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Autore: Emmastory    06/12/2015    1 recensioni
Alcuni anni sono passati, e le nostre tre giovani streghe continuano a vivere la loro vita. La loro felicità sembra costantemente vacillare, così come la sicurezza del profondo e recondito segreto che custodiscono. Nessuna sarà al sicuro, e alcuni nemici a loro già noti non rappresenteranno che una grave minaccia. Il destino di Miriel, Minerva e Astrid, sembra quindi appeso a un filo sottile.
(Seguito di "Sangue di strega: Giochi di potere)
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Sangue di strega'
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Sangue-di-strega-III-mod
Capitolo IX
Debolezza
Una nuova e immacolata pagina nel libro della mia vita che profuma di novità, e che è pronta per essere riempita. Gli astri giocano nel cielo, e il sole prevale su di loro, splendendo in quella che amo definire una magnifica potenza priva di contraddizioni. Un giorno importante e dissimile da tutti gli altri, poiché oggi viene al mondo mio nipote. Il piccolo Edward, figlio di mia sorella Astrid, fa oggi il suo ingresso nel mondo, comunicando la sua presenza ad una famiglia come quella nella quale e nato, e che sin da quel momento, si dimostra felice della sua esistenza. Ora come ora, sono ferma in piedi nella camera da letto di mia sorella, troppo occupata a sorridere e fissare il miracolo che tiene fra le braccia per guardarmi intorno. La luce del sole si è fatta più tenue, e grazie ad alcune plumbee nuvole, la gentile e bianca neve ha cominciato a scendere lenta e tranquilla, coprendo il villaggio con il suo candido manto, e regalando gioia ad ogni abitante. Per nostra mera sfortuna, la stessa si scioglie con velocità inaudita, per colpa del lucente e dorato sole, che splendendo, opera la sua talvolta distruttiva magia. Il silenzio è poi rotto da un urlo, che squarciando la fredda aria, ha il potere di spaventare ognuno di noi, compreso il neonato Edward, che piangendo, non fa che agitarsi. Nel tentativo di calmarlo, Astrid lo culla dolcemente, pur non riuscendo a farlo addormentare. Posando il mio sguardo sul vetro della finestra, appannato dal freddo, realizzo che le mie paure si sono trasformate in realtà. I Cacciatori si stanno davvero avvicinando. Terrorizzata, non riuscivo a smettere di guardare, e tremando, fuggii via da quella casa. Sapevo bene cosa stava succedendo, ma per qualche strana ragione, forse dovuta all’intenso freddo, la mia vista si tingeva di nero, tanto che per qualche prezioso secondo, temetti di avere un mancamento che di lì a poco avrebbe significato la mia morte. La bianca coltre di neve attutiva il ritmico suono dei miei passi, e le urla continuava a rompere il silenzio. Il mio corpo era scosso da tremori evidenti, e nascondendo il volto con le mani, speravo ardentemente di riuscire a nascondermi fra i civili innocenti. Un volere che molti avrebbero sicuramente interpretato come narcisistico, ma che io non riuscivo a sopprimere. Una tremenda guerra era in corso, ed io non desideravo che salvarmi. Il freddo pungeva come migliaia di minuscoli spilli, limitandomi nei movimenti, ma nonostante tutto, continuavo a camminare. Tenevo la testa bassa, e correndo, piangevo. Le mie lacrime esprimevano il perfetto connubio esistente fra tristezza e rabbia, e il sangue che colava da una ferita che mi ero procurata graffiandomi un ginocchio dopo una caduta, scorreva copioso, andando a macchiare di nero la neve. Seppur lentamente, sentivo che le forze mi stavano abbandonando, e non appena fui sul punto di arrendermi ed accettare il mio forse ignobile e duro destino, sentii qualcuno afferrarmi un braccio impedendomi di cadere. Quell’uomo aveva il volto coperto, ma un singolo particolare mi indusse ad avere fiducia. Il suo marchio, perfettamente uguale al mio, testimoniava la sua chiara appartenenza alla mia stessa stirpe. In quel momento, avrei voluto fuggire, ma il turbine di emozioni che infuriava nel mio animo mi rendeva debole, convincendomi ad abbandonare la mia precedente decisione. Alcuni secondi dopo, lo sentii proferire una frase, che agendo da antidoto contro la mia paura, fece dischiudere le mie labbra in un sorriso. “Non temere.” Disse, facendo quindi uso della sua forza per sollevarmi da terra e aiutarmi a sfuggire dai Cacciatori. Ancora una volta, il mio animo e la mia mente erano confusi. Non sapevo se fidarmi di quell’uomo mi avrebbe condotta alla salvezza, né se le sue azioni non erano che un imbroglio, ma nonostante tutto, chiamai a raccolta le mie forze, scegliendo poi di porgli una domanda di vitale importanza. Biascicando qualche parola, chiesi informazioni sulla sua identità, e scoprendomi inerme e priva di risposte, svenni. Il sentiero innevato sarebbe stato la mia tomba, ed io non avrei potuto reagire.  
   
 
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