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Autore: LadyDenebola    02/12/2015    0 recensioni
Dopo sette anni dai MAGO, Violet torna a Hogwarts come assistente bibliotecaria, e qui ritrova un vecchio professore di cui non sentiva parlare da tempo. Fra lupi mannari, lezioni di duello e nuove assunzioni, Violet avrà modo di ricredersi sul suo ex Direttore. Versione aggiornata di una fanfic che pubblicai qui anni fa.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Minerva McGranitt, Nuovo personaggio, Serpeverde, Severus Piton
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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NUOVO LAVORO


 
 
<< ... E quando qualcuno deve prendere in prestito un libro, devi segnarlo in questo registro, senza dimenticarti del titolo, l'autore, lo scopo della consultazione, il nome e la Casa dello studente... >>
Violet, che si era scollegata dalla realtà già dopo cinque minuti da quando Madama Pince aveva iniziato a darle dritte sul lavoro in biblioteca, fece un salto indietro quando quella posò con grazia elefantiaca un tomo alto almeno quindici centimetri sul tavolo. Violet lo fissò a bocca aperta: già per il solo fatto di essere bassa doveva sedersi su uno sgabello magicamente rialzato, per consultare e scrivere su quel coso avrebbe dovuto improvvisarsi professionista di free-climbing!
<< E ricorda che senza il permesso autenticato di un professore, l'accesso alla Sezione Proibita è severamente proibito! >>
"Ma va?", pensò Violet mordendosi la lingua per non dirlo ad alta voce. Metà delle cose che le aveva detto la Pince le ricordava dai tempi in cui era una studentessa, e l'altra metà era talmente ovvia che a malapena aveva ascoltato.
<< Se è tutto chiaro >>concluse la Pince con un sorriso acido, << puoi cominciare sistemando quei libri, cara >>
Violet annuì con un sospiro. Era il suo primo giorno, e quasi si pentiva di aver osato invadere il regno inviolabile di Madama Pince, che non si preoccupava minimamente di nascondere il proprio disprezzo per quell'assistente, di cui, come ripeteva ogni venti minuti, non aveva affatto bisogno. Ma la ragazza era decisa a ignorarla: avrebbe vissuto a Hogwarts e avuto uno stipendio – certo, una miseria – e le piaceva leggere. Come primo lavoro in attesa di qualcosa di meglio era un buon inizio. Inoltre, ben presto scoprì di riuscire a fare facilmente amicizia con gli studenti: con la prospettiva di dover trascorrere quasi tutto il giorno in mezzo ai libri e con un’unica compagnia la Pince, Violet non tardò nel prestare attenzione alle lamentele dei ragazzi sui professori e la scarsa pazienza della bibliotecaria.
Dopo pranzo Violet stava seduta al banco della biblioteca mentre la Pince vagava dietro chissà quale sperduto scaffale, quando una voce che non sentiva da tempo la fece sobbalzare e quasi cadere dallo sgabello.
<< Rosenao? >>
Violet si rimise in equilibrio e chiuse il libro che stava leggendo per guardare Piton, in piedi davanti a lei che la fissava con la sua vecchia espressione indecifrabile.
<< B-buon pomeriggio >>balbettò Violet. Non si era aspettata di rivederlo così presto dopo il banchetto inaugurale.
Fra la gioia per essere tornata nella sua vecchia scuola e l’inizio del lavoro, Piton le era passato di mente nelle ultime ore, ma ritrovarselo davanti così all’improvviso la spiazzava. Ora che ci pensava, erano anni che non si trovava così vicina al suo ex Direttore: l’ultima volta che l’aveva visto, sette anni prima, era quasi convinta che fosse tornato davvero fra i Mangiamorte. E adesso, nonostante in cuor suo avesse sempre saputo – o, almeno, sperato – che era innocente, non poteva non provare un po’ di imbarazzo.
Un imbarazzo che Piton non contribuì ad alleviare, visto che non pareva avere intenzione di intavolare una vera conversazione. Rimasero semplicemente a fissarsi in un silenzio che si faceva sempre più pesante.
<< Lavori davvero qui, allora? >>le chiese infine Piton, la voce inespressiva come al solito.
<< Sì, sono l'assistente di Madama Pince >>annuì Violet. Si sentì leggermente indispettita. Cosa diamine significava quel “davvero”?
<< Perché? >>
Violet sgranò gli occhi. Che razza di domanda era? Ricordava che Piton non era certo un tipo che amava chiacchierare, ma si era aspettata che sapesse almeno come fare conversazione. Reprimendo un poco elegante “Cosa diavolo intende?”, Violet gli chiese di spiegarsi meglio.
<< Se ricordo bene, sei sempre stata una ragazza brillante, Rosenao, perché perdi il tuo tempo in una biblioteca? >>scandì Piton.<< Non aspiri a nulla di meglio? Eppure, da una Serpeverde mi aspettavo più competitività, una volta uscita da Hogwarts… >>
<< Be', sto ancora cercando un lavoro che possa soddisfarmi davvero >>rispose Violet, sempre più sorpresa.<< Questo posto è perfetto: mentre cerco di meglio, posso unire due mie passioni >>
<< Ovvero cercare libri pieni di polvere per dei ragazzini che a malapena li apriranno? E l’altra passione qual è? >>
<< Intendevo che adoro i libri e Hogwarts >>replicò Violet a denti stretti. Era incredibile come fosse passata dall’imbarazzo all’esasperazione e rabbia nel giro di due minuti. Ricordava quanto Piton amasse stuzzicare gli altri, ma non si sarebbe aspettata un simile trattamento ora che non era più una studentessa. Dovette ricredersi subito, però: il sorrisetto del professore era inequivocabile.
<< La fa ridere? >>non riuscì a trattenersi dal chiedere.
<< Al contrario, è piuttosto triste, ma se vuoi buttare il tuo tempo chiusa qui dentro in attesa di tempi migliori, ti auguro buona fortuna >>commentò sprezzante Piton.
Violet arrossì indignata.
<< E lei, invece? >>sbottò.
Piton alzò un sopracciglio:<< Devo forse render conto delle mie decisioni a te? >>, e poi se ne andò, lasciandola lì impalata a bocca aperta, troppo stupita e arrabbiata per trovare una risposta adeguata. Ma se anche l’avesse trovata subito, Piton non le avrebbe dato il tempo di pronunciarla, tanto fu rapido nel dileguarsi.
 
All'ora di cena Violet era ancora di cattivo umore. Aveva dovuto sopportare le critiche e i commenti tutt'altro che positivi della Pince su come aveva riordinato alcuni volumi, ma quel che era peggio era che stava ancora pensando a Piton. Non si spiegava quella trasformazione: all’epoca in cui frequentava Hogwarts l’aveva sempre trattata con un certo riguardo, come con tutti i Serpeverde . Per quale motivo aveva dovuto denigrarla così? Possibile fosse quello il suo modo per dare il benvenuto ai neo-assunti? Se era questa la spiegazione, allora avrebbe fatto meglio a ignorarla.
Le spalle rivolte con decisione verso Piton, Violet ascoltò a malapena quel che la professoressa Sprite, al suo fianco, le diceva, e solo quando quella tacque si rese conto che stava aspettando una risposta. La ragazza le rivolse uno sguardo vacuo e colpevole, ma la Sprite sorrise comprensiva.
<< Oh, se non vuoi parlarmi di com’è andata oggi non mi offendo >>disse.
<< Ah >>fece Violet, dandosi mentalmente della stupida.<< Il fatto è che non c’è molto di cui parlare. Direi che è andata bene, ho solo dovuto sistemare dei libri e cercarne altri per gli studenti. Nulla di difficile >>
<< Sei rimasta delusa? >>
<< Sapevo che non sarebbe stato un lavoro emozionante, ma per adesso mi accontento >>Violet cercò di sorridere ma in quel mentre lo sguardo le cadde su Piton, molti posti più in là, che si era appena chinato in avanti sul tavolo per avvicinarsi un vassoio di polpette, e la sua espressione si irrigidì.
Quando era tornata a Hogwarts per terminare gli studi, alla fine della guerra, si era posta molte domande sul suo ex professore, domande cui spesso i giornali non davano risposta o, se lo facevano, non era mai esaustiva. Perciò si era ripromessa di chiederglielo direttamente, se mai avesse avuto l’occasione di rincontrarlo, ma dopo l’accoglienza di quella mattina Violet si sentiva scoraggiata. Avrebbe voluto ascoltare dalla sua bocca la verità su quanto era accaduto con Silente e Voldemort, perché, nonostante la cieca convinzione all’epoca che Piton era tornato definitivamente tra i Mangiamorte, lei aveva sempre nutrito una speranza, anche se minima. Forse qualcuno avrebbe potuto pensare che lei non aveva alcun diritto di impicciarsi più di quanto non avessero già fatto i giornalisti, ma Violet doveva sapere: per quanto Piton non si fosse mai sforzato di risultare simpatico agli altri, lei l’aveva sempre ammirato – almeno sul piano professionale ed etico.
Quando andò a dormire era ancora così pensierosa e irritata che, per calmare i nervi, decise di bere una pozione soporifera, che ormai sapeva preparare anche a occhi chiusi, tanto aveva difficoltà ad addormentarsi. Sperò soltanto che non diventasse un'abitudine, a meno che Piton non l'avesse fatta innervosire altre volte. Ma, si disse mentre mandava giù la pozione, avrebbe dovuto in ogni caso imparare a ignorarlo, o a Halloween sarebbe dovuta andare in analisi.
La pozione fece immediatamente effetto. Sotto le coperte come se avesse lavorato per quarantotto ore di fila, tornò improvvisamente a rimuginare alla notte in cui aveva lasciato Hogwarts, e fu con quel pensiero che presto si addormentò.
Era novembre del suo settimo anno. Erano le undici e mezzo di sera, e per i corridoi soffiavano aliti gelidi che facevano accapponare la pelle. Ma non era quello a farla star male. Aveva paura? No. O meglio, non aveva solo paura: sarebbe stata un'incosciente a non essere spaventata.
Violet aspettava nervosamente in cima alle scale che portavano ai sotterranei, il baule con tutte le sue cose accanto a lei. Alla fine era arrivato anche il suo turno. Doveva andarsene. Da quando Silente era morto i Mangiamorte si erano impossessati della scuola, e la vita si era fatta davvero dura per Mezzosangue e Nati Babbani; quelli che non si erano ritirati durante l'estate o che non se ne erano andati subito erano diventati le cavie preferite dai Carrow nelle loro lezioni.
Violet aveva cercato di resistere. Per lei era molto più difficile che per i ragazzi delle altre Case: era una Serpeverde, e i suoi compagni non erano certo famosi per la loro tolleranza. A essere onesti, i suoi amici l'avevano sempre protetta, nessuno di loro l'aveva lasciata sola al suo destino, in quelle settimane. Ma lei ormai era arrivata al limite. Dopo aver scampato per miracolo a una punizione con Alecto Carrow, si era lasciata convincere dalla McGranitt a tornare a casa finché le acque non si fossero calmate.
E così adesso Violet aspettava proprio la McGranitt, in cima alle scale. Continuava a tendere le orecchie nel caso in cui uno dei Carrow le si presentasse davanti e la cruciasse come punizione per averla trovata fuori dal letto a quell'ora. Come era successo anche con gli altri ragazzi che si erano ritirati, anche la partenza di Violet doveva avvenire in segreto.
"Sembra che debba evadere" pensò lei con amarezza. Non era giusto! Hogwarts era stata la sua casa per tutti quegli anni, e vedere che i professori non potevano far nient’altro per proteggerli era frustante. Ma quel che la turbava più di ogni altra cosa era la passività di Piton. "Non dovrei lamentarmi poi così tanto. È lui a comandare adesso, e subito sopra Piton c'è Voldemort. Sono stata fortunata a non esser diventata anche un suo bersaglio!"
Un rumore di passi provenienti dal basso la atterrì, rompendo il flusso dei suoi pensieri. A quell'ora soltanto i professori potevano andare in giro, e dai sotterranei non poteva che emergere un solo professore. Violet cercò di restare calma mentre Piton emergeva dal buio e si bloccava, palesemente sconcertato nel trovarla lì. Ma quando i suoi occhi si posarono sul baule, sul suo volto balenò un lampo di comprensione.
Violet tenne lo sguardo fisso a terra. Quasi tutti i Serpeverde erano convinti che Piton era tornato a essere un Mangiamorte devoto, ma lei ancora non riusciva a capacitarsene. Aveva sempre creduto che Piton si sarebbe schierato dalla parte dei buoni, e una parte di lei ne era ancora convinta perfino in quei frangenti. Anche se, col senno di poi Violet capì d’esser stata talmente disperata che il suo era solo un tentativo di autoconvincimento, perché in fondo al cuore aveva ceduto a quello che i Grifondoro continuavano a ripetere sul suo Direttore, e cioè che era tornato definitivamente a servire Voldemort.
Piton comunque era rimasto lì, a fissarla impalato. Violet, non osando aprir bocca, si scansò di più come se fino a quel momento gli avesse impedito di passare. Per fortuna la McGranitt si decise ad arrivare interrompendo il loro imbarazzo, e Violet si azzardò finalmente a lanciare un'occhiata a Piton. Lui la stava ancora osservando. Aveva un'espressione strana, come se stesse cercando di rimanere impassibile, ma c'era qualcosa nel suo sguardo che – possibile? – sembrava dispiacere e rabbia. Violet non si soffermò a lungo su quei pensieri: come se l’avessero ustionata, distolse in fretta gli occhi da quelli neri di Piton. L'avevano sempre affascinata, ma in quel momento riuscirono solo ad aumentare la sua paura.
La McGranitt mormorò qualcosa, e Piton annuì, sempre in silenzio. Violet si lasciò accompagnare dall'anziana professoressa che continuava a ripeterle parole di conforto, anche se la sua voce tremava.
Arrivate nel suo ufficio, la McGranitt fece entrare Violet nel caminetto spento e le porse un barattolo dove c'era ancora qualche manciata di Polvere Volante.
<< Abbi cura di te, Rosenao >>sussurrò la McGranitt.
Violet fece un cenno con la testa, incapace di parlare. Stava lasciando Hogwarts, e forse per sempre, senza aver potuto rivedere tutti i luoghi che le erano diventati così familiari in quegli anni...
<< Professoressa, quando combatterete contro di lui... >>cominciò, ma la McGranitt scosse la testa con impazienza.
<< Non devi preoccuparti di questo. Limita i contatti col mondo magico, o tu e la tua famiglia verrete raggiunti prima di quanto pensi. Quando sarà tutto finito, gli studenti potranno ritornare, ma prima d’allora tieni un profilo basso >>
Violet capì che era inutile continuare a discutere. La McGranitt la guardava con insistenza, e lei alla fine lasciò cadere un pugno di polvere ai suoi piedi, urlando l'indirizzo di casa. Immediatamente, fiamme verdi la avvolsero con un ululato spaventoso, e lei fu risucchiata lontano dall'ufficio della McGranitt.
 

 


Angolino dell’autrice: rieccomi qui! Non si può dire che il primo giorno di lavoro per Violet sia stato così tranquillo, ma sappiamo che Piton, se ci si mette, adora punzecchiare gli altri. Cosa ve ne sembra del loro primo incontro? Deludente? Irritante? Sì, siamo appena agli inizi, ma ci serve tempo prima di assistere a un vero confronto fra questi due. Però, considerando che ho unito due capitoli della fanfic originale, potremmo arrivarci prima di quanto pensassi! Eccellente(cit.)!
Spero che fin qui la storia vi sembri interessante, io comunque continuerò a migliorarla fino all’ultimo capitolo. A presto! ^___^
   
 
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