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Autore: Morrigan_    04/12/2015    1 recensioni
Nessuno si salva da solo.
Questa è la storia di Maghi e Shadowhunters, uniti in una lotta contro l'ignoto.
Una profezia da svelare, un cuore di ghiaccio da sciogliere e quant'altro.
Yvonne Buxton, una ragazza con gli occhi d'oro si troverà trascinata in un'avventura con persone che non avrebbe mai pensato potessero essere sue amiche.
Tra tradimenti e nuove amicizie, Yvonne scoprirà cosa significa provare emozioni. Cosa significa vivere veramente.
TRAMA DA REVISIONARE. STORIA IN CORSO (non l'ho abbandonata, ho solo un periodo di crisi). CORREZIONE DI EVENTUALI ERRORI NEI CAPITOLI.
Genere: Azione, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over, Lime, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo | Contesto: Nuova generazione
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4- Scontri
 






Gli allenamenti duravano ormai da due ore.
Ora gli unici suoni che si potevano distinguere non erano soltanto il cinguettio interrotto dallo scontrarsi delle lame o i cigolii delle varie armi, si sentivano gli ansimi degli studenti di Hogwarts che non erano abituati a tutta quella attività fisica.
Yvonne aveva la fronte solcata da gocce di sudore, ma cercava di non concentrarsi sul fastidioso senso di umido che aveva in tutto il corpo.
Le gambe e le braccia, però, le stavano andando a fuoco, e lei non era abituata a tutto quel calore.
Il ghiaccio si scioglie, quando è troppo caldo.
Nonostante ciò, continuava stringendo i denti.
Non voleva arrendersi, no. Lei voleva continuare a combattere, quasi come si trovasse veramente in campo di battaglia, e lo Shadowhunters difronte a lei, con una Katana, fosse un nemico.
Fece roteare il Nunchaku sopra la sua testa e lo calò per l’ennesima volta sul ragazzo biondo che aveva davanti.
Questo parò senza difficoltà l’attacco con la sua Katana, che andò a incidere un altro graffio sul legno.
Per la forza dell’impatto, Yvonne, si trovò disarmata, con la spada giapponese puntata alla gola.
Un sorrisetto di scherno dipinto sul volto del ragazzo vincente, esprimeva tutto il disprezzo che aveva per i Maghi.
-Ops- disse il ragazzo biondo con un lampo di malizia negli occhi, -hai appena perso, ragazzina.-
Yvonne strinse i pugni.
Odiava essere chiamata ragazzina, o almeno credeva fosse fastidio, quello che stava provando.
-Forse se voi Maghi ammetteste che noi Shadowhunters fossimo… migliori, non dovreste subire umiliazioni-
Il ragazzo annuì per le sue stesse parole.
Yvonne portò la bocca in una linea retta, sottile e affilata come una lama.
Dopotutto, si disse tra sé, i Cacciatori non sono così diversi tra loro.
Rimase lì, immobile come una statua, ad aspettare il momento giusto per la sua rivincita.
-Non so nemmeno cosa ci facciamo qui, in questo stupido castello- sputò un grumo di saliva, con un’espressione disgustata.
Un gruppetto di Maghi e Cacciatori di Demoni, si era riunito ad ascoltare le parole del ragazzo che ora stava gesticolando animatamente con la spada ancora sguainata in mano.
-Questo posto è pieno di gente che dovremmo uccidere, non conviverci. E non facciamo nulla per ribellarci, anzi, abbassiamo le nostre teste e ringraziamo come deboli. Tutto questo deve finire-
Si levarono mugolii di protesta dal pubblico, che ora era leggermente aumentato.
Yvonne voleva trovarsi da un’altra parte, in quell’istante. Voleva togliersi gli occhi di dosso, che si stavano chiedendo come mai lei, così indifferente, avesse fatto agitare un compagno.
-Thomas, ma cosa stai dicendo?- intervenne uno Shadowhunter, chiaramente suo amico.
-Luke, dovresti ascoltarmi. Le mie sono parole giuste. Prima o poi, questi maghi finiranno male, e tutti i Cacciatori che si schiereranno con loro faranno la stessa fine.-
Gesticolava, infervorato dalle sue parole. Si levavano mugolii di disappunto, ma lui continuava a parlare, sostenendo la sua idea.
Yvonne prese a spostarsi lentamente, di lato, per mischiarsi alla calca di gente che ora si era radunata tutta intorno allo Shadowhunter impegnato nel monologo.
Agguantò i nunchaku, e arrivò quasi al limite dello spazio vuoto, quando si sentì tirare per un braccio.
Le ci volle tutta la sua forza di volontà per non cadere. Inciampicò, ma si riprese subito.
La mano stretta attorno al suo avambraccio, era dello Shadowhunter che poco prima combatteva contro di lei.
-Lei ne è la prova- disse tirandola davanti a sé, per continuare una frase che non aveva ascoltato. –Sempre a schifare tutti gli altri, anche tra i suoi simili. La conoscete anche voi, ormai. Non si dice, forse, che abbia il cuore di ghiaccio veramente? Quanti sono come lei però fanno finta di interessarsi di noi? Quanti?-
Il ragazzo portò la Katana sulla gola di Yvonne, che rimase impassibile.
-Thomas… ti prego. Non fare nulla di avventato- disse il suo amico.
Con la coda dell’occhio, Yvonne, vide Hanselm sgusciare via dal gruppo, e correre verso il castello. Nel frattempo era intervenuto anche il professore.
-Thomas, posa quella Katana, e parliamone. Chi ti ha messo in testa queste idee?- la sua voce calda era rassicurante.
Thomas indugiò.
Yvonne sentì la lama affilata della lunga spada giapponese sfiorarle la pelle, in uno spasmo involontario del corpo di Thomas.
Non sentì alcun dolore, ma una sostanza calda, sangue, prese a scivolarle giù per il collo, fino al petto.
Le faceva il solletico.
-Thomas!- esclamò Paul –Non ti muovere. Metti giù la spada.-
Nulla poteva convincere Thomas a lasciar andare Yvonne.
Lo sentiva determinato, con il petto in fuori, che premeva contro le sue scapole, il respiro forte e regolare, e il braccio con cui la teneva prigioniere con i muscoli tesi al massimo.
-Non seguo più i tuoi comandi. Non sono più dalla vostra parte. Guardatevi le spalle, perché non sono l’unico!- urlò il ragazzo prima di spintonare Yvonne e di voltarsi, brandendo la sua Katana.
Tutti si sparpagliarono, terrorizzati, ma Thomas non mirava a ferire le persone. Lui si stava dirigendo verso la Foresta Proibita.
-No- sussurrò Luke, il suo amico, che era caduto accanto a Yvonne.
Fece uno scatto e partì all’inseguimento.
La Foresta Proibita non protegge. Non nasconde. Ruba e basta, pensò Yvonne.
Due mani grandi e calde le circondarono le spalle.
-Stai bene?- le chiese Paul, mentre Dominick, Rachel e Jennifer la circondavano con sguardi preoccupati.
-Certo- disse secca.
Parlare però, le fece male. Tossì e si portò una mano alla gola.
Quando la portò davanti a sé, era tinta di scarlatto.
Altre due voci si aggiunsero attorno a lei, mentre Finnick, il guardacaccia urlava alle altre persone di stare calmi, e di rientrare in Sala Grande.
Yvonne vedeva cinque professori correre in direzione dove erano spariti Luke e Thomas.
La McGonagall parlava animatamente con Paul, accanto a lei, mentre Hanselm spiegava ai tre ragazzi che aveva cercato di chiamare aiuto in tempo, ma evidentemente non era stato abbastanza veloce.
Un paio di occhi castani catturò l’attenzione di Yvonne, che era rimasta con la mano ancora sospesa.
Aleksiej.
-Ma tu sanguini!- esclamò Jennifer attirando l’attenzione di tutti quelli che le stavano intorno.
Si scatenò un putiferio.
Chi imprecava, chi cercava di portarla in infermeria, chi cercava di esaminarle la ferita.
La McGonagall le ordinò di recarsi subito verso l’infermeria, mentre prendeva da parte il professore Paul per chiedergli spiegazioni.
Subito Aleksiej si fece avanti, circondandole le spalle con un braccio.
Dominick e Hanselm si irrigidirono.
-La porto io in infermeria- disse sorridendo.
Gli altri non ribatterono e Jessica e Rachel guardarono Yvonne incuriosite.
-Yvonne, poi ti veniamo a trovare- disse Hanselm freddo, guardando Aleksiej negli occhi.
Yvonne annuì, e iniziò a camminare, scrollandosi dalle spalle il braccio di Aleksiej.
Odiava il contatto fisico.
Lui, preso alla sprovvista, per un secondo la guardò allontanarsi, poi la seguì.
In pochi passi fu al suo fianco, con le mani dentro le tasche, e un’aria spensierata.
-Avevi promesso- gli disse continuando a guardare dritto.
-Meglio che non ti sforzi a parlare. Quella è una brutta ferita-
Per tutto il percorso rimasero in silenzio. Yvonne pensò ancora a come si stesse bene con Aleksiej, che non pretendeva parole inutili o sprechi di fiato.
Quando arrivarono alla porta dell’infermeria, la signora Wearis stava già aspettando.
Qualcuno doveva averla avvisata.
-Sbrigati, tesoro. Stenditi su quel lettino- ne indicò uno a caso, e Yvonne obbedì.
Aleksiej era ancora accanto a lei.
-Che ci facevi con la McGonagall?- sussurrò. Le faceva male un po’ la gola, e sentiva un sapore ferroso in bocca.
-Ero curioso di cosa stava accadendo- fece spallucce.
La signora Wearis arrivò con bende e cicatrizzante.
-Non è molto profonda, ma stava per prenderti la vena. Sei stata fortunata che non ti abbia infilzato con la spada, o sarebbe arrivato direttamente alla giugulare- disse senza malizia.
Yvonne annuì solamente, mentre vedeva l’infermiera prendere l’ago e il filo.
Chiuse gli occhi, allontanando quell’immagine dalla mente.
Sentì una mano fresca e asciutta posarsi sopra il dorso della sua mano e stringere.
Non aveva paura, ma si accorse che aveva bisogno di coraggio.
Sentì l’ago penetrargli la pelle, e il filo strisciare sul buco.
Era fastidioso, certo, ma non doloroso.
Sentì la sua mano sinistra, la mano che Aleksiej stringeva, sporca di sangue.
Non lo disgustava? Impiastricciarsi la mano con il suo sangue non gli faceva senso?
Ripensò a quando aveva tolto la mano dalla gola e l’aveva guardata.
C’era molto sangue.
Una sensazione di déjà-vu l’attraversò.
Era già la seconda volta quel giorno, che un liquido denso le faceva ricordare qualcosa che quando cercava di afferrare le sfuggiva come acqua tra le mani.
Sentì ancora l’ago che perforava la sua carne, cucendo la ferita.
Strinse le mani a pugno, e Aleksiej infilò le sue dita tra il palmo stretto.
Lo distese forzatamente, e intrecciò le dita alle sue, stringendo e esortandola a fare lo stesso.
Yvonne non era abituata a quel tipo di contatto. Lo odiava.
In quel momento però, la signora Wearis le infilò l’ago per l’ennesima volta, e lei strinse le sue dita sul dorso della mano di Aleksiej.
Quello che pensò fu subito: “sgradevolezza” due mani così intrecciate, come a sostenersi a vicenda era simbolo di aiuto, o bisogno di aiuto.
Lei non aveva bisogno di aiuto.
Cercò subito di sciogliere la sua mano, ma Aleksiej la strinse ancora di più, impedendole di togliersi.
Quando la breve lotta tra palmi finì, un altro pensiero le venne in mente: “forza”.
Non voleva ammetterlo, ma quel semplice contatto le stava trasmettendo più forza. Aleksiej era forte, ed ora donava un po’ di forza a lei, che in quel momento ne aveva più bisogno.
Avrebbe dovuto ringraziarlo, ma il suo inutile orgoglio le impediva anche di pensare un grazie.
Sentì la signora Wearis che tagliava il filo e le passava le bende per tutto il collo dopo aver disinfettato la ferita con il cicatrizzante.
-Ora rimani un po’ qui. Poi quando te la senti puoi tornare in camera tua. Finchè non ti si rimargina abbastanza dovrai mangiare cibi liquidi o parzialmente liquidi, mi raccomando! Tra due giorni torna qui, che ti cambio le bende e vedo in che condizioni è la ferita.-
Se ne andò con un sorriso, lasciandoli soli.
Aleksiej non dava segno di voler lasciarle la mano.
Yvonne se ne stava zitta. Aveva paura che parlando la cucitura le avrebbe fatto male, e non poteva lasciarsi sfuggire un’espressione o un gemito di dolore. Non voleva dimostrarsi debole.
-Avevo promesso, è vero- disse d’un tratto Aleksiej. Yvonne capì subito che le stava rispondendo. –Ma ho fatto solo il mio dovere. Cosa c’è di male nel soccorrere una persona?- le fece l’occhiolino.
-Fammi spazio- aggiunse.
Yvonne all’iniziò non capì, ma quando vide che il castano si stava mettendo a sedere accanto a lei, continuando a tenere le mani intrecciate, si sentì smarrita per qualche secondo.
Il letto era piccolo. Due persone ci sarebbero sicuramente entrate, ma avrebbero dovuto stare molto vicine.
Si spostò più che poté verso il bordo.
Quando Aleksiej si stese accanto a lei, prese le giuste distanze.
Solamente le loro braccia si toccavano, per il resto, il ragazzo faceva in modo di tenersi lontano.
-L’ho capito che non ti piace il contatto fisico, ghiacciolo, ma perché?- disse girando a guardarla.
Lei fece lo stesso.
Se lui rimase intimidito dai suoi occhi, non lo diede a vedere: continuava a fissarla aspettando una risposta.
-Sono affari miei, non credi?- sentì la cucitura che si tendeva leggermente quando parlava. Era un po’ fastidioso, ma pensava peggio.
-Lo sai che non si risponde a una domanda con un’altra domanda?-
-Non è quello che stai facendo anche tu?- gli rispose.
Lui le sorrise, mostrando i denti, con gli occhi divertiti.
-Altro che cuore di ghiaccio, tu sei uno spasso!-
La sua voce calda rimbombò per l’enorme stanza che era l’infermeria.
Yvonne tornò a fissare il soffitto.
Senza dubbio, Aleksiej era diverso dagli altri. Sapeva come prenderla, sapeva cosa la infastidiva. Sapeva.
E a lei non piaceva.
La porta fu aperta bruscamente.
-Yvonne!- la voce di Evelyn coprì l’eco di Aleksiej.
Si sentirono vari passi, poi un mucchietto di gente accerchiò il suo letto.
I volti di Evelyn, Rachel, Jennifer, Dominick, Julian e i gemelli presero a guardare lei, poi Aleksiej, poi le loro mani unite.
-Cosa significa?- tuonò Hanselm.
 
 
 
 
Sono tornata! Scusate il mio ingiustificabile ritardo. Cercherò di essere più attiva, sto già scrivendo il quinto capitolo (sono arrivata a metà). Ho rivisto un po’ i capitoli e li ho corretti, anche se la vera correzione la farò dopo aver pubblicato tutti i capitoli. Si sono aggiunti alcuni elementi, ho modificato il “cattivo”. Questa storia non si svolge in contemporanea con i fatti dei libri, è dopo Clary e Sebastian, è dopo Harry Potter e la generazione dei suoi figli. Diciamo che è tre generazioni dopo Harry Potter, due dopo Clary.
Ho corretto tutti i capitoli fin ora, e aspetto le vostre recenzioni.
Grazie per aver letto fino a questo punto <3
 
   
 
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