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Autore: Straightandfast    30/11/2015    4 recensioni
E okay, Beatriz è libera, forte e tutto il resto, ma quando Harry Styles la guarda con quegli occhi curiosi e l'espressione da bambino in attesa di chissà quali sorprese, un po' si sente tremare.
E va bene, va davvero bene anche se forse non se ne accorge nemmeno.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Elastic Heart.
 

Se solo un anno prima le avessero detto che avrebbe passato il sabato sera nel backstage di un concerto dei One Direction – con tanto di VIP pass al collo e Corona ghiacciata tra le mani – probabilmente sarebbe scoppiata a ridere, o qualcosa del genere.
Adesso invece, che effettivamente è nel backstage del concerto dei One Direction con birra e tutto il resto, non le sembra poi così assurda come cosa; Brooke e Noah sono accovacciati per terra a leggere con attenzione quasi maniacale la guida di Barcellona con cui Louis li ha accolti mentre lei è seduta scompostamente su una cassa enorme, probabilmente destinata al trasporto della batteria. Da quella posizione riesce a vedere ben poco della band, giusto i movimenti decisamente poco aggraziati di Harry, Zayn che beve l’acqua o Niall che corre a recuperare la sua chitarra, ma in compenso si può godere la meraviglia della folla inesauribile di fans che, infischiandosene altamente del caldo e di tutto il resto, si sono riunite con grande gioia nello stadio di Barcellona. Beatriz le trova incredibilmente belle, quasi commoventi, mentre le guarda ridere ad ogni cazzata tirata fuori da Louis, gridare con gli ormoni a palla ad ogni mossa di Harry e osservare con attenzione spasmodica tutti quanti.
La sera prima sono usciti di casa dei suoi genitori solo all’una di notte, quando finalmente sua madre li ha lasciati nuovamente liberi, e perciò non è riuscita ad accompagnare Harry per le strade della sua città, come gli aveva promesso; così, lui l’ha invitata al loro concerto per poi, una volta finito, portarlo dove aveva progettato la sera prima. Lei ha addosso un vestitino leggero azzurro, ha i capelli legati in una coda disordinata e negli occhi ancora la meraviglia di riscoprire la sua città, dopo così tanto tempo; quel pomeriggio ha portato i suoi migliori amici a visitare la Sagrada Familia, Casa Batllò, e il Parc Guell, riuscendo a godere forse per la prima volta di quelle che fino all’anno prima aveva considerato solo come mere e semplici trappole per turisti. Dopo un giorno intero a Barcellona, si sente convinta nel confermare ciò che ha detto ad Harry la sera prima.
E’ serena.

Il concerto finisce un’ora dopo, i ragazzi scendono dal palco con l’adrenalina a mille e i capelli e vestiti tutti bagnati, perché durante lo spettacolo hanno improvvisato battaglie d’acqua come bambini di tre anni al parco giochi; Harry si avvicina a Beatriz con gli occhi brillanti di aspettativa, e rivolge un breve cenno di saluto ai suoi compagni diretti in una discoteca di cui la spagnola ha sempre sentito parlare ma che si è sempre dimostrata un po’ troppo costosa per le sue tasche. Beatriz sorride divertita, di fronte all’entusiasmo infantile di Harry, come se lei avesse in serbo per lui chissà quali meraviglie; saluta anche lei gli altri membri dei One Direction e abbraccia calorosamente Noah e Brooke, sperando vivamente che l’idea di Brooke di uscire solo con Noah sia un qualche passo in avanti verso una loro possibile relazione. Poi, con la mano di Harry gentilmente posata sulla schiena che la sospinge verso un taxi, entra dentro il veicolo e pronuncia velocemente e rigorosamente in catalano la destinazione, sbuffando divertita di fronte alla faccia leggermente indispettita di Harry, desideroso di essere messo a parte dei suoi progetti.
Per sua fortuna, il viaggio in taxi dura relativamente poco, e dopo circa quaranta minuti i due scendono dall’auto, venendo accolti da una brezza marina che li fa rabbrividire leggermente, nei loro abiti estivi; di fronte a loro si estende la spiaggia della Barceloneta, con la sua sabbia dorata e il mare piatto e scuro. Beatriz sorride con tutto il viso, e con tutto il corpo, mentre guarda quello che è stato il suo paesaggio preferito per i suoi primi diciotto anni di vita; la spiaggia di Barcellona è una delle cose che ama di più della sua città, con i mille turisti che la invadono d’estate, gli ambulanti che passano a vendere mojitos e sangria, e gli spagnoli che fingono di esserne infastiditi ma che in realtà sono pieni di orgoglio.
«E’ bellissimo.» Gli occhi di Harry riflettono le onde di mare nero, mentre il suo sorriso è così aperto e sincero che Beatriz si chiede da dove lo abbia tirato fuori.
«Lo so.» Conferma lei, concedendosi ancora alcuni istanti per ammirare ciò che si stende di fronte ai suoi occhi. Poi, sfiora con una mano il braccio destro di Harry, dirigendosi verso un angolo della strada, leggermente distante dalla spiaggia; si volta di nuovo verso di lui solo quando arrivano al posto da lei desiderato, perché vuole davvero godersi l’espressione di lui nel vedere dove lo ha portato.
Harry la guarda con aria interrogativa, prima di sollevare lo sguardo e di posarlo su ciò che c’è davanti a lui; gli occhi gli si spalancano inconsciamente, mentre il viso gli si illumina di mille lucine. Davanti a lui c’è il bar più strano e affascinante che abbia mai visto, in assoluto; è di legno chiaro e ovunque sono cosparse delle piccole luci dorate, rendendolo un posto quasi incantato. I tavolini fuori, nella veranda – anch’essa cosparsa di luci, ovviamente – sono pieni di gente che beve, mangia, ride e scherza, mentre camerieri dall’aspetto e la parlantina davvero buffi corrono da un tavolo all’altro urlando le ordinazioni al ragazzo dietro al bancone, all’interno del locale. Una lavagna nera di fronte all’entrata del locale annuncia:

Welcome to Maka Maka
-Burgers
-Salads
-Cocktails
-Smoothies
-Kisses & Fun

Che lo fa sorridere ancora di più: Beatriz, soddisfatta della sua reazione, si incammina all’interno del locale con passo sicuro, felice di essere tornata nell’ambiente che aveva caratterizzato la sua adolescenza. Nonostante quello fosse uno dei posti preferiti di Andres, la cosa non le mette tristezza, almeno non esageratamente; in ogni caso, non fa in tempo a buttarsi nella malinconia che una massa di capelli ricci e scuri la investe con vigore, rischiando quasi di farla cadere.
«Bebe!» Syria Gonzalez è, come al solito, spumeggiante, nella sua gonna blu elettrico e nella camicetta bianca impeccabile e Beatriz non è mai stata felice di vederla, dopo così tanto tempo. «Dio, da quanto tempo! Eravamo tutti preoccupati per te, sai dopo quello che è successo.. Jorje continuava a dire che avremmo dovuto prenderci cura di te, al posto di lasciarti andare..»
«Sto bene, Syria, davvero.» Beatriz, conoscendo bene l’abituale parlantina della ragazza, la interrompe senza tante cerimonie, ben decisa a tranquillizzarla. «Mi dispiace di non avervi più fatto sapere nulla, ma davvero, era meglio così. Ora sto bene». Il suo tono di voce è dolce, e Harry è quasi sicuro di non averla mai sentita parlare in quel modo, se non con Brooke e Noah; squadra con interessa la ragazza che ha di fronte – Syria – nel tentativo di capire che relazione intercorra tra le due.
«Vieni, ti faccio sedere al tuo posto d’onore. Lui chi è?» Syria è buffa, mentre corre tra i tavoli e si insinua tra la gente, diretta ad un angolino della veranda, leggermente isolato rispetto agli altri; mentre passano, Harry si perde ad osservare le pareti del locale, ricoperte da scritte lasciate sulle posate di legno, su dei fazzoletti o direttamente sul muro.
Beatriz si volta finalmente di nuovo verso di lui, rendendosi conto di aver condotto l’intera conversazione in spagnolo, completamente dimenticatasi dell’impossibilità di Harry di comprendere la loro lingua.
«Lui è Harry, un mio amico.» Passa all’inglese, sapendo così di essere capita da entrambi; Syria li squadra con un’occhiata piena di curiosità e malizia, ma poi viene richiamata da dei ragazzi seduti a qualche tavolo più in là e allora, dopo aver stritolato nuovamente Beatriz, si congeda e si allontana correndo.

«Dio, come mi era mancato questo posto..» Commenta Beatriz, quasi tra sé e sé, godendosi il locale in tutto e per tutto, permettendo ai suoi occhi di girovagare liberamente e di posarsi su ogni singolo dettaglio.
«Ci venivi spesso?» Harry le è seduto di fronte, le gambe lunghe che faticano a trovare il loro spazio in quel tavolino minuscolo e le mani incrociate sul tavolo di legno; la guarda con quel solito interesse, a cui però Beatriz sembra ancora non essersi abituata, mentre finge di non accorgersi delle occhiate che qualcuno ha già iniziato a lanciare nella sua direzione.
«Oh, direi proprio di sì, io e Andres ci venivamo praticamente ogni giorno!» Esclama, scoppiando a ridere, mentre con una mano afferra la lista dei cocktails e la capovolge, in modo che Harry possa leggerla al meglio. «Guarda qui. Il cocktail Hot Bebe è stato creato appositamente per me, e quello Messy Andres per lui. Era la nostra seconda casa.» Sorride, ripensando a tutti i momenti trascorsi in quel locale; ci passavano ogni venerdì e sabato sera, ma anche tutti i pomeriggi dopo scuola, cercando di studiare e di ripassare su quei tavolini traballanti.
Harry legge il menù e, tra tutta una serie di cocktail dai nomi divertenti – Hakuna Mojito, Aberzombie, Lady Marmalade, Topless – trova quelli indicati dalla spagnola, uno accanto all’altro e sorride, nel rendersi conto di quanto Beatriz si stia effettivamente aprendo con lui; non solo ha pronunciato il nome di Andres con tranquillità, ma addirittura ha accennato a qualche piccolo dettaglio della loro vita insieme. Syria passa in volata accanto a loro, prendendo le loro ordinazioni – neanche a dirlo, Harry ordina un Hot Bebe, Beatriz, con un goccio di malinconia, un Messy Andres – e porta i loro cocktail poco dopo, un grande sorriso rivolto ad entrambi e le gambe che corrono da un tavolo all’altro.
Harry sorseggia il suo drink con calma, come se grazie ad esso potesse conoscere una parte in più della ragazza che gli dà il nome; prendendone il primo sorso, si rende conto che è esattamente come se lo era immaginato. Subito è fortissimo, brucia la gola e la lingua, esplosivo come solo Beatriz sa essere la prima volta che la conosci – lui ancora si sogna il vestito e il sorriso malizioso che indossava la prima volta che l’ha incontrata – ma poi c’è un retrogusto dolce, zuccherato, che ti fa rivalutare completamente tutto.
« Ti piace?» La voce di Beatriz è squillante, nonostante il sospiro a cui si è lasciata andare non appena le è comparso davanti il cocktail blu – come gli occhi di Andres -, e riesce ad emergere tra il vocio del locale.
«Sì». Risponde lui sicuro, pronto ad aggiungere altro. «Ti assomiglia.» Dice infatti poi, un sorriso grande pieno di sottintesi, che Beatriz accoglie con un’espressione maliziosa. Poi, si abbandona sullo schienale della sedia, alzando gli occhi al cielo e sospirando piano; è arrivato il momento, e lei non sa se è pronta.

«Io e Andres siamo nati insieme, a distanza di tre giorni. Le nostre madri erano migliore amiche dai tempi del liceo, ed erano pronte a tutto pur di farci andare d’accordo. In realtà, però, non ce ne è mai stato bisogno perché io e lui..» La voce le si incrina un po’, ed ha bisogno di deglutire un paio di volte, prima di ritrovare il coraggio di ricominciare. «Non c’è mai stato bisogno di nessuno sforzo perché io e Andres eravamo una cosa sola, nel vero senso della parola. Non eravamo migliori amici, eravamo qualcosa in più. Io ero lui e lui era me.. In ogni momento, ognuno dei due sapeva cosa pensava l’altro, e la maggior parte delle volte non avevamo nemmeno bisogno di parlare. Immagino che fosse perché ci conoscevamo da tutta la vita, ma penso che in parte fosse dovuto al fatto che, io e lui, eravamo davvero anime gemelle. Non nel senso comune del termine, ovviamente, ma a nostro modo lo eravamo.»
Harry ha smesso di sorseggiare il suo cocktail e si è rilassato sulla sedia, le mani ancora incrociate sul tavolo e gli occhi posati con dolcezza sul viso di Beatriz; aspetta questo momento dalla prima volta che l’ha vista, ed adesso che è arrivato è preoccupato della possibilità di fare qualcosa di sbagliato. Così si limita ad ascoltare, con la fronte aggrottata che gli dona un’espressione seria e concentrata, e gli occhi verdi che accarezzano dolcemente i lineamenti di Beatriz per farle capire che sì, è giusto che gli dica ogni cosa.
«Eravamo sempre insieme, sempre. Non c’era giorno che non ci vedessimo, e ci divertivamo sempre moltissimo, qualsiasi cosa facessimo.. Abbiamo frequentato tutte le scuole insieme, tutte, ed insieme abbiamo fatto le nostre prime esperienza.. bè, non proprio tutte ovviamente. – ride tra sé e sé seguita da Harry, perché il solo pensiero di baciare o far l’amore con Andres è sempre riuscita a farla ridere – Le ragazze con cui usciva lui mi odiavano e lo stesso avveniva con i ragazzi che uscivano con me, ma a noi non ci è mai importato poi tanto. Ci piaceva il modo in cui i nostri nomi venivano sempre pronunciati insieme, come uno solo “Andres e Beatriz stanno arrivando” “Andres e Beatriz sono al mare” e così via, ci piaceva andare in spiaggia insieme, passare un sacco di tempo in questo posto, fumare sigarette una dopo l’altra, bere fino a star male e passare notti intere a guardare le stelle. Non eravamo dei ragazzi modello, non esattamente.. C’erano delle sere in cui bevevamo un sacco e vomitavamo l’anima per strada, fumavamo davvero tanta erba insieme e certi giorni decidevamo di partire per Madrid, Ibiza e non lo dicevamo a nessuno, ce ne andavamo e basta.» Harry sorride, immaginandosi quella Beatriz più giovane e si dice che sì, avrebbe adorato la sua follia e la sua impulsività. «Eravamo un po’ estremi forse, ma la verità è che ci volevamo bene, ce ne volevamo davvero tanto.»

Mentre parla, Beatriz ha l’impressione che Andres sia lì, insieme a lei, e che la stia guardando con i suoi occhioni blu che, quando si posavano su di lei, erano così pieni di affetto e dolcezza che spesso le veniva da piangere, a sapere di essere guardata a quel modo. Per la prima volta da un anno, riesce a sostenere quello sguardo immaginario, riesce a non scoppiare in lacrime al ricordo di quel volto dai lineamenti belli e definiti e si rende conto che forse, parlare con qualcuno – qualcuno come Harry Styles, qualcuno che ti ascolti senza chiedere niente, qualcuno che sembra capirti – non è poi una così cattiva idea, ma anzi, forse è stata proprio la scelta giusta.
Così, rassicurata dagli occhi blu di Andres e dalle mani grandi di Harry, posate sul tavolo con naturalezza, mentre l’anello che porta al dito medio riflette la luce delle mille lampadine sopra di loro, decide che sì, uno come Harry Styles merita di sapere ogni cosa, merita di conoscere fino in fondo la ragione per la quale loro, insieme, non potranno uscire mai. Dopo avergli rivolto un sorrisino malinconico, lascia sul tavolo quindici euro spiegazzati e si alza, intimandogli con una mano di seguirla; Harry, sempre più convinto che Beatriz sia la ragazza più imprevedibile mai conosciuta, si scrolla di dosso tutte le emozioni e sensazioni che il racconto della ragazza gli ha procurato e la segue.

Pochi minuti dopo sono sulla spiaggia, Beatriz ha tirato fuori dalla sua borsa una felpa malconcia e l’ha posata sulla sabbia, sedendocisi sopra e invitando Harry a fare lo stesso; entrambi hanno il viso rivolto verso il mare e Bea ha una sigaretta tra le labbra, mentre cerca un modo per iniziare il discorso.
«Quella sera avevamo bevuto tanto, e Andres aveva appena comprato dell’erba, quindi avevamo anche fumato. Non ricordo quanto, certi dettagli di quella sera mi sfuggono io.. so solo che eravamo più allegri e disinibiti del solito, tanto che ricordo di averlo baciato ad un certo punto. Ci siamo staccati subito, perché ci sembrava una sorta di incesto, e ci siamo messi a ridere come matti.. probabilmente, se fosse qua mi prenderebbe ancora in giro per questa cosa.» Aspira un po’ di fumo dalla sigaretta, accogliendo con una sorta di piacere masochista il bruciore che investe la sua bocca; Harry rimane in silenzio, immobile, attento ad ogni singola parola e ad ogni singolo gesto, improvvisamente spaventato da ciò che Beatriz sta per dire. «Uno dei nostri compagni di classe dava una festa, quella sera, e improvvisamente ci è sembrata un’idea grandiosa andarci con la macchina del padre di Andres. Lui aveva appena preso la patente, ma guidava già bene e noi eravamo troppo stupidi per renderci conto di quanto stessimo rischiando.»

Harry le accarezza la mano con il pollice, piano, mentre la vede prendere un respiro più ampio del solito; improvvisamente sente di sapere benissimo dove andrà a finire quel discorso, e un po’ si pente di averle chiesto di raccontargli ogni cosa. Ormai, però, la bomba è stata innescata, e Beatriz non riesce, non ci riesce proprio, a fermarsi a metà discorso così.
«Eravamo quasi arrivati, casa di Loàn era proprio dietro l’angolo, e noi stavamo cantando la nostra canzone preferita.. All’inizio del ritornello Andres si è girato a guardarmi, per cantarlo insieme a me come facevamo sempre, e non ha visto che il semaforo era diventato rosso.. Andavamo veloci, forse un po’ troppo, ed entrambi eravamo distratti, lui guardava me ed io stavo tirando fuori qualcosa dalla borsa, ora non ricordo, ma penso che fosse dell’erba, sai, non ero molto responsabile all’epoca..» Harry le rivolge un sorriso che sa che servirà ben poco, mentre si stupisce delle frasi costellate di puntini di sospensione; per lui, Beatriz è sempre stato un punto fermo, deciso e assoluto, e adesso doverla rivalutare così completamente lo sconvolge.
«Quando mi sono svegliata pensavo di essere all’interno di un film drammatico americano. Ero su un letto d’ospedale, i miei genitori e mia sorella seduti a fianco a me ma sapevo fin da subito che c’era qualcosa che non andava.. Il modo in cui mi guardavano era.. Erano felici che mi fossi svegliata, certo, ma nei loro occhi c’era un’angoscia, una tristezza che non avevo mai visto prima. Non ho chiesto niente di Andres, non ne avevo bisogno, lo sapevo già.. Sentivo come se la Beatriz che aveva vissuto fino a quel momento fosse morta con lui, so che è banale, ma non so come altro spiegarlo. Sapevo che niente sarebbe più stato lo stesso.» Giocherella con la sabbia, muovendo le dita con nervosismo, mentre Harry le continua ad accarezzare la mano come a dirle “è okay, sono qua”. « Chiunque mi incontrasse mi guardava con gli occhi pieni di pietà, e io mi sentivo impazzire. Il mio migliore amico, la mia anima gemella e il mio confidente non c’erano più, ed io non ero capace di vivere, senza di lui. Non sapevo rollare una sigaretta, senza lui, cucinare una paella decente né bigiare la scuola. Non ero niente. Prima ero qualcuno solo perché lui era mio amico, solo perché lui vedeva qualcosa in me ma senza di lui..- Ha gli occhi pieni di lacrime ma non le combatte, sa che tanto ne nascerebbero altre, ed altre ancora, a sconfiggerla con la loro irruenza. – Sono scappata. Ho lasciato Barcellona quattro giorni dopo, non ho detto niente a nessuno. Mi sentivo sola e.. triste. Mi sembrava che nessuno riuscisse a capire il mio dolore, tutto mi sembrava uno scherzo che qualcuno mi stava giocando malamente. Non sono andata al suo funerale, tanto lui l’avrebbe definito “una cazzata” e non sono più riuscita a dire ad alta voce il suo nome, fatta eccezione per gli attacchi di panico. Grazie a Noah e Brooke sono riuscita a rimettermi in riga, altrimenti non so dove sarei, ora.. Ma, dopo quella notte, non sono più riuscita a sentirmi felice, a sentirmi davvero qualcuno.»
Beatriz ha un nodo in gola, mentre per la prima volta riesce finalmente a spiegare a qualcuno come si sente, a descrivere la sensazione di totale inutilità che sembra non lasciarla libera mai, da quando Andres se ne è andato.
Harry si schiarisce la voce, continuando a tenerle le mani tra le sue, accarezzandone il dorso e le dita con la stessa delicatezza che solitamente riserva solo a sua sorella o a sua madre; la guarda negli occhi mentre le parla, desideroso di farle vedere la verità, di farle capire come la vede lui.

«Beatriz, tu sei decisamente qualcuno. Andres probabilmente aggiungeva qualcosa, ti faceva brillare più di quello che tu fai da sola, ma non potrai mai essere.. – aggrotta la fronte, mentre cerca di ricordare la parola con cui si è descritta poco prima. – Non potrai mai essere niente, sarai sempre qualcosa, qualcuno. Sempre.»
Gli occhi di Harry sono seri, mentre cerca di spiegare a Beatriz quello che a lui è sempre apparso come qualcosa di incredibilmente evidente, ovvio; Beatriz è in grado di brillare sempre, in qualsiasi situazione, e non solo grazie alla sua straordinaria bellezza. Il suo carattere, la sua impulsività e sicurezza riescono a renderla sempre fuori dal comune e diversa da qualsiasi ragazza lui abbia conosciuto prima di lei.

Beatriz sospira, mentre vede il viso di Harry farsi sempre più vicino al suo, il suo respiro che si infrange contro le sue labbra e il profumo forte che lei adora che le entra nel naso; avrebbe tanta voglia di baciarlo, tantissima, perché nessuno – nemmeno Andres – l’ha mai guardata in quel modo, come se lei fosse l’incarnazione di tutte le cose belle del mondo.
«Qualche giorno dopo, quando ero già in Inghilterra, mi sono ricordata le ultime parole di Andres.» Non si allontana fisicamente, il suo viso è sempre a pochi, pochissimi centimetri da quello di Harry, ma rompe il silenzio, decisa a dirgli la verità fino in fondo. «E’ buffo, perché sono sicura che lui sapesse che stava per morire, che quelle sarebbero state le sue ultime parole. Eppure, nonostante ciò, ha pensato a me ancora una volta, per l’ultima volta. Mi ha chiesto di promettergli che non avrei permesso a nessuno di spezzarmi il cuore. Io glielo ho promesso, e non ho alcuna intenzione di tradirlo.» A Beatriz quasi viene da piangere, mentre ricorda gli occhi blu di Andres supplicarla – A nessuno, Bea, a nessuno. – prima di chiuderli per sempre. «E’ per questo che non posso uscire con te.»
Harry la guarda senza capire, ben deciso a non spostarsi di un millimetro e di continuare a godere della visione del volto di Beatriz bello come non mai, così vicino al suo; è con un filo di voce che riprende parola, quasi avesse paura di rompere quell’intimità che si è creata tra di loro.
«Non ho alcuna intenzione di spezzarti il cuore, Bea.» Le promette.

E mentre parla, i suoi occhi verdi sono così puri, sinceri, senza alcuna traccia di menzogna che Beatriz quasi ci crede.
Per una volta, ci crede.

Ciao bellezze!!
Lo so, lo so, sono in un ritardo a dir poco imbarazzante ma dai, su, perdonatemi per favore :)
In fondo il capitolo che ho pubblicato non è solo suuuuuuuper lungo, ma finalmente risolve il mistero intorno alal figura di Andres (sì, lo so, molte di voi probabilmente avevano già capito); e la nostra Beatriz si apre sempre di più con Harry, arrivandogli perfino a parlare di qualcosa di così importante e doloroso per lei.
Io sono particolarmente affezionata a questo capitolo per diversi motivi, a partire dalla fatica che ho impiegato per scriverlo, per arrivare a Barcellona e al bar Maka Maka, dove io e le mie amiche abbiamo trascorso gran parte delle nostre serate, e dove poi sono tornata una volta con il mio ragazzo e un'altra con mia sorella quando lei viveva lì.
E' un bar meraviglioso, per me contiene tutte le cose belle che ci sono al mondo.
Grazie mille per le recensioni, siete splendide, e scusatemi per il ritardo, con le vacanze di Natale spero di riuscire ad essere più costante.
Vi lascio con delle foto del locale, così potete amarlo anche voi!
Chiara




  
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