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Autore: Cicciolgeiri    02/03/2009    0 recensioni
"Proprio nel momento in cui Kitty uscì, nella stanza si affacciò Logan. "Che cos'è questo baccano? C'è gente che cerca di dormire, qua!" disse, appoggiandosi allo stipite della porta a braccia conserte. La sua tipica mossa da fico. Steve aveva provato ad imitarlo un paio di volte, ma quando non sei alto due metri e non hai alcuna massa muscolare non susciti lo stesso effetto sulle ragazze."
Steve Mackenzie alias Idro è la più giovane recluta degli X-Men ed è un tipo piuttosto imbranato, ma simpatico e volenteroso. Tra avventure, amici e amori, la vita di questo ragazzo e di tutti quelli che gli stanno intorno cambierà per sempre. Tra gli altri personaggi: ALEX SUMMERS aka HAVOK e LAURA KINNEY aka X-23.
Ambientata più o meno tra i primi due film.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: X-men
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo uno: Xavier’s Institute for gifted youngsters, Salem


Cerebro era davvero impressionante, Steve non ci si era mai abituato veramente. Non appena il raggio azzurrino per la scansione della retina l’aveva riconosciuto, la porta di acciaio, lucidissima e con una “X” in rilievo, si era aperta e lui aveva visto davanti a sé il professore.
Indossava il casco di Cerebro. << Buongiorno, Steve. Entra pure >> l’aveva salutato, senza nemmeno voltarsi.
La sua amica Jubilee gli aveva detto che, prima o poi, si sarebbe abituato anche alla telepatia, ma Steve non ne era molto sicuro.
Aveva percorso il ponte delimitato da lampade luminose che lo separava dal professore a passo svelto, stando bene attento a non guardare giù. << E’ proprio un bel camerone rotondo … >> aveva detto Logan un po’ di tempo prima. Steve era d’accordissimo, però c’era da dire che Cerebro non era solo rotondo, ma anche molto, molto profondo. E lui soffriva di vertigini. Deglutì sonoramente avvicinandosi al prof, sperando con tutto sé stesso che non gli stesse frugando nella mente o roba del genere: non gli andava di essere compatito per il fatto di essere piuttosto fifone.
Il professore sorrise, ma non disse nulla. Steve lo ringraziò, è proprio il caso di dirlo, mentalmente, per poi fargli la domanda fatidica con la voce più sicura che gli riuscì:
<< Mi voleva, professore? >> in effetti la voce non era molto sicura, ma meglio di niente.
<< Sì, Steve: ho bisogno del tuo aiuto, oggi. Te la senti? >>
<< Ehm … certo, professore. Almeno credo … >>
<< Perfetto, figliolo: sapevo di poter contare su di te. Questa sarà la tua prima, vera missione. Niente di rischioso naturalmente, ma richiederà un certo autocontrollo da parte tua. Vuoi tentare? >> il professore era sempre molto gentile con lui, che era un novellino, il più giovane degli X-Men. Voleva dimostrare ai suoi compagni di squadra di essere tosto esattamente quanto loro e poi il prof aveva detto che non era pericoloso: ci voleva solo un po’ di autocontrollo. Be’, il suo secondo nome era autocontrollo. Di che cosa poteva mai trattarsi?
<< Sì, professore. Voglio farlo! >> annunciò, gonfiando il petto.
Il professore sorrise ancora una volta e girò la carrozzella verso di lui. << Seguimi >> disse, precedendolo sul ponte. Steve si affrettò dietro di lui e la porta d’acciaio si chiuse alle sue spalle.
<< Allora >> cominciò il prof, attraversando il lungo corridoio che portava alla sala del jet, << grazie a Cerebro ho individuato dell’attività mutante in Texas, a New Spring. Da quanto ho appreso è successo qualcosa di molto grave circa mezz’ora fa. C’è una ragazza in difficoltà: quello che dovete fare è recuperarla e portarla qui per ulteriori accertamenti. Tutto chiaro? >> il professore arrestò la sedia a rotelle proprio davanti alla porta della sala del jet e si voltò verso di lui. A Steve venne un groppo alla gola.
<< Ma non dovrò mica pilotarlo io il jet, vero? >> chiese flebilmente.
Il professore ridacchiò giovialmente. << No Steve, ci penserà Tempesta al jet, tu … Diciamo che tu farai da "supervisore" della missione! >>
Steve si sentì subito sollevato. Il professore lo mandò a mettersi l’uniforme e gli comunicò che con lui sarebbero andati Tempesta, Ciclope, Gas e la dottoressa Grey. Negli spogliatoi incontrò Gas, alias Lucas Gaunt, uno dei suoi migliori amici.
<< Ehi, Luke! >> lo salutò, recuperando la sua uniforme << Sei emozionato? >>
Lucas, che già aveva indossato la sua tuta, si girò a guardarlo con aria minacciosa:
<< Uno >>, disse, << non chiamarmi Luke: in missione si usano i nomi in codice, quindi, per te oggi sarò Gas! Due >> il ragazzo abbandonò l’aria minacciosa e gli diede una sonora pacca sulle spalle, << Non sto più nella pelle! Datti una mossa! >>
Steve scoppiò a ridere e si affrettò ad indossare l’uniforme. Non appena ebbe finito i due ragazzi si precipitarono nella sala del jet, dove c’erano già Tempesta, Ciclope e Jean. Steve non riusciva a capire perché a loro l’uniforme stesse splendidamente e a lui invece desse un’aria da scemo. Bobby Drake, per tutta risposta, gli aveva detto che lui aveva sempre l’aria da scemo e forse non aveva poi tutti i torti: capelli color cacca che pochi avevano il coraggio di definire “castano chiaro”, occhi azzurri che sarebbero anche potuti essere belli se non fossero stati incorniciati da spessi occhiali da secchione e un fisico estremamente smilzo che tutte le ragazze denominavano, a ragion veduta, “moscio”. Ma quello non era il momento di pensare al fisico: era la sua prima missione ufficiale da X-Man e non intendeva rovinarsi l’umore; dopotutto c’era sempre tempo per metter su un po’ di muscoli.
Ciclope e Tempesta aprirono il portellone del jet e fecero salire tutti a bordo, per poi sistemarsi ai posti di comando. Lui, Gas e Jean, invece, occuparono i sedili posteriori.
<< Allacciate le cinture: si parte! >> annunciò Ciclope pigiando una moltitudine di tasti sul pannello di controllo. Tempesta si voltò verso di loro. << Jean, assicurati che i ragazzi le abbiano allacciate bene! >> disse. Era sempre così premurosa. A Steve faceva venire in mente sua sorella maggiore Olivia, anche se Tempesta, ovviamente, era molto più bella.
<< Agli ordini! >> esclamò Jean, per poi rivolgersi a loro due. << Gas, Idro: la cinghia esterna deve essere sempre in tensione, mi raccomando, e poi la fibbia di destra va allacciata nel meccanismo qua sotto: così! >> il meccanismo scattò: la cintura era stata allacciata correttamente. Per Steve fu più difficile del previsto mantenere la cinghia esterna in tensione, ma alla fine ci riuscì e il jet poté decollare. Il campo di basket sopra di loro si aprì, mentre tutti gli studenti che facevano i fatti loro nel parco presero ad indicare e salutare nella loro direzione. Gas non perse l’occasione di salutare un gruppetto di sue ammiratrici che si sbracciavano e gli urlavano cose incomprensibili ad un centinaio di piedi più in basso, poi il jet volò via rombando, cosicché, ben presto, si ritrovarono circondati da un tappeto di nuvole bianche e setose. A Steve non era mai piaciuto un granché volare, ma quel giorno era talmente eccitato e il panorama era talmente bello che lo trovò persino piacevole. Sapeva che il Texas era molto lontano dallo stato di New York, ma sapeva anche che il jet volava a velocità supersonica o giù di lì, quindi non ci sarebbe voluto neanche lontanamente il tempo che avrebbero impiegato utilizzando un normale aereo. Si mise a fantasticare su quanto sarebbe stato comodo che i normali aeroplani di linea venissero sostituiti con dei jet all’avanguardia come il loro, quando la voce di Gas lo riportò alla realtà.
<< Il professor X ti ha detto perché dobbiamo andare in Texas? >> domandò, allargandosi il colletto della tuta << Questa cosa mi sta uccidendo >> aggiunse, aggiustando la cerniera nel tentativo di stare più largo.
<< Sì >> rispose Steve, l’uniforme del quale aveva il problema opposto e sciabordava fin troppo, << dice che grazie a Cerebro ha individuato una mutante a New Spring: è successo qualcosa di serio, ma non mi ha detto cosa. >>
Gas annuì, aggrottando la fronte. << Tu, Jean? Sai qualcosa di più, per caso? >> domandò. Gas era un tipo curioso, non avrebbe resistito a fare tutto il viaggio senza sapere in che consisteva di preciso la missione.
Jean fece di sì col capo. << Una ragazza ha perso il controllo dei suoi poteri, ma non so cosa sia successo esattamente: ho provato a mettermi più volte in contatto con lei, ma è ancora sotto choc; nella sua mente e tutto confuso e non sono riuscita a capire niente. >>
<< Rischia di morire? >> continuò Gas.
<< No, ma è in uno stato catatonico e credo che sia svenuta. >>
<< E noi accorriamo a soccorrere la damigella in difficoltà! >> concluse Gas in tono teatrale << Adoro questo lavoro! >>
<< Non è un lavoro, è una vocazione! >> lo corresse Steve.
<< Liberamente tratto da: “La Bibbia del Mutante”, di Scott Summers! >> aggiunse l’altro ragazzo e Jean e Steve iniziarono a ridacchiare. Ciclope si girò verso di loro con uno scintillio di visore al quarzo e li squadrò con fare indagatore. << Che avete tanto da ridere? Non è da tutti scrivere un best seller del genere! >> scherzò. Nuovamente, tutti risero.

New Spring, Texas

Circa due ore dopo il jet iniziò a scendere di quota.
Stavolta non si vedevano più le nuvole, ma campi e città che correvano velocissimi sotto di loro. Era il tramonto e l’orizzonte era tinto di un rosa acceso.
<< Il professore ci sta inviando le coordinate esatte >> annunciò Tempesta, trafficando con leve e sensori, << siamo quasi arrivati! >>
<< A quest’ora quella poveretta sarà già bella che stecchita! >> bofonchiò Gas, che non riusciva più a stare fermo sul suo seggiolino.
<< Non dire sciocchezze, Gas e non agitarti troppo! >> lo riprese Jean. Steve sperava proprio che avesse ragione: non avrebbe sopportato di fallire alla sua prima missione, tutti l’avrebbero accusato di portare sfortuna e altre cavolate del genere che alcuni ragazzi si inventavano per metterlo in imbarazzo.
<< Un chilometro a est di New Spring, in un campo di grano >> disse Tempesta. Ciclope virò e nel loro campo visivo entrò un immensa distesa d’erba d’un verde pallido, al centro della quale c’era un vasto cratere nero e una quercia secolare abbattuta su un fianco.
<< Cacchio! >> commentò Gas guardando fuori dal finestrino. Il jet atterrò e Ciclope aprì il portellone. Le scalette scesero fino a terra e i cinque X-Men si affrettarono fuori dal velivolo. Gas sublimò e si trasformò in vapore acqueo, dirigendosi verso la quercia divelta sottoforma di spirali di fumo. Una volta nel cratere riprese forma umana e fece segno agli altri di avvicinarsi.
<< E’ successo un manicomio! >> annunciò sconvolto quando tutti lo ebbero raggiunto. Si mise una mano davanti alla bocca e indicò qualcosa ai piedi dell’albero: sembrava una persona, o meglio, quel che restava di una persona. Era un corpo quasi completamente carbonizzato.
<< Mio Dio! >> commentò Tempesta << Steve, forse è meglio se non guardi! >> troppo tardi. Steve sentì la bile in bocca e arricciò le labbra cercando di non vomitare. Voleva dire che era tutto a posto, ma non era vero e forse era meglio non aprire la bocca, non sapeva cosa poteva uscirne. Ciclope si diresse a un metro o due dai resti inceneriti e tutti videro che per terra c’era una ragazza svenuta con i vestiti bruciacchiati.
<< E’ lei >> disse Jean.
<< Jean, credi di poterla sollevare per portarla fino al jet? Potrebbe avere ossa rotte o un’emorragia interna: meglio non
rischiare! >> fece Ciclope e Jean annuì << Bene, allora, Idro e Gas, andate a preparare la barella: svelti! >>
I due ragazzi ubbidirono e Gas trasformò entrambi in vapore per raggiungere prima il jet. Steve odiava sublimare, ma non c’era tempo di lamentarsi, così prepararono la barella per i feriti in fondo al jet.
<< Dici che avrà bisogno di un po’ d’acqua? >> domandò Steve con voce roca.
<< Più che altro credo che tu abbia bisogno di un po’ d’acqua: sei pallido come un lenzuolo e non puoi svenire alla tua prima missione! >> disse Gas.
Steve annuì e guardò dritto davanti a sé: a mezz’aria apparve un piccolo globo d’acqua da cui il ragazzo poté dissetarsi Quando ebbe finito, l’acqua si trasformò in vapore acqueo e sparì.
<< Te l’ho mai detto che l’idrocinesi è forte? >> chiese Gas, che sembrava davvero molto colpito.
<< Sì, qualche volta >> rispose Steve, mentre tornavano fuori. Si sentiva molto meglio, ma non voleva avvicinarsi troppo al cratere nero: il suo stomaco era ancora in subbuglio. Jean fece levitare la ragazza fino all’interno del jet, poi la adagiò piano sulla barella con la forza del pensiero. Tempesta e Ciclope si rimisero ai posti di comando e avvisarono il professore che tutto era andato bene, mentre gli altri tre si sedettero sempre dietro, a poca distanza dalla ragazza, e si allacciarono le cinture. Steve si sentiva ancora stralunato e Gas iniziò a fargli qualche domanda, probabilmente per distrarlo:
<< Allora >> iniziò, mentre il jet decollava, << com’è che funziona esattamente il tuo potere? >>
<< Ehm … riesco a modificare l’ossigeno e l’idrogeno e a trasformarli in acqua e viceversa, detto in modo semplice … >>
<< Quando hai scoperto di essere un mutante? >>
<< Te l’ho detto: a tredici anni! >>
<< Quindi quanti secondi fa, per l’esattezza? >> scherzò Gas, ma non faceva ridere. Steve stava ancora pensando al ragazzo incenerito.
<< Che ne sarà di quel ragazzo, Jean? >> chiese. La donna scosse il capo.
<< Non lo so, Idro. Se avvertiamo le autorità, verranno ad arrestare quella povera ragazza. Potremmo anche non dire niente, ma non mi sembra giusto. Se ne occuperà il professore, ad ogni modo. >>
<< Quel poveraccio deve avere degna sepoltura … >> disse Steve con voce rotta e poi iniziò a rimettere.
  
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