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Autore: TheGirlOfTheSand    01/12/2015    1 recensioni
Suna è una grande metropoli: all'avanguardia, fiorente ed economicamente stabile. Si è ripresa subito dopo una guerra che l'aveva quasi distrutta, tutta tranne un piccolo quartiere di periferia: Konoha. Il Quartiere è un luogo buio, povero e ricco di criminalità. E' qui che vive Sakura, con Naruto, Sasuke, Ino..e molti altri ragazzi,che come loro sono cresciuti troppo in fretta e in modo sbagliato. A Konoha ognuno ha la sua storia da raccontare, ma c'è qualcosa che accomuna tutto e tutti: un profondo senso di abbattimento e un'incolmabile mancanza di speranza.
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Gaara/Matsuri, Hinata/Naruto, Neji/TenTen, Sasuke/Sakura, Shikamaru/Ino
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Deidara stava prendendo da una scatoletta un petardo abbastanza grande; siccome in quei giorni non aveva ispirazione si stava limitando a replicare composizioni che gli erano già riuscite in precedenza.
Applicò  due petardi, di dimensioni ridotte, a 
quello preso in precedenza e mentre ne stava applicando altri due di diverso tipo, si sentì toccare lievemente su una spalla.
Sussultò leggermente notando un piccolo burattino di legno che adesso stava scendendo lungo il suo braccio, mosso da fili talmente sottili da essere quasi invisibili. Non ebbe bisogno di girarsi per capire chi fosse:
"Ciao Sasori" disse abbassando lo sguardo su un punto imprecisato del terreno, leggermente imbarazzato.
L'altro gli rispose sorridendo e sedendosi accanto a lui a gambe incrociate, abbandonando la sua marionetta inerme al suolo.
Averlo vicino a volte lo metteva sempre un po' sotto pressione, perché era sicuro di provare qualcosa per lui e non poteva negarlo..o almeno non più. Si, perché per molti anni aveva cercato di non fare caso a quella strana sensazione cercando di sopprimerla, ma da un po' di tempo a quella parte si era arreso. Lui amava Sasori, o comunque provava qualcosa di più profondo dell'amicizia nei suoi confronti.
"Sai, devo ammettere che sei migliorato a muovere quei tuoi dannati pupazzetti" disse, girando poi leggermente la testa per guardarlo:
I capelli di quel rosso opaco erano mossi leggermente dal venticello freddo, i grandi occhi marroni erano fissi a guardare in lontananza, mentre la pelle era talmente bianca da sembrare quasi una maschera che non sentiva affatto il freddo. Aveva i lineamenti davvero delicati, che però adesso erano deformati da una smorfia di disappunto.
"Quelli che tu chiami impropriamente 'pupazzetti', sono marionette. E tanto perché tu lo sappia..l'ho fatta salire lungo la tua schiena, senza che tu te ne sia minimamente accorto" 
"Diventi troppo pomposo quando ti offendi"
"Non è assolutamente vero!" protestò l'altro.
"Ooh si. Ti senti come parli? Scommetto che adesso dirai 'questa è vera arte..'"
"Be', lo dico perché vero. Le marionette sono un'arte.." disse abbozzando un sorriso, che si trasformò in un ghigno quando continuò a parlare: "..probabilmente troppo difficile da comprendere per te".
Il biondo gli scoccò un'occhiataccia, ma quella frecciatina gli provocò una debole ondata di coraggio. Si avvicinò di più al viso dell'altro, senza poter evitare che gli si imporporassero leggermente le guance, e guardandolo dritto negli occhi, gli disse:
"Guarda bene adesso, Sasori..sto per mostrarti che cos'è per me la vera arte: qualcosa che dura un istante, ma che lascia il segno".
L'altro lo fissò leggermente stranito, per poi riprendesi immediatamente e restituirgli uno sguardo di sfida, come a dire 'forza, vediamo'; ma Deidara aveva imparato a leggere le sue espressioni e poté così notare la leggera incrinatura di insicurezza, che c'era stata nella maschera perfetta che era il suo viso.
Soddisfatto dal fatto di averlo messo in difficoltà e di averlo lasciato abbastanza confuso, si alzò in piedi con le guance ancora leggermente rosee e prendendo dalla tasca l'accendino; ne avvicinò poi la fiamma alla sua piccola creazione, lanciandola successivamente abbastanza lontano nel prato.
Il petardo più grande esplose con un botto, liberando una luce bianca e fungendo da innesto agli altri:
due di quelli più piccoli crearono una grande cascata di scintille blu,  finendo poi a terra e sprigionando del fumo del medesimo colore; gli altri si trasformarono invece in due piccole strisce di luce gialla e intensa che vorticarono per qualche istante nell'aria, spegnendosi poi sprigionando una piccola luce bianca simile al flash di una macchina fotografica. I resti del petardo più grande esploso in precedenza luccicarono nell'aria, brillando di una luce azzurrina, simili a stelle nel cielo.
L'erba, nel punto del prato doveva aveva lanciato i petardi, era in parte bruciata e annerita: aveva lasciato, anche se piccolo, un segno.
"Sai" incominciò l'altro dopo qualche istante di silenzio, "devo ammettere che sei migliorato a creare e far esplodere quei tuoi dannati aggeggi".
Deidara sorrise di nuovo, questa volta forse in modo un po' trionfante, osservando il fumo blu che si disperdeva lentamente nell'aria.
 
***
 
Si avvicinò alla casa e bussò alla porta, aspettando poi che qualcuno venisse ad aprirgli.
"Gaara! Spero tu stia bene" esclamò Sakura sorridendo e abbracciandolo, come faceva al solito.
Ricambiò la stretta, per poi rispondere:
"Sto bene. Tu piuttosto? Mi sembri parecchio stanca" disse riferendosi alle occhiaie della rosa.
"Be' ovvio, sta notte non ho dormito molto"
"Mi dispiace di avervi distu.."
"Alt! Non dirlo neanche per scherzo"
"Ma.."
"Davvero. Hai fatto bene a venire qui" troncò il discorso la ragazza, "a proposito..si è svegliata, è in soggiorno"
Rispose solamente annuendo, seguendo poi la sua migliore amica diretta all'altra stanza.
"Matsuri, è arrivato" la sentì dire, "vi lascio soli" si congedò poi, dirigendosi al piano superiore.
Si avviò verso l'entrata del salotto, per poi guardare immediatamente verso il divano, osservandola:
la ragazzina, che a quanto pareva si chiamava Matsuri, era sdraiata e avvolta da una coperta; era un po' pallida ma sembrava essersi ripresa. Aveva ancora quel brutto livido sulla guancia e uno anche sul naso, mentre gli occhi sembravano solo infinitamente stanchi; inoltre una cicatrice le ricuciva il labbro e..
"Ehm.."
Si riscosse dai suoi pensieri, spostando lo sguardo negli occhi di lei e vedendola muoversi a disagio, mentre le guance le diventavano leggermente rosate. Sorrise, passandosi una mano tra i capelli rossi.
"Scusami" disse avanzando, "ero sovrappensiero. Io sono Gaara".
Le porse la mano, che lei prese titubante e, mentre ricambiava debolmente la stretta, rispose con un filo di voce:
"Io mi chiamo Matsuri.."
Si accomodò poi sulla poltrona di fronte al divano, quando ad un tratto lei continuò a parlare.
"Volevo ringraziarti" disse abbassando lo sguardo "per avermi aiutata questa notte. E volevo scusarmi per averti messo in mez.."
"Hei" la interruppe "non c'è bisogno di scusarti: ho deciso io di aiutarti..ma andiamo con ordine" 
Rispostò gli occhi su di lui, guardandolo interrogativamente.
"Mi spieghi cosa ci facevi in giro a quell'ora di notte, da sola?"
"Niente!" rispose lei, in un modo forse un po' troppo evasivo e veloce; infatti inarcò un sopracciglio, guardandola scettico.
"Mi stai dicendo che per una ragazza di.." si bloccò incerto, "quanti anni hai?" 
"15" 
Quindi era più piccola di lui di un anno; poi gli venne in mente che anche Sakura aveva 15 anni quando, un anno prima, era in giro da sola di notte ed era quasi..scacciò quel pensiero, ricominciando a parlare.
"Mi stai dicendo che per una ragazzina di 15 anni è normale andare in giro alle tre di notte.."
"Be' io non.."
"Da sola.."
"Si..cioè no, ma.." cominciò lei confusa.
"Al Quartiere?" 
"voglio dire..non stavo facendo nulla" concluse infine riabbassando lo sguardo. 
Sospirò leggermente, per poi alzarsi e avviarsi verso il divano e, notando il nervosismo della ragazzina, la rassicurò:
"Non c'è bisogno di preoccuparsi, non voglio mica obbligarti a parlare," disse sedendosi per terra vicino al divano, incrociando poi le gambe per mettersi comodo e continuare: "ma vorrei che tu lo facessi. Voglio solo aiutarti, non penso proprio che tu fossi lì a farti semplicemente un giro da sola..saresti un'incosciente".
Matsuri deglutì leggermente, indecisa sul da farsi. Rimase in silenzio per qualche minuto senza proferire parola e Gaara, sospirando di nuovo, cambiò discorso.
"Adesso stai meglio?"
"Oh..si. Il naso non era rotto, il livido sulla guancia si é sgonfiato, mentre il.." non fece in tempo a finire di parlare, perché Gaara si sporse verso il divano, continuando la frase al posto suo.
"Mentre il labbro era spaccato" disse, quasi ipnotizzato, avvicinando la mano per accarezzarle il labbro dove c'erano i punti della cucitura. 
Matsuri avvampò, perdendo completamente l'uso della parola. Guardava il ragazzo che aveva davanti con un'espressione incredula; fuori era immobile, ma dentro di lei era completamente in subbuglio, mentre il suo cervello cercava di analizzare la situazione. Era completamente persa in quegli occhi così incredibilmente belli e concentrata sulle sue dita che le sfioravano leggere il labbro, finché non avvertì una leggera fitta di dolore.
"Mm"
Il rosso sembrò riscuotersi e allontanò immediatamente le dita.
"Scusami, non volevo farti male" disse leggermente in imbarazzo e in confusione.
'Che cazzo ti succede, Gaara' pensò poi massaggiandosi le tempie, 'perché lo hai fatto?'
"Gaara?"
"Si?" rispose immediatamente rialzando lo sguardo.
"Ehm..ti ho chiesto come va invece il tuo taglio" gli disse lei con un tono incerto e uno sguardo forse un po' preoccupato.
"Bene, nulla di grave"
La guardò annuire leggermente, per poi strofinarsi gli occhi con le mani: doveva essere stanca e ancora provata, oltre che un po' scossa. Decise allora di alzarsi:
"Ti lascio riposare" 
"Ma no! Non c'è bisogno che tu vada via" rispose lei alzando la voce e, accorgendosi poi di ciò che aveva detto, arrossì nuovamente mordicchiandosi il labbro.
Gaara sorrise leggermente guardandola.
"Ho visto che stai bene, non c'è motivo di restare. Ci vediamo, Matsuri" le disse gentilmente.
Lo guardò allontanarsi per salire al piano superiore e chiamare Sakura, finché non si decise a parlare:
"Va bene"
Lui si girò guardandola, non capendo cosa volesse dire.
"Va bene, ti racconterò cosa è successo. Allor.."
"Ferma, prima dicevo sul serio: adesso sei troppo stanca. Possiamo incontrarci tra un paio di giorni, quando starai meglio"
"Ma non.." 
"Ho detto un'altra volta."
Si accorse solo dopo di aver usato un tono probabilmente troppo duro e cercò di rimediare, aggiungendo, più dolcemente: "non vorrei che tu possa risentirti male. Ti lascio il mio numero di telefono qui".
Prese un foglietto e scrisse velocemente, riavvicinandosi poi al divano e accarezzandole leggermente la testa. 
"Ciao Matsuri" la salutò poi, voltandole le spalle.
"Ciao, Gaara.." sussurrò lei.
Salì poi le scale, si avviò verso la camera di Sakura e, trovando la porta chiusa, bussò.
"Avanti!"
Vide la rosa sdraiata sul letto a pancia in sù, mentre con una mano teneva il telefono all'orecchio.
"Aspetta Ino, resta in linea. Allora.." disse appoggiandolo sul materasso ed alzandosi, "com'è andata?" chiese poi rivolta a lui.
"Bene, abbiamo parlato"
"Sta meglio?"
"Si"
"E non ti ha detto chi era quel tipo o cosa ci facesse lì a quell'o.."
"No" 
Sakura annuì, continuando poi a guardarlo come se aspettasse qualcosa.
"Che c'è?" le chiese.
"Ooh andiamo" sbuffò lei, "sai che non ti sopporto quando non mi racconti niente" concluse.
Ridacchiò leggermente divertito, ma non aggiunse altro.
"Va al diavolo" gli disse allora la rosa ridendo a sua volta e colpendolo scherzosamente con un pugno sul braccio: si sorprendeva sempre di quanta forza avesse, nonostante essendo gracile di corporatura.
Poco dopo la salutò, chiedendole di ringraziare calorosamente Tsunade da parte sua. Quando uscì in strada, controllò l'orologio:
le quattro del pomeriggio. Era stato lì praticamente due ore.
Rabbrividì leggermente per l'aria fredda e allacciò la felpa nera che indossava, avviandosi camminando verso casa, perso nei pensieri.
***
"Andiamo, Fronte Spaziosa!" esclamò Ino dall'altra parte del telefono "devi assolutamente venire"
"Te lo ripeto per le centesima volta: non mi va" disse esasperata.
"Ma ci saranno i nostri amici..Naruto, Deidara e Sasori hanno già detto che sono sicuri di esserci. Poi magari Hinata, TenTen.."
"Convinci tu Neji a far venire Hinata, giusto?" disse interrompendola. 
"Sht, taci! Magari anche Gaara e Sasuke verranno"
"E questo dovrebbe in qualche modo convincermi?"
"Certo. Ti faranno sentire più..protetta.." disse alludendo a quanto accaduto un anno prima.
"Ti ricordo che è stato Itachi a.."
"Non importa, è comunque suo fratello minore. Promettimi che ci penserai" la implorò.
"Eh va bene, te lo prometto" 
"Perfetto! Adesso devo chiudere..ciao Sakura"
"Ciao Ino, ci sentiamo".
Chiuse la chiamata buttando il telefono sul letto e, ancora pensierosa, scese le scale per raggiungere Matsuri.
 
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Saalve a tutti, sono come sempre TheGirlOfTheSand.
Spero apprezzerete il modo in cui ho scritto il capitolo e come si comportano i personaggi, magari in un modo un po' diverso rispetto al manga. Fatemi sapere se c'è qualcosa che non vi piace o non vi convince.
Intanto volevo ringraziare chi legge la storia e chi l'ha aggiunta preferite/ricordate/seguite. Ci vediamo al prossimo capitolo!
   
 
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