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Autore: Ghrian    03/12/2015    3 recensioni
Carlotta è una semplicissima ragazza italiana, una come tante: studia, esce con delle amiche incredibilmente più pazze di lei...
Ma nell'università che frequenta stanno organizzando un tirocinio all'estero con un'altro indirizzo, completamente opposto al suo.
Si ritroverà catapultata in un altro mondo, a contatto con una cultura e abitudini enormemente differenti dalle sue e dovrà adattarsi a tutti i costi.
Aggiungiamoci due amici sclerati, lei che non è da meno e l'entrata in campo di dodici ragazzi... l'esplosione è alle porte, io lancio l'avvertimento!
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Driiiin, Driiiiin, Driiiiiiiiiiiiiin!


Aprii gli occhi spaventata, pensando a un attacco nucleare in corso, invece era solo la mia maledetta sveglia che mi comunicò molto gentilmente che la visita nel mondo dei sogni era terminata.

Poco male, mi aspettava un altro giorno intensivo di lezioni universitarie.

-Carlotta, spegni quell'aggeggio infernale!- mi urlò mia madre dalla stanza accanto, svegliata anche lei dal volume improponibile della mia simpatica sveglia digitale. Purtroppo ero costretta a utilizzare un volume che sfiora gli ultrasuoni se volevo alzarmi ad un orario decente.

Mi alzai svogliata e ancora assonnata dal letto rischiando di cadere non appena appoggiai un piede sul pavimento gelido, abbandonai il mio caldo pigiamino con gli orsetti disegnati sopra, infilai un paio di jeans stretti con una camicia a righe morbida sopra risvoltando le maniche fino al gomito.

Perfetto per il clima ballerino di Milano. Eravamo a novembre e fuori persisteva ancora un caldo tipico primaverile. Non che mi lamentassi, ma non sapere mai come vestirsi la mattina può diventare un trauma enorme. E poi diciamocelo, non è normale.

Presi la mia fida borsa a tracolla, già riempita di libri e dopo aver messo degli stivaletti neri, mi fiondai fuori di casa evitando le urla di mia madre che dalla sua camera mi augurava una buona giornata.

Gentilissima, certo, ma appena sveglia e ancora intontita come un calabrone che si è appena schiantato contro un parabrezza, le sue urla non facevano che infastidirmi e innervosirmi.

Non ero propriamente in ritardo, la prima lezione cominciava alle nove ed erano appena le sette e un quarto, ma avevo in programma una bella colazione con la mia migliore amica, Larissa.

Siamo amiche da quando eravamo bambine, all'asilo la nostra priorità era battere chiunque ad ogni gioco e dopo vari scontri ci eravamo rese conto che era decisamente più divertente un'alleanza. Dopo quel giorno non ci siamo più separate, due pesti che creavano più danni che altro. E ancora adesso siamo così, due pazze sognatrici.

Certo, alle superiori lei scelse un liceo classico mentre io, scelsi uno scientifico senza mai abbandonare il conservatorio, una delle mie più grandi passioni.

Anche all'università ci siamo trovate a prendere due strade diverse: lei insegnante mentre io puntai a specializzarmi in scienze biologiche per poi diventare una genetista forence.

Già... chi me l'ha fatto fare?

Entrai nel nostro solito bar, spingendo la porta e quasi sbattendoci contro se non fosse stato per una santa vecchietta che mi aiutò, tenendomela aperta. La ringraziai con un sorriso smagliante e mi avviai al nostro solito tavolo dove una chioma leonina nera mi stava aspettando con un broncio davvero impagabile.

-Finalmente sei arrivata, mi stava crescendo la barba.-

Mi siedetti sbuffando sonoramente, per farle sentire bene quanto il suo commento mi abbia resa felice, e posai la borsa sulla sedia libera alla mia destra mentre guardavo Larissa legarsi i capelli in una coda bassa, nel tentativo di domarli leggermente. Tentativo fallito, viste le sue moltitudini ciocche scure che uscivano ribelli dalla costrizione dell'elastico.

Come la capivo, sebbene i miei capelli fossero più ondulati e di un color biondo cenere, erano costantemente gonfi. Se lei li poteva portare corti fino alle spalle, io non ci potevo neanche pensare.

Il mio destino era quello di portarli lunghi fino a metà schiena fino al termine della mia vita mortale.

Un destino roseo e pieno di elastici. Prospettive positive.

-Non sono in ritardo. E poi quella battuta è vecchissima, devi rinnovare il tuo repertorio.- le dissi mentre cercavo di attirare l'attenzione del cameriere, riuscendo al primo tentativo. Avevo un disperato bisogno di un caffè.

-Probabilmente. Allora, a che ora hai la lezione?- mi chiese, incrociando le braccia magre scoperte da una maglia a maniche corte, sul tavolino.

-Alle nove. Ci hanno detto di essere tutti puntuali, chissà perchè.-

-Forse perchè non lo siete mai?-

Scoppiammo a ridere all'unisono, proprio mentre il cameriere arrivava al nostro tavolo guardandoci come se fossimo delle pazze scatenate.

-Volete ordinare qualcosa?- chiese incredibilmente scocciato, tantè che picchiettava addirittura il piede sul pavimento di marmo bianco.

Io lo guardai con una faccia che esprimeva tutto il mio scetticismo sulla sua persona -Ma va? Si, gradiremmo due cappuccini alla cannella e due brioches alla marmellata. Grazie.- lo liquidai subito, mentre lui assunse una posa ancora più scocciata e irritata. Nel farlo arricciò le labbra carnose ed era un vero spettacolo perchè sembrava proprio un castoro con il mal di pancia.

Larissa ridacchiò senza contegno guardandolo camminare a tutta velocità verso il bancone del bar.

-Quello ci sputa nel cappuccino.- dichiarò lei, smettendo immediatamente di ridere e adombrandosi, facendo ricomparire il suo solito broncio.

-Non li prepara lui.- sorrisi malvagia facendole l'occhiolino.

-Tornando a noi, so che anche la facoltà di lingue orientali ha un richiamo per oggi alle nove. Ho sentito Bea e ha detto che dovevano arrivare puntuali perchè avrebbero ricevuto una bella notizia.-

-Ora che mi ci fai pensare, la lezione non si svolge nella mia facoltà. Probabilmente dovremo svolgere un progetto in cui ci saranno anche loro, faremo un tirocinio all'estero da quanto ho capito.- risposi scostandomi per far posare in pace la nostra ordinazione al gentil cameriere.

Lei bevve un sorso del cappuccino constatandone la bontà con un sospiro poco incline al pubblico del bar e suggerì -Forse vi mandano in Cina, o in Giappone! E ti ritroveresti una Larissa molto invidiosa.-

Io quasi mi strozzai con un boccone di brioches, che avevo addentato come un orso bruno con un salmone bello succulento -Non esagerare. Si parla di un anno all'estero, l'ultimo per giunta e di una probabilità molto alta di rimanere li. Non credo di voler cambiare totalmente cultura. Già faccio fatica ad integrarmi con la mia, figuriamoci con una completamente opposta.-

-Non hai tutti i torti. Però sarebbe una bella esperienza, l'anno che hai passato a Londra ti era piaciuto, no?-

-Si, ma parliamo di due mondi diversi. E poi siamo costretti a spostarci, in Italia i laboratori di ricerca, ma soprattutto i fondi, non sono proprio ben forniti.-

-Ancora non sappiamo nulla, stiamo facendo delle ipotesi un po' campate per aria. Mi farai sapere.-

-Sicuro.- rispondo, chiudendo il discorso e lasciando che Lar si avventasse sulla brioches. Ah, cosa avrei fatto senza di lei?


Pagammo il conto e sotto l'occhio attento del nostro Mr Castorino come l'aveva soprannominato Lar, ci dirigemmo verso le nostre facoltà dividendoci all'entrata.

Secondo i moduli appesi nella bacheca all'entrata dovevo spostarmi nel piano più basso della struttura, nell'aula magna. Scesi le scale che mi sembrarono infinite e mi diressi verso la porta antipanico blu che mi permetteva l'ingresso nella classe di giapponese.

L'aula era praticamente vuota, a parte qualche studente del corso di lingue, vidi però la massa di capelli rossi appartenenti a Beatrice seduta in una delle file in centro, così la raggiunsi e mi sedetti pesantemente in parte a lei -Ciao, Bea.-

-Ehi, Carl, come stai?- mi chiese, guardandomi con i suoi occhioni azzurri.

-Bene, anche se avrei sicuramente dormito di più.- risposi, sprofondando nella poltroncina rossa. Le nostre aule non erano così comode, accidentaccio a loro.

-Oh, anch'io. Però oggi avremo una notiziona che varrà la pena della nostra limitata fase REM.-

-A quanto pare. Cos'è questa storia di un tirocinio con le nostre facoltà?- chiesi, mettendomi più comoda e rientrando sempre di più nella poltroncina.

-Beh, abbiamo entrambi un anno all'estero da completare e sembra che vogliano prendere due piccioni con una fava.- spiegai, torturandosi una ciocca di capelli sfuggita dal suo chignon malandato.

-Capisco. Spero non sia troppo lontano.- sbuffai senza ritegno.

-Puoi sempre scegliere.-

-Sai che sceglierei comunque di partire, sebbene non mi piaccia l'idea di continuare a spostarmi. Ma è un'opportunità troppo alta. E poi amo viaggiare.-

-Siamo proprio uguali. Anche se i tuoi occhi multicolor non li vorrei mai.-

Io risi di gusto, trascinandomi dietro anche lei e alcuni ragazzi che si erano seduti vicino a noi.

Gli occhi, una mia piccola particolarità. Cambiavano a seconda del tempo e dell'umore, passando dal verde prato al nocciola. Mentre lei con i suoi occhi azzurri e i capelli sembra davvero Anna dai capelli rossi, uno dei miei cartoni preferiti fin da piccola.

Questa ragazza si aggiunse alla nostra piccola cerchia di amicizie tre anni fa, ma diventammo subito inseparabili. Un amico in comune ci presentò e fummo subito pappa e ciccia, vi lascio immaginare quando ha conosciuto Larissa. Un casino infinito.

-Silenzio per favore!- richiamò, con molta fatica, l'attenzione un professore della facoltà di lingue.

-Grazie. Come sapete sia la facoltà in cui insegno sia quella di scienze biologiche necessita di un anno all'estero per compiere il tirocinio obbligatorio. Chi ha già sfruttato questa occasione può esimersi dal compierla nuovamente anche se noi la riteniamo in ogni caso un'opportunità da non sottovalutare.

Quest'anno abbiamo deciso di accettare la collaborazione altre volte offertaci dalle università di Seul, in Corea del Sud. Ecco perchè abbiamo pensato di unire le nostre facoltà e utilizzare quest'anno non solo come tirocinio e formazione delle due materie ma anche come un'opportunità di lavoro e vita per voi. Ovviamente dovrete trovarvi un appartamento, se quelli messi a disposizione non saranno più disponibili. I pranzi saranno offerti dalle università ma a tutto il resto dovrete provvedere voi, vi consigliamo quindi di trovarvi un lavoretto, anche quelli offerti gentilmente dalle università. Se avete intenzione di iscrivervi i moduli sono reperibili in settimana, insieme al programma. Per i laureandi in genetica che hanno intenzione di partecipare, le lezioni sono terminate. Dovrete imparare almeno le basi del coreano e rispolverare l'inglese. Per i libri di testo non preoccupatevi, la scuola provvederà a farveli avere.

Grazie a tutti per l'attenzione.-

Una volta che spense il microfono, nell'aula magna gremita di ben novanta studenti stupefatti si scatenò l'inferno.








NOTA: Saaaalve!

Allora, questa è la mia FF su questo gruppo e a dire la verità non volevo nemmeno scriverla, ma questa idea mi è balenata in mente e persisteva finchè non ho ceduto e l'ho scritta.
Lo stesso problema si è manifestato nel pubblicarla ma ho deciso di buttarmi!

Fatemi sapere cosa ne pensate, questa è una di quelle storie che praticamente si scrive da sola: una trama davvero molto semplice, personaggi ben definiti e con un carattere ben preciso. L'unica cosa abbastanza difficile è scrivere della cultura coreana con tutte le loro tradizioni dato che la mia conoscenza si limita a qualche libro e ad internet poichè non ho avuto la fortuna (purtroppo) di riuscire a farmi un bel viaggetto. 
Ma, mai dire mai: limita le idee.

Bene, sono curiosa di sapere se vi piace!
Alla prossimaa


   
 
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