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Autore: Emmastory    06/12/2015    1 recensioni
Alcuni anni sono passati, e le nostre tre giovani streghe continuano a vivere la loro vita. La loro felicità sembra costantemente vacillare, così come la sicurezza del profondo e recondito segreto che custodiscono. Nessuna sarà al sicuro, e alcuni nemici a loro già noti non rappresenteranno che una grave minaccia. Il destino di Miriel, Minerva e Astrid, sembra quindi appeso a un filo sottile.
(Seguito di "Sangue di strega: Giochi di potere)
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Sangue di strega'
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Image and video hosting by TinyPic Capitolo VIII
Coraggio
Era ormai trascorso un intero mese dal giorno dell’incontro mio e di Jocelyn con la famelica bestia che minacciava di aggredirla. Quasi avendo ascoltato le mie preghiere, Logan ci aveva salvate entrambe, e mi aveva prontamente assicurato che Xavier, mia ragione di vita e grande amore, non fosse ferito o in pericolo. Tale rivelazione mi aveva rinfrancata, ma nonostante tutto, non avevo sue notizie sin da quel fatidico giorno. L’istinto mi portava a volermi fidare di Logan, ma la mia mente e il mio cuore non sembravano essere d’accordo. I minuti scorrevano con estrema lentezza, tanto da sembrare intere ore. Trascorrevo le mie giornate seduta sul divano di casa, intenta a leggere il libro datomi in dono dalla mia defunta madre, a suo dire sacro alle streghe come noi, conservando la segreta speranza di ricevere un segno. Non riuscendo a mantenere la calma, spostavo spesso il mio sguardo sulla porta di casa ora chiusa, desiderando semplicemente che la stessa venisse aperta, e che Xavier si avvicinasse per abbracciarmi e consolarmi in un momento così difficile. Andando alla palese e forse disperata ricerca di conforto, ho fatto visita a mia sorella Minerva, scoprendo che contrariamente alla mia, la sua vita appariva felice, e che nonostante i suoi trascorsi, fra i quali lei non dimentica mai di annoverare la morte del suo fido corvo Valtor, tutto andasse bene. La scena alla quale assistetti entrando in casa, che la ritraeva fra le braccia del suo amato marito, mi strappò un sorriso, ma le cose cambiarono non appena mi avvicinai. Difatti, notai che ai loro piedi sedeva una serafica gatta bianca, che aveva evidentemente preso il posto del defunto volatile appartenuto a mia sorella. Lei e Logan volevano bene a quella gatta, e non rinunciavano a trattarla come se fosse loro figlia. Riflettendo, non posso dar loro tutti i torti, considerando che hanno precedentemente perso il concreto seme del loro profondo amore. Ad ogni modo, quel bianco felino portava il nome di Mysia, e appariva costantemente calmo e tranquillo. Lentamente, mi accomodai accanto a loro sul divano di casa, notando che la gatta in questione non esitò a saltarmi in braccio. “Sembri piacerle.” Osservò Logan, lasciandosi poi sfuggire una risatina. “Non sono qui per il gatto.” Replicai, fallendo nel misero intento di dominare la frustrazione che dimorava nel mio corpo. “Se devi parlarci, siamo qui.” Intervenne Minerva, riuscendo a calmare i miei bollenti spiriti. “Sono solo preoccupata.” Esordii, guardando entrambi i miei interlocutori negli occhi e iniziando a passeggiare nervosamente per il salotto. “Per cosa?” chiese mia sorella, ponendomi una domanda evidentemente retorica che mi fece saltare i nervi. A quelle parole, mi voltai di scatto, per poi rispondere non badando al tono che utilizzai nel farlo. “Xavier è di nuovo sparito, il nostro villaggio è in guerra, Jocelyn è terrorizzata ed io sono sola!” gridai, iniziando quasi istintivamente a piangere. “Ti sbagli, Miriel.” Rispose Logan, avvicinandosi a me e cingendomi un braccio attorno alle spalle. “Finchè noi saremo al tuo fianco, non dovrai temere.” Aggiunse, mostrandomi un debole ma convincente sorriso. “Avete ragione.” Dichiarai, scattando nuovamente in piedi e lasciando la loro casa solo dopo averli ringraziati. Alcuni attimi scomparvero dalla mia giovane esistenza, ed io mi ritrovai nuovamente fuori al freddo. Camminando, riflettevo, e facendolo, compresi di aver appena acquisito un nuovo obiettivo. Dovevo tornare a casa, mantenere la calma e continuare a sperare. Le parole di Logan e Minerva erano servite ad infondermi la sicurezza e il coraggio che mi mancavano, e quando raggiunsi la mia destinazione, mi sedetti accanto al crepitante caminetto. Mia figlia sedeva sulle mie gambe, e ingenuamente, sorrideva. Guardando per un attimo fuori dalla finestra, mi accorsi che il buio stava per calare, ragion per cui, decisi di passare il poco tempo che rimaneva a Jocelyn. Guardandola negli occhi, di un colore permanentemente a metà fra il verde e il grigio, le parlai per ore, e con toni delicati, riguardo a quanto ci stesse accadendo, avvertendola di ogni possibile pericolo, e avendo ad ogni modo cura di non spaventarla. Ascoltando ogni mia parola con grande attenzione, mia figlia si limitava ad annuire, ma la frase che pronunciò mettendosi in piedi, mi riempì di gioia e orgoglio. “Ti proteggo io, mamma.” Disse, per poi avvicinarsi e provare ad abbracciarmi. Lasciandola pazientemente fare, la sollevai da terra, per poi baciarle la fronte e metterla a letto. “Un giorno questo sarà tuo.” Dissi, mostrandole il mio pugnale poco prima che potesse addormentarsi. “Ti proteggo io.” Ripetè, appena un attimo prima di chiudere gli occhi e cadere preda del sonno. A quelle semplici parole, sorrisi, richiudendo la porta della sua stanza alle mie spalle e lasciandola da sola. Subito dopo, mi preparai per andare a letto, faticando a dormire poiché tenuta sveglia dall’onirica visione di quello che sapevo sarebbe stato il mio destino. Parlando con me stessa, ricordai i moniti pronunciati da Xavier nel giorno del nostro fidanzamento, riuscendo finalmente a comprendere la più dura ed importante delle lezioni. La mia intera famiglia mi sosteneva, ed io non dovevo avere altro che coraggio.
   
 
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