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Autore: Gnarly    01/12/2015    1 recensioni
[Gray+Nuovo Personaggio]
Hikari è tante cose: sbadata, studiosa, talvolta svogliata, intelligente, divertente ma, soprattutto, Hikari è normale. O almeno lo era prima di trovare un volantino incantato che l'ha trasportata in un universo in cui la magia regna sovrana. In questo mondo così diverso da quello in cui è abituata a vivere, stringerà nuove amicizie con personaggi piuttosto ambigui. Già, sto parlando proprio di Gray, Natsu, Lucy, Erza, l'inimitabile Happy e chi più ne ha più ne metta!
Riuscirà la nostra eroina a tornare nel mondo da lei tanto amato, oppure si adatterà alle nuove circostanze?
Dal testo:
«Hai davvero intenzione di restare a Fiore? Con... con noi?» la voce di Gray era spezzata. Non si era mai sentito così speranzoso, così vivo.
La risposta di Hikari non tardò ad arrivare. In quel momento era il suo cuore a parlare, non la sua mente. La famosa lotta cuore-cervello ormai era terminata, in lei. «Sto bene qui. Con voi. Con te
Bastarono quelle parole per scogliere il cuore di Gray, da anni internato in un'armatura di ghiaccio per non soffrire, come un fiore ibernato.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gray Fullbuster, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo
 
Il vento autunnale mi regalò una piacevole sensazione di fresco lungo il collo scoperto. Mi ero legata i capelli ramati in una lunga coda per evitare di sudare più di quanto non stessi già facendo.
Continuai a camminare lungo la strada ricoperta di petali di ciliegio – era il periodo della fioritura, i marciapiedi erano un immenso tappeto rosa – con passo deciso, non vedevo l’ora di tornare a casa dopo la faticosa giornata di scuola che avevo appena avuto. Se c’era una cosa che odiavo, erano proprio i giorni come quello: lezioni noiose con insegnanti noiosi con compagni di classe noiosi. Le ragazze erano tutte prive di un minimo di intelligenza, mentre i ragazzi… beh, erano ragazzi: l’unica cosa a cui pensavano era il sesso, nonostante fossero più di quattro anni che noi femmine cercavamo di fargli capire che per loro non ci sarebbe mai stata una speranza con noi.
Continuavo a imbambolarmi ogni volta che raggiungevo quel pezzo di strada. Lo scorcio di paesaggio che si scorgeva mi lasciava sempre a bocca aperta: le montagne che coprivano il sole tramontante erano un’opera d’arte che in pochi riuscivano ad apprezzare.
Non feci in tempo a rimettere in movimento i miei arti che un volantino mi si spiaccicò sul viso. Lo presi in mano e notai, con mio grande stupore, che solo parte delle frasi scritte sopra di esso erano in giapponese, mentre il resto era in una lingua che non conoscevo.  Nel volantino c’erano scritte le istruzioni per… la ricerca della felicità?
“Con la tua bella voce felicità avrai
anche se delle pene soffrire dovrai
ma non temere, tutto alla normalità sarà tornato
non appena la gioia pura avrai provato.”
Beh, come poesia non era niente male. A esclusione del fatto che non aveva un minimo di senso.
Al centro della pagina delle frasi in non sapevo quale lingua erano scritte con una grafia delicata, femminile. Mia madre, nonostante fosse giapponese, conosceva molti più idiomi rispetto a quelli parlati nel nostro paese perché insegnava lingue all’università, quindi decisi di tornare a casa e chiedere a lei cosa significassero quelle lettere.
Appena misi piede dentro il nostro appartamento – dopo che mio padre era morto per un incidente stradale, quando io avevo solo quattro anni, lei vendette la casa a una famiglia più numerosa per comprarsi una piccola abitazione ai margini della città, vicino il bosco del nostro paesino – sentii l’odore di caffè appena fatto, segno che mia madre fosse già tornata dal lavoro. Non ci pensai due volte e corsi in cucina, una piccola stanza arredata in stile anni ’50 – lei andava pazza per i film americani (d'altronde mio padre è nato e vissuto per parecchio tempo in quel meraviglioso paese che era l'America) e tutti i più svariati generi di tendenze che poteva vedere nelle pellicole cinematografiche – non più grande di una normale stanza per gli ospiti. Avevo sempre ammirato mia madre: nonostante i suoi cinquant’anni suonati, sembrava ancora una venticinquenne. Non aveva neanche l’ombra di una ruga sul viso, le sue labbra erano ancora carnose come quando andava ancora all’università e i suoi grandi occhi azzurri sprizzavano allegria da tutti i pori.
«Mamma,» iniziai il discorso solo dopo averle stampato un bacio rumoroso sulla guancia «potresti tradurre questa frase per me? Ho trovato il volantino mentre stavo tornando da scuola ma non riesco a capire quello che dice.»
Lei mi sorrise affabile: era impossibile pensare che quel luminoso sorriso avesse anni e anni di pratica alle spalle.
«È italiano» mi spiego mia madre, dopo essersi legata i capelli ramati – l’unica cosa che avevo preso da lei, oltre al carattere solare, era il colore dei capelli – in uno chignon fatto al volo, prese una matita dal cassetto vicino ai fornelli e cominciò a scribacchiare qualcosa sopra le frasi che, a suo dire, erano in lingua italiana. Dopo un paio di minuti mi porse il foglietto e cominciò nuovamente a dedicarsi alla pulizia della cucina.
«”La felicità che bramo esiste in un altro mondo”?» domandai, sinceramente sconcertata.
Mentre continuava a lavare le stoviglie, mi rispose: «È quello che c’è scritto. Tradotto letteralmente significa “la felicità tanto ambita non risiede in questo mondo”, io ho cercato di… semplificarlo.»
Dopo averla ringraziata corsi in camera mia per fare qualche ricerca, sperando di trovare delle informazioni utili ricavate da quel volantino. Notai un nome in basso a destra, Warui, così lo digitai sulla barra di ricerca Google, ma i risultati che uscirono furono deludenti: pagine e pagine di anime e manga.
Presi in mano il volantino e fissai la scritta che mia madre aveva tradotto per me.
«La fe… felicità tan-to amb…bita non risss…risiede in quess...to mondo» furono le parole, che alle mie orecchie risultarono senza senso, che uscirono dalla mia bocca, ma evidentemente questo bastò per far esplodere una luce così brillante che fui costretta a coprirmi gli occhi con le mani per evitare di rimanerne stordita.
Come alzai le palpebre, ciò che mi vidi mi fece restare a bocca aperta. Non mi trovavo più nella mia stanza ma in un bar, o almeno era quello che pensavo fosse, circondata da tanti ragazzi che mi fissavano come fossi un’aliena – e, a pensarci adesso, in effetti per loro lo ero davvero! Nessuno parlò per qualche minuto se non per mormorare con il compagno a fianco a sé qualcosa che io interpretai come “finalmente si è svegliata!”, “chi è?” e “chissà da dove viene”. Il primo che ebbe il coraggio di aprire bocca fu un ragazzo, che pensai avesse più o meno la mia età, dai capelli dello stesso colore dei fiori di ciliegio che mi porse la mano per aiutarmi ad alzarmi.
«Ciao!» esclamò lui con vero entusiasmo. «Ti piace dormire, eh? Sai, ti sei materializzata qui almeno tre or-» non riuscì a finire la frase che un gatto con un paio di ali bianche gli tappò la bocca. Poi realizzai: un dannatissimo gatto volante?
«Aye! Io sono Happy e lui è Natsu, perdonalo. Non capisce quando è il momento di chiudere la bocca» disse rivolgendo uno sguardo inceneritore al ragazzo.
Un dannatissimo gatto volante e parlante?
Delle fiamme che uscirono dalla bocca di colui avevo capito si chiamava Natsu – un momento: delle fiamme? – fecero urlare, probabilmente di dolore, il povero gatto che dalla testa del rosato cadde all’indietro, finendo dritto in una bacinella piena d’acqua. Non osai approfondire la questione dell’acqua nel bel mezzo di un bar.
Un vecchietto alto poco più di una sedia da bar cercò di farsi spazio tra la folla che si era radunata intorno a me. «Ah!» urlò quest’ultimo. «Ti sei svegliata, vedo. Lascia che Mira si occupi di te: ti procurerà dei vestiti puliti e ti preparerà un bel bagno caldo, da quel che vedo ne hai proprio bisogno.»
Fece per andarsene, ma quando vide la mia espressione di totale confusione aggiunse un semplice “sono Makarov Dreyar, Master di Fairy Tail”. Certo, come se con una notizia del genere avrei potuto capirci qualcosa!
Detto questo, girò i tacchi e si nascose dietro al balcone del locale, lasciando spazio a Natsu-sputa-fuoco – che, a guardarlo bene, non era proprio niente male – e al gatto-parlante-e-volante. Un ulteriore ragazzo senza maglietta, che a occhio e croce sembrava avere anche lui la mia stessa età, si abbassò fino a incatenare il suo sguardo al mio. Mi sarei potuta perdere in quegli occhi così espressivi e pieni di passione se solo una ragazza bionda non lo avesse tirato per i capelli e lanciato contro un tavolino.
«Non puoi molestare tutte le ragazze che si presentano davanti alla nostra porta, Gray!»
Dal suo tono, immaginai che anche lei fosse passata in una situazione del genere...
«Ciao» si rivolse infine a me. «Io sono Lucy. Spiegami un po' cos'è successo, vuoi?»
Se proprio dovevo restare in quella gabbia di matti tanto valeva capire qualcosa, no?




Note dell'autrice: ciao popolo di Fairy Tail!
Ebbene sì, l'ho fatto. Ho pubblicato la mia prima long in questa sezione! Quanto siete contenti da 1 a Pinocchio-dopo-essere-stato-inghiottito-dalla-balena?
Se volete sapere qualcosa sul fronte aggiornamenti, vi accontento subito: q
uesto prologo è l'unico capitolo che ho scritto della storia... in poche parole ho voluto avvisarvi sulla mia voglia improvvisa e psicopatica di pubblicare una long tramite la prima parte di questa storia, yeee! Quello che stavo cercando di dirvi è che aggiornerò ogni volta che la mia mente perversa e traviata tira fuori qualcosa di quantomeno decente, il che potrebbe succedere domani come potrebbe succedere nell'agosto del 3079.
La long non ha un'ambientazione ben precisa, diciamo che è collocata in un periodo a caso dell'anime (già, A-N-I-M-E, non ho letto il manga e credo che non lo leggerò mai... voglio dire, che senso ha dopo aver visto gli episodi?) e alcuni personaggi non esistono... oppure esisteranno(?) ma avranno un ruolo marginale all'interno della trama non bruciatemi viva dopo questa affermazione anche perché NATSU HA BISOGNO DI FIAMME NON LASCIATELO MORIRE DI FAME A CAUSA MIA.
Ehm... cos'altro? Ah! Quasi mi dimenticavo: il prologo e l'epilogo saranno gli unici capitoli di questa storia ad essere scritti in prima persona, perché voglio farvi entrare nella testa di Hikari (e questa non è una bella cosa perché potreste finire come me) all'inizio e alla fine della sua avventura! (Sembro uno di quei narratori di storie per bambini, dalla serie "e fu così che la principessa e il principe terminarono la loro splendida storia dando alla luce tre neonati e un unicorno!!!!!") Il resto, quindi, sarà scritto in terza persona. Il motivo? Con questo tipo di narrazione posso dare voce ai pensieri di tutti i personaggi e posso mostrare non solo cosa succede alla protagonista, ma anche al resto della compagnia.
Fatemi sapere cosa pensate di questo prologo con molta delicatezza e molta calma perché la Silvia-Chuck-Norris della situazione potrebbe esplodere e ammazzarvi tutti.
Dopo questo finale molto "pace e amore" non mi resta che salutarvi!
Un abbraccio,

Gnarly


 
 

 

   
 
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