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Autore: Ragdoll_Cat    06/12/2015    8 recensioni
Una piccola storia Clintasha, dopo i fatti di Budapest, quando ancora non sono colleghi né tanto meno amici, quindi sono solo dei… conoscenti?
Si avvicineranno l’uno all'altra quasi per caso, grazie ad un piccolo progetto…
Sono perfettamente consapevole che la mia (alquanto scarna) conoscenza riguardo a questi due personaggi limita parecchio il mio raggio d’azione, quindi spero che la storia vi piaccia lo stesso.
[Pre Avengers]
[Dedicata a tutti i fan Clintasha]
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Violenza
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Clint uscì dalla sala Télikert, diretto alla suite che si trovava al quarto piano.
Salì lungo l'ampia scalinata e nel mentre controllò una volta di più che le mini frecce che teneva nascoste all’interno della giacca non si notassero.
 
Generalmente era Natasha che si occupava di queste faccende, lui le offriva supporto tecnico dall’alto e all’occorrenza creava dei diversivi per permetterle di scappare con maggiore facilità.
 
Questa volta era diverso; Natasha non avrebbe potuto agire in solitaria e quindi toccava a lui.
 
Nel frattempo era arrivato al quarto piano e la porta della Sir Gresham Presidential Suite, dove alloggiavano Yuri ed Irina era proprio di fronte a lui.
 
Svelto si sfilò l’anello dall’anulare sinistro e l’usò per decriptare il codice di apertura della porta.
 
Lo S.H.I.E.L.D. era fenomenale nel creare certi aggeggi.
 
Si guardò intorno per assicurarsi che non vi fosse nessuno nei paraggi ed entrò.
L'enorme stanza era in penombra; la tenue luce proveniente dai lampioni che adornavano la facciata del palazzo, rischiarava a malapena l'ambiente. Non era un problema per lui, Occhio di Falco, comunque.
Adesso però la storia si complicava, doveva trovare le informazioni necessarie a provare l’esistenza dell’interesse di Pavlov ad allagare i suoi interessi, dopotutto il russo era innocente fino a prova contraria.
“Se io fossi Pavlov, dove nasconderei documenti compromettenti?” si domandò.
La cassaforte era la risposta più logica, quindi si diresse verso la camera da letto.
 
Questa volta usò il suo orologio, modificato ovviamente, e dopo pochi istanti la cassaforte era aperta ed era sorprendentemente vuota.
 
-Dannazione!-
 
-Deluso, Sokolinyy Glaz?-
 
All’udire quella voce Clint rabbrividì; l’aveva sentita per la prima volta quel pomeriggio…
 
-Voltati lentamente e non fare scherzi o i miei uomini che sono rimasti nella sala Télikert, non esiteranno a fare fuoco, uccidendo i presenti.-
 
Clint fece come gli era stato ordinato e si girò verso il centro della stanza e parlò con ostentata sicurezza, che in realtà non aveva, Natasha era in pericolo e non solo lei ma chiunque si trovasse in sala in quel momento, compreso Pavlov.
 
-Non sapevo che le ballerine del Bolshoi sapessero usare le pistole…-
 
Irina rise in maniera sprezzante: -Io non sono solo quello, Sokolinyy Glaz ma del resto lo avrai già capito da solo, visto che una di noi ti ha accompagnato alla festa.-
 
-Che cosa vuoi?-
 
-Uccidervi, molto semplicemente, lei per tradimento e per quello che ti riguarda… bè perché sei stato tu a darle l’occasione di tradirci.-
 
-Tradirci?-
 
-Sì, la nostra famiglia. Dopo la fuga di Natalia, il programma è stato cancellato e le allieve erano state eliminate, troppo pericolose lasciarle in vita; ma io sono riuscita a scappare e ho giurato a me stessa che avrei eliminato personalmente la responsabile di tutto questo, ed ora finalmente dopo anni avrò la mia vendetta.-
 
Detto questo Irina sparò a Clint, un dardo tranquillante, che cadde a terra privo di sensi; la russa sorrise in modo sinistro, era vicina al suo obiettivo.
 
 
 
Natasha nel frattempo era parecchio nervosa, Clint tardava a tornare e con il trascorrere dei minuti l’inquietudine aumentava sempre più.
 
Liquidò Pavlov con una banale scusa, che il russo accettò di buon grado, ed uscì dalla sala.
 
Anche lei salì lungo la scalinata ma una volta arrivata al quarto piano non si diresse verso la suite bensì verso le scale di servizio. Una volta lì attivò il comunicatore d’emergenza ed inviò a Coulson un breve messaggio in cui gli diceva di recarsi all’hotel con un ristretto gruppo di uomini.
 
Fatto questo si liberò delle Jimmy Choo che portava ai piedi e uscì lungo la terrazza passando attraverso una finestra; dal Danubio soffiava un forte vento che per un attimo rischiò quasi di farle perdere l’equilibrio. Dopo pochi istanti aveva raggiunto la prima finestra della suite e con prudenza sbirciò all’interno.
 
Quello che vide la fece rabbrividire; Clint era legato ad una sedia, evidentemente privo di sensi ma non sembrava ferito. Gli avevano tolto la giacca che conteneva le frecce che adesso erano appoggiate su di un lussuoso tavolino di mogano.
 
Natasha spostò lo sguardo in direzione degli uomini presenti nella stanza; ne contò solo tre ed Irina naturalmente. Qualcosa non tornava, ma adesso non c’era tempo per capire, adesso bisognava agire.
 
Sollevò la lunga gonna del vestito per recuperare la piccola pistola che aveva assicurato alla coscia destra e il coltello che invece si trovava sulla sinistra. Grazie a quella lama tagliente si liberò dello splendido ma altrettanto scomodo strascico viola e di buona parte del tessuto di pizzo; poi creò uno spacco notevole sulla stoffa restante, in modo tale da potersi muovere con agilità e senza alcun impiccio.
 
Le portefinestre si aprivano verso l’interno, quindi sarebbe bastato un calcio ben assestato per farle cedere.
 
Sbirciò nuovamente all’interno dopo aver udito la porta della suite aprirsi e richiudersi dopo pochi secondi, Irina era sparita, probabilmente era andata da Pavlov ed in contemporanea notò che Clint aveva finalmente rialzato il capo e riaperto gli occhi; quest’ultimo seppur ancora lievemente intontito a causa del tranquillante, parve accorgersi di lei. Natasha gli riservò un breve cenno del capo e lui sbatté lievemente le palpebre per farle capire che era pronto; i due uomini che lo tenevano sotto tiro davano le spalle alla terrazza, quindi erano del tutto ignari di quello che sarebbe successo di lì a poco.
 
Natasha agì in una maniera così rapida che i cervelli di quegli individui non ebbero quasi il tempo di registrare quello che stava succedendo; la russa infatti dopo aver spalancato la porta, aveva sparato alla spalla del primo e ferito il secondo sull'avambraccio; prima di dedicarsi al terzo lanciò verso Clint il suo coltello che l’arciere usò prontamente per liberarsi dalle corde.
 
Natasha disarmò anche il terzo uomo e lo rese inoffensivo, poi si rivolse a Clint: -Cosa diamine è successo?-
 
-Irina!- le rispose Clint mentre si massaggiava i polsi leggermente indolenziti, ma finalmente liberi dalle corde -A quanto pare era un’allieva della Stanza Rossa e con la tua fu… GIÙ!-
 
Natasha si gettò a terra immediatamente, schivando così il proiettile di pochi centimetri, che era stato esploso dalla pistola di Irina.
 
-Finalmente ci rivediamo, Natalia! Oppure preferisci il tuo nome d’arte, Chernaya vdova?-
 
Clint però non era rimasto inerme, infatti aveva recuperato le sue frecce da viaggio, più piccole e leggere, che potevano essere utilizzate anche a mani nude e ne scagliò una contro Irina.
 
La sua avversaria tuttavia la schivò facilmente e scappò; Natasha scattò immediatamente all’inseguimento, Clint però non poté tallonare le due donne perché sulla soglia della suite si palesò l’enorme sagoma di Yuri Pavlov: -Lasciamo che le nostre signore se la sbrighino fra di loro, che ne dici?- gli disse il russo tenendolo nel contempo sotto tiro.
 
-Levati di mezzo!-
 
-Non posso farlo- replicò Pavlov, caricando il cane.
 
Clint però fu più rapido e con un gesto fulmineo lanciò una freccia, che con millimetrica precisione colpì la pistola rendendola inservibile.
 
Pavlov ruggì di rabbia prima di caricare Clint al modo di un toro infuriato; l’arciere fu più veloce e si scansò in tempo. Il russo a causa dello slancio cadde su di un tavolino di vetro, fracassandolo.
 
-Ehi amico, stai attento. Prevedo un conto piuttosto salato-  gli disse Clint, rimanendo comunque con i muscoli tesi e i sensi all’erta.
 
Il suo istinto gli diceva che la faccenda non si era ancora conclusa ed aveva ragione; Pavlov si puntellò sulle ginocchia per rialzarsi e seppur ferito dalle schegge di vetro era ancora in grado di combattere; poteva ancora combattere già, ma in modo sleale, infatti raccolse una manciata di quei frammenti taglienti che usò prontamente, mirando al volto di Clint.
 
L’agente dello S.H.I.E.L.D. però non si fece sorprendere e si coprì il viso con il braccio; la sorte peggiore toccò alla camicia di seta.
 
-Mi piaceva questa camicia!-
 
-Ma non riesci a tenere la bocca chiusa?-
 
-No!- gli rispose Clint prima di colpirlo con un pugno ben assestato che mandò Pavlov al tappeto, questa volta in maniera definitiva.
 
-Barton! Sei qui?-
 
-Coulson! Meglio tardi che mai. Dov’è Natasha?-
 
-Non lo so. Stai bene?-
 
-A meraviglia!- gli rispose uscendo di corsa dalla stanza, alla ricerca di Natasha; se Coulson e la squadra non l’avevano trovata ai piani inferiori, l’unica opzione rimanente era il tetto. Svelto salì lungo le scale per cercare la sua compagna.
 
 
 
 
 
Quando Irina era fuggita, Natasha le era corsa appresso, seguendola fin sul tetto.
 
La bionda a quel punto si era voltata e le aveva detto: -Finalmente ci ritroviamo Natalia!-
 
-Cosa vuoi?-
 
-Vendetta! A causa tua io ho perso tutto! Sono stata costretta a fuggire, a nascondermi; ho cambiato così tante volte identità che ormai non so più chi sono e tutto questo per colpa tua! Eri l'allieva migliore, volevamo diventare tutte come te, ma tu hai preferito tradirci!-
 
Natasha l’ascoltava in silenzio, pensando nel contempo a come agire: -Io ho voltato pagina, puoi farlo anche tu se vuoi!- le disse nel tentativo di farla calmare.
 
Quelle parole però ebbero l’effetto contrario, infatti Irina presa da una furia cieca le sparò due colpi in rapida successione.
 
Natasha scartò di lato, rotolando su di un fianco; Irina però la raggiunse prima che potesse ritornare in posizione eretta e la immobilizzò.
 
-Eri la migliore, ma tu ora sei il passato, il futuro sono io! Come ci si sente ad essere in trappola, Natalia?- le urlò contrò.
 
-Io mi chiamo NATASHA!- replicò rabbiosamente la diretta interessata, prima di colpirla con una violenta testata.
 
Gli occhi di Irina si riempirono di lacrime e il naso iniziò a sanguinarle copiosamente, permettendo così a Natasha di sfuggirle.
 
Le due russe ora erano l’una di fronte all’altra, pronte al combattimento ed entrambe sapevano che ci sarebbe stata una sola vincitrice.
 
Fu Natasha la prima ad attaccare, ma Irina parò senza difficoltà il colpo; e poi quello successivo e quello dopo ancora. Sembrava quasi che Natasha stesse lottando contro se stessa, ed in un certo senso era così.
 
-Non puoi vincere! Conosco tutte le tue mosse!-
 
Natasha allora cambiò strategia, smise di combattere come le era stato insegnato nella Stanza Rossa ed improvvisò, alla maniera di Clint Barton.
 
-Come hai detto tu io sono la Vedova Nera… e lo sai cosa fanno le vedove nere? Morsicano!-
 
Dopo aver pronunciato quelle parole Natasha si tolse l’orecchino, che portava al lobo destro, per poi lanciarlo verso Irina; non appena il dischetto di metallo toccò il vestito, una scarica elettrica percorse l’intero corpo della bionda. A causa della scossa, Irina perse l’equilibrio e cadde all’indietro oltre la balaustra del tetto, sparendo così dalla vista di Natasha.
 
-NAT! NAT!-
 
La voce preoccupata di Clint giunse alle sue orecchie, per cui si affrettò a rispondere:
 
-Sono qui Clint!-
 
-Stai bene?- le domandò avvicinandosi a lei.
 
-Sì…-
 
-Dov’è Irina?-
 
-È caduta dal tetto, laggiù…-
 
Clint si affacciò dal parapetto e non disse: -Non la vedo! Qui sotto c’è il terrazzo, deve essere fuggita!-
 
-Dobbiamo trovarla.-
 
-Parlerò con Coulson, torniamo dentro Natasha.-
 
L’ora successiva passò rapidamente; Coulson si mobilitò immediatamente per cercare Irina, ma Natasha sapeva bene che seppur ferita quella donna era ancora perfettamente in grado di scappare e nascondersi senza lasciare tracce. Dei paramedici pulirono e medicarono le sue ferite e quelle di Clint; un giovane agente aveva perfino recuperato le sue scarpe dalle scale di servizio.
 
Le parole di Coulson le arrivavano ovattate, Pavlov era stato arrestato e molto probabilmente aveva già iniziato a collaborare per evitare l’ergastolo; ma in quel momento la cosa non aveva alcuna importanza, il suo cervello stava già pensando ad altro.
 
Quando finalmente lei e Clint ritornarono nella loro stanza, con i loro bei vestiti da sera completamente rovinati erano stanchi morti.
 
Natasha abbandonò senza riguardo le scarpe sul pavimento e si diresse in bagno per togliersi il vestito ed infilarsi il morbido accappatoio di spugna.
 
Una volta uscita prese il computer per fare una ricerca; Irina come aveva scoperto la sua identità e il suo lavoro? Più ci pensava e più ne era sicura, tutta l’operazione era stata basata su di una soffiata anonima che ora le sembrava sospetta più che mai. La volevano eliminare, ma chi esattamente?
 
-Spero che Coulson non mi faccia pagare la camicia, è da buttare ormai… Nat… tutto bene?- Clint, anche lui in accappatoio, si sedette accanto a lei, sulla morbida coperta del letto.
 
-No, siamo finiti in una trappola e voglio scoprire chi c’è dietro a tutta questa faccenda.-
 
Clint richiuse il portatile e le disse: -Domani. Lo scopriremo insieme, ma inizieremo domani, ora c’è un’altra cosa da fare…-
 
In quel momento qualcuno bussò alla porta della camera; Clint si alzò, per andare ad aprire e dopo aver dato la mancia al cameriere, ritornò da Natasha sospingendo un carrello su cui vi erano appoggiati due flûte, un secchiello refrigerato per lo champagne e una piccola torta con tutto il necessario per servirla.
 
-Felice anniversario!-
 
-Cosa stai dicendo Barton?-
 
-Erano anni che non mi chiamavi così, te l’ho detto, oggi è il nostro anniversario, quindi oggi pomeriggio ho ordinato al Café Gerbeaud una specialità, o meglio la specialità di Budapest, la torta Dobos.-
 
-Come facevi ad essere sicuro che saremmo stati in camera a quest’ora?-
 
-Poco fa ho chiamato il servizio in camera, dall’apparecchio del bagno, dopotutto è un servizio attivo ventiquattr’ore su ventiquattro, compreso nel prezzo, non valeva la pena sprecarlo, ti pare?- le rispose Clint mentre tagliava il dolce per poi passarle il piattino. Dopo di quello aprì lo champagne e versò il liquido dorato e frizzante nei bicchieri -Tieni.-
 
-Grazie.-
 
-Proporrei un brindisi, a noi due.-
 
-A noi due.- disse Natasha mentre facevano tintinnare lievemente i calici.
 
Stettero in silenzio mentre mangiavano quella torta deliziosa, poi quando entrambi ebbero finito Natasha chiese a Clint: -Ti ricordi quando sono scappata dall’Accademia, per assistere al balletto?-
 
-Certamente.-
 
-Io ti avevo chiesto come mai avevi deciso di non denunciarmi e tu mi avevi risposto che tu violavi le regole continuamente…-
 
-Dove vuoi andare a parare Natasha?-
 
-Qual è stato il tuo atto più sovversivo?-
 
-Lo vuoi sapere veramente?-
 
-Sì.-
 
-Sei stata tu...-
 
-Cosa? Perché l’avresti fatto?-
 
-Meritavi anche tu una seconda occasione, la stessa che ho avuto io e guarda dove siamo dieci anni dopo… seduti nella stessa stanza a mangiare della torta, che a quanto vedo ti è piaciuta…-
 
-E da cosa lo deduci?-
 
-Dalle briciole di cioccolato che hai intorno alla bocca.-
 
-Un vero gentleman, si offrirebbe di toglierle…-
 
-Nessun problema.-
 
Clint le si avvicinò e con delicatezza passò il pollice sul viso di Natasha: -Ecco fatto.-
 
I due si fissarono negli occhi per qualche breve ed intenso istante, poi all’improvviso tutto divenne frenetico; le loro labbra si incontrarono e per la prima volta si baciarono sul serio.
 
Quello non era un bacio di copertura, ma era un bacio d’amore.
 
Natasha a quel punto si lasciò cadere all’indietro, sul letto, trascinando al contempo Clint con sé. Nessuna parola, nessuna esitazione, in quel momento c’erano solo due.
 
 
 
 
 
New York, 2012
 
-Mi sembra di rivivere Budapest!-
 
-Tu ed io la ricordiamo in modo molto diverso!-
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo Mio:
 
Ecco la fine!
 
Avevate sospettato che anche Irina fosse coinvolta?
 
Alla fine ho lasciato di proposito in sospeso il destino di Irina, chissà magari in futuro potrei utilizzarla ancora, se l’ispirazione dovesse tornare; e se voi lo vorrete, che ne dite?
 
Sokolinyy Glaz, e Chernaya vdova significano rispettivamente Occhio di Falco e Vedova Nera in russo.
 
La torta non era prevista nella stesura iniziale, ringraziate il fatto che una sera ho cambiato canale e ho visto una puntata di “Bake Off Italia”; quando ho sentito le parole Budapest” e “Torta Dobos” mi si è accesa una lampadina! Non in testa, ma quella del forno! ^_^
 
Non potevo non usare questo dolce!
 
Grazie a Hermione Weasley per la recensione e a Chess_Killer per averla aggiunta alla lista delle preferite.
 
Grazie a chiunque sia passato e se avete voglia di leggere qualcos’altro di mio cliccate qui per leggere il primo capitolo della mia long su Steve Rogers.
 
Un bacio!
 
Ragdoll_Cat
 
 
 
  
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