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Autore: Maico    04/12/2015    6 recensioni
•Storia interattiva • iscrizioni chiuse•
Percy Jackson non è mai esistito. Gea e Crono non hanno mai tentato di risorgere.
I semidei sono costretti nei limiti del campo, in una continua lotta per la sopravvivenza. I più deboli vengono esiliati oltre le mura, nel labirinto.
Gli dei si divertono intanto, ignorando i figli e le loro preghiere.
Qualcuno però si vuole opporre a questa dittatura: i Ribelli. Ma come riuscire a sconfiggere i loro padri da soli?
/dalla storia/
-Credo che dovremmo riunire gli altri- disse continuando a fissare il soffitto, pur sapendo di aver gli occhi dei due puntati addosso -Dirgli che nostro fratello è morto.
-Non se lo meritava- disse uno, chianando la testa e stringendo i pugni.
-Nessuno se lo merita- lo corresse alzandosi finalmente dalla sedia e stiracchiandosi i muscoli mezzi addormentati.
-Presto avremo quello che ci spetta. Presto ci sarà un po' di giustizia in questo mondo.
-Avremo vendetta.
-Apollo è morto. Dobbiamo scegliere un successore.
-Facciamo i giochi?
I tre si guardarono in faccia prima di annuire.
-E che i giochi siano.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Nuova generazione di Semidei
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Venite giovani eroi, venite!
Oggi ci divertiremo molto, non ne siete felici?
Finalmente qualcosa sta muovendo i fili del mondo, facendoli vibrare! Non sentire anche voi? Non sentite l’aria mancarvi, lo stomaco attorcigliarsi, comprimendosi su se stesso?
Seguitemi piccoli cuccioli d’uomo, state attenti a non perdermi di vista in tutta questa nebbia, aggrappatevi all’orlo del mio vestito.
Sentire questo silenzio? Non è magnifico?
La calma prima della tempesta! Anche se, in questo caso, sarebbe giusto dire tragedia..
Avvertite il ferro aggredirvi il naso? Percepite questi suoni bagnati, provenienti dal suolo che stiamo calpestando?
No, non guardate ancora giù. Voglio che sia una sorpresa, un dono per voi.
Più veloci, forza. Non siete curiosi?
O state seguendo il mio consiglio dell’altra volta?
Venite, accelerate il passo. Ve l’ho già detto, vi proteggo io dal lupo cattivo. Non abbiate timore, seguite la verità e non sbaglierete mai.
Coprite il naso, aguzzate la vista.
Il primo di voi che scorgerà il bagliore rosso sarà ricompensato adeguatamente.
Preparatevi eroi acerbi, sognatori senza destino.
Non abbiate paura della nebbia, entrate nella porta che vi sto aprendo.
Assistete allo spettacolo che oggi i nostri dolci protagonisti hanno allestito per noi. Sedetevi, prendete in mano un fiore.
Magari potrete tirarlo una volta che questo atto sarà finito.
Sempre che ne rimanga qualcuno ancora in piedi..
Silenzio adesso, piccoli miei. Uno spettacolo si gusta appieno senza distrazioni.
Che posso dirvi io?
Buona visione.

 

Rosalie Grey

La ragazza prese un profondo respiro, cercando di concentrarsi sul movimento continuo di Caffè, tenendo in mano le briglie.
Il pegaso sembrava condividere il suo nervosismo, agitando la coda, pestando il terreno con gli zoccoli e muovendosi a malavoglia verso il terreno degli dèi.
La spada che teneva al fianco sembrava come chiamarla, avvertendola che qualcosa in tutta quella calma non andava. Poteva vedere New York espandersi sul loro corpo di ricerca, confondendosi con la vegetazione del fitto bosco.
La foschia si apriva al loro passaggio, facendoli vedere il vero territorio divino, l’Olimpo che splendeva a qualche chilometro di distanza, inondando il cielo di una soffusa luce dorata. I cancelli bronzei della città superavano perfino le chiome dei maestosi alberi giganti, estendendosi fino a perdita d’occhio come delle mura invalicabili.
Rose iniziava anche a sentirsi schiacciata da tutta quella flora, come una formica, soprattutto perché a causa dei fitti rami erano obbligati a procedere via terra.
Il mondo umano ogni tanto si scorgeva, lei stessa era stata trapassata da uno scuolabus, come un canale televisivo con le interferenze. Alcune risate rimbombavano nel silenzio di quella foresta guardiana, creando una tensione ancora più palpabile e minando ai nervi della figlia di Demetra che, guardinga, gettava di tanto in tanto occhiate ai suoi compagni.
Ai semidei non era permesso oltrepassare le mura se non sotto comando di qualche divino ma, i casi in cui questi concedevano la grazia, erano quasi nulli, anche se non inesistenti. Rose non ci teneva particolarmente a perdersi per l’eternità nella nebbia aurea che circondava la città, oltre i cancelli.
-Cameron- sussurrò, guardando i piccoli scorci di cielo –Che cosa ti è accaduto?
-Rose- la chiamò una voce.
La ragazza girò il capo, incontrando la figura, minuta come la sua, di Jinny che la osservava con il capo inclinato, gli occhi scuri con una muta domanda.
-Stai parlando da sola?
-Cosa?- sbatté un attimo le palpebre, prima di sentire un familiare calore diffondersi sulle sue guance –No!
La giapponese fece una leggera risata, portandosi con un gesto elegante una mano chiara a coprirsi la bocca, apparendo così ancora più distante dai soliti canoni per un figlio di Ares.
-Stavo pensando- cercò di giustificarsi allora, toccandosi con un gesto la treccia laterale che si era fatta prima di partire.
-Uh, ok allora. Ma tieni gli occhi aperti- per una frazione di secondo il suo sguardo si indurì –non voglio fallimenti oggi.
Rose venne nuovamente lasciata alla retroguardia, i muscoli un'altra volta in tensione. E, chissà perché, aveva avuto l’impressione che l’ultimo sorriso che Jin le avesse rivolto fosse un po’ troppo forzato.

Passò un'altra ora di completa monotonia, il fondoschiena stava iniziando a far male alla maggior parte di loro, ma nessuno chiese mai di fermarsi e riposare. Sapevano tutti fin troppo bene che a loro occorreva una particolare sepoltura, o la loro anima avrebbe avuto diversi problemi per giungere negli inferi.
Costretti a vagare sulla terra, senza memoria e senza essere visti, nel luogo in cui sei morto, per l’eternità.
Le parole del figlio di Ade le rimbombarono nella mente, facendola rabbrividire. Lei di certo avrebbe apprezzato che qualcuno la portasse al campo per il suo funerale invece di farla marcire chissà dove.
Si allentò il colletto della camicia a quadri che portava sotto la leggera armatura, all’improvviso troppo stretto. Meglio non pensare a quelle cose proprio durante quella spedizione.
Eppure c’era qualcosa che le puzzava in tutta quella storia. Cameron era un semidio modello, svolgeva i suoi compiti, eseguiva senza battere ciglio le richieste del padre. Lui era una delle poche eccezioni. Uno dei privilegiati che erano riusciti a guadagnarsi il favore divino ed ad entrare sull’Olimpo.
Come poteva un semidio come lui, uno che era così in alto nella loro scala sociale, esser precipitato così violentemente?
Mancava qualcosa, qualcosa che sembrava volersi prender beffa di lei.
Se solo avesse potuto parlare con il suo spirito magari avrebbe potuto illuminarla… se solo Ade gliel’avesse concesso.
“Ma ci sono sempre i due gemelli” rifletté “Magari se non troviamo il corpo.. non andrebbe contro la giurisdizione di Ade” scosse la testa, eliminando quei pensieri dalla sua mente, chiedendosi come accidenti ci fossero entrati.
Strizzò con forza gli occhi, alzando la testa, determinata a trovare il povero Cameron in quella foresta enorme.
I suoi occhi castani saettarono per un attimo su un ramo più basso degli altri, attirando la sua attenzione. Li socchiuse, mentre il Sole faceva risaltare le piccole screziature verdi, mettendo a fuoco la figura di un serpente bianco, tre volte più grande di un normale pitone, arrotolato placidamente, intento a fissarli con gli occhi scarlatti.
-Ma che..?
Allungò una mano, pronta ad avvisare gli altri dell’animale, proprio quando quello spalancò la bocca, snudando i denti ricurvi, sibilandogli contro.
Rosie cercò contemporaneamente di tapparsi le orecchie, per il suono che gliele stava facendo fischiare, e tenere sotto controllo Caffè che, come impazzito, si stava impennando, quasi disarcionandola.
Diverse imprecazioni degli altri suoi compagni le giunsero, qualche pegaso le saettò di fianco, inghiottiti ben presto dalla vegetazione.
-Cos’è successo?- chiese Lilian, alzandosi da terra, massaggiandosi la gamba su cui era caduta, facendo una leggera smorfia.
Rose non riuscì ad aprire bocca per rispondere alla figlia di Afrodite che i primi ululati spezzarono quel silenzio.


Felicity Collins

Fu per puro miracolo che la figlia di Atena riuscì a tenersi in sella. Il suo pegaso aveva cercato di scrollarsela di dosso e, per pochi secondi, Felicity è stata costretta a partecipare al primo rodeo della sua vita. E probabilmente anche l’ultimo.
Aveva sbattuto la tempia contro il collo dell’animale, dove adesso sentiva un sordo pulsare, ma era riuscita comunque a mantenere il controllo.
Non come era successo a sua sorella Cora ad esempio, cosa che la fece in qualche modo sentire meglio.
-È una trappola!- sbottò all’improvviso quest’ultima, girandosi di scatto verso la direzione dove provenivano gli ululati, tendendo il suo arco.
-Una trappola?- le fece eco Rose, che intanto aveva controllato velocemente in che condizioni stava Lilian.
-Spiegati rosa!- sbottò Jin, snudando le sue spade giapponesi, abbandonando la sua maschera di compostezza.
-Sarà un sistema di sicurezza- azzardò Rose, mordendosi un labbro –ci siamo avvicinati troppo!
Felicity scambiò qualche occhiata eloquente con gli altri membri del loro gruppo, dicendosi che no, quello non era il reale motivo.
-Sta di fatto che adesso ci hanno lanciato addosso i loro lupi- prese parola, preparandosi mentre il terreno tremava leggermente –dovremo combattere per tonare al campo.

Nonostante il loro corpo aveva avuto qualche minuto per prepararsi allo scontro, quando i lupi entrarono nel loro campo visivo già due semidei dell’avanguardia ne furono assaliti.
Felicity non riuscì a guardare la loro morte, troppo impegnata a cercare di abbatterne uno che aveva preso di mira lei e il suo pegaso.
La bestia era imponente, come tutto in quel luogo maledetto, grande quanto un auto, dal pelo rossiccio e dagli occhi infuocati. Il pelo era ispido, sporco di terra e fango e qualcosa di più scuro e vischioso mentre i denti erano rossi, alcuni ancora intinti del sangue di qualche preda.
-Amanda!
La figlia di Atena strinse gli occhi, riuscendo a rotolare via solo per un soffio, ma il suo cavallo cadde al suolo, sotto il corpo della bestia che gli tranciò di netto il collo.
Spalancò la bocca, con un improvviso senso di nausea, stringendo i suoi pugnali fino a farsi sbiancare le nocche.
Con uno scatto improvviso corse contro il lupo, gli occhi brucianti di collera per la perdita del suo pegaso.
Riuscì ad aprirgli un taglio su una zampa posteriore, ottenendo solo il risultato di farlo girare di scatto verso di lei, adesso con il pelo ancora più rosso.
-Bastardo!- urlò scivolando sulla dura terra, strappandosi parte dei vestiti e anche qualche capello, per evitare un balzo di questo.
Le urla dei suoi compagni le giungevano ovattate, forse qualcuno la stava chiamando, forse altri stavano piangendo per i morti, magari altri erano già morti.
-Felì!
Una freccia colpi la spalla del lupo, proprio mentre stava per saltarle addosso, facendolo sbilanciare e portarlo così a cambiare bruscamente direzione.
La figlia di Atena vide sua sorella, con buona parte del viso imbrattata di sangue e un taglio sulla fronte, tendere una nuova freccia con il suo arco, scoccandola poi contro un animale che aveva cercato di avvicinarsi. Felì notò poco dopo la figura piccola a terra, ai piedi di Cora, che non si muoveva.
-Merda- sibilò fra i denti, dando anche una veloce occhiata a Jin, in parecchia difficoltà dato che aveva addosso due di quei mostri, e a Lilian che cercava di comandarli, ma con scarsi risultati, con la sua lingua ammaliatrice.
Era spacciati.
Morti che camminavano.


Levi Lambert

-Devi seguirmi!- le ripeté per la decima volta il ragazzo dalla zazzera azzurra, fissandola con gli occhi dello stesso colore dei capelli, afferrandole senza tante cerimonie il polso.
-Dammi un buon motivo- gli rispose, puntandogli il pugnale alla gola, facendo un mezzo passo indietro per mantenere una distanza di sicurezza.
-Se decidi adesso forse qualcuno è ancora vivo- aveva ribattuto impassibile.

Levi non immaginava che la situazione fosse tanto disperata. Aveva pensato che quel semidio stesse esagerando ma evidentemente si sbagliava.
Sui venti semidei che avrebbero dovuto esserci, meno di una decina erano ancora vivi e solo una manciata di quelli a terra aveva ancora tutto il corpo attaccato.
-Cazzo- imprecò il ragazzo, facendo comparire una lancia in mano –non ce la faremo mai.
Levi si accucciò maggiormente sul ramo spesso su cui l’azzurrino l’aveva portata cavalcando i venti, cercando di ignorare l’elevata altezza, incoccando una freccia fino  che questa non le sfiorò con la coda lo zigomo.
-Mai arrendersi così facilmente- lo riprese, concentrandosi sul suo bersaglio, nonostante anche lei pensasse che, quella di intromettersi in quello scontro, fosse solo una follia.
-Ok bionda, io vado giù, tu coprimi le spalle.
-Non darmi ordini stramboide.
Levi riservò un’occhiataccia alla schiena dell’altro che, silenzioso, cercava il più velocemente possibile di arrivare almeno a portata di tiro di una di quelle belve.
La cacciatrice prese un profondo respiro, avvertendo l’adrenalina scorrergli veloce nelle vene mentre il cervello lavorava rapidamente.
Lupi del genere non li aveva mai visti di guardia ai confini dell’Olimpo, e dubitava fortemente che fossero un nuovo acquisto degli dèi.
Troppo feroci e intelligenti per essere bestie normali -per quanto normale potesse essere il loro mondo- sembravano anche immuni al bronzo celeste con cui erano stati più volte feriti dalla disperata difesa dei semidei.
Un urlo la fece concentrare sull’ormai piccola figura dell’azzurro, che adesso aveva scagliato la sua arma addosso ad un animale, prendendolo così alla sprovvista e riuscendo ad azzopparlo momentaneamente.
-Ora! Ora!
Levi non se lo fece ripetere oltre. Una sua freccia tagliò l’aria con un sibilo, piantandosi nel pelo folto che coronava il collo massiccio di un secondo lupo, rimanendo incastrata.
L’animale sembrò solo leggermente infastidito, mentre si volava oltraggiato, fissandola con gli occhi fiammeggianti e ringhiandole contro.
Levi lo fissò di rimando, digrignando i denti nervosa, prendendo un’altra freccia.
-Scappate!- urlava intanto il semidio, piegandosi in un movimento così secco che per un attimo la ragazza temete che si fosse spezzato la schiena.
I pochi rimasti sembrarono persi per qualche istante, probabilmente intontiti dall’improvvisa comparizione, riprendendo poco dopo però le armi in mano, decisi a combattere fino in fondo.
Quando anche le sue frecce finirono, Levi decise di unirsi all’azione di terra, scendendo dal ramo su cui si trovava, cadendo proprio sulla schiena di un lupo. Gli piantò i piedi sulla schiena, avvolgendo le braccia intorno al suo collo, stringendo la presa, avvertendo i muscoli protestare. Si riparò come meglio poté da quei denti affilati, cercando di prendere uno dei suoi pugnali, mentre il mostro scuoteva senza controllo il capo.
Cadde a terra, ancora aggrappata all’animale, venendo schiacciata quando da quel corpo fuori controllo che si agitava scompostamente sopra di lei.
Riuscì a piantare l’arma sul suo fianco, colpendo più volte, cercando di lacerare la pelle spessa, urlando di rabbia non appena notava che i suoi colpi venivano bloccati del pelo crespo.
Un vento gelido la fece rabbrividire, tanto che fu costretta a chiudere gli occhi, avvertendo immediatamente il peso che le gravava addosso mancare all’improvviso. Li riaprì di scattò, facendoli saettare fino alla figura minuta di una ragazza che correva verso il lupo da lei precedentemente colpito, in quel momento immobile a terra, con due katane sguainate e uno sguardo bruciante di collera.
-Allontanati!- venne richiamata poi dal semidio che l’aveva coinvolta in quel suicidio. Lo osservò, poco lontano da dove si trovava lei, con le braccia stese in avanti, la pelle adesso ancora più chiara, messa in lugubre risalto dalle macchia rosse che gli imbrattavano i vestiti, le vene blu ancora più evidenti. Lo vide tossire, mentre una nuova folata gelida si alzava sul tetro bosco, e una sottile striscia di sangue scuro prese a scendergli dal naso.
-Non ce la faremo mai!- gridò una ragazzina, intenta a farsi da scudo con qualche radice evocata sul momento.
Quelle parole furono le più veritiere che la Cacciatrice di Artemide ebbe mai sentito.


Exikaya Lumier

L’azzurro percepì chiaramente l’esplosione che li sbalzò tutti in avanti, facendolo sollevare da terra e spedendolo contro il tronco di uno di quegli enormi alberi.
Gemette dal dolore, cercando di rialzarsi, cadendo però con un tonfo sul terreno polveroso e saturo del sangue degli altri suoi compagni.
Sentiva la testa estremamente leggera, magari a causa di tutte le ferite che aveva, ma il corpo più pesante di un macigno.
Tossì, con la vista appannata, cercando di trovare gli altri suoi compagni.
Represso un singulto d’orrore quando i suoi occhi azzurri incontrarono lo sguardo vitreo di un ragazzo, poco più piccolo di lui, con la bocca ancora spalancata, la parte inferiore del corpo mancante.
Strinse le labbra, facendo un secondo tentativo di tirarsi su, appoggiando la schiena dolente contro la corteccia ruvida.
Ma forse, per quello che vide, non ne valeva particolarmente la pena.
Un cratere, dal diametro di una decina di metri, si era creato proprio in mezzo al luogo dello scontro,infossando il terreno, schizzando anche molti alberi secolari del liquido rosso che lo ricopriva.
Del fumo denso si levava dal centro, rendendo indistinguibile qualunque fosse la “cosa” all’interno.
Si portò una mano al volto, avvertendo al dito la lancia tornata anello.
-Qualcuno qui ha bisogno di aiuto- cantilenò una voce all’improvviso, spezzando quel lungo silenzio di tensione.
Exikaya sgranò gli occhi, buttando fuori tutta l’aria che aveva nei polmoni quando un’ondata di calore lo travolse, stordendolo, facendolo scivolare nuovamente a terra.
Con la fronte premuta sul terreno osservava con occhi semichiusi il vapore diradarsi velocemente, lasciando così posto alla figura umanoide al centro.
Il ragazzo poté quindi studiare il nuovo arrivato. Era un uomo, senza ombra di dubbio, dalla pelle del color della terra. I capelli sembravano fuoco vivo, e magari era proprio così, lasciati sciolti e lunghi sulle spalle. Si spargevano ai lati della testa, come quando si era sottacqua, senza acquisire una vera e propria forma. L’azzurro pensò che, se non ci fosse stato quello strambo cerchietto d’oro, quelle fiamme gli sarebbero andate perfino negli occhi.
Questi, seppur la distanza, si potevano benissimo identificare come gialli, accecanti proprio come quelli di un gatto.
Il busto era libero da ogni indumento, adornato solo da una collana di piume bianche, dello stesso colore del sorriso che mostrava e, a fasciargli le gambe, c’erano solo dei pantaloni di pelle, non meglio identificata.
-A-Apollo?
L’azzurro spostò lo sguardo sulla cacciatrice che aveva trovato nel bosco, per pura fortuna, vedendola quasi smarrita, inchinata nonostante il corpo provato.
Ponderò l’idea di dimostrare lo stesso rispetto ma dubitava fortemente di potersi anche solo muovere dalla posizione che aveva assunto.
-Vi ho visto dall’Olimpo- continuò il dio guardandosi introno, con una strana scintilla nello sguardo –e ho pensato di darvi una mano.
-I lupi?- chiese una rosa (si appuntò mentalmente di chiedergli la marca della tinta), stringendosi nelle spalle, guardandosi sospettosa intorno.
Effettivamente Exikaya non ne vedeva neanche l’ombra. Che fossero fuggiti? Disintegrati all’arrivo del dio?
-Ci ho pensato io- liquidò la questione il dio con un sorriso sprezzante –Per noi dèi è un gioco da ragazzi togliere di mezzo quelle palle di pelo.
-I nostri compagni..- singhiozzò una piccola ragazza, la stessa che prima aveva visto difendersi con le piante, strisciando fino ad un corpo vicino, prendendogli delicatamente la testa fra le mani e iniziando a piangere silenziosamente.
-Mia sorella Amanda..
Il semidio abbassò gli occhi, evitando di vedere quei corpi privi di vita, sentendo la nausea salire ogni qual volta respirava quell’aria troppo ferrosa.
-Mi dispiace piccola- le disse il dio, alzando però con leggerezza le spalle –Ma sono morti.
-Che schifo di missione di recupero- borbottò cupa una giapponese, storcendo la bocca in una smorfia, alzando invece gli occhi a mandorla verso l’alto.
-Guardate il lato positivo- cercò di scherzare il dio –voi siete vive miracolosamente, perché io sono riuscito a salvarvi in tempo. Non voglio neanche immaginare che cosa sarebbero successo se non fossi arrivato in tempo!
-Le dobbiamo la vita- fece nuovamente la piccola, tirando su col naso e chiudendo gli occhi alla sorella.
-Già- il dio sembrò soddisfatto di quella frase –Sarà meglio che torniate al vostro campo adesso. E raccontiate quello che è successo.
-Aspetti..!
Il richiamo della cacciatrice si perse nel silenzio del bosco. I soli sette sopravvissuti fissarono per qualche secondo ancora il punto in cui il dio era scomparso, prima di incrociare lo sguardo fra di loro.
-Torniamo al campo- ribadì Exikaya, alzandosi ma crollando sfinito a terra mentre un corvo gracchiava il suo lugubre canto.

 

 

 

 

 

 

 

Angolo della sadica che molti di voi adesso uccideranno:
Nico smettila!
N: tanto è la verità!
*ignora*
Ok, fatemi spiegare please
N: si è divertita a scrivere questo capitolo
Sta MUTO!
Ok, questa dolce spedizione di recupero non è finita tanto bene, neh?
E sì, avete letto bene. Sono tutte femminucce qua –a parte una chioma azzurra di cui parlerò dopo-
La prima vittima sacrificale è Rosalie Grey, citata nel capitolo precedente, questa adorabile figlia di Demetra è molto curiosa e determinata a scoprire cosa caspio è successo a Cameron!
Ma dato che questa verità non la deve scoprire per ripicca le ho ucciso una sorella.
Muuuuuuaaaahhhh!
State tranquilli, l’ho inventata al momento Amanda e una bella perdita familiare ci stava.
N: *sussurra* sadica….!
Viene anche accennata Lilian, figlioletta di Afrodite che, povera, viene disarcionata dal suo pegaso. Ahiahi..
Una Felicity, che poi tanto felice non sembra, segue subito dopo, affiancata da una rosa Cora. Che belle sorelline! U-g-u-a-l-i.
Levi –chi segue l’Attacco dei giganti alzi la mano!-
N: qua non centra.
Ma Levi è il mio cucciolo-tappo che è in grado di uccidermi solo per avergli dato del nano.
L: *vene pulsante in fronte e spolverino in mano* Cosa?
Niente! Comunque dicevo, Levi, tesorino di una Cacciatrice!
Non avete qualche domanda? Tipo, che caspio ci faceva lei nel bosco?
N: tanto sanno che tu non lo dirai
It’s top secret!
E Exikaya –che ogni volta che lo scrivo o paura di sbagliare nome- ?? e lui, unico maschietto, che centra? Perché seguiva le nostre fanciulle?
Cosa c’è sotto?
E Apollo? E i lupi?
Cosa sta succedendo qua? Credete veramente che Apollo si sia messo a fare il buon sammaritano?
Tutte domande legittime a cui io non risponderò! Muuuuuuaaaahhh!
N: accorcia
Ok, che dire? Nel prossimo capitolo vedremo probabilmente gli ultimi semidei, il ritorno della nostra carovana al campo, e molte altre cose.
Ogni tipo di supposizione è ben accetta –tanto non potrete mai raggiungere il mio livello di follia ahaha!-
Tutto quello che ho scritto ha un filo logico, non ho messo dettagli a caso, state ben attenti.
Maico chiude
*sparisce in un puffh blu facendo il segno della pace*

   
 
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