?”
Il suo fiato caldo sfiorò il collo di Hermione, che chiuse gli occhi, rabbrividendo.
L’uomo sbuffò divertito. “Credo che per vedere qualcosa dovresti aprire gli occhi”.
 
Hermione arrossì, e tentò di ricomporsi. Lo specchio le restituì la sua immagine, e dietro di lei Lucius.
Fu tentata di appoggiarsi contro il suo petto, e sentire la consistenza dei suoi muscoli.
“Vedo...” rispose, cercando di concentrarsi su qualcosa che non fosse il riflesso di loro due insieme.
Se non fosse stato per la pressione tangibile delle mani di Lucius ancora appoggiate sui suoi fianchi, Hermione avrebbe creduto di guardare veramente nello Specchio delle Brame e che la loro immagine non fosse reale. A dire il vero non era certa di cosa avrebbe visto se avesse avuto la possibilità di guardarsi davvero in quello specchio. Forse Lucius non era il suo desiderio più grande, ma di sicuro lo desiderava. Loro due insieme, era un pensiero che faceva sognare Hermione.
 
“Vedo degli strani aloni di luce colorata attorno al mio corpo” disse recuperando l’autocontrollo, ma chiedendosi vagamente se Lucius fosse consapevole dell’effetto che le faceva, e se lo facesse apposta.
Lui sembrava invece totalmente a suo agio, come in ogni altra situazione.
 
“Bene. Ricordi l’esercizio dell’altra volta? Questo specchio ti aiuterà a capire se lo stai svolgendo correttamente. Gli aloni colorati che vedi non sono altro che la magia che scorre attorno ai tuoi punti vitali. Tu devi incanalarla tutta nello stesso punto. Ricordi?”
La ragazza annuì, concentrata.
“Quando vuoi” la invitò Lucius, liberandola finalmente dalla sua presa e allontanandosi di qualche metro.
 
Hermione cercò di liberare la mente come aveva fatto in precedenza.
Le luci attorno al suo corpo variarono in intensità svariate volte, affievolendosi e aumentando nuovamente, come risultato della sua concentrazione.
Attraverso lo specchio Hermione capì abbastanza facilmente come lavorava la sua magia e i suoi tentativi di focalizzazione furono sempre più accurati.
Ci mise un po’ prima di riuscire ad ottenere risultati, ma poi le luci cominciarono a spostarsi lungo il suo corpo, tendendo a raccogliersi tutte nel punto centrale all’altezza del cuore.
Se Hermione perdeva la concentrazione, gli aloni tendevano a tornare al loro posto; tuttavia alla fine riuscì concentrare la sua magia abbastanza stabilmente.
Una volta metabolizzato, il meccanismo era molto più semplice di quanto sembrava.
 
“Direi che basta così!” la richiamò la voce di Lucius ad un certo punto.
Hermione uscì dal suo profondo stato di concentrazione con una leggera confusione.
“Oh!” sussurrò con la voce roca per il silenzio prolungato, “mi ero quasi dimenticata che fossi qui!”
“Dobbiamo lavorarci...” spiegò Lucius. “Hai capito come concentrare la magia... Ma è anche necessario che tu rimanga cosciente di ciò che accade attorno a te nel momento in cui lo fai. Non puoi permetterti di estraniarti dalla situazione”.
L’entusiasmo di Hermione per il risultato ottenuto svanì immediatamente. La strada sembrava ancora lunga.
 
“Ma ti faccio i miei complimenti. Sei stata piuttosto veloce a capire come fare, era forse la parte più difficile” le disse Lucius invitandola a sedersi sul divano con lui.
“Dopotutto comprendo come mai Draco fosse così irritato da te” aggiunse con una mezzo ghigno, “sei molto dotata. E con lui io temo di aver fatto leva troppo spesso sul fatto di farsi battere in tutte le materie da... Beh, te. Ovviamente, se tornassi indietro non lo rifarei.”
Hermione sorrise. “Draco si vantava sempre di suo padre. Credo che avrebbe fatto qualunque cosa per ottenere la tua approvazione”.
 
Il volto di Lucius si rabbuiò, cancellando l’espressione serena della ragazza.
“Vorrei che fosse così anche adesso”.
“Non... Cosa intendi?”
“Draco si rifiuta di vedermi o avere qualsiasi rapporto con me”.
Hermione lo fissò sinceramente sorpresa.
“Lo merito” proseguì Lucius, senza tradire alcuna emozione, “ho rovinato la nostra famiglia”.
La mano di Hermione si spostò velocemente sulla sua, in un tentativo di mostrare il suo rammarico e di confortare Lucius.
 
“Vorrei smentirti ma non posso... Fino a qualche mese fa io stessa sarei stata più che contenta di vederti ad Azkaban” disse con sincerità. “Ma ho anche avuto modo di ricredermi. Non so chi tu sia ora, a dire il vero, ma basta poco per accorgersi che non sei più quella persona che ho incontrato anni fa e che seguiva ciecamente Voldemort”.
Il viso fine di Lucius si alterò in una smorfia nell’udire quel nome.
“Per oggi direi che basta” sentenziò cambiando discorso e togliendo la mano da quella della ragazza.

Hermione fece un sospiro. Effettivamente si sentiva spossata.
“Grazie, Lucius” disse e lo salutò con un leggero tocco sulla spalla, prima di uscire dalla stanza, lasciandolo solo con i suoi pensieri.

 
***


Dal giorno del processo, Lucius non aveva più messo piede fuori dal castello.
Non perché avesse timore a farsi vedere in giro: il fatto di essere stato accusato pubblicamente di un complotto non lo sfiorava più di quanto facesse una lama smussata su una roccia.
Semplicemente, non aveva interessi fuori da Hogwarts e preferiva godersi i suoi vizi in tranquillità. La biblioteca era ben fornita, e anche le sue scorte di whisky.
Perfino le passeggiate in compagnia di Hermione si fecero meno frequenti: il suo tempo con la collega era per lo più occupato dalle esercitazioni col Fuoco Gubraithiano.
 
Con una certa ritrosia aveva ammesso a se stesso che insegnare alla signorina-so-tutto lo riempiva di orgoglio.
Era stata una considerazione difficile da digerire, infatti aveva richiesto una notevole dose di liquore.
Hermione sembrava godere della sua compagnia, ma per quanto lui continuasse a incalzare in varie maniere, lei non dava segni di volersi abbandonare completamente.
D’altra parte, non poteva nemmeno aspettarsi che si sdraiasse di sua volontà su un piatto d’argento.
Purtroppo, Lucius invece si trovava sempre più spesso a dimenticare il senso di tutti i suoi progetti.
Talvolta cedeva alla tentazione di godersi semplicemente la compagnia di Hermione, senza pensare al suo piano.
 
A fine aprile decise che era giunto il momento di riprendere in mano la situazione e dare il colpo di grazia alla Granger.
Giusto per il gusto di riprendere le cattive abitudini, a fine giornata si incamminò verso Hogsmeade, certo che alla Testa di Porco (complice l’alcol scadente, il posto malfamato e il barista irritante) avrebbe ritrovato il vecchio se stesso.
Attraversò pensosamente i vicoletti del paese fino a fermarsi davanti al pub.
Recuperando l’espressione arrogante e i modi raffinati, spinse il battente ed entrò nel locale.

“Giornata difficile?” lo schernì Aberforth Silente non appena Malfoy ordinò un bicchiere di rum della qualità meno peggiore.
Il biondo si limitò a riservargli uno sguardo gelido di avvertimento, ma si compiacque dentro di sé di poter sfogare la sua irritazione su qualcuno.
“Ti ho lasciato che eri un ex Mangiamorte, e ti ritrovo che sei un eroe: non si fa che parlare del tuo intervento provvidenziale con la signorina Granger. Un bel salto, un bel salto davvero” incalzò ulteriormente Aberforth servendolo.
“Ti ho già avvertito una volta, Silente! E direi che la signorina Granger non è più una ragazzina” sibilò minacciosamente Malfoy.
Aberforth fece un sorriso storto ma sincero.
“A quanto pare i miei ammonimenti sul lasciarla stare sono stati inutili... Ma si direbbe che tu l’abbia presa a cuore davvero, alla fine...”
 
Tutta l’ira di Lucius evaporò in una risata sadica.
“E cosa potresti saperne tu?” lo canzonò, “Non mi pare che tu abbia alcun elemento per giudicare”.
Questa volta fu il turno di Aberforth di sogghignare e borbottare un “ho le mie fonti”, lanciando uno sguardo alla parete in fondo al locale.
Lucius a sua volta puntò gli occhi in quella direzione, notando un grosso quadro in una fastosa cornice dorata.
“Salve, signor Malfoy”, una voce pacata e gentile lo salutò all’interno del dipinto.
 
“Sei solo un quadro” sputò Lucius, distogliendo lo sguardo con indifferenza.
Il vecchio con la lunga barba bianca nel ritratto rise di gusto.
“Anche quello ha i suoi vantaggi. Per esempio si possono visitare molti posti... in particolare, essere il dipinto di una persona piuttosto conosciuta come me, permette di essere presente quasi ovunque. Il che, detto tra noi, è una fortuna, perchè il tempo è così noioso dentro una cornice... Ho un ritratto ad Hogwarts, tre al Ministero della Magia... E uno si trova proprio nell’aula del Wizengamot, dato che ero membro onorario...”
“Taglia corto” lo interruppe malamente Malfoy, “Non ti sopportavo quando eri in vita e non ho intenzione di farlo ora”.
 
Albus Silente, o meglio la sua imitazione su tela, rimase per qualche momento in silenzio a studiare l’uomo mentre sorseggiava il suo rum col volto imperscrutabile.
Ad una prima occhiata, pareva essere lo stesso uomo che si era unito ai Mangiamorte molti anni prima e che per qualche tempo era stato uno dei più fedeli sostenitori del Signore Oscuro. I lineamenti aguzzi e decisi, la postura elegante e l’arroganza nell’espressione si conservavano immutati.

“So che mi stai fissando, Silente!” disse Lucius con voce strascicata, tenendo gli occhi sul suo bicchiere.
L’Albus nel ritratto sorrise, con gli occhi luccicanti dietro le lenti a mezzaluna.
“Nonostante io sia una pallida imitazione di me stesso quando ero in vita, a quanto pare sono ancora irrimediabilmente brillante. La nostra lunga conoscenza, sia quando eri mio alunno, sia quando sei entrato a fare parte del consiglio scolastico, mi permette di vedere le cose da un’ottica piuttosto completa” spiegò Silente senza smettere mai di sorridere garbatamente.
“E cosa c’è di così interessante da vedere?” chiese con un ghigno Malfoy.
“Oh, un sacco di cose. Per esempio, la dissonanza tra ciò che dici e ciò che fai. Forse non te ne rendi conto tu stesso. Le parole possono confondere, ma le azioni contano molto di più”.
“Quanta saggezza in un uomo morto” commentò Malfoy lapidario.

Silente continuò come se non lo avesse sentito.
“Il senso di colpa per la morte delle persone a noi care è così potente che talvolta è in grado di cambiare anche i nostri ideali... Questo posso affermarlo per esperienza personale. Ma sono certo che te ne sarai accorto anche tu.”
Malfoy non rispose, Silente era sicuramente al corrente di tutta la sua storia.
“Credo che talvolta cambiamo anche più di quanto vogliamo ammettere. Stupidamente, cerchiamo di resistere, continuando a comportarci nella maniera abituale e ingannando noi stessi... Ma alla fine ciò che siamo diventati veramente prende il sopravvento. Spesso accade nelle situazioni peggiori” disse Silente meditabondo, massaggiandosi la lunga barba argentea.

“Stai blaterando, vecchio pazzo!” sputò Malfoy, improvvisamente pieno di rabbia. “Ti suggerisco di ricominciare a dormire, o fare quello che stavi facendo... O mi assicurerò di eliminare ogni singolo ritratto esistente.”
Silente sorrise divertito, cosa che fece irritare ulteriormente Lucius, ma non aggiunse altro.
Covando un certo malumore, l’uomo finì in fretta il suo rum e gettò delle monete sul banco del pub, uscendo senza salutare.

Durante la camminata per tornare ad Hogwarts, Lucius evitò accuratamente di domandarsi cosa gli avesse fatto perdere la calma così in fretta: se il fatto che il quadro di un uomo morto si fosse intromesso nei suoi affari privati o il fatto che quel quadro avesse ragione.
Reduce dall’incontro con i due Silente, Lucius decise di velocizzare l’apprendimento di Hermione e di limitare i suoi rapporti con lei. Il rapporto con lei doveva essere chiuso prima della fine della scuola, e soprattutto, prima che fosse troppo tardi.

 
***


Ben presto Hermione fu in grado di raccogliere la sua magia in modo stabile e concentrarla nel punto corretto.
Il passo successivo fu quello di chiamare a sé il Fuoco.

“Chiudi gli occhi” le ordinò Lucius alle sue spalle. Hermione eseguì, cercando di liberare la mente e ignorare i brividi che le correvano lungo il corpo in reazione alla voce e alla presenza di Lucius.
“Concentrati” sussurrò in tono basso e quieto, “senti il ciondolo a contatto con la tua pelle? Senti il calore del Fuoco?”
Hermione annuì, senza preoccuparsi di manifestare ad alta voce la sua risposta.
Sentiva caldo ovunque, in verità.
Sentiva il tepore della presenza di Lucius dietro alla sua schiena, e il solo pensiero le arrossava il viso e le scaldava la parte inferiore del corpo.
Cercò di concentrarsi esclusivamente sulla catenina allacciata al suo collo.

“Ora, devi riuscire a richiamare il Fuoco dentro di te. Libera la mente, fai scendere una cortina opaca su ogni pensiero. La tua testa deve essere come una scatola vuota e piena di buio”.
Lasciò ad Hermione il tempo di metabolizzare le sue parole poi proseguì: “Una volta fatto questo, devi richiamare il Fuoco. Cerca di visualizzarlo, immaginalo fino a quando non si accenderà al centro del buio e comincerà ad ardere nella tua mente”.
“Come faccio a capire di esserci veramente riuscita e non di immaginarlo soltanto?” chiese Hermione in tono pratico.
“Te lo dirò io” rispose Lucius.
L’uomo dovette indovinare la perplessità di Hermione, perché aggiunse con una smorfia: “Lo vedrò. Nel momento in cui riuscirai a richiamarlo, il ciondolo si svuoterà... Il Fuoco comincerà ad ardere dentro di te e non in esso”.
“Questo passaggio è relativamente sicuro. Sarà nella tua mente sotto forma di magia, non come un fuoco vero. Il problema sarà quando dovrai canalizzarlo al di fuori, attraverso il punto che ti ho insegnato. Dovrai fare la stessa cosa che hai fatto fino ad oggi con gli aloni colorati di magia, solo che lo farai con il Fuoco. Una volta canalizzato in quel punto vicino al cuore, potrai farlo ardere al di fuori di te... per esempio su una mano.”

“Non... Non rischio di farmi del male vero?” chiese Hermione, maledicendosi per quella nota preoccupata nella sua voce. Non voleva apparire debole agli occhi di Lucius.
A ventiquattro anni non poteva di certo dirsi una donna sicura di sé, ma nemmeno una ragazzina impaurita.
“Non ti scotterai fintanto che manterrai il controllo mentale su di esso. È molto importante, perché il Fuoco è come un’entità a se stante; per questo può ardere in eterno. Quindi finché è intrappolato o sotto controllo non può fare danni, altrimenti... Beh, intanto proviamo col primo esercizio” rispose Lucius, ponendo fine alle chiacchiere.

La prima parte del compito risultò essere la più difficile. Hermione impiegò ben tre lezioni prima di riuscire a richiamare efficacemente il Fuoco dentro di sé.

“È vuoto!” esclamò una sera la voce arrochita di Lucius, tradendo una nota di eccitazione.
Si trovavano di nuovo nella Stanza delle Necessità, dopo un’abbondante cena in Sala Grande.
Era sabato e Hermione aveva deciso di approfittarne per una lunga sessione di esercizio, dal momento che la mattina seguente potevano entrambi permettersi di riposare.
Hermione spalancò gli occhi e sorrise esultante, trattenendosi dal saltellare all’idea di esserci riuscita.
Lucius la fissò con espressione compiaciuta.
“Sei soddisfatto dei miei progressi, o ti stai auto esaltando per le tue qualità di maestro?” gli chiese Hermione con aria scherzosa, osservando l'espressione compiaciuta di Lucius.
“Sei una buona allieva... Ma le mie conoscenze e le mie spiegazioni ti hanno portata al risultato, e questo fa di me un ottimo maestro” rispose con la solita voce strascicata e arrogante.
“Complimenti, Hermione. Ma ti ricordo che siamo solo a metà strada”.

La festosità di Hermione si arrestò bruscamente. Tuttavia, si sentì tutt’altro che abbattuta.
Con l’adrenalina ancora in circolo, il commento sull’essere solo a metà strada non fece altro che sfidarla e spronarla ulteriormente nel proseguire.
“Andiamo avanti allora!” disse con decisione, con un sorrisetto che si formava sul suo volto.
“Non sei stanca?” chiese Lucius stupito. Evidentemente non si era aspettato che lei volesse proseguire col prossimo esercizio già quella sera.
“Affatto” rispose Hermione convinta. “A meno che tu non lo sia...”
Lucius emise uno sbuffo sprezzante. “Non vorrai scherzare...”
La ragazza sorrise genuinamente al loro scambio di battute, e poi tornò seria.
“Allora, cosa devo fare adesso?”
 
Sul volto di Lucius comparve n ghigno divertito. “Per prima cosa dovresti riuscire a rifare quello che hai fatto...”
Hermione lo incenerì con uno sguardo. Ci era riuscita una volta, non doveva essere troppo difficile riuscirci di nuovo. Sentiva di essere in grado di farlo.
“Poi, uniamo le conoscenze vecchie a queste nuove. Non dovresti avere troppi problemi in quello perché hai già padroneggiato gli esercizi con lo specchio e non sarà molto diverso.”
 
“Quindi, ricapitolando...” fece Hermione, sedendosi a terra per stare un po' più comoda, “richiamo il fuoco come ho fatto prima, finchè sparisce dal ciondolo e arde nella mia mente. Poi, seguendo lo stesso metodo che avevo usato per la mia magia, cerco di incanalarlo in unico punto.”
Lucius annuì, fissandola per un momento dall’alto in basso.
Poi si abbassò elegantemente, fino a sedere di fronte a lei.
I pensieri di Hermione vagarono sul corpo snello e muscoloso di Lucius, soffermandosi su quanto sembrasse intima quella situazione con loro due seduti per terra su un tappeto, in una stanza vuota e quasi sconosciuta al resto della scuola.
Fu la voce melliflua e canzonatoria dell’uomo a concentrare di nuovo l’attenzione sul suo compito. “Se ce la fai, una volta canalizzato il Fuoco in quel punto, non dovrebbe essere troppo difficile estenderlo al di fuori di te. Per esempio, per cominciare potresti farlo uscire sulla tua mano. Devi solo immaginare gli aloni della tua magia che si estendono fino al tuo palmo, portando anche il Fuoco. Non credo che questa parte ti darà grossi problemi: il più è fatto.”

“Sono pronta” esclamò Hermione con determinazione, rimettendosi in piedi.
Il Fuoco è nel ciondolo, lo richiamo dentro di me, lo lego alla mia magia incanalandolo in un punto e lo spingo fuori di me attraverso il braccio, si ripeté mentalmente, chiudendo gli occhi.
 
La sua concentrazione fu interrotta da Lucius, che le prese il braccio destro e lo alzò mettendolo in una posizione dritta, parallelo al suolo.
“Ti facilito il compito” annunciò Lucius con un sorrisetto, vedendola riaprire gli occhi di colpo a quel contatto. Con gesti deliberatamente lenti, fece scorrere le dita lungo tutto il braccio teso della ragazza, fino ad arrivare al polso.
Delicatamente, le prese la mano e la girò col palmo in sù, come in una fuggevole carezza.
“È difficile che tu riesca a chiamare il Fuoco nella tua mano, se hai il braccio che ciondola lungo il fianco” disse Lucius con tono beffardo che era in netto contrasto con i suoi gesti delicati.
 
Hermione ci mise un po' a riguadagnare la concentrazione, a causa delle sue emozioni che facevano deragliare i pensieri verso il tocco di Lucius.
Finalmente, riuscì a ovattare ogni sensazione e fece calare il buio nella mente.
Questa volta, conoscendo il meccanismo, riuscì a richiamare il Fuoco abbastanza facilmente.
Dalla sua mente, cercò di spingerlo giù, verso il punto in cui aveva spinto tante volte gli aloni colorati della sua magia. Riusciva ad immaginarli, e riuscì a far compiere al Fuoco lo stesso percorso.
Con lo stesso metodo di visualizzazione, cercò di condurlo lungo il suo braccio destro, fino al palmo della mano.
A questo punto, doveva soltanto farlo erompere al di fuori di sè esattamente nello stesso modo in cui lo faceva scaturire dal nulla all’interno della sua mente.

Si concentrò furiosamente, cercando di farlo trapassare attraverso la sua pelle e farlo crepitare nella sua mano, non più come sostanza magica ma come fuoco vero.
Quando sentì un certo pizzicore sul palmo destro, aprì gli occhi.
Ci mise qualche secondo a realizzare che nella sua mano crepitava un fuoco vero, anche se decisamente non scottante. Emanava un tepore piacevole.

“Oh!” Hermione si lasciò sfuggire un verso di sorpresa, ed abbassò gli occhi verso il ciondolo appeso al suo collo. Vuoto.
“Ce l’ho fatta!” esclamò raggiante, senza riuscire a trattenere la gioia.

La sua vittoria fu immediatamente rovinata da un dolore acuto.
Prima di riuscire a rendersi conto di cosa stesse accadendo, vide Lucius impegnato a cercare di domare un piccolo incendio che rischiava di incenerirle la mano.
Fortunatamente, lui pareva avere molta più dimestichezza di lei col Fuoco Gubraithiano. Con prontezza di riflessi, puntò la bacchetta e lo sollevò dal palmo dolorante di Hermione, depositandolo in una torcia sul muro della stanza.
Hermione si coprì istintivamente la parte dolorante con l’altra mano, e grosse lacrime cominciarono a rigarle guance.

“Cosa ti ho detto sul perdere la concentrazione?” sbraitò Lucius, con i tratti del volto alterati per l’agitazione.
Cercando di trattenersi dall’urlare per il dolore e sempre tenendosi il polso, Hermione biascicò tra i denti: “Ti prego, fai qualcosa!”
Dopo un momento di esitazione, Lucius si diresse verso uno scaffale a lato del muro di pietra e scorse velocemente lo sguardo tra un vasto assortimento di ampolle.
“Siediti!” le ordinò, raggiungendola poco dopo con una pozione per le scottature e della garza.

Hermione era ferma sul divano, ancora lottando contro le lacrime, con la mano che stava assumendo un brutta colorazione e cominciava a puzzare come qualcosa di affumicato.
“Vuoi che faccia io, o preferisci fare da sola?” le chiese Malfoy inginocchiandosi di fronte a lei.
Riluttante a staccare la mano sinistra da quella ferita, Hermione indugiò un momento, poi si costrinse a protendere la mano verso Lucius.
Fitte acute di dolore le trapassarono tutto il corpo, ed aumentarono quando lui le prese delicatamente il polso.
“Mi dispiace, cercherò di essere delicato, ma farà male. Ringrazia che siamo nella Stanza delle Necessità, altrimenti avremmo dovuto andare fino in infermeria per reperire una pozione contro le scottature” disse Lucius.

Con un colpo di bacchetta fece saltare il tappo del barattolo e immerse ampiamente le dita all’interno di esso.
Poi, più delicatamente possibile, cominciò a spalmare l’unguento sulla mano ferita di Hermione.
Si udirono dei sinistri sfrigolii, accompagnati da piccole scie di fumo, non appena l’unguento fresco andò a depositarsi sull'epidermide scottata.
A causa del dolore, Hermione ritraeva la mano in spasmi incontrollati ogni volta che veniva sfiorata, ma la presa ferma di Lucius sul suo polso la costrinse a stare immobile fino a che l’unguento non ebbe ricoperto ogni centimetro di pelle bruciata.

“Grazie!” sussurrò Hermione quando le ondate di dolore cominciarono ad acquietarsi.
Lucius non rispose, si limitò a fasciare la mano con della garza. Una volta finito, si alzò e occupò il posto accanto a lei sul divano.
Riguadagnando lentamente la calma, Hermione cominciò ad analizzare la situazione.
Era riuscita a controllare il Fuoco, ma la sua gioia l’aveva distratta e aveva perso il controllo mentale su di esso.
Lucius l’aveva avvertita che il Fuoco era un’entità a sé; era benigno soltanto se piegato alla propria volontà oppure imprigionato.
Fortunatamente lui aveva agito in maniera tempestiva.
Ripercorrendo gli eventi a mente lucida, Hermione si rese conto che Lucius era stato allarmato. Lo aveva visto arrabbiato, fuori controllo, ubriaco, ma mai preoccupato. Preoccupato per lei.
Si costrinse a pensare ad altro, perché la cosa le diffuse un certo calore in tutto il corpo; e al momento di calore ne aveva avuto abbastanza.

“È al sicuro adesso?” chiese a Lucius, gettando occhiate inquiete verso la torcia in cui ardeva con intensità il Fuoco Gubraithiano.
“Per il momento...” rispose lui recuperando il solito tono indolente. “Ma sarebbe meglio rimetterlo nel ciondolo il prima possibile”.
“Hai detto che il Fuoco risponde solo al possessore del ciondolo...” cominciò Hermione curiosa.
“Fino a che è nel ciondolo” la interruppe Lucius, prevedendo la domanda. “Fuori da quello, risponde a chi riesce a controllarlo. Dal momento che tu hai perso il controllo, ho potuto occuparmene io. Ma se mi dai la tua collana, lo rimetterò al suo posto e sarà di nuovo tuo”.
“Penso che dovrai arrangiarti anche a prendere quella” mormorò amaramente Hermione, “non ho intenzione di provare a sganciarla in queste condizioni”.

Cercando di fare più piano possibile, dal momento che ogni movimento le provocava fitte alla mano, Hermione fece in modo di girarsi fino a dare la schiena a Lucius.
Lui le spinse con delicatezza i capelli in avanti facendosi spazio per vedere la collana e armeggiò dietro al suo collo per aprire il gancetto della catenina.
Una volta in possesso di questa, si alzò dal divano e tornò verso il Fuoco.
Con la punta della bacchetta lo sollevò, chiuse gli occhi, e in un attimo la fiamma sparì e riapparì all’interno del ciondolo, scoppiettando innocuo.

“Sei stata sconsiderata” disse con voce setosa, una volta che ebbe raggiunto di nuovo Hermione sul divano. “Ma ti faccio i miei complimenti. Sei riuscita a padroneggiare il Fuoco. Adesso puoi allenarti anche senza di me”.
In un attimo Lucius richiuse la catenina al suo posto, sul collo di Hermione, sfiorandole la nuca con le dita.
Hermione rabbrividì sotto il tocco delle sua mani.
“No... Mi piacerebbe continuare” ammise. “Se ti va”.
Un lampo di trionfo passò negli occhi di Lucius.

 
***

 
La mano di Hermione ci mise qualche giorno a guarire, ma non appena possibile la ragazza chiese a Lucius di proseguire con i loro esercizi.
Questa volta fu ben attenta a non perdere la concentrazione. Ai primi di maggio, non solo Hermione era riuscita a far comparire il fuoco sul palmo della sua mano, ma anche a farlo nascere a sorpresa in qualunque punto della stanza desiderasse.
Poi aveva migliorato la sua precisione nel controllo, per esempio facendo accendere soltanto la punta di un fiammifero, o creando palle di fuoco.
Lucius aveva proposto di provare ad imitare un duello magico: il compito di Hermione era provare ad attaccarlo usando solo il Fuoco e lui si limitava a difendersi.
Si incontravano almeno una sera a settimana e l’abilità di Hermione era cresciuta a tal punto che lui poteva anche permettersi di contrattaccare.

Il piano di Lucius invece era in stallo, non riusciva a trovare la situazione e il momento adatti. Doveva riuscire a portare Hermione al culmine, prima di rompere ogni sua fiducia in lui.
Fortunatamente, il momento ideale gli si presentò una sera in cui Hermione lo sconfisse a duello per la seconda volta di fila. Ormai non aveva più senso proseguire quelle lezioni.

“Ce l’ho fatta di nuovo!” gridò Hermione eccitata, da qualche parte oltre la barriera di fuoco che Lucius aveva davanti agli occhi.
“Complimenti!” le urlò lui di rimando, sorridendo suo malgrado.
Lucius aveva usato ogni tipo di incantesimo per attaccarla, ma lei era riuscita a difendersi in maniera eccelsa, e usando soltanto il Fuoco.
Solo con un incantesimo estremamente potente -uno che avrebbe sicuramente danneggiato l’intera stanza- Lucius sarebbe riuscito a liberarsi da quel cerchio di fiamme crepitanti che lo tenevano imprigionato alzandosi fino al soffitto.
Senza voler ammettere la sua sconfitta, Lucius alzò la voce per farsi sentire dall’altra parte.
“Direi che potremmo festeggiare” propose.

Le fiamme si abbassarono di colpo e si estinsero quasi immediatamente, ritirandosi di nuovo nel ciondolo di Hermione con uno scintillio.
“Che tipo di festeggiamenti?” chiese la ragazza, ansimante e accalorata.
Lucius sorrise compiaciuto nel vedere che anche lei era provata, e si adagiò sul divano.
“Non ha senso proseguire queste lezioni, Hermione” disse, gustandosi l’espressione di disappunto sul volto della ragazza. “Ma direi che possiamo chiuderle degnamente. Per esempio... Potrei invitarti a cena?”
“A cena?” ripetè Hermione, con lo stupore e la perplessità stampati su ogni tratto.
“Domani è domenica... Non credo che la Preside avrebbe qualcosa da ridire se saltiamo il pasto in Sala Grande.”

“È da molto tempo che non esco a cena...” disse Hermione, pentendosi immediatamente per una frase così stupida. “Intendo dire che, a parte le cene di famiglia, in genere le cene sono intese come cose abbastanza intime. Anche se forse tu non intendevi...”
Chiuse la bocca, dal momento che, in quanto a spiegazioni, sembrava andare di male in peggio.
Lucius quasi non riuscì a trattenere un sorriso. Era incredibilmente appagante vederla in quello stato confusionale.
“Lascia stare” concluse la ragazza dopo un momento. “È solo che non esco a cena con nessuno da un bel po’.”
“Beh... È molto tempo che anche io non invito nessuno a cena” replicò Lucius, conoscendo esattamente le implicazioni della sua frase e quello che avrebbe messo in moto nella testa di Hermione.

Per tutta la domenica, Hermione fu in fremente attesa per la serata.
Non era certa di cosa avesse in mente Lucius, ma dalla sua frase sembrava un invito galante. Non aveva aggiunto niente come “in amicizia” o “una cosa tra amici”. No, pareva proprio un classico invito a cena, e il cuore di Hermione non poteva fare a meno di ballare inquieto nel suo petto.
Lucius l’aveva stupita in vari modi, ma alla fine aveva sempre lasciato intendere che fosse solo per amicizia. Oppure si divertiva a stuzzicarla.
Comunque, a un certo punto lei aveva smesso di illudersi.
Eppure, ogni volta che lui le stava accanto, Hermione sentiva le sue viscere contorcersi. Quando la sfiorava incidentalmente, dei brividi le scendevano lungo tutto il corpo.
E quando si trovavano da soli, per esempio a bere whisky nelle sue stanze, si ritrovava a dover reprimere gli istinti che le suggerivano di avvicinarsi e toccare quel suo corpo perfetto coperto solo dalla vestaglia.

Come era nata questa specie di ossessione era quasi un mistero.
Fino a pochi mesi prima lo aveva odiato con ogni fibra del suo essere, e ora era irrimediabilmente attratta da lui.
Lucius non aveva di certo perso la sua arroganza, in alcuni casi le sembrava che si prendesse gioco di lei.
Ma era un compagno di conversazione eccezionale, un maestro valido, e un uomo affascinante.

Hermione, dal canto suo, cercava di comportarsi come un’adulta, evitando di assumere i comportamenti tipici delle ragazze della sua età.
Certo, aveva quasi venticinque anni, una guerra alle spalle, un lavoro come insegnante ed era da sempre considerata la strega più brillante della sua età; ma non era niente in confronto a un uomo adulto e con le esperienze di Lucius Malfoy.
Hermione si trovava bene a parlare con Neville, con Minerva e anche con gli altri professori, ma solo con Lucius sentiva di aver trovato qualcuno che stimolasse abbastanza la sua sete di conoscenze.
Inoltre, era certa di aver visto quanto lui fosse cambiato rispetto a prima della guerra. Questo Lucius, le faceva venire voglia di conoscerlo in maniera più approfondita.
Forse il momento era arrivato, si disse Hermione risoluta, alzando con qualche difficoltà la cerniera sul retro del suo vestito rosso.
Lucius le aveva accennato a qualcosa di elegante.

Alle sette in punto, la ragazza si mise addosso un lungo mantello nero e entrò nelle fiamme verdi del camino, chiedendo di essere trasportata nelle stanze di Lucius Malfoy.

“Buonasera” la salutò lui alzandosi dalla sua solita poltrona, per andarle incontro. Come da etichetta, le prese una mano e la sfiorò con le labbra. Hermione voltò lo sguardo per impedirsi di arrossire.
“Sei pronta per partire?”
“Impaziente” affermò la ragazza con un sorriso.
Lucius chiamò con la bacchetta il suo mantello da viaggio, buttandoselo sulle spalle con un movimento fluido, coprendo lo splendido completo color grigio antracite.
“Prego” disse, offrendole la mano e accompagnandola di nuovo all’interno del camino.

Sbucarono direttamente nell’atrio lussuoso di uno splendido ristorante, nella comunità magica di Stirling.
Furono accolti da un giovane e elegante cameriere, che con maniera impeccabile li accompagnò al loro tavolo.
“Se ti fidi di me, potrei occuparmi io di ordinare per entrambi” le disse Lucius, dando un'occhiata critica alla carta offerta dal cameriere.
Hermione fu ben felice di delegare a lui quel compito, constando la differenza tra un uomo, abbastanza sicuro da scegliere il menù, e i suoi coetanei, che invece facevano scegliere a lei perfino il ristorante.
“Comincerei con assaggio dei vostri antipasti, nessun primo... Poi, una grigliata di pesce e crostacei per due. Dell'acqua, e un buon vino bianco per accompagnare il pesce.”

La scioltezza con cui Lucius si mosse e parlò al cameriere, lasciava capire chiaramente quanto fosse –o fosse stato- abituato a frequentare ambienti di quel genere.
Al contrario, Hermione non aveva mai messo piede in un ristorante di lusso. Tuttavia non si sentì affatto a disagio, seguiva volentieri le indicazioni di Lucius perfettamente padrone della situazione.
“Assaggia questo vino, Hermione” disse Lucius, porgendole un calice di pregiato vino bianco.
“Proponi un brindisi” sorrise lei alzandolo cautamente.
Lucius la imitò, con espressione pensosa.
“Alle nostre lezioni, che si sono concluse a buon fine”.

Sebbene fosse l’occasione per festeggiare, Hermione non potè fare a meno di sentirsi un po’ triste.
Si era ormai abituata a incontrare Lucius nella Stanza delle Necessità, e fare pratica con lui. D’ora in poi i loro rapporti si sarebbero limitati alle solite passeggiate, o qualche serata nelle stanze di Lucius.

“Credo di doverti dire che sei stato uno degli insegnanti migliori che io abbia mai avuto” confessò Hermione, guardandolo negli occhi.
“Mi fa piacere” rispose lui, compiaciuto.
“Non so come poter ricambiare... Sia per questo –Hermione sfiorò il ciondolo che pendeva al suo collo-, sia per tutto il tempo che hai speso per insegnarmi”.
“Non c’è bisogno...”
“No!” insistette Hermione seria, prendendo un altro sorso di vino. “Mi chiedo cosa potrei fare per te. Per renderti più... felice”.

Allo sguardo perplesso di Lucius, la ragazza tentò di spiegarsi.
“Spesso in questi mesi mi sono chiesta come ti sentissi. Sei passato da una vita benestante a una completa rovina, dal alte cariche al Ministero a fare l’insegnante a Hogwarts, dall’avere una famiglia a...” Hermione si interruppe, non sapendo come avrebbe potuto reagire alla menzione della famiglia.
L’ultima volta che aveva nominato Narcissa, lo aveva trovato completamente ubriaco, e non aveva davvero idea di che fine avesse fatto Draco.
“Grazie per avermi ricordato quanto sono caduto in rovina...” replicò Malfoy cupo, l’espressione indurita.
“Mi dispiace. Forse non avrei dovuto parlarne. Sei sempre molto ermetico sulle tue questioni private. Il punto è che mi piacerebbe se potessimo parlare anche di quelle... Per capire se posso aiutarti a risolvere una qualsiasi delle cose che ti stanno a cuore”.

Lucius sbuffò, ma non sembrava irritato. Tra una forchettata e un sorso di vino, il discorso proseguì in tono confidenziale e rilassato.
“Dubito che tu possa... aiutarmi. Non sono un adolescente fragile e bisognoso di aiuto, Hermione...” precisò ironico.
“No, non intendevo quello...”
“...Ma se d’ora in poi ci fosse qualcosa che vuoi chiedermi, puoi farlo” concluse Lucius, interrompendola.
“Grazie, io... non vorrei sembrare invadente. Hai reagito piuttosto male in precedenza. Non voglio farmi i fatti tuoi e non ho la pretesa di risolvere i tuoi problemi...”
“Abbiamo cominciato piuttosto male, a settembre...” constatò Lucius con un ghigno.
“Ti ho subito attaccato, ero contro di te per principio” disse Hermione in tono di scusa. “Comunque tu sei stato arrogante” aggiunse, decisa a non prendersi tutte le colpe.
“È nella mia natura” rispose lui con un ghigno.
“Forse... Ma ti trovo più sopportabile adesso” scherzò Hermione.
Lui fece un sorrisetto compiaciuto.

La conversazione fu interrotta dall’arrivo del cameriere.
“Posso offrirvi un digestivo, signori?” chiese gentilmente.
“No, grazie. Siamo a posto così” replicò subito Lucius.
“Mi farebbe piacere offrirti il solito, a Hogwarts...” aggiunse rivolto a Hermione. “In un ambiente più... Intimo”.
Hermione avvampò, a causa del caldo nel ristorante, del vino, e del tono mieloso con cui Lucius aveva sottolineato l’ultima parola.
“Farebbe piacere anche a me” rispose, cercando di mascherare la sua eccitazione.
“Molto bene allora!” esclamò lui, con un sorriso che gli scoprì i perfetti denti bianchi. “Se permetti” disse alzandosi, e offrendole il braccio.
In pochi minuti furono di nuovo nelle stanze di Lucius, ad Hogwarts.
“Accomodati pure” fece lui, indicandole il divano. Poi si diresse verso la credenza e la sua riserva di liquore ben fornita.

Hermione fremeva di anticipazione. Nell’aria percepiva strane vibrazioni, il comportamento di Lucius era diverso dal solito.
A cena avevano parlato di molte cose, lui era stato sincero e molto più aperto del solito, in un crescendo di confidenza, anche facilitata dal vino bianco.
Hermione aveva la sensazione che qualunque cosa Lucius avesse programmato, sarebbe accaduta di lì a breve.
L’uomo tornò con due bicchierini pieni di liquido ambrato. Ne offrì uno alla ragazza, e andò a sistemarsi sulla sua solita poltrona.
“Tocca a te scegliere a cosa brindare” propose Lucius con voce vellutata.

Hermione riflettè un momento.
“Alla migliore cena che mi sia stata offerta da... Beh, da sempre” confessò. “Nessuna delle persone che ho frequentato ha il tuo buon gusto”.
“Sono lusingato” sogghignò Lucius, compiaciuto.
Entrambi bevvero in un sorso.
“Questo era l’ultimo” stabilì Hermione, sentendo la testa piacevolmente leggera, “rischierei di non reggere altro”.
“Beh, hai comunque una buona resistenza, considerato che non bevi mai” disse Lucius malizioso.
“Volevi ubriacarmi?” chiese lei scherzosamente, rivolgendogli un sorriso luminoso.
Con un movimento fluido Lucius si alzò dalla sua poltrona e si trasferì sul divano accanto a lei.
“Assolutamente no” rispose con un ghigno, “mi dispiacerebbe se domani mattina ti dimenticassi di questa serata, Hermione”.

La ragazza si ritrovò a corto di parole per rispondere, ma lui non sembrò farci caso.
Si protese verso di lei, prendendole il viso tra le mani.
“Invece” sussurrò, -e Hermione rabbrividì di piacere alle vibrazioni di quella voce profonda e malleabile come velluto-, “vorrei che ti ricordassi ogni cosa”.
Era così vicino che Hermione potè sentire il suo fiato caldo sulle guance.
L’uomo scandì lentamente le parole, in modo che lei non si perdesse neanche una sillaba.
“Ogni...”
La bocca di Lucius era ormai a un millimetro dalla sua.
“Minimo...”
L’uomo le portò una mano dietro la nuca, e Hermione chiuse gli occhi, abbandonandosi alle sensazioni della sua voce e delle sue labbra vicinissime.
“Particolare.”

Una sensazione di liberazione si diffuse in tutto il corpo di Hermione, quando le labbra fini e calde di Lucius si poggiarono sulle sue. I suoi pensieri fluttuarono nel nulla, le uniche cose di cui restò consapevole furono la mano forte di Lucius poggiata dietro la testa, che la sosteneva e la attirava verso di lui, e della sua bocca scolpita.
In quell’attimo tutta la tensione accumulata da mesi trovò sfogo, e lei si lasciò sfuggire un sospiro.

Tuttavia durò meno di un battito di ciglia. Prima che uno dei due potesse approfondire il bacio, furono interrotti da un picchiettio forte e insistente sul vetro della finestra.
“Dannazione!” sibilò Lucius astioso, scostandosi leggermente.
Un gufo batteva urgentemente il becco contro il vetro, con evidente fretta di entrare.
“Perdonami un momento” si scusò Lucius, rimuovendo controvoglia la mano intrecciata nei suoi capelli e alzandosi per andare ad aprire.
 
Il gufo si precipitò dentro con un frullo di piume, porse una lettera a Lucius, e con fischi concitati lo costrinse ad aprirla immediatamente.
Lui srotolò lentamente la pergamena e la fissò perplesso.
Dopo un momento, Hermione lo vide impallidire.
“Tutto bene?” chiese preoccupata, nel vedere la sua espressione.
Lucius non rispose, e dopo un attimo la lettera gli si incenerì tra le mani.
L’uomo parve riscuotersi. “Draco!” esclamò, fuori di sè.
“Cosa...?” chiese Hermione, senza capire.
“Devo andare!”
Senza nemmeno lasciarle il tempo di replicare, Lucius si precipitò nelle fiamme verdi del camino, lasciando Hermione stordita e ancora seduta sul divano.




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N.d.A.
....E così si conclude il capitolo undici. Capitolo tremendo, ben 18 pagine, è pronto da un sacco di tempo, ma non mi ha mai convinta.
E' passato quasi un mese dall'ultimo aggiornamento, e tutt'ora non sono soddisfatta. Però mi sono detta che se non lo buttavo fuori, non avrei pubblicato mai più. E così eccoci qui, mi dispiace se vi ha deluso... Probabilmente più avanti ci tornerò sopra.
Per ora è proprio il caso di dire "chiudiamo questo capitolo". :)
Non vi farò aspettare così tanto per il prossimo, promette di essere molto meno critico, anche se fondamentale per lo svolgimento della storia.
Non so se lo avevo già scritto, ma secondo i miei calcoli, la storia è lunga più o meno diciotto capitoli.. Quindi siamo ben oltre la metà. Più o meno è gia tutto programmato, e molto già scritto, quindi penso che sia una stima abbastanza precisa.

Un grazie a tutti quelli che mi seguono, a quelli che mi recensiscono, a quelli che mi stimolano a continuare. :)
A presto!
   
 
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