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Autore: En Sev En    01/12/2015    1 recensioni
Tutto è compiuto. Il comandante Viola Shepard giace ai piedi delle rovine della Cittadella mentre il male che opprimeva la galassia sembra essere stato sconfitto. Ma l'oscurità la avvolge fin da Mindoir, passando per Akuze o con i razziatori e non sarà facile per lei rompere definitivamente questa minaccia. Eppure potrebbe bastare una piccola cosa di cui lei è ancora all'oscuro... presto Liara, il comandante è ancora in pericolo.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Comandante Shepard Donna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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L'incontro con la Traynor l'aveva lasciata turbata ed aveva ridestato gli incubi notturni che aveva ciclicamente da quando era partito l'attacco dei razziatori. Sapeva che di lì a poco avrebbe incontrato Jeff e sapeva che di lì a poco avrebbe sentito quello che non avrebbe mai voluto sentire da lui. E gli avrebbe dovuto dire quello che Joker non avrebbe voluto sentire da lei.
Questa volta però era decisa a farlo, niente piani di fuga, doveva affrontare il suo vecchio amico Jeff Moreau.
Jeff era stato da sempre con lei sulla Normandy, uno dei fedelissimi. Ma contrariamente agli altri compagni della nave, lui non era un soldato combattente. Era il migliore pilota dell'Alleanza non semplicemente il più bravo come diceva con giusto orgoglio. Non utilizzava un addetto alle comunicazioni, c'era Joker che le comunicava ciò che doveva sapere di importante. Ogni volta che rientrava a bordo dopo una dura missione, prima di ogni briefing, Shepard sentiva sempre la necessità di passare da lui: le era necessario una delle sue dissacranti frasi od osservazioni ironiche o una delle sue barzellette. Tutte cose che nessun altro sulla nave poteva offrirgli. E quelli erano i pochi momenti in cui la guerra non era presente nella sua mente quando era a bordo.
Vedendo passare Miranda di sfuggita ricordò la sua definizione da parte di Joker
“Miranda? Non potrei mai parlare male di lei, la sua vendetta sarebbe terribile!"
Poche parole ironiche che descrivevano completamente una persona, questa era la sua capacità. Eppure adesso non le avrebbe più usate quelle parole per Miranda...

Lui era sempre stato la persona diversa a bordo e non solo per la sindrome di Vrolik che lo inchiodava di fatto alla sua postazione: lui non era un combattente nello spirito, non aveva la guerra nel cuore anche se a suo modo aveva dovuto lottare più degli altri per potersi affermare. Un handicap fisico come quello costringeva la persone a letto qualora ancora vive, ma lui era a bordo della nave migliore.
Il pilota migliore per la nave migliore.
Binomio perfetto. Anzi non ancora, solo dopo l'installazione di Ida il binomio era diventato perfetto. Ida, l'IA di Cerberus. Un binomio perfetto che sfociò in una relazione: entrambi condividevano l'ironia ed entrambi avevano passato più tempo insieme che con chiunque altro. Certo Jeff aveva dei dubbi ma anche Ida ne aveva, quale miglior prova della sua avvenuta umanità? E poi cos'era l'umanità? Solo la carne di un corpo o qualcosa di più profondo, una coscienza vivente ed intelligente? Perché in questo secondo caso Ida era pienamente umana e Joker era il suo compagno perfetto. Forse Shepard  non aveva mai visto in vita sua un'unione migliore di quella: Joker viveva in lei fisicamente e spiritualmente, lei lo avvolgeva e proteggeva nel vero senso della parola, erano carne ed anima perfettamente legati. Ed al diavolo che non avrebbero potuto avere figli.
Ripensandoci bene le sarebbe stato impossibile spiegare ad una qualsiasi persona come fosse stato possibile per Ida divenire qualcosa in più di un costrutto artificiale; certo il corpo era sintetico, niente più che un giocattolo a forma di donna; certo lei era solo un numero di programmi sofisticati messi insieme, ma alla fine non era questo che percepivi stando di fronte a lei: sapeva che in realtà non era così, Ida era sempre attorno a lei, quel corpo era solo un avatar con cui interfacciarsi; ma quando l'aveva sentita ragionare in maniera sempre più sofisticata e porre domande sempre meno banali iniziò a credere il contrario. Ida era Ida, la Normandy invece solo una nave, anzi era la Normandy l'avatar di Ida. Non poté non pensare a quando il primo Geth chiese ad un suo creatore se fosse vivo: i quarian si spaventarono con le conseguenze che ne derivarono. Ma Shepard ne era orgogliosa, Ida l'aveva considerata infine come la sua vera creatrice, Jeff le aveva dato la libertà ma Shepard l'umanità.
Ragionando sul crucibolo però aveva iniziato ad avere qualche dubbio, adesso non sarebbe stata più sicura della cosa. Avrebbe voluto parlarle ancora, adesso forse sapeva come verificare le sue idee, se avesse avuto ancora un'occasione. Una soltanto...

Ed era ripartito un incubo particolare, sempre lo stesso: lei in un bosco scuro, freddo e tetro mentre poco distante un bambino gioca spensierato. Fino al tuono dei razziatori. Il bambino fugge mentre lei corre per proteggerlo ma la corazza militare le impedisce di essere veloce, la rende pesante. E nell'oscurità bisbigliano voci, fantasmi di persone che avrebbe dovuto proteggere e che invece erano morte a causa sua o delle sue scelte. Le occorre sforzo per arrivare a lui mentre scappa spaventato da quell'urlo sintetico disumano ma alla fine riesce quasi a prenderlo. E mentre gli tende la mano per afferrarlo lo vede lì sorriderle e poi prendere fuoco fino a consumarsi e sparire. Resta solo il buio e le voci che bisbigliano nella sua mente.
Il bambino dell'incubo lo aveva visto realmente, lì sulla Terra prima dell'attacco dei razziatori. Durante la fuga lo aveva incontrato di nuovo, aveva provato a salvarlo. L'ultimo ricordo che aveva di lui era quello della sua nave spezzata dal raggio di un razziatore, una nave spezzata come la vita del suo giovane occupante. Anzi il penultimo ricordo. Ma l'incubo si era evoluto negli ultimi mesi, adesso alla fine dell'inseguimento mentre tendeva disperatamente la mano per aiutarlo, lo vedeva abbracciato a lei. Si, erano entrambi lì davanti a lei, Shepard ed il bambino ed entrambi venivano consumati dal fuoco mentre la osservavano con sguardo tranquillo ed indifferente. Poi l'oscurità.
Quella notte fu terribile per Shepard, l'incubo la martellava da dormiente ed il pensiero di Ida la straziava da sveglia. Erano tanti mesi che la Chakwas non vedeva i suoi macchinari risplendere al buio con quell'intermittenza di luci e suoni così violenta e pronunciata. Ed anche lei aveva paura, paura che il suo lavoro potesse essere stato inutile. Ed intervenne. Non l'aveva mai fatto ma dovette somministrare qualsiasi cosa avesse per portare Shepard in uno stato artificiale di incoscienza ed in un sonno senza sogno. Non doveva perderla.

Incurante degli affanni umani, anche quel mattino il sole tornò a splendere sulla Terra, mentre Shepard era sveglia dopo un sonno incolore. L'inquietudine non le era passata ed era lì in attesa. Stava per arrivare. Sentì dei passi nel corridoio, un rumore che rivelava un andamento claudicante. Avrebbe giurato che quel corridoio fosse stato lungo mille km, sembrava non apparire mai; ma alla fine Jeff Moreau era lì davanti a lei.
Shepard era seduta sul bordo del suo letto con la faccia rivolta all'ingresso e l'espressione di una macchina in cui non fosse presente la minima traccia di umanità. Rigida, fredda e meccanica.
Jeff entrò
“Ciao comandante” disse, mentre nel frattempo si sistemava su una sedia specifica per lui portata dalla Chakwas. Shepard non era in grado di stabilire se si fosse seduto solo a causa della sua malattia o per prepararsi a quello che si sarebbero detti di lì a breve. E notò che era venuto con delle normali vesti civili piuttosto che con la classica divisa.
“Ciao Jeff, io...”
“No comandante, non devi dire niente. Lo so benissimo che hai fatto solo quello che andava fatto. E' sempre stato così da quando sei salita sulla Normandy, hai sempre fatto quello che andava fatto”.
Il suo tono era piatto e metallico. Quella leggera aria strafottente invece era sempre presente, ma era molto spenta, rivelatrice;
“Jeff dov'è Ida?”
“Ero lì a portare via la nave da quell'inferno dopo aver recuperato Liara, comandante. E poi abbiamo visto quell'onda provenire dal crucibolo. Sai non volevamo andare via, tu eri ancora lì...”
“Lo so Joker, lo so che non mi avresti mai abbandonata...” con un parziale senso di tenerezza.
“Ma Garrus, gli ordini, Ida” continuò “Ida, mi hanno forzato ad invertire la rotta, la nave rischiava grosso; ci dovevamo allontanare. Ma non ci siamo riusciti. L'onda ci ha investito”.
Shepard non avrebbe voluto sentire il proseguimento. Adesso sarebbe voluta essere oltre il velo di Perseo o in qualunque spazio fuori dall'Alleanza e comunque il più lontano possibile da quel posto.
“La nave è come impazzita e si è spenta. Solo per pochi minuti ma si è spenta. E quando si è riaccesa era solo parzialmente funzionante. Sai Ida era lì di fianco a me per terra.”
Non una sola ombra di tristezza o di incertezza nel suo tono. Solo e sempre piatto e freddo.
“Lei non si è riaccesa, non lo ha fatto più”.

Era fatta. Shepard era in cerca delle parole più adatte per poterlo consolare ma Joker l'anticipò nuovamente:
“Hai fatto quello che andava fatto, comandante ed i razziatori sono stati sconfitti. Sei contenta? Sei soddisfatta?
Il colpo di fucile era riecheggiato nella stanza, solo che non c'era traccia di clip termica o dell'arma. Il petto di Shepard era il bersaglio.

Lei avrebbe preferito sentirsi prendere a pugni, sentirsi ingiuriata dalle sue urla, vederlo piangere disperato. Ed invece aveva solo usato quel tono piatto, freddo, morto.
“Credi sia facile Joker? Pensi che mi diverta? Hai mai pensato a quanti cari ho visto morire nella mia vita mentre tu stavi compatendo te stesso comodamente seduto in una sedia accudito da chi ti voleva bene? Li hai mai visti questi tuoi cari con il volto insanguinato e dilaniato dalle bombe o dall'acido di un divoratore nelle vene?”
Era un fiume in piena e completamente incosciente delle parole che l'ira montante le stavano facendo pronunciare.
“Certo tu non hai mai chiesto il comando, non hai mai chiesto che ti succedesse quello che hai passato. E per questo ti compatisco, Shepard. Non è colpa tua se tutti muoiono seguendoti.”
Quasi la vecchia strafottenza, ma era solo pura cattiveria. Ed a sua volta ne ricevette.
“Hai perso Ida? Quanti ne ho persi io? Sai loro non si accendevano, potevano solo morire mentre un IA come la tua stava decidendo chi dovesse morire e chi no. I miei compagni di Akuze forse sono stati anche il parco dei divertimenti di certe IA."
Adesso era lei a volergli fare male, non fisicamente certo, aveva ancora un minimo di controllo umano, ma adesso le stava venendo fuori un pensiero latente che mai prima le si era palesato.
Joker l'aveva stuprata.
Oh, non certo fisicamente, ma Joker l'aveva stuprata.
Quel suo stupido attaccamento alla nave quando i collettori li avevano sorpresi, era stato quello l'inizio. Avrebbe dovuto ascoltare l'ordine di Shepard e fare ciò che era giusto fare ma lui voleva portare in salvo la nave. E non era ancora Ida. Ma era l'unica cosa a cui teneva davvero. Non le persone a bordo o il suo comandante: quando l'istinto ha prevalso, la sua unica preoccupazione è stata la nave. E Shepard aveva dovuto salvarlo. Al prezzo della sua vita.
Così era morta la prima volta, semplicemente perchè Jeff dava più importanza ad una nave che alle persone. E si era forse pentito? No solo qualche blanda scusa e nulla più tanto lei era resuscitata dalla morte, che problema c'era?
Ma il problema c'era: Cerberus l'aveva riportata in vita. Era stato Cerberus a farlo. E per riportarla in vita magari aveva massacrato e torturato i suoi compagni su Akuze qualche anno prima. Lei era in vita perchè i suoi compagni erano stati torturati e uccisi. E quelle torture e sofferenze magari avevano portato i dati per il progetto Lazarus che adesso la tenevano in vita. Tutto quello che avevano fatto ai suoi compagni era dentro di lei, dentro il suo corpo per farla vivere, nuovamente.
Non era riusciti a salvarli, anzi era come se li avesse uccisi lei stessa. Come negli incubi di quei giorni lontani dove era lei a sparare alle loro teste, un colpo in fronte per ciascuno dei suoi vecchi compagni. Aveva prosciugato lei la loro vita, così come lo aveva fatto con i fiori, così come aveva fatto con tutti quelli che lei poteva ricordare. Come le aveva riportato in mente Wrex. E quando erano con Cerberus lui era lì solo per la nuova Normandy non perchè ci fosse lei.
Per questo Joker l'aveva stuprata.
Questo pensiero la faceva infuriare adesso, non l'avrebbe mai pensato in condizioni normali.

“Comandante, non ti biasimo te l'ho detto. Hai sempre fatto ciò che dovevi, anche lì a Londra quando mi hai chiesto di recuperare Liara.”
Se guardando Jack e Miranda aveva pensato a quanto potessero essere perfide le donne, adesso doveva però ammettere che forse era la razza umana ad essere vile.
Il colpo da KO di Joker era notevole perchè mostrava una verità che anche lei aveva già raggiunto. La verità è che se amiamo qualcosa o qualcuno siamo portati a fare di tutto, la nostra razionalità viene meno ed esce fuori solo la nostra parte emotiva. Questo è stato il motivo di fondo che ha portato alla disfatta dei razziatori, ma questo ha avuto anche delle conseguenze, un prezzo da pagare. Causa ed effetto. Come i mattoncini del domino. Ognuno cade in conseguenza della caduta del precedente. Ma se uno rimane in piedi gli altri non cadono più. E l'ultimo mattoncino non saprà mai quale rischio abbia corso, non avrà mai preso in considerazione il fatto che il mattoncino vicino a lui avrebbe potuto farlo cadere. Se ne accorgerà solo quando sarà troppo tardi.
Ma anche guardando il quadro generale si vedono le conseguenze, perchè il disegno resta incompleto da lontano e da vicino non si riesce a vedere.
Le scelte di Joker avevano avuto conseguenze sulla sua vita, le sue scelte su quella di Joker e di chissà quanti altri. Così come le scelte dell'uomo misterioso, o dell'IA dei Leviatani. Alla fine a cosa è servito capire il quadro generale se sia da vicino che da lontano si è generata solo sofferenza?
Le sembrava di essere ripiombata a pochi mesi prima, vittima di pensieri incoerenti e confusi, non era più sicura delle sue considerazioni sul perchè del ciclo, non era più sicura di niente nella sua vita. Era solo sicura della sua ira. Dove sono finite le sue luci nel buio?
Spazzate vie dall'oscurità di Jeff Moreau. Aveva solo assaggiato un pezzettino della sofferenza di Shepard ma gli era bastato per impazzire dal dolore. Non tutti possono essere forti come il comandante ed in effetti lo pensava anche adesso anche con quel suo – hai fatto ciò che andava fatto – che sottintendeva la necessità morale di sopportare le proprie scelte. Ma lui aveva visto Ida fredda ed inerme, anzi non l'aveva neanche vista. Non aveva potuto neanche darle un ultimo addio o un ultimo bacio. ON – OFF.
Solo il tonfo di un corpo freddo e vuoto.
Non esisteva più memoria di lui nella sua amata.

Mentre Liara era appena salita a bordo. Jeff si rendeva conto che la sua era solo una pazzia che le cose non stavano così, ma adesso non poteva fare a meno di provare odio, un odio puro. Il cibo preferito dell'oscurità. Tanto più amava Ida tanto più odiava Shepard. Shepard era lì materialmente, un bersaglio facile da individuare e colpire. Doveva solo aspettare che si rimettesse in piedi, che si riaccendesse.
“Come siamo arrivati a questo Jeff? Come ci siamo arrivati?"
“Cerca di capire comandante, non ti biasimo per le tue scelte, te l'ho detto. Hai sempre agito per il meglio ma non posso accettarlo questa volta. Forse con il tempo ma adesso vorrei che tu non fossi stata...che tu fossi morta su Alchera e non fossi stata recuperata. Che tu...”
“Vorresti che fossimo tutti morti Jeff? Lo siamo ormai, non lo vedi? Sarà così che resteremo, il tempo non cancellerà niente e solo una banalità inventata da chi non sa consolarsi. Ma nessuno è in grado di consolarci. Nemmeno quelli che credevamo amici.”
Passarono alcuni minuti prima che il silenzio fosse nuovamente interrotto dall'uomo:
“Mia sorella si è salvata. Solo lei, certo, ma ho intenzione di passare il resto della mia vita lì con lei. Ho dato le dimissioni qualche mese fa presso la flotta dell'Alleanza.” Ecco il perchè dei vestiti civili di Joker, probabilmente era lì solo per concessione di Hackett come ultimo premio per i suoi servizi “ e volevo comunque passare a dirtelo di persona. Questo è un addio. Salutami Liara a Rila”
L'animo devastato di Jeff lo aveva ormai annebbiato definitivamente, pensò Shepard. Rila era morta, solo Falere viveva tra le figlie di Samara. Quell'accenno però le ricordò che la Justicar le aveva confidato di aver passato del tempo con Liara ed aveva presunto che anche Falere avesse potuto incontrare la sua amata in qualche occasione. Erano persone che avevano affrontato una perdita e forse volevano condividere il loro tempo per sostenersi in questo momento di devastazione e ricostruzione; in più in presenza di una forte guida morale come quella di Samara, sicura e rassicurante.
“Comandante, vorrei non averti mai conosciuta”.
Questo fu il commiato di Jeff Moreau.
Una luce nel buio si era spenta.
Shepard provò solo a rimettersi sotto le coperte. Oggi non sarebbe riuscita a restare in piedi.

Ma non erano stati gli unici a sentirsi male.
Dietro la porta della stanza era in ascolto anche Karin Chakwas; perchè se Shepard era la sua protetta, Joker era la controparte maschile con in più il suo handicap. Lo aveva sempre dovuto accudire e curare, proprio come farebbe una mamma con il suo bambino. Aveva sempre pensato a lui e a come fargli prendere le medicine anche quando era lontana. Non era semplice professionalità medica, era un completo e puro affetto. E' vedere quell'odio profondo tra i due fratelli era insopportabile.
Aveva stilato con tanta cura il programma delle visite ma non aveva intuito che Joker fosse in quelle condizioni: sperava che i due si potessero confortare e sostenere, contava che Viola riuscisse come sempre aveva fatto in queste imprese. Se solo avesse capito meglio quanto stava male Jeff, se solo avesse avuto un po' più di tempo...Era tutta colpa sua ed aveva danneggiato così sia Viola che Joker.
Quella notte Karin sentì la necessità di andare via da quel posto almeno per un po', non poteva sopportare quel veleno che aveva permeato tutta l'aria della struttura, ci voleva aria fresca. Ma non esisteva nessun posto nell'universo che la potesse aiutare, non era nell'aria.
Il veleno era nel suo cuore.
Forse le lacrime avrebbero potuto farne uscire un po'.

 
   
 
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