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Autore: ToscaSam    01/12/2015    1 recensioni
importantissimo!
Come il precedente Nate Babbane e l'Estera Rimpatriata, questa storia seguirà la trama di uno dei libri della saga di Harry Potter, solo da un punto di vista diverso. Stavolta sarà Harry Potter e i Doni della Morte a fare da sfondo alla vicenda che mi accingo a narrare.
Si tratta del QUARTO E ULTIMO capitolo di quella che vuole essere una gigantesca fanfiction, regalo per le mie più care amiche.[...]. In secondo luogo, sarà un percorso attraverso i libri di Harry Potter, solo da un’altra prospettiva, un po’ meno in luce. Il punto di vista sarà quello di studentesse “normali”, che non hanno a che fare niente con le vicende eclatanti che gravitano attorno al trio protagonista della serie.
Vorrei specificare che cercherò di essere più fedele possibile ai romanzi, nel senso che leggerò accuratamente e riporterò in chiave personalizzata tutti i momenti “generali” presenti nei libri. Voglio dire che quando si nominerà “la Sala Grande gremita di studenti”, probabilmente i miei personaggi saranno lì presenti, o che quando si parlerà di “partite di Quidditch” le mie protagoniste si uniranno al resto della scuola per fare il tifo. [...].
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Nate Babbane (OLD VERSION)'
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Tre serpenti nello Stivale
 
« Guarda, sc’è la siniora Belhome. Puoi ondare a chiederlo a lei …»
Gabrielle Delacour indicò con un dito l’ingresso del rifugio: Amélie Belhome portava una pentola contenente il pranzo per tutti i rifugiati.
Dario scrutò bene l’ingresso, sperando di veder comparire Dara al seguito della signora.
Era dal giorno precedente che non la vedeva. Si era un po’ preoccupato quando non si era fatta viva nemmeno per la notte.
Aveva immaginato che le fosse stato consentito un pernottamento speciale a Maison Lavande, ma in primis non ne indovinava il motivo e poi gli pareva davvero fuori dall’ottica dei Belhome.
Dara non compariva dalla porta e madame Amélie rimaneva disinvolta fra i rifugiati, senza dare segni di preoccupazione.
Con Gabrielle che gli trottava al fianco, Dario si alzò, per andare a mangiare.
« Signora Belhome, mi scusi …» chiese gentilmente.
Quella gli si rivolse con un sorriso piuttosto strano; come se stese per scoppiargli a ridere in faccia.
Evidentemente trattenendosi, la signora rispose:
« Oh, sciao Dario. Vuoi il pranzo? Ecco, dopo io e te dovremmo parlare di una cosa …».
Gabrielle si intromise: « Ah, deve dirgli dov’è finita la sua amica? Così almeno la smette di essere preoccupato». Lo disse col suo solito tono noncurante, quasi scocciato.
Amélie soffermò a lungo il suo sguardo sulla ragazzina e il suo sorriso parve piuttosto stirato.
« Beh. È dovuta ondare in Brasile»
« COSA?» Esclamò Dario, aggrottando le sopracciglia: « E perché?!»
« Aveva cose da fare lasgiù».
Gabrielle soffocò una risatina: « Mm … puor moi moriva di paura a starsene icì. Se l’è sviniata. Chi vuoi che la vada a scercare, en Brsil?».
Dario poté quasi giurare di vedere un muscolo contrarsi sulla tempia di Madame Belhome.
« In realtà, aveva cose da sbrigare con la sua famiglia. Si, voleva stare con loro almeno per le vacanze di Natale, sai ... Si era sentita un po’ sola a non essere fra i familiari per il Pranzo. E poi tornerà. Capisci? Dopo che è stata dalla sua famiglia.».
Gabrielle apparve molto ferita da quelle parole e si rabbuiò.
Dario non si capacitava del poco tatto di Amélie e rimase sconcertato soprattutto dal fatto che Dara non l’avesse nemmeno salutato, prima di scappare in Brasile.
« In ogni caso, Dario. Vorrei comunque scambiare due parole con te al riguardo. Non è che potresti lasciarci un attimo soli, cara? Potrete tornare a fare i fidanzatini, dopo».
Gabrielle sgranò i grandi occhi chiari, e con un’aria mesta e tradita si riavvicinò al suo tetro angolino di solitudine.
Dario la vide raccogliere Twilight e mettersi a sfogliarlo da sola. Immaginò che ciò la rendesse ancora più triste, visto che non sapeva leggere l’inglese …
« Allora. Vieni un attimo qui fuori con me».
Dario si sentì afferrare a braccetto dalla signora e questa mossa lo turbò un poco.
Non era mai entrato in grandi confidenze con lei, sebbene fosse una donna molto gentile.
Si stava giusto chiedendo di cosa mai avrebbero potuto parlare, una volta soli, quando Madame Belhome si girò verso di lui.
Le tremolanti luci delle torce illuminavano il fastoso sorriso sulle labbra della donna.
« Dario! Io sono Dara».
Silenzio.
Passarono circa tre secondi.
« Cosa?!»
Dario arretrò, sentendo la porta del rifugio serrata alle sue spalle.
« Si, lezzo. Sono Dara. Ho bevuto la Pozione Polisucco. Me l’ha chiesto la signora Belhome. Lei e suo marito dovevano andare in missione. Se non mi credi ti spettino a suon di bestemmie».
Dario rimase così shockato che non fu capace di proferire parola per una ventina di secondi.
Proprio quando Amélie stava per dar fondo a tutta la sua fantasia in campo di zotichezza, Dario scoppiò a ridere. Molto forte.
« Ma sei cretino? Cosa … cosa ridi?! È una situazione seria!»
« Scusa ma …. Ahahahah! È così buffo vedere la signora Belhome che parla come Dara ahahah! Sarei stato curioso di sentire la tua scarica di parolacce! Ahahahah posso averne un trailer?»
« Non c’è niente da ridere! Io e Franz dobbiamo impersonare i Belhome finché non tornano. E mi raccomando! Tu devi stare zitto, anche con quella sciacquetta frignucolosa! Ti ho avvertito solo perché non volevo che tu pensassi che me l’ero squagliata senza di te. Come ha detto miss simpatia!»
« L’hai trattata da cani, poverina!» sbottò Dario, anche se non riusciva a mantenere un tono serio.
« Beh? Lei aveva subito pensato male di me! Se lo merita! E smettila di fare il cascamorto solo perché ha gli occhioni calamitati! Ora che sono la signora Belhome devi comportarti bene, sai!».
Dara incrociò le braccia e il corpo di Amélie rispose al suo comando.
Dario continuò a fissarla con espressione ilare.
« E allora, nottate brave, eh? Tu e il signor Belhome!».
Dara schizzò all’indietro: « Cosa cavolo stai insinuando, Dario imbecille Nub?»
« Che tu e Franz farete molto sesso e che tu la finirai di essere così acida, sempre».
Dara/Amélie boccheggiò per un minuto buono senza trovare offese dalla mole adeguata alle insinuazioni di Dario.
« Uh! Balbetti? È già successo? Bene, bene! Non vedo l’ora che tu torni normale, così mi racconti tutto!»
« Io … io ti spello vivo, sai?! Non è successo proprio niente!»
« Vallo a raccontare a qualcun altro»
« Non osare …»
« Oh, andiamo, Dara … Io so sempre tutto di tutti. Ora fammi tornare da Gabrielle, così vedo di finire quel cavolo di Twilight. L’hai traumatizzata, credo. Vado a rimediare i tuoi danni. A domani, madame!»
E con una risata che rasentava il maligno, fece dietrofront, aprendosi da solo la porta per ritornare nel covo.
Dara sapeva solo che quello che più desiderava, in quel momento, era fargli tanto male. Riuscì a stento a trattenersi dal dargli una pedata nel didietro per farlo cadere.
 
**
 
Dara dovette abituarsi alle frecciatine di Dario, nei giorni successivi.
François fu invece molto bravo a recitare la sua parte, nonostante Dario cercasse di mettere a disagio anche lui, con risatine a sproposito.
Ma, spostando per un po’ l’occhio dalla solidale Francia alla soggiogata Inghilterra, si sarebbe saputo che era già stato tempo per gli studenti di Hogwarts di ritornare a scuola.
E già l’agonia era ricominciata per tutti quelli che si ostinavano a resistere alla tirannia del preside Piton.
Il numero dei frequentanti si era ridotto drasticamente, aumentando così a dismisura le liste dei fuggitivi a cui i Mangiamorte davano la caccia.
Non scappavano più solo quelli con il “sangue sporco”; era stata una fuga di massa, una decimazione.
 
« E tu, Gamp? Mi sorprende che tu sia tornata a mostrare la tua faccina qui per i corridoi di Hogwarts»
Il Prefetto Pansy Parkinson, accompagnata dalle ragazzine del primo anno, aveva trattenuto Bianca e le altre due in mezzo a un corridoio.
Era sera inoltrata e le tre si erano nascoste in un bagno per sentire se Radio Potter fosse tornata di nuovo in onda.
Fuori, la luce del lago che penetrava dalle finestre del sotterraneo, si rifletteva grottescamente sul profilo della Parkinson e delle sue compagne.
« La tua famiglia non ti ha già consegnata ai Ghermidori? Non è forse questo che pensano di te? Che sei una sporca traditrice?».
« E di te cosa pensano? Che hai un cervello? Te lo sei fatto regalare per Natale?»
Rispose Valentina, per impedire che fosse sempre Bianca a reagire e a subirne le conseguenze.
Il Prefetto sghignazzò, propagando la sua eco per tutto il corridoio buio.
« Attenta, Martin. Lo sanno tutti che sei figlia di Mangiamorte. Frequentare gentaccia come Gamp e quell’inutile creatura di Foster, di certo non aiuterà la fama della tua famiglia. Con chi vivi, a proposito? Hai una famiglia? O sono tutti morti?»
Le ragazzine del primo anno risero come oche.
« Attenta a te, con tutto il rispetto. Se credi che una spilla da Prefetto mi faccia così paura da non farmi reagire a offese di questo tipo, allora sei fuori strada» esclamò Laura, facendo un passo avanti.
Se anche Laura – insolitamente pacifica, per appartenere a Serpeverde – aveva sorpassato la soglia della pazienza, allora Pansy Parkinson aveva davvero esagerato.
« Oho, Foster. Credo sia la prima volta che ti sento parlare. Allora, tu non sei quella che giocava a Quidditch? Ma si, sei quella che si è fatta mezza squadra per poi scodinzolare dietro al tipo di Durmstrang. Non è vero? Montague parlava spesso di questa cosa. Quindi, dietro alla tua aria da santa martire, nascondi un’indole da sgualdrina, uh?»
« Cosa hai detto?!»
Laura si avvicinò con foga, ma Bianca e Valentina la trattennero.
« Lascia stare, Laura. Lei vuole che reagiamo, così potrà denunciarci ai Carrow e farci dare una punizione seria»
Ringhiò Valentina, anche se i suoi occhi di ghiaccio erano rivolti al ghigno soddisfatto della Parkinson.
« Siete proprio ridicole, voi tre»
Snocciolò una delle ragazzine del primo anno: era piccola, con i capelli scuri. Sfoderava un sorriso vanitoso, da voltastomaco su un’undicenne.
« Avete la fortuna di stare nella Casa di Salazar Serpeverde … e lo disonorate così. Che scempio. Preferirei morire, piuttosto che essere come voi».
Valentina staccò la sua mano dal braccio di Laura e Bianca fece altrettanto.
« Ah si?!»
Dissero tutte e tre in coro, prima di lanciarsi verso di lei.
Non fecero in tempo a fare loro tutto il male fisico che desideravano, perché quando erano ancora piuttosto distanti, il Prefetto e la sua scorta caddero a terra come sassi.
 
« Salve! Serviva una mano, da queste parti?»
Le tre Serpeverde si guardarono intorno: la voce allegra proveniva da dietro l’angolo del corridoio.
Prima che la curiosità le facesse avanzare, due ragazzi con la divisa da Corvonero spuntarono alla luce verdastra del lago e fecero loro segno di avvicinarsi.
Avevano l’aria piuttosto familiare.
Le tre ragazze scomparvero dal luogo del delitto, lasciando le poco simpatiche compagne di Casa sdraiate a pancia ingiù sul pavimento.
Quando furono nell’altro corridoio assieme ai due Corvonero, Bianca esclamò, entusiasta:
« Ah! Tu sei Terry Steeval. Il fidanzato di Alice!»
Quello che dei due aveva una folta capigliatura mora, esibì un sorriso smagliante, poi rispose:
« Non vero da ogni punto di vista, ahimé. Ma interpreto la tua frase come un segno che mi hai riconosciuto. Che stava succedendo qui?».
L’altro ragazzo, biondo, aveva anche lui una spilla da Prefetto e sbirciò con pietà la collega, lontana, stesa a terra.
« Puah, Pansy Parkinson. Se esiste qualcuno più ripugnante di lei, devo ancora conoscerlo».
« Anthony … queste parole cattive …» lo rimproverò Terry Steeval.
Vedendo che il suo sarcasmo non era stato accolto da uno scroscio di risate, il ragazzo decise di sciogliere un po’ la tensione.
« State tranquille, voialtre. Abbiamo solo lanciato un Incantesimo delle Pastoie. Staranno pietrificate così per un po’. Prima che qualcuno le trovi, che ne dite se vi riaccompagniamo al vostro dormitorio? State bene?»
« Oh, si, certo. Volevano solo fare un po’ le grosse, ma ci vuole altro per farci paura. Piuttosto. Voi due che ci fate da queste parti?»
Chiese Bianca, ricomponendosi dalla sorpresa e incamminandosi con gli altri verso la Sala Comune di Serpeverde.
« Abbiamo portato da mangiare a una manciata di ragazzi di Tassorosso che sono imprigionati nel sotterraneo. Ieri devono aver fatto un po’ di sommossa e i Carrow non hanno gradito … ovviamente. Siamo qui per conto dell’Esercito di Silente».
« Bel nome» annuì Bianca, vagamente.
« Voi sapete perché Radio Potter non è andata in onda?» esordì Laura tutto d’un fiato.
Terry Steeval sgranò gli occhi e la sua bocca rimase per qualche secondo una gigantesca “o”.
« Wow! Delle Serpevedre che seguono Radio Potter! Anthony, hai sentito? Seguono Radio Potter
« E si che ho sentito! Sono delle brave ragazze. Altrimenti non si sarebbero messe a litigare con quella feccia».
« Hai proprio ragione, Anthony. Comunque ho sentito dire che quelli della radio abbiano un po’ di grane per via di qualche Mangiamorte che li sta inseguendo. Ma di certo risolveranno tutto. Sono tipi in gamba!»
« Li conosci?» chiese Valentina, curiosa.
« Diciamo che sono bravo a riconoscere le voci delle persone».
Anthony e Terry davano un gran senso di sicurezza, nel parlare. Erano così disinvolti che sarebbe venuto spontaneo prenderli a braccetto e seguirli fino alla torre di Corvonero, per rimanere sempre sotto la loro protezione.
Scherzavano con leggerezza eppure con la giusta accortezza su temi come le punizioni e le torture dei Carrow.
Fu un dispiacere arrivare in prossimità del muro che nascondeva l’entrata per la Sala Comune di Serpeverde.
Rimasero comunque a chiacchiera, finché l’orario per gironzolare per i corridoi non fosse diventato del tutto illegale.
« Ma … dimmi una cosa. Tu eri nella squadra di Quidditch, giusto?»
Chiese Terry a Laura.
« Mi ricordo di questa ragazzina, che sembrava così piccola in mezzo a quei colossi … sei tu, vero? Che fine hanno fatto gli altri? Possibile che ti abbiano lasciata sola? Se io fossi stato grande e grosso come loro, sarei venuto a calpestare la Parkinson come uno scarafaggio alla prima occasione»
Laura sorrise: « Non ho molte notizie … ma gran parte di loro è Purosangue e non dichiaratamente un traditore. Quindi immagino che stando in silenzio, possano essere considerati dalla parte di Tu-Sai-Chi. So che Warrington è scappato all’estero con i genitori … poi nient’altro».
« Io invece so qualcosa» intervenne Bianca, con le guance di un vivido color vinaccia.
« Adrian Pucey si sta dando da fare con la sua famiglia per aiutare i clandestini … e tutto questo sotto gli occhi di Tu-Sai-Chi. Sono molto coraggiosi. Godono ancora di una certa fiducia fra i Purosangue, quindi nessuno va a casa sua a controllare».
Anthony rimase ammirato dall’atteggiamento di questi Serpeverde e si stupì che ne esistessero di questo genere. A detta sua, lo stereotipo “malvagio” era una convinzione ancora ben radicata nelle teste di tutti.
« Pucey hai detto? Mai sentito nominare. Però si direbbe interessante, se si tiene di conto di quanto tu sia diventata Rossa, invece che Bianca».
Bianca non si scompose troppo:
« Beh, è un discreto figlioulo, si. Lo hanno anche preso come riserva nelle Vespe di Wimbourne – la stessa squadra dove giocava Ludo Bagman –  … Ma che ti interessa a te? Torna a baccagliare Alice!»
Dopo qualche ultima risata consolatoria, i due gruppi si salutarono.
Bianca, Laura e Valentina erano felici di aver sparso un po’ la voce che anche fra i Serpeverde c’era qualcuno che aveva voglia di farsi da parte, piuttosto che schierarsi con Voldemort.
E di certo Terry Steeval e Anthony Goldstein potevano considerarsi contenti di essersi imbattuti in una così piacevole compagnia, anche se con ogni probabilità, ci sarebbero state delle conseguenze per l’Incantesimo delle Pastoie su Pansy Parkinson e le sue amichette. 
  
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