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Autore: Emmastory    03/12/2015    1 recensioni
Alcuni anni sono passati, e le nostre tre giovani streghe continuano a vivere la loro vita. La loro felicità sembra costantemente vacillare, così come la sicurezza del profondo e recondito segreto che custodiscono. Nessuna sarà al sicuro, e alcuni nemici a loro già noti non rappresenteranno che una grave minaccia. Il destino di Miriel, Minerva e Astrid, sembra quindi appeso a un filo sottile.
(Seguito di "Sangue di strega: Giochi di potere)
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Sangue di strega'
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Sangue-di-strega-III-mod
Capitolo VI
Ostilità
È ormai l’alba, e il sole mi inonda il viso, costringendomi a tenere gli occhi chiusi per alcuni preziosi secondi. Ammirando lo spettacolare paesaggio visibile dalla mia finestra, mi perdo nella miriade dei miei pensieri, e riflettendo, ricostruisco la mia intera vita. Ora come ora, il mio matrimonio con Xavier non potrebbe essere migliore. Nostra figlia Jocelyn ha ormai sei anni, ed è da poco stata dichiarata una forte guerriera dalle Streghe Superiori. Crescendo, imparerà a difendersi da un mondo in cui il pericolo non cessa mai di esistere, ma attualmente, vive la sua giovane vita come ogni altra bimba della sua tenera età. Seppur lentamente, un altro anno è passato, ed io ho avuto la fortuna e il piacere di assistere al matrimonio di mia sorella Astrid. Sono sicura che quel giorno rimarrà per sempre impresso nella sua memoria. Difatti, ricordo bene che era felicissima, e che nel fatidico momento, aveva abbandonato le sue mani in quelle del suo sposo, deponendo un unico e casto bacio sulle sue labbra. Sin da allora, e a un anno di distanza da quel prezioso e lieto momento, Astrid e Jonathan si sono sposati, ben sapendo che la vita avrebbe continuato a sorridere ad entrambi. Ad ogni modo, quell’odierno appariva ai miei occhi come un giorno facente parte del mio quotidiano ordinario, ma dopo aver ricevuto la visita della stessa Astrid, scoprii di sbagliarmi. Appena arrivata, mi disse che doveva assolutamente parlarmi, ed io la feci accomodare sul divano di casa, come ero solita fare ogni volta che qualcuno veniva a trovarmi. “Sono qui e ti ascolto.” Le dissi, aspettando impazientemente che riprendesse a parlare. “Non posso.” Rispose, stentando a trattenere le forti emozioni che sapevo provasse in quel momento. “Certo che puoi.” La incoraggiai, guardandola negli occhi e prolungando senza volere la mia stessa attesa. “Deve restare un segreto, d’accordo?” Continuò, tendendomi la mano perché gliela stringessi in onore della promessa che stavo per farle. Mantenendo il silenzio, annuii lentamente, per poi scegliere di afferrare le sue dita con una vena di impazienza nei movimenti. “Va bene. Io e Jonathan avremo un bambino.” Confessò, ponendo fine alla mia trepidante attesa e portandomi a provare la miglior sensazione della mia vita. “Dici sul serio?” osai chiedere, incredula e forse spinta dall’impeto del momento. “Sì. Sono incinta di suo figlio.” Chiarì, posandosi una mano sul ventre. “Congratulazioni.” Dissi, avvicinandomi e stringendola in un abbraccio. Lo stesso, sembrò letteralmente infinito, tanto che al suo sciogliersi, fui costretta a sfregarmi gli occhi per l’incredulità. Ad ogni modo, alcuni minuti passarono veloci, e allo scadere degli stessi, vidi Astrid voltarsi, dandomi le spalle e scegliendo di tornare a casa. Ancora una volta, potevo dirmi felice. Sapevo bene che sarei presto diventata zia, e che non avrei esitato a proteggere quella creatura amandola come se fosse stata mia. Con l’arrivo della sera, comunicai a Xavier la lieta novella, e alle mie parole, non potè fare a meno di sorridere. La notte calò in fretta, e il buio avvolse tutta Farebury. Poco prima di addormentarmi, mi abbandonai alle mie ormai solite e consuete riflessioni, non riuscendo ad evitare di interrogarmi sulla titubanza di Astrid nei riguardi di una notizia così bella e sconvolgente. Per qualche strana e a me ignota ragione, voleva che  la nascita del bimbo che portava in grembo rimanesse un segreto, e che come tale andasse custodito. Nonostante i miei numerosi sforzi, non riuscii a capacitarmi della natura del suo gesto. Che volesse evitare di vivere un calvario pari al mio? Mi chiesi, pur non avendo modo di trovare una risposta a quella domanda. Forse era vero, e forse aveva ragione, ma in quel momento, nulla poteva essermi rivelato. Stando ai miei ricordi sulla mia infanzia e quella delle mie sorelle, Astrid non era mai stata una ragazza riservata, ragion per cui, la sua improvvisa chiusura nei riguardi di qualunque persona al di fuori della sua famiglia, mi preoccupava. Così, con quel singolo pensiero insito nella mia mente ora colma di dubbi, passai la notte ad interrogarmi, faticando ad ottenere dei risultati concreti. Durante la notte, riuscii a sentire delle urla provenire da uno dei villaggi limitrofi, e solo allora raggelai. Quelle così strazianti grida potevano significare solo una cosa. I Cacciatori ci avevano trovate, e di lì a poco, avremmo tutte assistito ai primordi delle centenarie  ostilità esistenti fra maghi e Cacciatori. Ero spaventata, ma stringendo i denti, presi in mano il mio pugnale. Appena un attimo dopo, decisi. Mi sarei difesa, uccidendo solo per evitare di rivedere la fame e la miseria divorare il mio villaggio come al tempo in cui non ero che una bambina, lottando strenuamente per restare in vita e non essere uccisa.
   
 
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