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Autore: _Niki_    02/03/2009    3 recensioni
La fine di una giornata a scuola, il pranzo in famiglia e poi finalmente i preparativi per la gara della domenica: le trecce per la “mia” cavalla, la pulizia dei finimenti. E poi? Si scende in campo! Chissà come andrà a finire… [Ciao a tutti!!! Ho scritto questa storia per schiarirmi un po’ la confusione che avevo in testa il giorno prima di una gara… non ho idea di come sia venuta, però ho pensato di postarla ^^! Baci!]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2: il grande giorno

 

La sveglia suona alle 6:30.

La spengo e rimango a fissare il soffitto, a cercare la forza per alzarmi.

Alla fine ce la faccio e con calma metto a posto la camera.

Sono l’unica sveglia in casa e il mio gemello sta dormendo nel divano letto in salotto.

In condizioni normali farei tutto il baccano possibile per svegliarlo, ma mi sento come se stessi ancora dormendo.

Quando vado a svegliare mamma la trovo già con gli occhi spalancati, e si mette subito a parlare.

Non sono ancora cosciente e ho l’mp3 attaccato alle orecchie, non ho assolutamente voglia di parlare.

-Come stai? Sei nervosa? Hai realizzato?

Non rispondo neanche: tutto il mio cervello è concentrato a tenermi calma e a non saltarle alla gola.

Mi sento abbastanza nevrotica ora come ora… ma mi passerà presto.

-Mi metto le scarpe da ginnastica e la tuta, non mi metterò in tiro: non mi importa cosa pensano-, mi dice dal bagno bisbigliando per non svegliare gli altri.

Arriva il primo attacco di pianto: qui mi metterei a piangere dalla rabbia.

Se a te non importa cosa dicono a me sì: non si avvicina neanche ad un cavallo, almeno vestiti per bene, che hai la scusa! Ma certo, non ti vesti bene perché la mamma di Diletta viene sempre in tiro…

Vorrei vestirmi in santa pace ma niente, viene da me.

La calzamaglia per il freddo, i calzettoni, i pantaloni bianchi, gli stivali.

“Perché?”, penso, “ho una famiglia così? Dovrebbero tutti essere sull’attenti felici per me per la gara, visto che sono l’unica della famiglia che riesce a combinare qualcosa e il mio gemello è pessimo… perché non mi incoraggiano?”.

Non volevano comprarmi una camicia visto che “una maglietta bianca è uguale”, testuali parole… ma dove lo attacco il plastron? (una specie di cravattino).

Mamma intanto si mette le scarpe da ginnastica, e io cerco di non guardarla per non arrabbiarmi.

-Hai bisogno di qualcosa?-, mi chiede.

Non rispondo neanche: che domande!!! Mi sono svegliata da sola, mi sono preparata la colazione e la roba da portarmi dietro, non sai neanche quali sono le categorie in cui gareggerò oggi e mi chiedi se ho bisogno di qualcosa??? Mah.

-Rimani ferma da una parte, hai gli stivali che ticchettano… svegli tutti.

Con stizza cammino in punta di piedi e prendo il cellulare: so che nessuno alle 7 e 45 di domenica mattina è sveglio, ma mando un messaggio a Diletta.

Finalmente riesco a spingere mamma fuori casa e con le sue chiacchiere ancora in testa andiamo al centro ippico.

L’erba è ghiacciata e, come ormai mi fa notare mamma da 15 minuti, la temperatura è -1.

Appena scendo dalla macchina cerco di andare a velocità massima verso la stalla, ma mamma si lamenta, seguendomi con quello che lei chiama passo normale e io “passo merenda di pasqua”.

Decido di calmarmi: d’altra parte è l’unica che mi ha portato qua… chissà se gli altri arriveranno…

Pago IO con i MIEI soldi l’iscrizione alle gare e quando spazzolo Capovetra mamma rimane fuori dalla scuderia… la puzza!

Diletta arriva in ritardo… tanto per cambiare.

Ho quasi sollievo a vederla… sono contentissima. Come previsto sua mamma, Patrizia, è vestita elegante…

Preferisco non fare confronti con l’altra donna che sta al sole con il cellulare all’orecchio...

Visto che abbiamo tempo prima di andare a fare la ricognizione del percorso decido di andare al bagno… trascinandomi dietro ormai mamma…

In bagno troviamo la madre di turno preoccupata per la gara della figlia… ma tutte a me le logorroiche oggi?

Quando torno è arrivata Elena: viene a scuola con me, anche se è una classe avanti, e facciamo lezione a cavallo insieme. È molto simpatica e appena mi vede mi guarda strana.

-Ciao! Cos’hai?-, le chiedo.

-I pantaloni…

-Sì, quelli bianchi sono sotto…

-Ah!!! Ora ho capito…

Quando andiamo a vedere il percorso Elena ci segue, anche se a regola non potrebbe, visto che non è un istruttore e non concorre.

Il percorso non sembra difficile… Capo non avrà problemi. Io? Vedremo.

Vestita, chiedo come sto… mamma? Sparita.

-Perfetta-, mi dice Elena.

In seguito non capisco molto… confusione, istruttore sparito, mamma anche, io, Diletta e i nostri cavalli.

Entriamo e andiamo in campo prova: Capo comincia subito a fare confusione.

Accelera, scarta, non mi ascolta: è agitata per le persone intorno al campo.

-Prova a farla galoppare un po’, per vedere se si calma-, mi dice Elena.

In effetti un po’ si tranquillizza.

I salti di prova fanno schifo: l’istruttore, per non urlare, mi si avvicina e mi dice:-Vuoi svegliarti o no? Qua dormiamo sennò, e non andiamo da nessuna parte. Guarda che tra 10 minuti devi entrare in campo.

In campo alla fine ci entro, e non mi sembra così terrificante.

-Attenta, quando il giudice suona la campana parti subito, non varcare la linea di partenza due volte, come ha fatto Diletta.

Ah! Ecco l’errore orrendo che mi ha detto di aver fatto Diletta!

La campana suona e io parto.

Cerco di concentrarmi e di vedere la distanza, poi di riprendere.

All’ultimo ostacolo ancora non ci credo: nessuna penalità.

Abbiamo fatto un bel percorso.

Tutti si complimentano con me, e io ho un sorrisone enorme che mi va da orecchio a orecchio.

Elena mi corre subito accanto. –Sai-, mi dice, -mi sento una cacca.

-E perché?

-Guardo te e Diletta e vi vedo saltare, saltare così, tranquille, ostacoli che a me sembrano enormi… e io? Non riesco neanche a tenere i talloni in basso come si deve…

-Dai, non preoccuparti. Anche io ci sono passata… non è neanche un anno che vieni in questo centro ippico e già galoppi! Io ho dovuto aspettare quasi tre anni per saltare meno di mezzo metro.

E adesso? La gara di dressage.

 

Salve!!! Pensavo di aver messo fine a questa storia sul nascere, visto il poco successo riscosso… quando mi spunta amimy! Cara mia, hai salvato questa fiction!!! Per questo la dedico a te, che le hai evitato il cestino della spazzatura di internet e perché apprezzi sempre ogni frutto partorito dalla mia povera mente malata!!! Grazie mille per averla inserita tra i preferiti e per aver commentato, ho postato un nuovo capitolo giusto perché hai commentato! Grazie, grazie mille! Ora, detto questo, spero che questo capitolo non ti abbia fatto vomitare ^^. Eh lo so che dovrei aggiornare le altre mie ff, ma questa mi viene meglio perché ho scritto quello che mi passava per la mente… anche se sarò potuta sembrare abbastanza nevrotica >.

  
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