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Autore: Mue    06/12/2015    4 recensioni
Drusilla, sesto anno, Corvonero, odia due cose: il proprio nome e David Steeval, il tracotante, biondo e terribile migliore amico di James Potter. E ama due cose: il Quidditch e Tristan Vidal, il capitano della sua squadra.
Allora perché decide di mettersi con il suo migliore amico, scommette di far innamorare di sé il saccente Steeval e stringe un improbabile legame con il bizzarro Lorcan Scamandro?
Un'antica leggenda, vecchie storie di Folletti ribelli a Hogsmeade e un ballo a Hogwarts per una ricorrenza potrebbero ingarbugliare ancora di più questa situazione o darle finalmente la chiave della porta per il paradiso.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Sirius Potter, Lily Luna Potter, Lorcan Scamandro, Nuovo personaggio, Rose Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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- Questa storia fa parte della serie 'I Figli della Pace'
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XIII.
Parentesi sonnolenta

 

 

Le vacanze di Natale passarono più lente che mai quell’anno. Probabilmente anche la noia contribuiva a rendere le buie, fredde giornate dopo Capodanno più lunghe del consueto. Il rientro a scuola degli studenti dalle ferie fu accolto da Drilla come uno dei più bei giorni della sua vita, tanto che, quando vide Stuart tra la calca di ragazzi che entrava dalla grande arcata dell’ingresso, non riuscì a trattenersi e gli saltò al collo.
“Stuart!”
A Stuart servì tutta la forza dei suoi scarsi muscoli da intellettuale per non crollare a terra sotto il peso di Drilla. “Ehi, ehi, che ti prende?”
“Tubate in un posto dove non intralciate il traffico, voi due” sogghignò Jamie, passando accanto a loro in quel momento.
Drilla gli fece una smorfia.
“Ti sei annoiata così tanto? Senza di me non te la cavi proprio, vero?” insinuò Stuart ironico, cercando di scollarsela di dosso.
Drilla sbuffò infastidita, lasciandolo andare. “In realtà…” si bloccò, come fulminata.
“Che c’è?” domandò Stuart perplesso.
“Ti devo parlare” disse lei, d’un tratto seria. “Vieni con me.”
“Ma…”
Drilla lo afferrò per un polso e lo trascinò via dalla folla, fino a un’aula vuota, dove spinse dentro Stuart e si chiuse la porta alle spalle.
Il ragazzo si guardò intorno, sbigottito, poi fissò lei. “Si può sapere che succede?”
Drilla prese un profondo sospiro, ancora appoggiata con la schiena alla porta di legno scuro. “Tu!” esclamò in tono accusatorio. “Che cosa hai detto a Steeval?”
Stuart rimase per un secondo silenzioso, come se stesse cercando di capire cosa gli veniva chiesto, poi inarcò un sopracciglio. “Ehm… come?”
Drilla cominciò a irritarsi. “A Natale mi stava per dire qualcosa che ti riguarda, ma alla fine si è trattenuto.”
Stuart sbatté le palpebre, sempre più perplesso. “Non capisco di che diavolo parli…”
Drilla sospirò e si rassegnò a raccontargli l’avventura del tesoro di Lorcan e le conseguenze in infermeria. Stuart ascoltò in silenzio tutto, mentre la sua espressione diventava sempre più ilare finché, a fine racconto, si era tramutata in una vera e propria risata.
“Non posso crederci! A cacciare tesori in una grotta delle montagne! Ma che diavolo pensavate?”
“Non è questo il punto” lo interruppe Drilla sferrandogli un pugno in un fianco.
Stuart si piegò in due e smise di colpo di ridere, senza fiato.
“Il punto è” procedette Drilla ignorando la sua ostentata dimostrazione di dolore, “che tu gli hai detto qualcosa. Non è forse così?”
Le ultime parole erano lievemente minacciose, e Stuart badò bene a ricomporsi e dare una risposta accettabile: Drilla infuriata non era piacevole come compagnia. “In realtà per niente…”
“Cosa vuol dire ‘per niente’?” indagò lei.
“Che non gli ho detto niente di niente. Almeno, nulla che spieghi il modo di agire di David.”
“Ma allora che senso ha quello che mi ha detto in infermeria?”
Stuart si strinse le spalle. “Non ne ho la benché minima idea. Andrò a chiedergl…”
“NO!”
Stuart sobbalzò. “Perché?”
Drilla strinse i denti. “Non gli darò mai la soddisfazione si sapere di avermi… turbata, o cose del genere.”
Stuart non capiva. “Turbata?”
Drilla annuì vigorosamente. “Non me ne frega niente di quello che dice. Qualunque cosa possa insinuare, noi siamo innamoratissimi e inseparabili!”
Stuart sogghignò. “Se lo dici tu…”
“Non preoccuparti, non sarà ancora per molto. Mi basta trovare quel Medaglione, e Tristan e Steeval saranno ai miei piedi.”
Lo disse con tale convinzione che Stuart non poté fare a meno di scoppiare a ridere di nuovo.
“Che c’è?” abbaiò infastidita Drilla mentre lui si sganasciava dalle risate. “Piantala!” gli ingiunse dato che non smetteva. “Sembri un Golem con il singhiozzo!”
Stuart cercò di nuovo di tornare serio. “Scusa, è che hai una faccia… davvero sei convinta di risolvere tutti i problemi con quell’affare?”
“Perché, tu credi che non funzionerà?” chiese Drilla, d’un tratto ansiosa.
“Non è questo” disse lui, scuotendo il capo. “E’ solo che… non so… non sarebbe meglio se cercassi di conquistarli senza sotterfugi?”
Drilla si fece cupa. “Io…”
“Che?” la incoraggiò Stuart.
Drilla si morse il labbro, poi si fece di nuovo determinata.
“No! Steeval deve strisciami ai piedi! E lo farà solo con quel Medaglione!”
Stuart sospirò, un sorriso mesto sul viso. “Come vuoi. Anche se…”
Drilla attese che continuasse, ma lui rimase zitto.
“Anche se?” ripeté lei, in attesa.
Lui le scoccò un’occhiata intensa. “Non fidarti troppo dell’evidenza, Drilla. Sono le cose palesi a risultare, alla fine, le più false.”
Drilla spalancò gli occhi. “Cioè?”
Stuart ridacchiò. “Vedrai che lo scoprirai da sola. Almeno” aggiunse, mentre il sorriso gli scivolava via dalle labbra, “lo spero.”
Drilla sospirò. “Ti odio quando inizi a parlare con queste frasi criptiche.”
“Non tutti hanno il dono della chiarezza espositiva come il tuo.”
Drilla sorrise, poi sentì un borbottio strano e dopo qualche attimo di smarrimento, comprese che proveniva dal suo stomaco. “Ho fame!” esclamò.
Stuart batté le mani. “E allora muoviamoci, l’ora di cena è passata da un pezzo.”
Drilla annuì ed aprì la porta, uscendo nel corridoio semibuio. Fu solo un secondo, ma le parve di scorgere, per un momento, un lampo di rosso nella semioscurità.
“Ti muovi?” fece Stuart, superandola e avviandosi verso la Sala d’Ingresso.
Drilla rimase ancora per un secondo impalata sulla porta, paralizzata da un sospetto improvviso.
Capelli rossi?
“Muoviti!”

Drilla si sentiva come immersa in una nuvola di tepore.
“… e a causa della ribellione dei Goblin che al tempo erano adibiti a lavoratori nelle miniere senza alcun contratto di lavoro…”
Stuart giocherellava con una Gobbiglia, facendola roteare sul banco con una piuma.
“… quindi la crisi finanziaria della Gringott nel diciassettesimo secolo…”
La Gobbiglia continuava a roteare sul banco, cercando di spruzzare liquido puzzolente alla piuma, ignara del proprietario della mano che la muoveva.
Drilla la fissava come ipnotizzata.
“… furono i due più importanti Magifinanziari dell'epoca a sanare le casse del Ministero della Magia l’anno seguente…”
Fissava tanto intensamente la Gobbiglia che poteva quasi vedersi rispecchiare sulla sua liscia superficie di vetro…
“… perciò Marcus Williamson e Richard Eddison, promotori della Riforma Finanziaria Magica del 1521…”
Anzi, riusciva proprio a vederlo. Vedeva il suo viso stanco, sballottato qua e là dalla penna di Stuart.
“… l’anno seguente…”
La testa cominciò a girarle mentre non riusciva a distogliere lo sguardo dal suo riflesso, tormentato in quel modo da una stupida piuma. Nemmeno fosse stata uno dei suoi tremila problemi, come una certa persona di nome David Steeval o un’altra di nome Tristan Vidal…
L’immagine di se stessa sballottata da una malvagia penna con la faccia di Steeval le affiorò alla mente… eccolo, quell’odioso vanesio pieno di sé…
"...1533..."
Ma che cosa aveva fatto per attirare le sue ire? Cosa? Perché diavolo dovevano odiarsi così tanto? C’era un’altra ragione, oltre all’indispettirsi a vicenda?
Ma lui continuava a trattarla come nient’altro che una stupida palla di vetro…
Improvvisamente, la piuma prese a contorcersi, come se volesse liberarsi della mano che la teneva ma che si ostinava a trattenerla. Poi, di colpo, fu lasciata andare andare, si sollevò in volo e si posò sulla biglia di vetro, immobile…
“Drilla?”
Una fitta dolorosa a un fianco, e Drilla si svegliò di botto.
“Ahio!”
Stuart, lì vicino, sogghignò. “Ti eri addormentata.”
“E c’è bisogno di svegliarmi ficcandomi un dito tra le costole?”
Stuart si alzò raccattando la borsa. “Scusa se non sono un principe azzurro e non sveglio con i baci.”
Drilla affondò la testa tra le braccia incrociate sul banco. “Ho sonno…”
“Ci credo” osservò il ragazzo, tranquillo. “Ieri sei rimasta in piedi fino a tardi. Ti sei decisa a studiare per gli esami di fine anno in anticipo e non gli ultimi tre giorni?”
“Tanto sono uscita sempre con ottimi voti anche facendo così” fece Drilla con una smorfia.
“A parte in Pozioni” fece lui in tono casuale.
“E allora? E’ una materia inutile. Come Storia della Magia” aggiunse, dopo essersi assicurata che non ci fosse in giro Ruf.
Stuart aveva notato la sua ispezione dell’aula prima di pronunciare ad alta voce le ultime parole. Rise. “Coda di paglia, eh?”
“Ma come ti…?”
“Andiamo” la interruppe lui, già sulla porta.
“Aspettami!” gli gridò dietro Drilla, rassegnandosi ad alzarsi e raggiungerlo.
“Che c’è, ora? Hai paura di stare da sola?”
Drilla sbuffò. “Piantala di dire idiozie! Piuttosto, dov’è sparita la Gobbiglia con cui stavi giocando?”
“Oh, perché, ci tenevi?” le domandò con un’espressione colpevole.
Drilla strinse gli occhi. “L’hai rotta?”
“Ehm… mi è caduta mentre cercavo di farla rotolare vicino al bordo del tavolo.”
Drilla sospirò. “E un’altra in meno. La prossima volta che ti metterai a frugare nella mia borsa per trovare qualcosa con cui far passare il tempo per poi romperla vedi cosa ti faccio. Sai che me ne sono rimaste tre? Come faccio a giocare la prossima partita al Club delle Gobbiglie?”
“Fai ancora parte di quello stupido club?”
Drilla si scaldò. “Non è uno stupido club!”
“Solo perché ogni tanto va alle riunioni anche Tristan” rispose Stuart con un’alzata di spalle.
“Beh, dato che tu non mi vuoi più aiutare con quello stupido Medaglione devo fare qualcosa almeno per conquistare lui, nel frattempo, no?”
Stuart sospirò. “E David?”
Il viso di Drilla si rabbuiò. “Ci sto lavorando” rispose a denti stretti. “Ma sarà tutto più semplice con il Medaglione.”
“Ormai sei proprio fissata!”
“E allora?!” abbaiò Drilla, aggressiva.
“Niente, niente, era solo un’osservazione” disse Stuart, cercando di rabbonirla.
Drilla tenne il broncio per tutto il tragitto, finché, sulle scale, non si volse verso Stuart. “Senti, puoi parlarmi di Steeval?”
Stuart inciampò in un gradino e per poco non finì con la faccia a terra.
“COSA?!”
“Non pensare subito male!” lo rimproverò Drilla, arrossendo. “Voglio solo trovare un suo punto debole, e chi, meglio di te che sei suo amico, può aiutarmi a trovarlo?”
Stuart sorrise con aria risaputa. “Non lo farò mai”, rispose serenamente.
“Perché?”
“Perché se aiuto te, allora è legittimo che aiuti anche lui, se me lo chiede.”
Drilla avvampò. “Non lo farai!” esclamò, imperativa.
“Oh, sì, invece” replicò lui, sempre immensamente calmo.
Si fermarono sulle scale a guardarsi, seri.
Poi Drilla serrò i denti. “Va bene” annuì. “Però, almeno, risponderai a qualche domanda?”
Stuart rifletté. “Sì, questo forse lo posso fare.”
“Bene” fece lei, soddisfatta. “Allora… cosa piace a Steeval?”
Stuart alzò gli occhi al cielo. “Che domanda banale!”
“Non importa se la domanda è banale. Mi rispondi, sì o no?”
“Gli piace il succo di zucca” fece lui. “E il Whisky Incendiario. Una volta se ne è scolato un boccale intero. Oh, e adora i biscotti alla cannella…”
“Chi se ne importa di queste cose! Voglio sapere che ragazze gli piacciono, non mi importano i suoi gusti sul cibo!”
“Ah” fece Stuart. “Allora… uhm, esce spesso con le ragazze bionde. Però gli piacciono anche le ragazze con i capelli scuri. Ah, il mese scorso, ora che mi ricordo, stava insieme a una Tassorosso con i capelli rossi…”
“Qualcosa di più del colore dei capelli?”
“Ehm… non saprei. So che non ha mai avuto una ragazza seria. Voglio dire, quelle che gli sono intorno sono sempre allegre e ridono a tutte le sue battute…”
“Idiote! E comunque non m’importa nemmeno di questo. Non c’è qualcosa che possa fare per conquistarlo senza dovermi abbassare a fargli da leccapiedi?”
Stuart parve pensarci a lungo. Alla fine concluse con: “Niente.”
Drilla spalancò la bocca. “Come niente?!”
“Quello che ho detto: niente. David non sopporta chi si considera superiore a lui.”
“Ma… ma… è insopportabile!”
“No, solo viziato. Che vuoi farci, è l’abitudine di essere ricchi e riveriti.”
“Cosacosa?” fece Drilla, colpita. “Chi sarebbe ricco?”
“David, chi altri?”
“Ma… come sarebbe a dire ricco? Perché? Chi sono i suoi genitori? Il suo cognome non appartiene a nessuna famiglia di maghi rinomati.”
“Non è suo padre, quello ricco: è sua madre.”
Drilla ricordò improvvisamente la donna vista in infermeria.
“Perché, chi è?”
“Sei tu quella nata in una famiglia di maghi, dovresti saperle meglio di me, queste cose. Comunque se avessi ascoltato la lezione di Ruf di oggi l’avresti saputo.”
Drilla voleva obbiettare che quel rimprovero da parte di uno che aveva giocato tutta la lezione con una Gobbiglia non era proprio coerente, ma era troppo distratta dall’argomento della conversazione.
“Perché, di che ha parlato Ruf, oggi?”
“Della Riforma Finanziaria Magica fatta da Marcus Williamson e Richard Eddison” rispose imitando la voce strascicata di Ruf.
Drilla inarcò un sopracciglio. “Oh. Mi pare che i Williamson siano emigrati in Svizzera presso una sede del distaccamento tedesco della Gringott.”
“Sì. Gli Eddison, invece, sono rimasti in Inghilterra e hanno perso il loro cognome una generazione fa, quando l’unica figlia ha sposato un certo Terry Steeval.”
Drilla spalancò gli occhi. “Steeval?”
“Esattamente. Il padre di David.”
Drilla non poteva credere alle sue orecchie. Quella era decisamente una notizia inaspettata. Adesso che Stuart gliene aveva parlato, ricordò chi fossero gli Eddison: avevano la fama di aver accumulato tanti di quei soldi nella loro cassaforte in fondo alla Gringott di Londra da poterci riempire la Sala Grande e la Sala d’Ingresso di Hogwarts e averne ancora d’avanzo.
“E’… è…”
“David comincia ad apparirti un po’ più attraente, eh?” insinuò Stuart sghignazzando.
“Certo che no! Io…”
Drilla si interruppe quando la scala che stavano percorrendo si staccò di colpo dal pianerottolo a cui era ancorata e si spostò pigramente fino a quello sottostante.
“Odio queste scale!” esclamò Drilla, afferrando la balaustra di legno per mantenere l’equilibrio.
“Pazienza. Siamo al secondo piano, ora, e dovremo fare una rampa di scale in più. Niente di troppo faticoso.”
S’incamminarono su per la rampa fino ad un corridoio pieno di ritratti e si avviarono.
“Comunque, su Steeval…” ricominciò Drilla, ma Stuart la interruppe con un gesto secco.
“Ssst! Non hai sentito qualcosa?”
Drilla si accigliò. “No, nient…”
Stuart la zittì di nuovo con una mano, e stavolta anche Drilla sentì qualcosa.
… Un sospiro?
Allarmata, avanzò quatta quatta lungo il corridoio silenzioso, fino al punto dove svoltava formando un angolo retto.
Poi si affacciò con circospezione a sbirciare.
C’era una persona, china sul tappeto rosso. Una persona dai lunghi riccioli rossi e una divisa nera di Grifondoro.
E singhiozzava.
Stuart si affacciò da dietro a Drilla e rimase sbalordito.
“Rose Weasley?”

 

   
 
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