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Autore: Briseide    04/03/2009    3 recensioni
Post-Hogwarts. Pansy Parkinson e un matrimonio che non vuole da organizzare.
Blaise Zabini intorno a lei a renderle difficile il compito.
Millicent Bullstrode a rendere difficile il compito di Blaise Zabini.
E Draco Malfoy, che di sparire nel cassetto dei ricordi non vuole proprio saperne.
STORIA COMPLETA [revisione in corso]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Millicent Bullstrode | Coppie: Draco/Pansy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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The way we were

 

XI

Brindisi

 

 

I'm not sure what I'm looking for anymore
I just know that I'm harder to console
I don't see who I'm trying to be instead of me
But the key is a question of control
Can you say what you're trying to play anyway?
I just pay while you're breaking all the rules

[A pain that I’m used to – Depeche Mode]

 

 

Prestare scarsa attenzione alle parole di Millicent, per Pansy era da sempre stata quotidiana abitudine, per quanto riservasse sempre un affetto segreto per lei. Quindi se non fosse stato per le insistenze di sua madre avrebbe lasciato cadere la questione Tracey Davis senza troppi problemi.

Quella mattina un gufo aveva svegliato il sonno di lei e Theodore, picchiettando con il becco contro il vetro fino a quando lui non aveva cercato di schiantarlo con la propria bacchetta.

«C’è il vetro, Theo» aveva mormorato lei, voltandosi di fianco e affondando il viso nel cuscino per tornare ad un sonno indisturbato. Il suo promesso sposo aveva ceduto all’evidenza dei fatti, e aveva aperto la finestra imprecando contro i gufi mattinieri.

«Ma chi è che rompe le palle a quest’ora?» disse a denti stretti, venendo investito dal gelo delle sette di mattina.

«Mia madre probabilmente» replicò Pansy ancora sprofondata sotto le coperte. «Rompe le palle a tutte le ore» chiarì tirandosi su di malavoglia e strappando con poca grazia la missiva dalle zampe del gufo. Inutile dire che il volatile lavoratore non ottenne alcuna ricompensa per i suoi servizi.

Theodore fu ben lieto di richiudere la finestra alle sue spalle e tornare al caldo delle coperte.

Accanto a lui Pansy era seduta a gambe incrociate, molto intenta a leggere le ultime di sua madre.

Non poté fare a meno di indugiare sulla sua figura.

«Cosa dice?» domandò più interessato alle sue gambe che alla corrispondenza con Evelyn Parkinson. Pansy non si scompose, accartocciò la pergamena scrollando le spalle con massima indifferenza.

«Che dovrei tenerti sotto occhio» rispose sincera con una certa ironia.

Theodore la guardò perplesso, perdendo ogni intenzione di dormire ancora. Essere spiato dalla madre di sua moglie non è esattamente il sogno di ogni futuro marito. Pansy gli sorrise cercando di tranquillizzarlo in merito alle sue intenzioni: ignorare sua madre.

«Non si fida di me?» domandò lui, insistendo, quasi offeso.

«Non si fida di Tracey Davis» specificò Pansy con un sospiro. Ed erano solo le sette di mattina. Un lampo di comprensione attraversò gli occhi di Theodore, mentre prendeva atto che sua nuora conosceva le sue transizioni finanziarie.

«Io e Tracey siamo in affari» asserì lui in tono solenne da giuramento. Pansy annuì minimamente toccata dalla faccenda. «Lo so. Sei il terzo che me lo dice». La confusione di Theodore aumentò in proporzione alla tranquillità con cui Pansy accettava l’idea che lui fosse in contatto con la sua acerrima nemica dei tempi scolastici e che sua madre ritenesse essere una minaccia per il loro imminente matrimonio.

«Non sei arrabbiata?» azzardò lui. Pansy rise, tornando a stendersi, al suo fianco. Appoggiato ad un gomito Theodore la osservò dall’alto: il candore della sua pelle quasi si confondeva con quello delle lenzuola, l’unica macchia di colore era il nero dei suoi capelli sparsi sul cuscino. Non riusciva a non trovarla calamitante, in un modo tutto suo.

Non era sempre stata così bella. Era sbocciata all’improvviso, come ogni cosa che faceva. All’improvviso aveva accettato di uscire con lui. All’improvviso aveva detto di averci pensato abbastanza e che sì, lo avrebbe sposato. Ma non era stato affatto imprevedibile che dopo aver rivisto Draco Malfoy al ricevimento fosse diventata ancora più elusiva del solito con lui.

«No, gli affari sono affari, non riguardano la simpatia, giusto?».

Lui annuì un po’ dubbioso. In un certo senso avrebbe preferito che fosse un po’ arrabbiata, ma si guardò bene dal farglielo sapere.

«Che combina adesso?» chiese lei, voltandosi a guardarlo, serena.

C’erano dei momenti – come quello – in cui l’irrequietezza che le vedeva sempre addosso si spegneva. Erano i momenti in cui riusciva a parlare con lei senza obbligarla ad essere attenta. In cui era lui a dover rispondere a qualche domanda che Pansy gli rivolgeva, senza dover condurre un terzo grado su come fosse andata la sua giornata. Erano anche le volte in cui smetteva i panni del marito, e le parlava come se fossero ancora a scuola, e tra loro non ci fossero stati baci né proposte. Come se non si fossero mai toccati, non avessero mai diviso altro che un calderone nelle ore di Pozioni o una fetta di pane a colazione.

Come se la loro storia non fosse esistita, come se niente di tutto quello fosse successo.

Quelle erano le volte in cui sentiva che Pansy gli voleva bene, nonostante tutto. E si chiese se con quelle premesse fosse giusto sposarla.

«Ha divorziato due volte. Lo sapevi?»

«No, ma non mi stupisco».

«L’ultimo è stato il nuovo preside di Durmstrang».

«… ha sempre avuto buon gusto, questo devo concederglielo».

«E’ molto cambiata, Pans» le comunicò Theodore, con una nota di tenera ammonizione nella voce. La vita a Slytherin era difficile di per sé e lui non si era mai messo in mezzo nelle beghe femminili del Dormitorio. L’inimicizia tra Pansy e Tracey era conosciuta in tutto il castello e ognuno aveva una personale teoria sul perché due persone potenzialmente tanto simili non riuscissero ad andare d’accordo.

Qualcuno ne era segretamente sollevato, perché se il trio d’argento era sufficientemente problematico da gestire, una coppia del genere avrebbe creato danni a chiunque avesse incrociato la loro strada. E si sa che l’ingegno e la massoneria femminile sono ben peggiori di una sbruffona goliardia maschile.

«Mi ha chiesto di te» aggiunse, sfiorandole un braccio. Pansy sorrise sorniona, tirandosi su.

«Le hai chiesto se tra i suoi nuovi interessi ci sono uomini attempati?» domandò, consapevole di tutto quello che Tracey aveva tratto dalle notizie dategli da Theodore. Primariamente, che lei e Draco non erano insieme e che questo piccolo dettaglio le martoriava l’anima. «Perché farebbero una coppia splendida, lucrando sulla mia morte».

Theodore rise, facendosi pensieroso subito dopo, e Pansy seppe che stava per chiederle qualcosa di cui non avrebbe voluto parlare.

«Adesso potete rivelare il perché del vostro odio?».

«Noiose questioni femminili Theo» rispose con forzata leggerezza, accompagnando la frase con un gesto vago della mano. Nella prima luce della mattina, l’anello che portava al dito riflesse la sua lucentezza. Theodore ne fu colpito per un momento, riconoscendolo al dito di Pansy e ricordando la sua assenza il giorno che era tornata dal fine settimana in famiglia.

Non disse niente, distratto da quel particolare, e Pansy si accorse di tutto.

Abbassò rapidamente la mano, portandola tra i propri capelli, d’improvviso fredda e lontana come tutti gli altri giorni.

Theodore perpetuò quel silenzio per lunghi secondi, prima di lasciarsi andare ad un sospiro. Avrebbe voluto dirle molte cose, ma già sapeva che non sarebbe stato possibile.

«Pans» la chiamò infine, mordendosi un labbro, pensieroso. Pansy si voltò a guardarlo, improvvisando un’impudenza che non avrebbe potuto permettersi.

«Non mi hai detto niente del tuo week end». Era una domanda infinitamente semplice rispetto alla gravità con cui aveva parlato, ma Pansy non si lasciò ingannare.

«Non c’è molto da dire» rispose, alzandosi dal letto e recuperando la propria vestaglia. Scivolò sulla sua pelle con leggerezza, aderendo al suo corpo senza il minimo rumore. Le calzava a pennello, proprio come Theodore avrebbe desiderato le calzasse la vita in comune con lui.

«Io e mia madre abbiamo scelto i fiori per le nozze» completò la frase, portandosi davanti allo specchio e sistemando i capelli nel solito chignon. Theodore pensò che avesse un bel collo, e che lo chignon le stesse bene e la facesse sembrare una donna di gran classe. Quando scioglieva i capelli invece, gli ricordava la Pansy ragazza, e gli piaceva lo stesso. Era un bel problema, in effetti.

«Ah sì? E come sono?» domandò ancora, sapendo che quella non fosse tutta la verità. Preferiva non saperlo. Logorarsi vivendo nel sospetto gli sembrava meno difficile che morire distrutto dal dolore della consapevolezza.

«… rosa» disse lei, guardandolo dallo specchio. Sussultò quando lo trovò alle proprie spalle. Le sue mani erano scivolate su di lei, accarezzandole il collo. La guardava riflessa nello specchio, con occhi scuri di desiderio e di pensieri e lei scoprì di stare quasi tremando.

«Come la tua bocca» disse lui, sorridendole.

Pansy detestava il rosa, e lui non lo aveva dimenticato.

«Non vesti mai di rosa».

Disse soltanto, scostandosi bruscamente da lei e uscendo dalla loro camera, in silenzio.

 

●●●

 

Even the stars look brighter tonight
Nothing's impossible
I still believe in love at first sight
Nothing's impossible
Even the stars look brighter tonight
Nothing's impossible
If you believe in love at first sight
Nothing's impossible

[Nothing’s impossible – Depeche Mode]

 

Tracey Davis in realtà non aveva mai riversato alcun odio nei confronti di Pansy Parkinson, e Pansy Parkinson ne era perfettamente consapevole.

Nei Dormitori Slytherin si svolgeva qualunque tipo di attività non conforme a ciò per cui il loro stesso nome suggeriva fossero adibiti, e tra quelle attività la meno illecita era parlare a sproposito e costruire tragedie intorno al più banale degli accadimenti.

Tracey e Pansy avevano avuto ai tempi un piccolo conflitto di interessi che avevano saputo perfettamente risolvere secondo una sorta di comunione di beni piuttosto raro dalle loro parti, e la loro acrimonia si sarebbe conclusa lì.

Poi Millicent aveva rivelato a tutta Hogwarts la sua viscerale passione per Blaise Zabini e mentre Pansy si affannava in gran segreto a ricucire gli strappi della sua dignità, cercando di non farle rendere conto di quanto fosse sbrindellata, Tracey non aveva avuto problemi a calpestare le sue fatiche e atterrare leggiadra nel letto di Blaise, una sera come tante, per ben due mesi di seguito.

Draco per l’occasione aveva rubato le vesti a Potter, calandosi nel ruolo di cavaliere senza macchia e senza paura, e aveva avuto l’ardire di scendere nell’arena e trattenere Pansy per un polso, prima che potesse impugnare la bacchetta e agire sconsideratamente di fronte a tre quarti del settimo e sesto anno Slytherin.

Il suo coraggio era stato straordinario nel senso più stretto del termine e non si erano replicati ulteriori extra, quindi Blaise non aveva avuto alcun avvocato difensore durante il processo più fisico che verbale che Pansy aveva intentato contro di lui in seguito.

«Pans, per la millesima volta, non potevo pensare che volessi tanto bene a Millicent!» esclamò esasperato quel pomeriggio, di fronte allo sguardo furioso dell’amica.

Dall’altro lato della stanza Draco nascondeva un ghigno divertito nel fumo della sigaretta che si era acceso.

«Non le voglio così bene infatti» si affrettò a correggere la questione lei, incrociando le braccia al petto stizzita. Blaise e Draco non si fecero problemi a manifestarle il loro scetticismo in merito, ed entrambi si salvarono da una sequela di insulti solo per la nuova influenza che Draco poteva esercitare su Miss Parkinson.

«Quindi è tornata a Londra dalle brulle terre di Durmstrang?» continuò Blaise mentre Draco attirava a sé Pansy intimandole gentilmente di sedersi su di lui e sotterrare l’ascia di guerra per il momento.

«Sì, e si è intrufolata nell’ufficio di Theodore». Le dita di Draco si strinsero involontariamente contro il suo fianco, e Pansy non seppe se esserne deliziata o rammaricata. Blaise finse di non aver visto, come sempre fedele alla dimensione privata e tragicomica dei drammi dei suoi amici.

«Ricordavo avesse gusti migliori» aggiunse Blaise, civettando con se stesso.

«Anche io ricordavo che Daphne Greengrass avesse gusti migliori» ribatté Draco guardando sfacciatamente in direzione di Blaise. Fu il turno di Pansy di mordersi la lingua sentendo pronunciare l’eresia di quel cognome.

«Tua moglie è una portinaia» accusò Blaise quasi seccato ma minimamente preoccupato che la verità fosse venuta a galla. Pansy spostò lo sguardo dal mancato marito al suo migliore amico, facendo dei calcoli elaborati che la portassero alla soluzione dell’enigma.

«Vai a letto con Daphne?» domandò illuminata.

«Sì. Stai per picchiarmi di nuovo?». Si preparò all’eventualità mettendo mano alla bacchetta. Pansy scosse la testa senza impedirsi un sorriso.

«No, non credo. Millicent è adulta adesso» sentenziò prendendo la sigaretta dalle dita di Draco. Draco la guardò scettico, appoggiando il mento sulla sua spalla.

«Mi spiace deludere le tue convinzioni Pans, ma dorme ancora con la foto di Blaise sotto il cuscino, come al suo secondo anno» le comunicò. Pansy e Blaise gli lanciarono un’occhiata preoccupata, anche se negli occhi di Blaise si leggeva una nota di compiacimento ben lontana da quella di sgomento negli occhi di Pansy.

«Tu cosa ne sai?»

«Ce lo hai detto tu».

Pansy ignorò deliberatamente quel piccolo dettaglio sull’onestà con cui aveva trattato dati e informazioni personali di Millicent, appellandosi al fraintendimento della sua domanda.

«Intendevo dire… come fai a sapere che lo fa ancora».

Blaise lo guardò altrettanto interessato. Draco scrollò le spalle con aria casuale.

«Me lo ha detto Warrington».

«Il mio spacciatore?» domandò Blaise, iniziando ad essere inquietato dalla presenza di Millicent intorno tutto ciò che lo riguardasse. Draco annuì in tutta tranquillità. « A lui lo ha detto Montague».

Pansy schioccò le labbra, di colpo più tranquilla.

«Da quando è uscito dall’armadio delle meraviglie non ci sta tanto con la testa».

«No, vi assicuro che le meraviglie è passato a farle nell’armadio di Millicent» proclamò Draco, per niente dispiaciuto da quello che le dita di Pansy stavano facendo sul suo collo. Ci fu un momento di silenziosa confusione generale.

«Ma non avevi detto che la foto era sotto al cuscino?» domandò Blaise, perplesso.

«L’armadio era una metafora, mente vivace» lo zittì Draco tirando fuori calici e champagne dal mobiletto di Blaise, accanto a lui.

«… aspetta, vuoi dire che Milli ha una vita sessuale?» esclamò Pansy sprecando le ultime parole dopo uno shock di tale sorpresa. Ebbe appena il tempo di offendersi per quell’omissione di particolari da parte dell’amica, prima che Blaise aggravasse la situazione.

«Sul serio? Credevo sarei stato il primo a conquistare territori inesplorati» commentò meditabondo versandosi da bere. Draco porse un calice ad una Pansy ancora colpita dall’accaduto, ma per poco non le rovesciò il contenuto addosso.

«Hai concepito l’idea di poter fare sesso con Millicent?» domandò all’amico metà orripilato e metà virilmente interessato alla questione.

«No!» replicò l’altro, quasi urlando a dirla tutta.

«Ma, Blaise—lo hai appena detto» gli fece notare Pansy, bevendo il suo champagne per recuperare un po’ di forze. Blaise la guardò per la prima volta con aria confusa e del tutto inconsapevole di sé e lei ne ebbe quasi tenerezza, prima di ricordarsi che era andato a letto con Tracey, che in quel momento stesse concupendo la sorella della moglie del proprio amante e che si dedicasse ad alcool e droghe solo per non voler parlare con loro di cosa avesse vissuto in quella guerra.

«No di certo» insistette lui, porgendo il calice a Draco perché lo riempisse di nuovo. «Sono confuso» statuì infine, alzando il calice in direzione degli altri due.

«Ai vecchi tempi e alle nostre sbronze» proclamò Draco destando un sorriso nelle sue controparti.

«A Millicent, che è diventata grande» aggiunse Pansy, per ripagare Blaise di tutte le sue colpe.

«Agli adulteri, che vanno di moda» replicò lui, vendicandosi in un colpo solo delle due colombelle che aveva davanti.

La verità è che erano tutti e tre già troppo ubriachi per poter riflettere sulle serie implicazioni del contenuto del loro brindisi. Perché se così non fosse stato, non avrebbero trovato nessuna ragione per cui ridere e scherzare tutta la sera, come se niente fosse capitato; come se non avessero combattuto una guerra; come se Draco e Pansy si fossero sempre amati liberamente e nessuno dei due fosse sposato; come se le loro vite non fossero mai sfuggite loro di mano.

 

●●

 

We're damaged people
Drawn together
By subtleties that we are not aware of
Disturbed souls
Playing out forever
These games that we once thought we would be scared of

[Damaged people – Depeche Mode]

 

 

«Il tempo non ti ha cambiato affatto, Abraham».

L’ex ministro Nott indugiò su quel sorriso di artefatta grazia il tempo necessario per declinare con un’espressione beffarda le lusinghe della ruffianeria.

«Non mi hai conosciuto prima che mi cambiasse» rispose lasciando scivolare il mantello dalle spalle, con la sicurezza di chi sa che qualcuno è già pronto a prenderlo al volo perché non cada in terra. L’elfo di casa Greengrass non deluse le sue aspettative.

«Perdona la poca cortesia con cui risparmio ad entrambi svenevoli preliminari, Olimpia» aggiunse volgendo alla donna uno sguardo piuttosto eloquente. «A cosa devo questo invito?» domandò facendosi strada nel salotto e prendendo posto sulla poltrona.

Olimpia Greengrass finse di poterlo perdonare per averle tolto il gusto di esibirsi nella sua dimostrazione di sopraffina conoscenza del galateo, e lo seguì, sedendosi sul divano. Davanti a loro sul tavolino basso troneggiava una bottiglia del miglior Ogden delle cantine Greengrass, e Abraham Nott pensò che il motivo della convocazione dovesse essere urgente o quanto meno importante, se Olimpia osava addirittura profanare la cantina del defunto marito.

«A tuo nipote, Abraham» acconsentì Olimpia, rinunciando a giri di parole.

Sul viso anziano del signor Nott comparve una ulteriore ruga al centro della fronte. La vecchiaia non aveva scalfito minimamente i segni della sua bellezza originaria. Suo figlio era morto troppo giovane perché potesse eguagliare il padre nello splendore della sua figura, ricordava Olimpia. In gran segreto, ai tempi in cui Abraham era uno dei ministri, lei ne era stata affascinata, come tutte le sue compagne. Sognava un posto al Ministero, per poterlo vedere da vicino e diventare sua segretaria, comparendo vicino a lui in tutti i reportage della Gazzetta del Profeta in merito a ricevimenti e galà di beneficenza.

Poi aveva incontrato suo marito e le cose erano andate molto diversamente.

«Spero di non aver sentito bene» rispose Abraham sporgendosi appena in avanti. Olimpia stirò le labbra in un sorriso nervoso.

«Theodore ha intenzione di sposare la figlia dei Parkinson?» domandò versandosi da bere, contravvenendo alle proprie abitudini. Nott non seguì il suo esempio, d’improvviso severo come l’espressione di un oplita raffigurato in marmo e duro come lo scudo di roccia che gli apparteneva.

«Qualcosa ti preoccupa, Olimpia?» rispose evadendo la domanda.

«Non vorrei che ti offendessi, Abraham, ma…»

L’uomo sbuffò spazientito, mostrandosi in tutta la scontrosità per cui era sempre stato rinomato negli ambienti ministeriali. Scacciò quelle premesse con un gesto della mano, di puro fastidio.

«Avanti Olimpia, la vita mi ha offeso abbastanza perché consideri le tue offese nella giusta proporzione. Cosa hai da dirmi?».

La signora Greengrass non nascose un certo disappunto per quel modo di fare, ma decise di comportarsi da professionale faccendiera mettendo da parte ogni disposizione morale.

«Ho tutte le intenzioni di tutelare il matrimonio di mia figlia Astoria. Credo tu possa capirmi, date le circostanze delle nozze di tuo nipote».

«Continuo a non capire la connessione» insistette brusco e inarrivabile.

«Pansy Parkinson e Draco Malfoy, il binomio non ti dice niente?».

Abraham Nott si versò da bere, iniziando a considerare l’ipotesi di trattenersi più a lungo di quanto pensato in un primo momento.

«Sconsideratezza e sentimentalismo. E allora?»

«Miss Parkinson era piuttosto decisa a sposarsi, prima di incontrarlo di nuovo, a quanto mi dicono».

«Immagino che dopo questo fatidico incontro il matrimonio di tua figlia sia colato a picco?» completò la frase per lei, senza celare una nota di derisione verso il tenero bocciolo della famiglia Greengrass. Aveva amato sua moglie come si venera una divinità, in passato, e il pensiero di quei matrimoni ridicoli e pretestuosi lo rendevano di pessimo umore. Per sua moglie aveva organizzato il funerale più degno e sontuoso che meritasse, e dopo quell’ultimo dono d’amore l’aveva messa da parte, per poter vivere ancora in quel mondo. Privo di suo figlio e di sua moglie, aveva concentrato tutte le sue forze sul nipote che gli era rimasto, ma la vita l’aveva ormai danneggiato troppo, risucchiando i suoi sentimenti in un cinismo utilitaristico. I Parkinson non erano di certo la famiglia più facoltosa della Londra magica, suo nipote avrebbe potuto – e dovuto – puntare a qualcosa di più. Ma aveva deciso di essere innamorato: guardava Pansy Parkinson come lui aveva guardato sua moglie prima di convincerla ad un appuntamento in privato con lui. Sua moglie aveva acconsentito con un entusiasmo diverso da quello di Miss Parkinson, ma d’altra parte aveva detto sì e lui era stato costretto ad accettare che così fosse, e che Theodore la sposasse.

«Ho dei progetti per Astoria, Abraham, sono certa che anche tu ne abbia per Theodore».

«Non hai bisogno di giustificare la tua malignità Olimpia, ad ognuno il suo. Vuoi che smettano di vedersi? La clandestinità ha i suoi vantaggi, se funziona».

«Credi tuo nipote tanto stupido da non potersi accorgere di niente?» domandò stizzita, ma compiacendosi in un angolo di sé per aver svelato ad Astoria la verità.

«Credo sia abbastanza innamorato per poter sperare che le cose si mettano a posto».

«Abraham, se il matrimonio di Theodore andrà in porto sarà meglio per tutti» sentenziò lei, sporgendosi verso di lui con fare non volutamente minaccioso. Abraham valutò per un istante l’idea di rimetterla al proprio posto, ma ricordò che non sarebbe stato carino usare certi toni con una vedova.

«Non nego che sia così. Lo spieghi tu ai giovani amanti che dovrebbero rinunciare al loro amore perché i nostri cuccioli possano essere felici della loro infelicità?» chiese sarcastico, vuotando il bicchiere.

Olimpia scosse la testa, imponendosi di non replicare al suo sarcasmo.

«Ho in mente qualcosa di più convincente, signor Ministro».

Abraham le fece segno di parlare liberamente. Olimpia prese un altro sorso di Ogden, cercando di ignorare il bruciore nella gola. Ci aveva pensato a lungo, e in fin dei conti aveva creduto che fosse la tattica migliore, consapevole che anche nel mondo Slytherin contasse la regola del bene migliore.

«Astoria darà alla luce un Malfoy, a breve» iniziò, già commossa alla sola idea, per quanto prematuro fosse esserlo.

«Quale gioia. E perché mai il giovane Draco dovrebbe dimostrarsi ligio ai suoi doveri di padre… per un figlio non voluto?».

«Perché tutti abbiamo la nostra storia, Abraham, e Draco sa quanto importante sia crescere con un padre accanto. Astoria non perde occasione di dirmi quanto Lucius –» Abraham la interruppe con un colpo di tosse.

«Dunque, Abraham… quanta influenza hai sul ministro di Grazia e Giustizia, al momento?».

Lui la guardò iniziando a capire di aver sottovalutato il potere dell’amore di una madre.

«Questa domanda potrebbe offendermi sul serio».

Olimpia poté rilassarsi, ritenendosi soddisfatta.

«Molto bene. C’è qualcosa su cui dovremo contrattare con lui».

 

 

What’s next:

 

«Sssh» lo interruppe prima di baciarlo per ottenere il suo silenzio. «Anche noi Greengrass abbiamo dei segreti».

 

Mama’s baby, papa’s maybe.

 

 

Thanking:

 

valy88: grazie per i complimenti *__*  sono immensamente lieta di aver introdotto una povera vittima—cioè, una nuova lettrice al mondo Dransy. XD I Greengrass hanno una furberia tutta loro ma purtroppo tocca sopportarli visto che sono stati creati u.u sapranno stare al posto loro, però XD Un bacio :*

 

sweetchiara: ammesso che con questi due basti incrociare le dita =P scherzi a parte, le cose sono un po’ ingarbugliate perché loro sono due stupidi che non sanno fare le cose a tempo debito (rotolarsi per terra e professare l’amore libero dal canon della Rowling, ad esempio) e perché la loro autrice ha deciso che dovesse esistere Astoria Greengrass. -_-‘ mi appello a Blaise e alla sua visione di pacifismo estetico del mondo XD vediamo che verrà fuori dal capello :D / Damien Rice is Love *_____* quando non mi mette ansia (perché a volte con quella nocetta accorata lo fa XD) amo crogiolarmi in tutto il suo struggente romanticismo non diabetico *.*

 

Entreri: come sempre io devo ringraziarti per i complimenti e la costanza =) Narcissa è Narcissa, credo in realtà che sia il mio termine di paragone e il mio complesso di inferiorità XD Ma del resto da una Black con contaminazioni Malfoy come poteva non nascere qualcosa di bellissimo? *_*  Draco tutto sommato è un bravo ragazzo su :D un demente, ma un bravo ragazzo che potrebbe persino piacere a qualche madre XD Grazie ancora ♥

 

Coco Lee: Io non so che dire. A parte “grazie” che però risulta un po’ banale, mi rendo conto. Pur drogandomi *coff* seguendo, Gossip Girl non avevo mai pensato a questo possibile accostamento, ma in effetti è vero, ci sono delle somiglianze :D E Millicent rappresenta secondo me una piccola parte che c’è in quasi tutti gli esseri umani u.u voglio dire, magari non ci ritroviamo a sniffare un bicchiere di brandy, ma disgraziatamente il mondo è pieno di Blaise Zabini da concupire (con il pensiero e non u.u) XD Sui Malfoy non mi pronuncio perché sono consapevole di non essere obiettiva. La mia adorazione per loro mi ottenebra il cervello, ma Cissa l’ho sempre immaginata così, dopotutto è una Black/Rosier, è una stirpe tosta =P

Grazie ancora, infinite volte per aver recensito e detto tali cose =) *ancora sine verba di senso compiuto*

 

Chiedo scusa se l’aggiornamento si fa un po’ aspettare, ma devo stare dietro a Miss Ispirazione, che è una ferma sostenitrice della propria autonomia dalla volontà dell’autore u_u E’ tutto delineato nella mia testolina però, se vi consola XD

Un bacio al solito tutti che passa di qua :*

 

 

 

  
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