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Autore: Vic_Evy    02/12/2015    2 recensioni
Due ragazze,amiche per la pelle,in una giornata qualunque decidono di recarsi ai mercatini natalizi
ignare di ciò che le aspetta.
Vengono in possesso di due chiavi che in apparenza sembrano normali. Sono in gioco forze capaci di rovesciare l'ordine del mondo e loro due saranno al centro degli eventi.
"Meglio regnare all'inferno che servire in paradiso"
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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The Pen and the Sword

 

MELISSA p.o.v

 

CHE SCHIFO.”

Questo è la prima cosa che penso ogni mattina quando suona la sveglia.
Non la fracasso solo perché si tratta del mio telefono.
Sbuffando mi alzo,maledicendomi. Fortuna che le lezioni in accademia iniziano alle 9.00 .
Dopo essermi lavata e vestita scendo ad ammazzare tutto il cibo che mi trovo d’avanti,mi metto 3 cappotti,2 paia di guanti, 4 cappelli ed esco.
No ok, non mi sono proprio messa tutte quelle cose MA VABBE’.
Dicevo, esco e trovo la mia migliore amica Victoria fuori ad aspettarmi,come sempre vestita di nero e bianco: leggins neri,maglioncino bianco con scollo rotondo e giacca di pelle nera,più una collana familiare. La farfalla in argento che le regalai per il suo diciottesimo.
“Fai più schifo del solito sai?” dico ridendo.
Lei,sistemandosi i lunghi capelli rossi e ondulati assieme al cappello di lana nera risponde:
“Come se non lo sapessi! Me lo ripeti tutti i giorni!”
“E ci sarà un motivo no?”
Ridendo inizio a incamminarmi quando Vic mi prende per un braccio fermandomi.
“Ehy! Dove vai?”
“A cercare l’armadio per entrare a Narnia.” Rispondo con sarcasmo. “Secondo te? In accademia no?”
Mi guarda come si guardano le povere pazze incurabili(cioè io)
e con aria rassegnata mi fa: “ E non stai dimenticando qualcosa?
Dimenticando qualcosa?…E cosa? 
Il cappotto l’ho messo,le scarpe l’ho messe,le mutande pure.Che cos…Cazzo,la cartella.
Folgorata dall’illuminazione divina mi ri-fiondo in casa a prendere la benedetta cartella ,che ,tra l’altro, non ho neanche preparato.
Quando scendo la trovo lì che mi aspetta con quell’irritante sorrisino rassegnato che odio.
“Fai schifo lo sai?”
“Tu dimentichi la cartella e io faccio schifo?” Mi fa giustamente notare,stando al gioco.
“Già.Mi hai distratto.”
“Bah.”
Dieci minuti e una caduta dopo siamo arrivate in accademia, leggermente assonnate (per non dire addormentate,ovviamente) e io con la luna storta per via della cartella. 

 

 

 La lezione di anatomia artistica è talmente interessante che io e Vic ci mettiamo a chiacchierare di argomenti a casaccio.
“Hey Mel quando usciamo andiamo ai mercatini natalizi?”
“Samba!Già li hanno messi? Si son sbrigati quest’anno!”
“Già è vero,ma comunque vieni o no?”
“Si vengo,ma solo se mi fai una treccia che da sola non ce la faccio.”
“…Ma non le so fare io le trecce.”
“Vedi che fai schifo? Poi dici.Comunque se vuoi vai da Ramona e fatti insegnare no??” dico ghignando.
Ramona è una ragazza del nostro corso,con i boccolosi e shatushati capelli ramati e gli occhi verde bottiglia, a  dir poco odiosa. Ama vestire di rosa shocking e fare la lecchina. Nessuno la sopporta.

“Eccola lì,che si ruffiana il professore. La solita.” Dico indicando la figura fucsia e rouches vicino alla cattedra.
“Madò che zoccola,non me la nominare per favore…”
“Ahahaha ok va bene.”
Victoria non sopporta le persone che amano mettersi in mostra,come Ramona. E sopratutto odia il rosa. 
La vedo sbuffare sonoramente,prendendo svogliatamente appunti mentre il professore Arlis spiega più a Ramona e a sé stesso che per il resto della classe.
“Biondazza dei miei stivali,allora ci vieni o no??” 
Rispondo mentre finisco di scarabocchiare animaletti simili a pokèmon sul mio quaderno.
“Prima di tutto non nominare i miei lisci e biondi capelli invano,grazie.
Secondo di tutto,si,ovvio che vengo. Voglio trovare un regalo per i miei.”
“Anche senza treccia?” Mi dice Vic ridacchiando.
“I miei capelli sono perfetti così come sono non hanno bisogno di trecce. E poi mi sono appena accorta che c’è l’ha anche Ramona..non vorrei che dicesse che la copio,se no chi se la leva più di torno!”
Victoria annuisce con fare divertito “Aahaahahahha hai ragione. Prima o poi le piazzo un po' di lettiera sporca del mio gatto nel suo zaino. Vedrò se oltre al rosa le piace anche il marrone.”
“Io adoro il lato malvagio che c’è in te,te l’ho mai detto?”
Ci mettiamo a ridacchiare tutte e due attente a non farci sentire.
E così la giornata passa,la pausa pranzo arriva. Tra un panino abnorme di Vic e miliardi di caffè al ginseng al distributore, finalmente arrivano le sei in punto e noi usciamo.
“Finalmente ! Credevo di impazzire.” Sbotta Victoria,aggiustandosi il cappello con meticolosità,restando per un attimo incastrata fra i suoi stessi capelli.
Decidiamo di andare un attimo a casa mia,poiché abito quasi di fronte all’accademia di belle arti dove studiamo,la “Academy of Hoeflerville”,un palazzo in stile liberty .
L’Architetto doveva essere sicuramente scemo,perché la facciata dell’edificio era fuori posto con tutto il resto della città, Hoeflerville,dove noi viviamo,vicino a Princeton.

Villette e case di legno una di fianco all’altra,con piccoli o medi giardini sul retro,tetti spioventi,vicini insidiosi,una marea di piccioni (per la gioia del gatto di Vic),strade ampie e poco smog rispetto alle grandi metropoli del nostro Paese. Questa è Hoeflerville.
Ah dimenticavo il lago che rende famosa la cittadina sulle cartine per turisti,Firefly Lake. Non si è mai capito perché le sue acque siano cosi scure,se sia per l’inquinamento o per un interessante aspetto scientifico.

“Eccoci arrivate…ho voglia di patatine alla BBQ…”
“Che porca che sei ,Melissa. Le voglio pure io però.”
Mi sfrego le mani per scaldarle (avevo dimenticato i guanti,alè) mentre Vic suona il campanello e aspettiamo che mia madre Anna venga ad aprirci la porta. Mia madre,una donna tuttofare dai capelli castani perennemente legati in uno chignon e leggermente bassa, lavorava in ufficio al quartiere centrale assieme a mio padre, Arthur McLean ; si erano conosciuti durante uno stage lavorativo di mio padre in Italia,dove mia madre era nata.
“Vic che piacere rivederti! Entrate su!” Dice mia madre,con un sorriso raggiante.
“Buonasera signora McLean.” 
“Mamma abbiamo patatine alla BBQ?”

 

Dopo esserci scaldate abbastanza vicino ai termosifoni,che avevano il privilegio di avere un nome ciascuno (il termosifone della mia camera era Mordor) , portiamo tutti i sacchetti di patatine possibili trovati in casa e ci rifugiamo nella mia stanza,poiché mio fratello maggiore Michele ha appena avuto una sfuriata con mia madre a causa di non so quale altra marachella combinata in discoteca.
Victoria nota che negli ultimi tempi ho dovuto aggiungere un altra mensola alla parete della stanza ,già piena di miei disegni e di stampe di quadri famosi ; non ho più posto per mettere i miei libri. La libreria è la mia terza casa ,dopo la mia stanza e l’abitazione dove Victoria alloggia con i suoi genitori e Alcatraz,un gatto bianco  a pelo lungo ,enorme e burbero.

La parete opposta al mio letto è occupata da due librerie (piene),una scrivania (piena) e l’armadio (pieno). In un angolo della camera sono ripiegate le mie divise per il corso pomeridiano di Aikido,che frequento tre volte alla settimana. A dirla tutta dimenticavo che l’indomani avrei affrontato una gara.
“A proposito Vic…” Interrompo il rumore concentrato di masticazione e patatine infrante. “Domani vieni al mio incontro di Aikido? Ci tengo a mostrarti come metto ko la gente.”
“Certo che vi vengo,dopo l’accademia giusto?” Risponde lei,senza fare caso ai suoi leggins pieni di briciole.
Annuisco e mi caccio in bocca tre patatine assieme.

 

Alle otto mia madre serve la cena a tavola e  io e Vic,nonostante tutte le patatine precedenti,mangiamo tutto quello che ci capita davanti come se non ci fosse un domani.
Dopo cena usciamo per andare a Piazza dell’Angelo dove si tengono i mercatini.
La piazza ,che si trova nel cuore della città, è molto ampia e prende il nome dalla fontana posta al centro,raffigurate un (indovinate??) angelo.
La piazza è piena di bancarelle e di gente tanto che è difficile camminare.Le bancarelle sono molto carine e piene di cose belle e anche strane,tanto che dopo una mezz’ora ho già i regali per i miei familiari: una candela natalizia profumata per mia madre,un portafoglio nuovo per papà(che ha rotto il suo)e un cd dei Depeche Mode per mio fratello.
Vic invece prende i regali ai suoi genitori (un profuma ambiente a forma di cuore e un pacco di cioccolata artigianale) e si compra una nuova maglietta  sempre rigorosamente bianca e nera,con un lupo stampato sopra.

Leggermente stanche per la giornata decidiamo di trovare una panchina per sederci quando il nostro sguardo cade su una bancarella piena di scaccia-sogni di tutti i tipi e colori. Ci avviciniamo per guardarli meglio e vediamo che,oltre ad essere belli, non costano neanche tanto.
Il commerciante ci spiega che ognuno di quei scaccia-sogni ha un proprio significato e ce li spiega uno per uno.
Io decido di comprarne uno sui colori del blu(io amo il blu), e Vic ne sceglie uno sui colori del rosso e dell’arancione.
Ce ne stavamo per andare quando all’improvviso un baluginio attrae i miei occhi su una collana con un ciondolo a forma di chiave con al centro una pietra blu notte.Affianco ad essa c’era un’altra chiave però con l’impugnatura diversa e incastonata una pietra rosso rubino.
“Mi scusi qual’è il prezzo di quelle collane??” chiede Vic.
“Quelle con il ciondolo a forma di chiave?” Risponde l’anziano venditore.
Annuiamo contemporaneamente.
“Oh,quelle non hanno prezzo.”
“Nel senso che non sono in vendita?” chiedo io scettica, al vecchietto dagli occhi azzurri. Quando mai una cosa non ha il prezzo? Al giorno d’oggi…
“Più o meno. Facciamo così: ve le regalo. Mi siete simpatiche.”
Le impacchetta minuziosamente e ce le consegna sotto i nostri sguardi increduli.
Ringraziamo il vecchio e ce ne andiamo dirette verso casa,pensando al vecchietto e alla sua espressione gentile.
“Certo che era proprio strano,no?’’  chiedo a Vic che annuisce in risposta.
“Non so perché ma emanava un aura buona e tranquilla. Di solito i vecchi sono tali rompiballe.”
“Già hai ragione.Notte Vic!”
“Notte Mel, a domani!”
A quel punto le nostre strade si separano e ognuno torna a casa propria.

Arrivata a casa,scarto lo scaccia-sogni e la collana e li metto in bella mostra sulla scrivania,nascondo i regali, mi metto il pigiama e vado a dormire,senza accorgermi del bagliore crescente emanato dalla pietra incastonata nella chiave.

 

 

 

   
 
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