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Autore: Elany    04/03/2009    3 recensioni
A lui aveva portato via un amico, a Ginny un fratello, a Hermione un marito... e a tutti gli altri una guida e un'ispirazione. Per questo meritava la morte. Solo un nome e un volto erano ormai nella sua testa. "Malfoy..." A volte anche quelli che noi chiamiamo buoni perdono di vista le ragioni per le quali portano avanti una guerra. Ma non sempre i colpevoli delle azioni più crudeli sono quelli che tutti si aspettano...
Genere: Romantico, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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chapter 3 Finchè posso aggiornerò spesso... quindi... terzo capitolo!!  Ringrazio ancora chi ha messo la storia tra i preferiti e chi ha commentato! Eh si...ammetto che è un pò lugubre, ma era necessario per rendere l'atmosfera!! :)  Capitolo molto determinante questo... c'è uno scatto temporale rispetto al capitolo precedente...non vi resta che leggere! Saluti a tutti!!!


Capitolo III :  Il giuramento prima di tutto




Blaise appoggiò il cappello sul tavolino all'entrata, togliendosi poco dopo il mantello scuro. Erano 26 ore che non chiudeva occhio, ma del resto, in quel periodo, succedeva fin troppo spesso. Da quando due mesi prima l'assassinio di Ron aveva sconvolto il mondo magico, le battaglie erano diventate più accese, e molto più cruente. Sembrava che nemmeno gli Auror risparmiassero la magia. Un quadro più completo gli era stato dato proprio quello stesso giorno da Hermione, la quale gli aveva detto improvvisamente e in confidenza "Harry sta facendo tutto questo".
All'inizio non aveva capito a cosa si riferisse. Poi osservò il prigioniero che avevano sotto le mani, ferito gravemente e che probabilmente non avrebbe passato la notte. Era un giovane Mangiamorte che aveva avuto a che fare con il Bambino Sopravvissuto quella notte.
"Che vuoi dire?"
"Ha deciso di eliminare chi ha ucciso Ron. Non credo che sappia chi sia, e così sta andando alla cieca"
Senza una piega nella voce, seria e dura, Hermione aveva spiegato a Blaise come Harry Potter, il paladino della giustizia, aveva deciso che quella guerra sarebbe dovuta finire, e presto. Dopo aver rintracciato il capo della retata e l'assassino, avrebbe direttamente affrontato il Signore Oscuro una volta per tutte.  La voce non si era sparsa troppo in fretta, ma di fronte a quello che succedeva, tutto il mondo magico aveva rapidamente compreso ciò che da lì a poco tempo sarebbe accaduto.
L'uomo aveva ascoltato e poi osservato il ragazzo che stava curando. La nuova leva. Aveva al massimo 18 anni.  
"Perchè tutto questo?"
"Perchè la vendetta ha preso il posto di tutti quei valori per i quali noi, i buoni, lottiamo per liberarci di Tu-Sai-Chi"
Sentì amarezza nella sua voce, e la consapevolezza che si era arrivati a combattere per un ideale sbagliato. Infine, anche i "buoni", come li aveva chiamati lei, accecati dalla rabbia stavano percorrendo la strada della distruzione. E la distruzione in questione si stava spargendo in fretta anche nella Londra Babbana, che le aveva registrate come schermaglie tra bande rivali, che finivano spessso con qualche rogo.
Per tutta la notta era restata con lui a curare gli ultimi feriti giunti, tutti tra le fila nemiche. Non aveva espresso più nessun commento a quello che stava succendo. Lo riteneva giusto, in ogni caso? O, come lui, pensava che Potter fosse uscito definitivamente fuori di testa? Non gli diede la soddisfazione di saperlo. In tutti quei giorni aveva fatto il possibile per farle sentire quanto fosse vicino alla sua perdita, ma Hermione sembrava non ricordare nemmeno il lutto, in alcuni momenti. Lo shock era stato probabilmente talmente forte da catapurlarla in una dimensione in cui Ron era sì morto, ma dove lei non provava dolore. Come se i suoi sentimenti fossero chiusi in una bolla, continuava le sue mansioni di tutti i giorni, senza mostrare un'emozione. Probabilmente il marito si era portato via anche quelle, nella tomba.
Sospirò, pensando che una doccia sarebbe stata la cosa migliore. Era sicuro di avere poco tempo per riposare, vista la furia delle battaglie. Non erano ancora arrivati vicino a casa sua, ma più quartieri erano già stati distrutti.
Stava salendo le scale quando avvertì che qualcuno stava cercando di varcare la protezione magica che aveva steso sulla sua casa.
Restò in ascolto. Qualcuno stava grattando la porta.
Scese pochi gradini, impugnando la bacchetta e concentrandosi. Per qualche secondo non udì più nulla. Poi, all'improvviso, la barriera protettiva cadde. Non fece in tempo a prendere una posizione adeguata che la porta si spalancò.
Quello che vide, era tutto fuorchè ciò che si era immaginato.
Era si un Mangiamorte quello che aveva davanti, ma questo arrancava cercando di aggrapparsi allo stipite con gesti convulsi. Il forte odore di sangue e polvere che gli giunse lo stordì per qualche secondo.
Incerto su cosa fare, si mise in posizione d'attacco, pronto per disarmarlo e sperando di ricordare come si vincesse un duello.
Poi il Mangiamorte tese una mano nella sua direzione.
"Blaise..."
Quel sussurrò gli gelò le vene. La bacchetta gli cadde di mano, senza che lui potesse evitarlo. Si dimenticò del pericolo che stava correndo e di essere completamente inerme nel caso fosse stata una trappola. Fece un passo, poi un'altro.
Fuori il vento infuriava scuotendo forte il mantello nero del suo improvviso ospite.
Prese una decisione.
Istintivamente, tese le braccia e lo sorresse. Lo portò all'interno dell'abitazione, chiudendo la porta con un incantesimo non verbale.
Era pesante. Lo adagiò a terra incapace di sostenerlo un secondo di più. Sentì il sangue bagnargli le mani, e si chiese se proprio lì, anche lui, avrebbe dovuto perdere forse l'unico vero amico che aveva avuto da quando era solo un bambino.
Recuperò la bacchetta tastando la moquette alla cieca e lo fece fluttuare fino al divano.
Sapeva che sotto quella maschera bianca, avrebbe trovato un volto trasfigurato dal dolore, ma che conosceva. Fece per toglierla ma lui lo fermò, bloccandogli il polso.
"Stai tranquillo, devo vedere come stai. Lasciami fare"
Troppo debole per sostenerla ancora, l'uomo lasciò la presa.
Blaise gli sfilò la maschera. Dai lati della bocca scorrevano rivoli di sangue e gli occhi chiari erano completamente sgranati, le pupille dilatate al massimo. Lo fissarono imploranti.
Non poteva credere che il compagno di tante avventure era lì, in fin di vita, sul suo divano. Si rese velocemente conto che non era in grado di curare quelle ferite, così profonde e gravi. Era inutile. Ma non avrebbe potuto lasciarlo morire, mentre gli chiedeva di salvarlo, di fare qualcosa per lenire il suo dolore. Forse avrebbe potuto solo porre fine alle sue sofferenze. Ma come poteva, anche solo pensarlo? Poi un'idea gli balenò in mente, geniale come poche. Era un Medimago molto bravo, ma in ogni caso c'era sempre qualcuno che faceva meglio di lui. Questo qualcuno avrebbe mai accettato di aiutarlo, in virtù del giuramento che aveva fatto diventando Medimago? Lui stesso non avrebbe dovuto aiutarlo. Rappresentava il male, e tutto quello per cui il loro mondo stava andando pericolosamente in rovina. Ma oltre quello, era solo un uomo. Un uomo che un tempo, era stato suo amico. Decise che la legge, per una volta, poteva essere infranta. Così, si smaterializzò dritto dall'unica persona che forse poteva aiutarlo: Hermione Granger.

Vedendolo comparire nel suo salotto, Hermione urlò con tutta la forza che poteva. Fu più per lo spavento di trovarselo così all'improvviso davanti. Chiunque entrasse in casa sua doveva essere necessariamente buono quanto un santo, visto la schermatura che Harry aveva personalmente ideato per quel luogo. 
"Zabini, maledizione! Sei impazzito?" gli gridò, in preda al vero primo sfogo emotivo di quei mesi.
Respirando forte si era seduta sul divano, quasi non fosse più abituata ad alzare la voce in quel modo, con le guance rosse.
"Hermione ho bisogno di te" gli disse diretto.
La prima cosa che notò Hermione fu che aveva il respiro accellerato e gli occhi inquieti.
Lei restò un attimo interdetta, e lo osservò seria.
"Che è successo?" chiese.
"Ti prego, devi vedere...a casa mia..."
"Ma..."
"Non c'è tempo. Ho bisogno di te"
Fu solo allora che notò il sangue sulla camicia chiara e sulle mani, e di come queste tremavano leggermente. Annuì con la testa, fidandosi inconsciamente di lui e smaterializzandosi in casa Zabini.
Appena vi mise piede, restò sconcertata. Sulla moquette e sullo stipite della porta v'erano inquietanti macchie rosse, che non promettevano niente di buono. Esitò, ma poi sentì gorgoglii di agonia provenire dal solotto. Qualcuno aveva bisogno di lei. Fece per andare ma Blaise la fermò, afferrandole un braccio. La sua presa era salda, e le faceva quasi male.
"Promettimi che non scapperai. Quello che vedrai qui, non dovrà essere detto a nessuno"
Nonostante l'avesse detto sottovoce, Hermione sentì chiaramente quel tono quasi minaccioso. Per nulla spaventata, abbassò lo sguardo, vedendo che sulla sua camicetta andava imprimendosi un'impronta di sangue scuro.
"Si, ok, tutto quello ti pare...ma stiamo perdendo tempo" si affrettò a dire, tirando via il braccio con uno strattone.
Lui annuì, anche se poco convinto dal gesto brusco, e insieme si diressero veloci in salotto.
Per un momento credette che tutto fosse uno scherzo di dubbio gusto. Guardò il Mangiamorte sul divano, tremare e agitarsi, mentre rivoli porpora scendevano a colorare la mochette grigia. Fece un passo indietro, poi un altro, e un'altro ancora, spalancando la bocca. Quasi non si accorse di essersi fermata solo dopo aver sentito il muro contro le sue spalle.
"No" disse semplicemente, recuperando la voce.
L'uomo trattenne il respiro, ma fu questione di un attimo. La sua reazione forte non poteva tardare ad arrivare.
"Sta morendo!" le urlò "Sei una Medimaga, l'hai fatto con altri. Perchè non lui?"
La domanda dell'uomo era più che legittima. Doveva convincerla ad ogni costo, ma ogni secondo che passava faceva fare al suo amico un passo di più verso l'inferno.
"Perchè non siamo in ospedale! Dobbiamo portarlo lì" rispose lei, dando voce ad uno dei mille pensieri che in quel momendo le avvolgevano la testa in un vortice confuso.
"No!! Non possiamo" ribattè Blaise, cercando di non mostrarle alternative impossibili.
Le guance di Hermione tornarono rosse, ma stavolta di rabbia. Lasciando andare le braccia lungo il corpo, si preparò ad urlare per la seconda volta in quel giorno, unico modo per rispondere alla violenta scossa emotiva che stava provando in quel momento. 
"Mi spieghi perchè?" urlò, scattando in avanti verso Blaise, quasi minacciosa.  C'era qualcosa che non andava... e lei lo aveva avvertito appena aveva messo piede nella casa. Avrebbe voluto dirgli altre mille e mille cose, ma, in un attimo, la sentì, e non potè fremare quel brivido che le scese giù per la schiena.
"Granger"
Nella stanza piombò il silenzio, rotto solo dai lamenti. Hermione vagò con gli occhi sulla figura, incredula. Quella voce l'avrebbe riconosciuta ovunque. Strinse i pugni, mentre sentiva una fitta allo stomaco e il battito del suo cuore impazzito nelle orecchie. Tentò di respirare tre volte prima di sentire nuova aria gonfiarle i polmoni.  
Inconsciamente indietreggiò di nuovo, guardando di sfuggita gli occhi supplichevoli di Blaise. Poi, all'improvviso, la sua voce ruppe il silenzio con il fragore di una bomba.
"COME PUOI CHIEDERMI DI AIUTARLO?" 
Blaise sussultò, trattenendo il respiro.
"Hermione ti prego..." cominciò.
"NO"
Ed era decisa al no, finchè, con un ultimo sforzo, l'uomo si tolse la maschera bianca, voltandosi verso di lei. La fissò.
Hermione vide tutto al rallentatore. Notò che aveva i capelli lunghi, e il sangue che gli scorreva dalla bocca andava ad imbrattarli orrendamente. Il suo viso aveva lineamenti duri, quasi provati. I suoi occhi erano talmente sconvolti che stentò a riconoscerne il colore. Eppure erano sempre quelli. Quegli occhi che in tanti anni l'avevano derisa, ferita, umiliata. Quegli occhi che, in ogni caso, ora le imploravano di salvargli la vita.
Lei, Hermione Granger avrebbe dovuto fare tutto quello per Draco Malfoy? 
La vista di lui si sgranò ancora di più, mentre un altro terribile rantolo gli squassò il petto ferito. Gli occhi girarono nelle orbite, mentre esalava quello che avrebbe potuto essere all'orecchio di alcuni il suo ultimo respiro.
Fu lì che, all'improvviso, una parte di lei che aveva dimenticato da qualche mese a quella parte venne fuori con irruenza. Lei ERA un Medimago. La consapevolezza che lui era uguale a tutti quelli che già aveva curato, la colpì forte. Certo, era Draco Malfoy. L'aveva umiliata e calunniata, ed era forse il più forte Mangiamorte in circolazione. Ma tutto questo era sufficente per convincerla a lasciarlo morire sotto i suoi stessi occhi? Percepì il sudore freddo lungo la schiena, e rabbrividì senza accorgersene.
Blaise si avvicinò a Draco, afferrandogli una mano, ricacciando giù nella gola quel nodo che rischiava di farlo scoppiare a piangere come un bambino. Inaspettatamente lui l'afferrò, debole, ma presente. Tentò di dire qualcosa, ma il sangue che gli scorreva in gola era troppo. Con un orrendo gorgoglio gli scese lungo il collo bianco.
Poi, dopo un colpo di tosse, riuscirono a comprendere cioè che cercava di dire.
"Non...lasciatemi...morire"
Quello fu abbastanza.
Hermione si alzò le maniche e si avvicinò al divano. Sul suo volto comparve un cipiglio che i due conoscevano bene, ma che da tempo non le increspava la fronte. Con irruenza, l'orgoglio e la forza dei Grifondoro gli illuminò il volto senza che lei potesse saperlo.
"Per prima cosa, fatti dire che sei il solito testa di cazzo, Malfoy. Ricordati che la persona che ti sta salvando la vita è Hermione Granger, la Mezzosangue"
  
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