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Autore: Marti Lestrange    04/12/2015    6 recensioni
[STORIA SOSPESA]
Harry alza le dita a toccarle la guancia fredda, la linea della mascella e infine le labbra, mentre lei sospira, e non riesce a fare a meno di guardarlo. È ancora più bello se visto da vicino, i suoi occhi sono più verdi che mai e sono grandi e le fossette che gli si dipingono ai lati della bocca sono fatte per essere baciate. Alycia poggia le mani sul suo petto e lo sente tremare leggermente e la sua pelle è calda sotto la stoffa della t-shirt. Ora Harry le fissa le labbra, che Alycia si ritrova a dischiudere, ed è abbastanza perché lui si decida a baciarle, prima in un contatto lieve e incerto, poi sempre più avidamente. Alycia risponde al bacio senza riserve, circondandogli la vita e passandogli le mani sulla schiena, mentre il petto di Harry aderisce al suo e le toglie il fiato. Lo sente gemere sulle sue labbra mentre accarezza quelle di lui con la lingua e le sue mani la stringono sui fianchi, per poi scendere sempre più giù.
[Long; Harry/OC; AU.]
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Capitolo IV.
Thousand Miles.

[Aprile 2015.]

"Too far away to feel you
But I can't forget your skin
Wonder what you're up too
What state of mind you're in
Are you thinking bout the last time
Your lips all over me
'Cause I play it and I rewind
Where you are I wanna be".



Alycia ci crede a quelli che dicono che, a volte, la vita ti scorre davanti rapida come un flash - accecante.
Alycia crede anche nel destino, in una serie di coincidenze ed eventi che ti portano ad essere nel posto giusto al momento giusto - oppure tutto il contrario e la tua vita cambia, se non del tutto almeno in parte.
Alycia crede in una sorta di "equilibrio cosmico", una bilancia che un po' dà e un po' toglie, che quando assaggi la felicità troppo avidamente te la porta via e basta, come se fosse troppa e tutta insieme - e ti ritrovi con niente, a parte un vuoto dentro che ti schiaccia là dove prima avevi un cuore e rivivi nella memoria ogni momento, lo senti sulle labbra, ti brucia la pelle e ti fa stringere gli occhi, ma non è più tuo.
La verità è che Alycia sa che Harry Styles non è suo e le viene ancora più facile crederlo quando lo vede entrare al "Black Treacle" - il ristorante in cui lavora tre sere a settimana, a Chelsea - in compagnia di una bionda alta due metri, con due gambe da paura e bella da morire.
Li vede mentre sta portando dei piatti al tavolo cinque e si ferma quasi in mezzo alla sala, guardandoli raggiungere il loro tavolo in compagnia di Isabelle, una delle sue colleghe. Alycia guarda Harry scostare la sedia alla sua accompnatrice - fidanzata? - e lei prende posto sorridendogli radiosa. Sorride anche lui e le si siede di fronte. Alycia si affretta verso gli occupanti del tavolo cinque, che per fortuna è ben lontano dal loro, per consegnare i piatti.
Nota alcuni fotografi appostati fuori dal locale: la ragazza di Harry deve essere famosa - quasi sicuramente nel campo musicale - ed è così che probabilmente si sono conosciuti. Alycia osserva i capelli biondi di lei, lisci e luminosi, così diversi dalla sua coda scomposta che a quell'ora della sera sfugge ormai alla gravità; il vestito corto ma senza essere volgare che deve costare una fortuna - e ripensa agli abiti che indossava l'ultima volta e che Harry le ha tolto, comprati da H&M in saldo la scorsa primavera; le unghie rosse e perfette abbinate al rossetto, mentre il suo smalto nero della Rimmel non le dura neanche dalla sera alla mattina; l'ovale del viso armonioso e due occhi azzurri come il mare, che sembrano essere l'unica cosa che hanno in comune. Alycia si sente piccola e stupida e illusa.
Harry le tocca una mano poggiata sulla tovaglia tra loro e lei sorride ed è ancora più bella. Alycia non può vedere la faccia di Harry - non può vedere se le sorride come ha sorriso a lei. "La tocchi come hai toccato me, Harry?", pensa mentre il cuore perde un battito.
E rivede tutto, dai baci sul collo alle sue mani grandi, dai gemiti incontrollati alla sua pelle nuda addosso, dai suoi affondi disperati all'orgasmo, dai suoi occhi verdi alle sue labbra a baciarle un seno, come a volerle dire "ora sei mia". E il suo nome sussurrato e poi quasi urlato, le dita tra i capelli e sulla schiena forte, i tatuaggi che raccontano una storia, le braccia scolpite che la circondano, le sue mani che lo cercano e lo stringono - e ogni superficie è solcata dalle sue labbra e lingue che si incontrano e il suo profumo buono nell'aria.
Alycia rivede tutto. Alycia rivede Harry.
La sua schiena è ampia ed è tutto ciò che lui le offre.


#


- Alycia...
Natalie le si avvicina mentre sta aspettando i piatti da servire al tavolo undici - pericolosamente vicino al suo tavolo, ma poco le importa. In effetti non vede l'ora che lui la veda, solo per gustarsi l'espressione sul suo viso. Vuole sorprenderlo.
Sente la presenza silenziosa della sua amica e collega accanto a lei e il profumo del suo shampoo si mischia a quello del roast beef, per poi scomparire del tutto. Si accorge che tutto ciò che vorrebbe in questo momento è cullarsi in quel profumo e dormire accanto alla sua amica come fanno sempre la domenica sera, quando sono troppo stanche per separarsi, e il lunedì mattina Natalie si alza presto, ma quasi sempre troppo in ritardo, per correre al lavoro in caffetteria.
- Hey - la saluta regalandole un pallido sorriso tirato dalla stanchezza. Sono le dieci e il suo turno finisce a mezzanotte, ha ancora due ore di inferno davanti a lei. Non crede di riuscire a farcela, non con l'ingombrante presenza di Harry Styles in sala, ma cerca di farsi forza.
- Ho appena visto... - comincia Natalie deglutendo e strofinando i palmi delle mani sul grembiulino bianco che indossa sopra i pantaloni neri della divisa.
- Lo so chi hai visto - la anticipa Alycia annuendo, ma senza guardarla. Non vuole vedere lo sguardo di Natalie accendersi di dispiacere. Non le piace essere compatita.
- E...?
- E non sono affari miei, non credi?
- Io credo che siano affari tuoi, Alycia - aggiunge Natalie con tono fermo e anche leggermente alterato, cercando però di non farsi sentire dagli altri presenti, anche se nessuno sembra far caso a loro. La sua amica è probabilmente in pausa e Alycia sta ancora aspettando i piatti, che tardano ad arrivare, e maledice mentalmente tutti quanti.
- Insomma, siete stati insieme - sussurra l'altra avvicinandolesi. - Siete stati insieme e vi siete scritti e chiamati, da quella volta. Questo per tre settimane. E lui non ha accennato a nulla. Niente di niente. Non ti sembra... - fa una pausa - strano?
- A me sembra strano che tu pensi che tra noi ci sia qualcosa di più di un po' di sesso occasionale, Nat - replica Alycia e dentro di sè odia quelle parole, eppure le rotolano fuori senza indugio, forse per farsi un po' male. O per convincere Natalie del contrario quando l'amica le legge negli occhi la verità. - È successo una volta e chiamate e messaggi non provano niente. Quella sarà la fidanzata ufficiale e io solo uno dei suoi divertimenti quando viene a Londra una volta al mese. Tutto qui.
- Non è "tutto qui" - Natalie non sembra volersi arrendere e Alycia non capisce perché si sforzi tanto. - E lo sai anche tu, solo che adesso fai così perché sei ferita e non vuoi ammetterlo e non vuoi nemmeno che io lo capisca, ma sai che è inutile che ti sforzi di fare la stronza, io so come sei.
- Be', in fondo non lo conosco poi così bene - esclama mentre avvista i tanto attesi piatti veleggiare verso di lei dal fondo della cucina. - Non so nemmeno perché venga a Londra, tanto per farti un esempio.
- Stai cambiando discorso e stai procastinando, Alycia Roberts - Natalie incrocia le braccia al petto, il cipiglio severo. Alcuni ciuffi rossi le ricadono sulla fronte e Alycia non può fare a meno di trovarla buffa e le vuole così bene per la sua determinazione a leggerle dentro e non arrendersi mai.
Le vengono passati i due piatti di roast beef e patate per il tavolo undici - i cui occupanti saranno ormai affamati e sull'orlo del cannibalismo ("Magari addentano la fidanzata di Harry...", pensa) - e guarda Natalie un'ultima volta.
- Adesso non ho tempo, Nat. Ne riparliamo.
- Stai procastinando - le grida dietro Natalie mentre lei esce dalla cucina a passo deciso.


#


{Londra, marzo 2015}
La pioggia continua a battere dietro i vetri mentre Alycia ed Harry rimangono distesi sul divano - almeno per un altro attimo. Sono uno accanto all'altra, la schiena di lei premuta contro il petto di lui, stretti in quello spazio esiguo, silenziosi - a parte i respiri irregolari che ancora cercano un equilibrio e i cuori martellanti sotto pelle che forse un equilibrio non lo troveranno mai.
Alycia porta le mani sotto la guancia e improvvisamente si sente nuda ed esposta, e non solo esternamente. È come se avesse rivelato ad Harry ogni suo più piccolo segreto, dal neo sotto il seno - poco sopra il cuore - alla voglia marroncina dietro il ginocchio sinistro, dalla cicatrice sulla spalla destra - un ricordo indelebile di un'altra lei, di un'Alycia lontana non solo nel tempo ma anche nello spazio, come se fosse stata un altro corpo, altra carne e ossa e organi - al tatuaggio sotto le scapole, marchio sempiterno del giorno in cui è finito tutto - ed è iniziato il resto. E insieme ai segreti, Harry Styles ha portato allo scoperto anche sensazioni che Alycia pensava non avrebbe provato più, non dopo Zayn e quello che c'era stato e che era finito - con prepotenza e rapidamente, proprio com'era iniziato, privandola dell'ossigeno e schiacciandole i polmoni, lacerandole la carne e lasciandola inerme e vuota ma viva, forse per la prima volta dopo mesi.
Harry Styles ha portato tutto allo scoperto, privandola di ogni difesa. E di ogni maschera. Perché nessuno di quelli incontrati prima di lui - e con i quali ha condiviso frettolosi amplessi e albe gelide dopo notti insonni e colorate da luci psichedeliche di qualche club affollato e il sapore alcolico di labbra sconosciute proprio dietro l'orecchio - le ha mai fatto dimenticare tutto quanto, mentre uno si perde nel corpo dell'altra e i confini si fanno indefiniti, e Alycia esce dall'oblìo, da una condizione della mente che, si rende conto con sconvolgente stanchezza, ha portato avanti per fin troppo tempo, in giorni e notti tutti uguali in cui non era più certa di niente e andava avanti a vivere per inerzia del respiro, come una bambola rotta in attesa di essere riparata.
La sua condizione di attuale nudità la rende libera, esposta in tutte le sue fumanti macerie, ma libera. E, insieme alla libertà, arriva la paura - di non essere abbastanza, di non aver capito niente, di cadere - insieme ai dubbi viscerali, l'inquietudine mischiata all'euforia, la calma dopo la tempesta e la voglia di alzarsi e uscire fuori nella pioggia di marzo e ballare senza pensare più. Poi si rende conto di non voler lavare via da lei il ricordo palpabile del corpo di Harry, che le si è attaccato addosso come un tatuaggio o una maledizione e che in quel momento preme sulla sua pelle, insistente e dispotico.
Le dita lunghe di Harry le percorrono la spina dorsale, come a voler contare e toccare - spezzare - ogni osso e sente la pressione di quelle dita studiarla e raggiungerla e all'improvviso vorrebbe morire, solo per farlo sotto le sue mani. E subito dopo sente le sue labbra calde sul collo, sulla spalla e poi di nuovo sulla schiena, e scendono, scendono pericolosamente, mentre lo spazio sul divano diventa sempre meno e le gambe si allacciano e una mano di Harry è sul suo seno e l'altra tra le sue gambe, a cercarla ancora una volta, mai sazio.
- Harry - lo chiama lei prima che sia troppo tardi e che la sua coscienza si annulli. - Harry, aspetta...
Lo sente allentare la pressione e quando le sue dita la lasciano vuota ha freddo all'improvviso, là dove prima premevano con insistenza.
Alycia si siede, fa ricadere i piedi sul tappeto del piccolo salotto, le mani tra i capelli biondi e spettinati. Harry dietro di lei sospira tra i denti e quel silenzio è abbastanza eloquente per entrambi.
- Dobbiamo fermarci, vero? - le chiede e la sua voce è più roca del solito.
- Sì - risponde solo lei annuendo.
- Tu ti vuoi fermare?
- No.
Ancora silenzio.
- E tu?
- No.
Harry trattiene il respiro, ma Alycia si alza e cerca frettolosamente i suoi vestiti sparsi qua e là, rivestendosi senza voltarsi. Harry è ancora immobile sul divano, come sospeso, e sembra il soggetto di un dipinto, talmente è bello, e Alycia se ne accorge quando finalmente lo guarda e un lungo respiro trattenuto troppo a lungo le sfugge dalle labbra.
Vorrebbe baciare ogni singolo centimetro di quel corpo, fino a perdere se stessa, e questa consapevolezza è così forte che sente una fitta al basso ventre, dolorosa e acuta, e fa così male che l'unica soluzione è quella di smettere di guardarlo, anche se non vorrebbe - anche se la distrugge lentamente. La verità è che potrebbe passare delle ore semplicemente a guardarlo, ma ora non può, proprio non può. Qualcosa la blocca, la tiene ancorata, le pietrifica le membra e le secca le labbra. Sente che con Harry potrebbe essere diverso, eppure allo stesso tempo ha una paura nera che le risale lungo le membra stanche e che le striscia sul cuore. Vorrebbe ma non può. E così si ferma, prima di fare o dire cose che travalicano il momento e ogni più blanda intenzione, prima che Harry la guardi con quegli occhi bellissimi carichi di fraintendimenti e scuse sussurrate ché a dirle ad alta voce è peggio, prima che lui se ne vada frettolosamente e in silenzio solo per non doverla chiamare illusa. Piuttosto che credere a "cose" che non esistono preferisce prevenire l'inevitabile e risparmiare a tutti e due delle scuse che non reggono. Harry non è suo e forse non lo sarebbe stato mai.
- Niall potrebbe rientrare da un momento all'altro - butta lì Alycia, sperando che la prospettiva che il suo amico possa scoprirli spinga Harry a rivestirsi.
Lui prima la guarda a lungo - e Alycia vorrebbe che non smettesse mai - e poi si alza e si riveste senza fretta, con gesti misurati e controllati. Lo guarda con la coda dell'occhio, ne segue i movimenti, mentre si rimette la t-shirt e gli stivali, mentre chiude il bottone dei jeans e si riavvia i capelli che sono un caos, e anche alla fine, quando recupera la giacca dal pavimento dell'ingresso, e poi torna indietro da lei ancora una volta.
E ora si guardano e Alycia sente tutto spezzarsi sotto i colpi di quel verde - sotto quegli occhi che sono uno spettacolo.
Harry ha le mani in tasca e dondola un po' sul posto e apre la bocca come a voler parlare ma poi cambia idea e sceglie il silenzio - sempre il silenzio.
- Posso scriverti? - le chiede però alla fine, ché non è mai stato bravo a quel gioco.
Alycia sente accendersi qualcosa dentro, come una fiamma latente che sta prendendo forma.
Annuisce. - Certo.
- Mi risponderai? - aggiunge Harry e c'è un dubbio pesante come un macigno ad accompagnare le sue parole.
- Certo - e Alycia ci crede. Alycia sa che sarà così, perché è da quando ha visto Harry per la prima volta che non fa che rispondere - a lui, al suo richiamo, al suo bisogno.
Harry fa qualche passo deciso verso di lei e le bacia le labbra ed è un bacio sfuggente, rapido quanto basta per non chiudere gli occhi. E Alycia lo guarda andare via, un'ultimo sguardo prima che la porta si richiuda.
Due ore dopo, quando Niall si affaccia alla porta della sua stanza, finalmente a casa, e le sorride, Alycia lo guarda dal letto, rannicchiata sotto le coperte - e le sue braccia non riescono a sostituirne altre.
- Tutto bene? - le chiede.
Lei vorrebbe tanto dirgli che no, che forse ha appena fatto la più grande cazzata del secolo a mandare via Harry così, che è una stupida e una masochista, ma si limita ad annuire.
- Te lo racconto domani. Ora va' a dormire, Nialler.
- Sicura di stare bene?
- Sicura.
- Notte, allora.
- Buonanotte.
Niall lascia la porta aperta e sparisce nel corridoio buio. Alycia sente l'acqua scrosciare nella doccia. Il telefono si illumina nella penombra.


NUOVO MESSAGGIO.

DA: HARRY.
Fosse stato per me,
sarei rimasto.
Buonanotte, H.


NUOVO MESSAGGIO.
A: HARRY.
La prossima volta.
Notte, XX.


#


{Londra, aprile 2015}
- Alycia...
Chiude gli occhi quando la sua voce la raggiunge all'esterno, nell'immobilità di una strada laterale, mentre le luci di Londra splendono in alto e il profilo dei palazzi intorno si perde nella pioggia leggera che è cominciata a cadere da qualche minuto.
Alycia è seduta su un basso muretto poco fuori l'uscita sul retro del "Black Treacle" e si stringe nel cappotto grigio che ha indossato sopra la divisa da cameriera. Recupera le sigarette da una delle tasche e se ne accende una, aspirando con rabbia e buttando fuori il fumo con le labbra tremanti. La presenza di Harry Styles accanto a lei in quel momento la destabilizza, perché sa di non essere pronta per affrontarlo, sa che non è in grado di guardarlo negli occhi senza vacillare, sa che tutto quello che dirà sarà filtrato dalla rabbia e dall'amarezza e dalla delusione. E non vuole parlargli. Non vuole doversi pentire delle sue parole la mattina dopo, quando l'alba l'avrebbe trovata nuovamente nuda ed esposta nel suo letto, con ancora il ricordo di quella sera impresso dietro le palpebre. Non vuole sapere che è tutto vero.
Dall'interno arrivano i rumori della cucina ancora in movimento, le voci del personale che corre di qua e di là, il suono dei piatti e delle stoviglie e, più lontano, della sala affollata. Il "Black Treacle" ha sempre avuto un buon giro, soprattutto il venerdì sera. Alycia pensa che il fatto che Harry abbia scelto proprio quel posto per venire a cena con la sua ragazza sia terribile, almeno quanto il loro imbarazzante scambio di sguardi mentre lei serviva la cena al tavolo accanto al loro, dapprima decisa ad ignorarlo, ma poi arrendendosi alla sensazione dei suoi occhi verdi addosso - ovunque - e della voce della sua accompagnatrice che invece continuava a belare, inconscia di tutto. E allora si era voltata, proprio mentre tornava in cucina, e si erano guardati e gli occhi sbarrati di Harry erano stati una prova inequivocabile del suo fallo, dello sbaglio che aveva appena commesso entrando e sedendosi, delle conseguenze che ci sarebbero state e che Alycia aveva già abbozzato a tinte fosche nella sua mente.
- Alycia... - inizia lui nuovamente, ma lei non vuole dargli modo di parlare. O di spiegarsi.
- Non dovresti stare qui - lo interrompe continuando a fumare, all'apparenza tranquilla.
- Ho chiesto a Natalie se fosse possibile parlarti e mi ha detto di aspettare quando saresti andata in pausa. Mi ha fatto passare lei - le spiega e c'è urgenza nella sua voce e Alycia non capisce perché si affretti tanto.
- Natalie dovrebbe farsi gli affari suoi - e suona cattivo e ingrato e non lo pensa davvero, eppure lo dice, butta fuori tutto quanto come un fiume in piena, inabile a trattenere parole e sentimenti, riversandogli addosso ogni cosa. - E tu dovresti rientrare. C'è qualcuno che ti aspetta.
- Ecco, a proposito di Scarlett - inizia ancora lui ("Scarlett" come Scarlett Lloyd, la cantante famosa? Alycia ci sarebbe dovuta arrivare anche solo guardandola), ma lei di nuovo non lo lascia continuare. Non vuole sentire tutta la storia di come si sono conosciuti e innamorati e di come la loro sia una relazione fatta di alti e bassi, di periodi morti e punti fermi, di crisi platoniche in cui Harry scappa a Londra - e abborda ragazze qualsiasi in negozi banali con scuse di merda - e riconciliazioni agitate in cui l'amore trionfa perché "non possono fare a meno l'uno dell'altra", è una regola e una routine. Non vuole sentirlo giustificarsi dicendole che è capitata nella sua vita in una fase strana, lui e Scarlett avevano appena litigato riguardo la convivenza o una qualche dieta vegana o un party movimentato e conseguenti foto scandalistiche, si sentiva solo, lì a Londra, e lei era bellissima e normale e allora si era lasciato andare, scrivendole anche dei messaggi arditi e coraggiosi che, a conti fatti, non era proprio il caso di mandare ma ormai era successo, ed era dispiaciuto di averla "presa in giro così", che non voleva farla soffrire nè tantomeno confonderla, ma era così innamorato di Scarlett-gambe lunghe-Lloyd che andava oltre qualsiasi problema si ritrovassero ad affrontare ogni giorno. "Ancora scusa e buonanotte".
- Non voglio sapere niente di Scarlett - replica lei con voce dura ma bassa, concentrata. Butta fuori del fumo, copioso, e gli sta di fronte e Harry non si sposta e per un momento il suo viso è ingrigito, e perde ogni luce. Si confonde nella notte. - Non voglio sapere cosa ci sia tra voi e come stiano le cose, se siete in crisi o vi amate, se ci tieni o non te ne frega un cazzo. Okay? - e calca quell'ultima parola con particolare premura. Freme per la rabbia e vuole che lui lo sappia.
- Credevo di doverti spiegare cos-
- E io non lo voglio sapere. Non voglio le tue scuse banali, non voglio il tuo rammarico e tantomeno il tuo compatimento. Ora devo tornare al lavoro, scusa - conclude buttando a terra la sigaretta ormai esaurita e sorpassandolo per rientrare. Stringe i pugni e sente le unghie conficcarsi nella carne.


#


Sente i suoi occhi addosso per quasi tutto il tempo. La segue mentre si muove in sala, spostandosi da un tavolo all'altro, veloce ed efficiente, cercando di non pensare a lui, al corpo che ha toccato che ora è seduto a quel dannato tavolo, di non immaginare quelle labbra perfette che ne baciano altre, di non figurarsi quelle mani grandi che toccano un altro corpo - che non è più il suo.
Le fa male lo stomaco e sente le viscere strette in una morsa fastidiosa che puzza di gelosia e rimpianto, di qualcosa che, come una stupida, aveva sperato di conquistare e che invece apparteneva già ad un'altra. Era stata un'illusa: come aveva pensato tempo prima, gli Harry Styles di questo mondo non si interessano a delle normalissime e banali Alycia Roberts e loro non facevano eccezione.
Immagina già il momento in cui avrebbe raccontato tutto a Niall e lui avrebbe sicuramente saputo come risollevarle il morale e magari si sarebbero addirittura ubriacati, così Alycia avrebbe dimenticato Harry e girato pagina. Ciao per sempre e lunga vita ad Harry&Scarlett.
Si immobilizza con un paio di piatti tra le mani quando Scarlett prende la mano di Harry nella sua e la stringe. Si alza e subito dopo lo raggiunge dall'altra parte del tavolo, gli sussurra qualcosa all'orecchio e poi si allontana, stringendo tra le mani la sua borsa da Alycia non sa quante sterline.
E i loro sguardi si incontrano e ad Alycia tremano le gambe e cazzo quanto vorrebbe correre da lui e baciarlo fino a morire e dirgli che le importa tutto, che lo vuole per sè e con sè e lo desira così tanto che le fa male, che vuole che lui rimanga, quella sera e tante altre sere a venire. Vorrebbe tanto poter cambiare le cose, ma si limita a guardarlo un'ultima volta prima di tornare in cucina a passo svelto e il capo chino, come sotto una tempesta - quella che le imperversa dentro.


#


- È rimasto seduto lì da solo per tutto il tempo, Alycia - Natalie è poggiata alla fila di armadietti che occupa una parete della stanza sul retro adibita a spogliatoio per il personale del "Black Treacle". A braccia conserte, la guarda con serietà mista a disapprovazione.
- E allora? Probabilmente non ha niente di meglio da fare - replica Alycia, anche se sa che la sua amica ha ragione a dirle quello che sta per dirle e che sa le dirà. Scarlett Lloyd ha lasciato il tavolo, ma Harry è rimasto lì seduto comunque, limitandosi a guardarla - e forse aspettando una sua parola? Il fatto è che Alycia non ha parole da dirgli, e poi sta lavorando, non può permettersi di "chiacchierare" con i clienti più del necessario. E il tavolo di Harry non è nemmeno assegnato a lei.
- E allora? - ripete Natalie alzando il tono di voce. Alycia sente che sta per arrivare una predica in pure "stile Natalie". - Allora mi sembra un povero cristo, cazzo. È rimasto seduto lì due ore. Due ore, capisci? E adesso hai intenzione di andartene senza nemmeno dirgli "ciao, stronzo"? Sei forte, sai?
Alycia stipa la divisa nel suo armadietto, rimanendo in biancheria intima e recuperando i jeans dal ripiano più alto, insieme alle Converse nere. Si passa una mano tra i capelli e sbuffa. - So che dovrei parlargli, ma allo stesso tempo non voglio farlo. Non ora, almeno. Ho ancora davanti agli occhi le gambe della Lloyd, cazzo.
- Non pensare alle gambe della Lloyd. Pensa a lui. Nonostante tutto, credo che ci sia una sorta di spiegazione a tutto. Ho parlato con Harry quando è venuto in caffetteria, non mi sembra un coglione.
- Non ti sembra, hai detto bene. Anche tu sbagli, Natalie Jones.
- È impossibile discutere con te, sai? - si inalbera l'altra scuotendo la testa e alzando le mani al cielo. Le scuote e fa per uscire dalla stanza. - Anzi, sai che ti dico? - aggiunge tornando indietro e Alycia si volta a guardarla, la t-shirt grigia tra le mani. - Fà come vuoi. Non parlarci, esci dal retro come una ladra, fallo uscire dalla tua vita senza uno straccio di spiegazione. Sono la prima a considerarlo un idiota per essere venuto qui con quella, ma io vorrei sentire cos'ha da dire, se fossi in te. Buonanotte.
- Nat - la richiama Alycia un attimo prima che l'amica si richiuda la porta alle spalle. Si sporge ancora all'interno. - Grazie.
La rossa alza gli occhi al cielo e sbuffa. - Pensaci. Ti voglio bene.
Alycia le sorride un'ultima volta e poi continua a vestirsi. Natalie è forse l'unica persona al mondo a parlarle senza giri di parole e senza filtri. Non c'è niente che non capisca al volo, quando si tratta di lei, sa leggerle dentro e questa cosa la spaventa, nonostante tutto. Non è mai stata così legata ad una persona in tutta la sua vita.
Una volta pronta si siede su una delle panche in metallo posizionate di fronte agli armadietti e si prende la testa tra le mani, immergendo le dita tra i capelli. È stanca e tutto ciò che vuole al momento sarebbe dormire per almeno dodici ore di fila senza interruzioni. Non vede l'ora di tornare a casa e mettersi sotto le coperte. Niall è al lavoro e il silenzio assoluto e la pace dell'appartamento di Colville Square la richiamano a casa.
Si alza e butta un'occhiata nella sala: Harry è ancora seduto al suo tavolo e sta fissando il vuoto. Effettivamente sembra un povero diavolo sperduto e Alycia sente un vuoto all'altezza dello stomaco. Non capisce come mai sia rimasto per tutto quel tempo. Sente di non avere niente da dirgli in più di quello che si sono detti qualche ora prima, fuori nel vicolo. Al momento sente solo un peso sullo stomaco a forma di Scarlett Lloyd e un'ombra scura aleggiarle intorno alla testa, come una nuvola di fumo che la confonde e le spossa le membra.
Si appoggia alla porta chiusa e chiude gli occhi. Non crede di essere in grado di reggere una conversazione difficile con Harry, non a quell'ora e dopo un intero turno di lavoro che le pesa addosso, guardandolo negli occhi per leggervi imbarazzo, solo per confutare tesi di cui è già certa, e tutto ciò che ne ricaverà sarà una bella notte insonne e coperte strette intorno al corpo come un rifugio e una nuova giornata uguale a tutte le altre e niente più messaggi nel cuore della notte, chiamate eterne e risate che arrivano dall'altra parte del mondo e ti cambiano dentro. Niente più Harry.
E così esce in sala e si avvicina al bancone, afferrando carta e penna. Sente i suoi occhi addosso anche mentre scrive, puntati sulla schiena come due fari verdi nella notte di nebbia.


Chiamami uno di questi giorni.
A.


- Izzy, puoi consegnarlo al ragazzo solitario al tavolo tredici? - chiede alla sua collega ripiegando il foglietto a metà.

- Certamente - replica l'altra guardandola con curiosità. - Tu hai finito?
- Sì, me ne vado a casa e mi fiondo a letto.
- Buonanotte, allora - ride Isabelle, capelli castani che le sfiorano le spalle e due occhi caldi che sanno d'inverno.
- Buonanotte a te - e Alycia volta le spalle alla sala, diretta all'uscita principale, mentre Isabelle si affretta verso il tavolo di Harry.
Alycia si stringe nel cappotto e cammina spedita verso la fermata della metropolitana più vicina. Fuori dal "Black Treacle", i fotografi se ne sono andati già da un pezzo, insieme a Scarlett Lloyd. - e ha anche smesso di piovere. Incrocia un gruppo di amiche che traballano sui tacchi alti, i vestiti corti e le loro risate che risuonano nell'aria umida. Alycia pensa che non è mai stata come quelle ragazze, non ha vissuto un'adolescenza normale, scuola nei quartieri alti, feste il venerdì sera a casa di qualche amico benestante, sabato sera sofisticati, la macchina di papà in garage e neanche una preoccupazione. E se ripensa all'incontro con Zayn Malik, Alycia capisce che in fondo è stato inevitabile, una di quelle persone che sono destinate ad entrare nella tua vita nonostante tutto e che quella vita la cambiano, nel bene o nel male. E, a partire dai suoi diciotto anni, tutti gli eventi che si sono succeduti l'hanno portata a Zayn, alla loro storia maledetta, a quei giorni ormai lontani ma mai dimenticati in cui si sentivano invincibili e perfetti, ad altre serate confuse nella memoria, a giorni eterni nascosti da qualche parte o nella casa di Shoreditch, nudi e confusi ma certi di appartenersi - di appartenere a qualcosa.
Rimuove ogni rimembranza di Zayn quando sente la voce di Harry richiamarla. Ha quasi raggiunto la fermata di Sloane Square, poco lontana dal "Black Treacle", e si volta: Harry sta correndo verso di lei lungo il marciapiede deserto. Le si ferma di fronte, il respiro irregolare, poggiando le mani sulle ginocchia, chino in avanti. Alycia non dice niente.
- Ho corso fin qui, scusa.
Non capisce perché lui si stia scusando, così non replica.
- La tua collega non voleva dirmi in quale direzione fossi andata - le spiega raddrizzandosi - ma alla fine l'ho convinta.
- Non avrebbe dovuto dirtelo - si decide a parlare Alycia, le mani infilate nelle tasche del cappotto. Nota che Harry tra le sue stringe il suo biglietto, ormai ridotto ad una pallina informe e stropicciata.
- Perché no? - Harry aggrotta le sopracciglia.
- Perché non voglio parlare con te adesso, Harry. Voglio solo andare a casa e dormire. Solo dormire... - distoglie lo sguardo da quello verde di lui e lo fissa sulla strada illuminata e i palazzi intorno.
- Tutto quello che voglio è spiegarti come stanno le cose, Alycia. Dammi un minuto...
- Non mi va, Harry. Okay? Sono stanca e incazzata e mi sento talmente idiota che sento che potrei picchiarti. Fai così con tutte? È una domanda disinteressata, ormai, visto quello che è appeno successo al ristorante - sta quasi gridando, adesso, e si sente ancora più stupida. E lui la guarda, fermo e immobile, le braccia lungo i fianchi e gli occhi così belli che è meglio non guardarlo troppo a lungo.
- Facciamo così - aggiunge lei subito dopo, cercando di calmarsi e allungando una mano in avanti, come a volerlo tenere lontano il più possibile. - Facciamo che puoi anche non disturbarti a darmi spiegazioni, perché sono io che non ne voglio. Buonanotte - e gli volta le spalle e sa di essere stronza ma non può farci niente. Sa anche che qualsiasi cosa Harry le dirà sarà soltanto una stupida scusa, una banale giustificazione che possa spiegare tutto ciò che è accaduto tra loro, una flebile spiegazione di un fatto già piuttosto chiaro. Alycia non ha bisogno di parole superflue e inutili. Almeno non in quel momento.
Mentre scende le scale della metropolitana, diretta al suo treno della linea gialla, si aspetta che lui la afferri per un braccio, in perfetto stile "commedia romantica", ma non accade e forse è meglio che la vita sia così concreta.
- Mi risponderai? - lo sente gridarle dietro dalla sommità delle scale e si immobilizza, stretta nelle spalle, lo sguardo fisso sulla parete sporca e ricoperta di scritte e graffiti. E risente la stessa domanda, pronunciata in circostanze diverse, e lo stomaco si chiude e gli occhi si appannano.
Non vuole dire bugie - non in quel momento. Chiude gli occhi e continua a camminare.


#


L'appartamento è immerso nel buio quando Natalie rientra, all'incirca verso l'una. Fare l'ultimo turno al "Black Treacle" vuol dire aspettare che l'ultimo cliente lasci il ristorante, ripulire la sala e assicurarsi che tutto sia in ordine per il giorno successivo. Ormai Natalie ci ha fatto l'abitudine, ma quel giorno risente in modo particolare della stanchezza che le si è accumulata addosso e non vede l'ora di farsi una doccia veloce e andare a dormire. Per fortuna il sabato non è di turno in caffetteria e ne può approfittare per dormire fino a tardi e riposarsi in vista di un'altra serata di lavoro.
Si toglie le scarpe e le lascia in ingresso per non fare rumore e va direttamente in bagno. Sente il respiro regolare di Liam provenire dalla camera da letto. L'acqua calda della doccia lenisce le sue membra stanche e doloranti e il profumo del bagnoschiuma alla menta di Liam le rilassa la mente. Adora quel profumo, le sa di lui e quando le rimane attaccato alla pelle è un po' come averlo con sè per tutto il giorno. Un quarto d'ora dopo entra in camera in punta di piedi e scosta il soffice piumone azzurro cielo, assaporandone già il calore, così come l'infinita comodità del letto di Liam. Quest'ultimo è steso di schiena e Natalie si sporge oltre il suo corpo e lo guarda e quando dorme le sembra ancora più giovane, come un bambino cullato dai suoi sogni che riposa in un letto di soffici piume. E la sua sola presenza la rincuora e la rende felice.
Gli si accoccola addosso, passandogli un braccio sul fianco e poi sul petto, stringendolo a sè e facendo aderire il corpo alla sua schiena forte. Profuma di menta e di sapone e Natalie affonda il naso nella sua t-shirt. Ne ha addosso una quasi identica, che utilizza come pigiama quando dorme lì - cioè praticamente sempre.
Sente Liam muoversi contro di lei. - Hey - la saluta, la voce roca per il sonno.
- Scusa, non volevo svegliarti - sussurra lei mentre lui si gira leggermente in modo da portarsela sul petto e stringerla per i fianchi magri. Natalie gli si accoccola addosso, nella loro posizione preferita, una mano di lei sul suo petto e i loro profumi mischiati.
- Com'è andata la serata?
- Un po' così. È successa una cosa, ma te la racconto domani. Adesso dormiamo.
- Chissà come mai mi è passato il sonno - replica Liam ridacchiando e pizzicandole un fianco.
- Liam... - inizia Natalie con tono scherzoso, ma lui la interrompe baciandola e ridendo allo stesso tempo, per poi farla sedere sopra di lui e guardandola fissamente, le sopracciglia inarcate e un'espressione maliziosa. Le passa le mani sulle cosce nude e risale poi di nuovo verso l'orlo della t-shirt scolorita.
Natalie alza gli occhi al cielo, arrendendosi, e si china a baciarlo, per poi farsi sfilare via la maglietta, mentre la risata di Liam riempie la stanza.




NOTE
  • Titolo e citazione arrivano da Thousand Miles di Tove Lo.
  • Il nome "Black Treacle" arriva dall'omonima canzone degli Arctic Monkeys.

Bene, non ho particolari note da aggiungere a questo capitolo, a parte un grande NON ODIATEMI. Davvero, mi spiace un sacco aver fatto litigare Alycia ed Harry, ma si sa, i litigi a volte sono necessari e Harry sembra averla fatta grossa. Chissà cos'ha da dire a sua discolpa, soprattutto sulla "faccenda Scarlett"... Verrà fuori la verità, non temete, solo non ora. Nel corso del capitolo ho inserito una piccola digressione/flashback sulle vicende dello scorso capitolo e sul "dopo" che spero vi piaccia. Spiega un po' quali siano le ritrosie e le paure di Alycia e si capirà meglio quando verrà spiegato proprio TUTTO sulla sua storia con Zayn. E spero che capirete un po' meglio anche Alycia e le sue debolezze. Mi scuso in anticipo per il prossimo capitolo - so già che mi odierete ancora di più. Detto ciò, vi anticipo che avremo un piccolo ritorno di qualcuno che porterà scompiglio... e non aggiungo altro.

Ringrazio come sempre chi segue/recensisce/legge e fangirla con me sfiorando quasi il disagio LOL Siete adorabili!
Vi lascio il mio profilo Facebook e se avete bisogno di chiarimenti non esitate a contattarmi, lì o qui su Efp.

Vi presento Scarlett Lloyd (non ho resistito e ho DOVUTO scegliere questo prestavolto LOL).
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Per compensare le sofferenze del capitolo vi regalo un puppy!Liam.
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Alla prossima!
   
 
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