Storie originali > Generale
Segui la storia  |       
Autore: arabel993    30/11/2015    0 recensioni
Elena è una ragazza.
Una ragazza giovane, che sta imparando a vivere, a conoscere se stessa e come rapportarsi con chi le sta attorno.
Le sue azioni sono la semplice conseguenza dei suoi pensieri e delle emozioni che prova.
"Lo smalto nero era scrostato, un paio di pellicine erano rosse e indurite dal sangue che le aveva bagnate la sera precedente. Mordersi e strapparsi pellicine ed unghie stava diventando un problema."
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Lo stelo di un fiore infranse la superficie scura del fiume. Il suo scorrere lento e sempre uguale per un attimo sembrò incerto, quasi titubante. Poi l'acqua inghiottì lo stelo e ricominciò la sua pacifica corsa verso il mare.
L'aria era davvero fredda a quell'ora, nonostante il Sole fosse all'apice del suo cammino nel cielo.
Elena sospirò.
Inspirando dalla bocca l'umidità del fiume, le cui acque scivolavano a pochi centimetri dai suoi piedi, lo smog della città ed il profumo delicato e pulito di una ragazza che camminava spedita alle sue spalle.
Elena si rannicchiò vicino al bordo della passerella pedonale, sempre più vicina alla superficie bruna del fiume.
Si scostò i lunghi capelli sulla spalla sinistra ed estrasse una matita dallo zaino. Aveva poggiato un'agendina dalle pagine bianche sulle gambe lunghe. Quindi iniziò a scarabocchiarci.
Iniziò con dei cerchi, poi una serie di linee, infine dei fiori. Prima piccoli ma man mano che la mano prendeva confidenza col foglio, sempre più grandi. I disegni, nati dal desiderio creativo della sua mano mentre la mente viaggiava lontana, oltre il foglio che aveva davanti, era accompagnato da una manciata di scritte. Queste erano alcune delle parole –ricalcate con forza e ripassate decine e decine di volte volte- che si potevano leggere su quelle pagine bianche: 'I'm the worst of all', 'They can't understand me', 'Loneliness in the dark path'...
Il Sole ora stava abbracciando la città con i suoi ultimi raggi e illuminava, per l'ultima volta in quella giornata, la chioma cremisi della ragazza sul fiume.
L'umidità saliva veloce lungo le rive di cemento del corso d'acqua ed Elena cominciava ad essere scossa da brividi di freddo.
Le spalle tremavano e le labbra stavano pian piano perdendo il naturale color rosa che più di un cuore avevano conquistato in quegli ultimi mesi. Estrasse una sigaretta dal pacchetto che teneva nella tasca sinistra del cappotto e se l'accese. Sentiva la sconfitta di quella fuga farsi strada nella sua coscienza.
Sapeva che non sarebbe riuscita a trovare un luogo adatto per passare la notte. Oltretutto la città al buio faceva piuttosto paura, doveva ammetterlo. C'erano molte persone che non avrebbe voluto incontrare lungo le vie che avrebbe percorso quella sera.
Ma come mi è venuto in mente?! Imprecò tra sé e sé, passandosi la manica del maglione sugli occhi. Il mascara si era sbavato e le aveva segnato le guance. Stava piangendo? Ma chi? Proprio lei? La ragazza dal cuore di pietra? Quella che non aveva mai avuto paura di nulla? Quella che non aveva mai versato una lacrima, nemmeno quando aveva visto il padre fare le valige ed abbandonare lei ed i suoi fratelli? La rossa che aveva passato molte notti a dormire al posto di quel vigliacco per trasmettere un po' della sua forza, per donare un po' di pace, a sua madre?
Non poteva credere di esser stata talmente stupida da abbandonare i suoi fratelli.
Ma...
Già: ma.
Elena aveva qualcosa nel cuore che non tornava.
Non riusciva a far quadrare i conti, non poteva sopportare una vita di finzione come non poteva viverne una reale ma lontana da chi più amava.
E credeva di aver preso la decisione giusta quella mattina, quando era sgattaiolata in casa -come una ladra, per dio!- ed aveva raccolto qualche vestito, un paio di provviste ed i soldi che era riuscita a mettere da parte negli ultimi mesi; quelli che avrebbe dovuto usare per acquistare la macchina fotografica che per tanto tempo aveva bramato.
Ma ecco ora, col sole che salutava i grattacieli e la sua chioma, a piangere sulle rive del fiume, al freddo, da sola. All'improvviso tutte le sue certezze erano sparite, non sapeva più come agire e reagire a quella situazione.
La ragazza si asciugò gli occhi alla bell'e meglio mentre si passava una mano tra i capelli.
Doveva decidere cosa fare alla svelta. Tra poco il Sole sarebbe tramontato del tutto e lei non avrebbe avuto più scelta, se non subire gli eventi dovuti alla sua indecisione.
Ripensò un'ultima volta ai vicoli bui della città addormentata.
Un brivido di freddo misto paura le solleticò le natiche, percorrendo poi la lunghezza della schiena.
Quindi si mise a controllare, ancora una volta in modo automatico, il contenuto del suo zainetto, prendendo in mano gli oggetti uno alla volta fissandoli con occhi vuoti: sigarette ed accendino, agenda e matita, un panino (ancora intero, chi aveva fame quel giorno?), mezzo litro d'acqua, una felpa di ricambio, il cellulare,...
Un attimo, un attimo.
Il cellulare!
Con tutto il trambusto che aveva avuto in testa da quando si era svegliata se l'era dimenticato spento! Sono una persona terribile, terribile pensava tra sé e sé, digitando il pin d'accensione con foga.
Il cellulare vibrò tra le sue mani e lo schermo le illuminò il viso di una luce azzurrina.
Poi vibrò.
E vibrò.
E vibrò ancora.
Tante, tantissime volte.
Per un totale di 206 chiamate perse: 133 di sua madre, 27 di Sara, 31 di Giulio, 2 di Matteo e 13 di Cleo.
Per non parlare di tutti i messaggi che le avevano quasi riempito la memoria. La maggior parte, questa volta, erano di Sara e Cleo. Matteo le aveva solamente chiesto di uscire, probabilmente non era a conoscenza della sua fuga.
Stava scorrendo questi ultimi. Sara la pregava di tornare a casa, le raccontava della tensione che si era respirata dal suo rientro a casa fino a quel momento -Così piccola e capisce già un sacco di cose- e di come Giulio tentasse di rincuorare la mamma. Poi guardò con timore, il cuore galoppante, anche quelli di Cleo. Era disperata “Ele dove cazzo ti sei cacciata??? Non possiamo vivere senza di te, io non posso...”
Ma in quel momento le arrivò una chiamata, la 207esima della giornata.
Ma questa volta il cellulare stava squillando nelle sue mani. Nessuna segreteria avrebbe deluso chi era in quel momento dall'altra parte del telefono.

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: arabel993