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Autore: MariShmallow    07/12/2015    0 recensioni
Freddo, serioso, depresso, senza cuore. Mi hanno chiamato in molti modi. Sia gli amici che i parenti.
Ma io sono davvero così? O è quello che loro vogliono vedere?
Ho sempre fatto del mio meglio per far stare bene le persone a me care, ma quello che ho avuto in cambio sono state solo delusioni. Delusioni che si sono accumulate e mi hanno lentamente consumato, fino a farmi allontanare da tutti.
Ma poi è arrivato lui, la mia creazione, il mio androide... Il suo dolce sorriso, i suoi occhioni solari e la sua voce soave hanno allontanato quel alone di tristezza che mi aveva avvolto per tanto, troppo tempo.
E mi ha fatto capire che non si può amare da soli, deve sempre esserci qualcun altro a condividere le gioie di ogni giorno.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Hyuk, Leo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Averti accanto, solo questo desidero


Il giorno seguente, quando aprii gli occhi, un tepore insolito mi accolse. Cercai di mettermi seduto, ma con mia grande sorpresa mi accorsi che i movimenti mi erano impossibili. Qualcosa mi tratteneva sotto le coperte. Le alzai con cautela e rimasi sorpreso nel vedere Hyuk nel mio letto. Non pensavo che al risveglio avrei trovato qualcuno accanto a me, non era un'abitudine. Ma dovetti ammettere che era davvero piacevole.
 
Spostai con cautela le sue braccia e cercai di scendere dal letto senza fare rumore, ma appena fui in piedi sentii un roco “Buongiorno” dietro di me.
Mi voltai con un sorriso ebete stampato in faccia. Riuscivo a percepire la stupidità e l'innocenza di quel mio sorriso.
 
“Buongiorno a te, Hyuk.”
“Uh, è questo il mio nome?” chiese, sorridendomi di rimando.
“Sì...”
Il senso di nostalgia mi pervase e sospirai.
“È... Il nome della persona che ami?”
Alzai la testa e lo guardai sbalordito.
“Cos'è questa sfacciataggine?” gli chiesi, arruffandogli i capelli già spettinati.
Lui mi fece una smorfia e io risi.
 
Come poteva essere così dolce? Lo faceva apposta? Se ne rendeva almeno conto?
 
“Comunque no, non è la persona che amo. È il nome di un mio amico d'infanzia deceduto.”
Lui abbassò lo sguardo e riuscii a percepire il suo disagio.
Gli passai accanto e gli accarezzai la testa, rassicurandolo.
“Non ti preoccupare, è successo tanto tempo fa.”
 
Andai in cucina e preparai dei toast. Lui mi raggiunse poco dopo.
Mi affacciai alla soglia della camera da letto, collegata con la cucina, e notai che aveva sistemato il letto.
 
“Grazie per il letto.” dissi, rivolgendomi a lui.
“Di nulla, padrone.”
Sgranai gli occhi e lo guardai sorpreso.
“Padrone? E questa da dove esce fuori?!”
“Gli androidi sono solo delle macchine al servizio dei loro creatori, no? Tu sei il mio padrone e io devo obbedire.”
 
Non aveva tutti i torti. Ma io non volevo instaurare un rapporto basato sulla schiavitù. Non avevo mai preso il controllo su nessuno in vita mia, e di certo non avrei cominciato adesso.
 
“Hai ragione. Allora ti ordino una sola cosa: sii mio amico. Non ti chiedo di stare ai miei comandi, ma solo di starmi accanto. Questo è tutto ciò che ti chiedo.”
Lo vidi un attimo spaesato, ma subito dopo tornò in sé e mi rispose: “Va bene, si può fare!” mi fece l'occhiolino.
Gli arruffai i capelli e poi facemmo colazione.
 
°•○●○•°
 
 
Le settimane seguenti furono colme di felicità. Hyuk mi aveva convinto a ritornare alla civiltà e nonostante il mio iniziale smarrimento, riuscii ad aggiornarmi sui cambiamenti del mondo. Era sempre lo stesso, ne ero convinto, ma ora che Hyuk era con me, lo vedevo con occhi diversi. Con occhi che non fissavano più l'asfalto, ma che viaggiavano ovunque: sulle persone, sugli oggetti, su tutto. Lui mi incoraggiava ogni giorno ad affrontare i miei demoni, e ormai me ne stavo sbarazzando.
 
Andavamo in città almeno due volte alla settimana. Hyuk mi aveva proposto di comprare un televisore e un cellulare, così da stare al passo con le novità. Il televisore era più per lui che per me, lo sapevo sin troppo bene. Si era innamorato di un film visto di sfuggita in un negozio e voleva rivederlo per bene sin dall'inizio. Il nome del film era “Io robot”.
Capivo il perché del suo interessamento per questo film, ma allo stesso ne ero preoccupato. E se anche lui, come nel film, se ne fosse andato via da me, ribellandosi? Come sarebbe diventata la mia vita se mi avesse abbandonato e fossi rimasto di nuovo solo? No, non volevo pensarci. In una tale circostanza, sarei sicuramente morto dal dolore.
 
I mesi passavano e tutto procedeva alla perfezione. La mia quotidianità era colma di novità e spensieratezza. E l'unico colpevole era Hyuk.
Era di una dolcezza tale da lasciarmi senza fiato e ogni sua espressione, sfaccettatura e azione me lo faceva amare sempre di più.
Sì, proprio così, mi ero innamorato di una mia creazione.
Avevo sentito una storia simile provenire dalla mitologia greca: Pigmalione, uno scultore, aveva modellato una statua femminile, Galatea, di cui si era perdutamente innamorato. La considerava il suo ideale femminile, superiore a qualunque donna in carne e ossa. Dormiva accanto a lei ogni notte nella speranza che un giorno si animasse. A questo scopo, in occasione delle feste rituali in onore di Afrodite, Pigmalione si recò al tempio della dea e la pregò di concedergli in sposa la scultura creata con le sue mani, rendendola una creatura umana. La dea acconsentì. Egli vide la statua lentamente animarsi, respirare ed aprire gli occhi. Colmo di felicità, la sposò ed i due si amarono fino alla fine dei loro giorni.
 
Non mi sarebbe dispiaciuto un futuro simile. Vivere tutta la vita accanto a Hyuk sarebbe stato un paradiso in terra. Ed io avrei fatto di tutto perché fosse così.
 
°•○●○•°
 
 
Una notte mi svegliai a causa di alcuni rumori provenienti dall'esterno. Inizialmente pensai che fosse Hyuk, ma lui dormiva beatamente accanto a me.
Pensai subito a qualche orso o animale che si trovava lì per caso, visto che era insolito che ci fosse qualcuno alle tre di notte in un posto sperduto come quello. Per precauzione, l’istinto mi disse che prendere la pistola ed andare a vedere cosa fosse, era la soluzione migliore.
A passo felpato, attraversai la stanza e mi affacciai alla finestra e vidi delle ombre attraversare il cortile.
Svegliai Hyuk e gli dissi di nascondersi in una botola sotterranea e non uscire per nessun motivo al mondo.
Lui, confuso, obbedì e appena si nascose, sentii la porta aprirsi con un tonfo.
Non feci in tempo ad agire, che mi trovai davanti un numero indefinito di pistole puntate alla tempia.
Una voce mi chiese: “Dov'è la cosa?”
La cosa? Stava parlando di Hyuk? Come si permetteva di chiamarlo a quel modo e soprattutto come faceva a sapere della sua esistenza?
“Non so di cosa tu stia parlando.” risposi.
Un uomo robusto e dal volto segnato dal tempo, nonché da una vita di combattimenti – a giudicare dalle cicatrici – mi guardò con un ghigno sulle labbra, prima di mollarmi un gancio destro in piena faccia. Lanciai un rantolo di dolore e sputai del sangue. Quel bastardo mi aveva spaccato l'interno del labbro.
“Cosa hai detto?” mi chiese di nuovo, questa volta in tono di sfida.
“Non mi hai sentito? Sei sordo per caso? Ho detto che non so di cosa tu stia parlando.” cercai di resistere.
Lui mi mostrò un sorriso sadico e poi si scagliò di nuovo su di me. Questa volta se la prese con il mio ventre.
Cercai di non urlare per non far uscire Hyuk dal nascondiglio e dar loro quel che cercavano, ma era troppo tardi. Sbucò fuori dalla botola e alcuni uomini si precipitarono a catturarlo.
 
“Taekwoon, stai bene?” mi chiese tra le lacrime.
Non potevo vederlo in quello stato, mi spezzava il cuore.
Cercai di liberarmi da quegli scagnozzi e ci riuscii. Feci in tempo a raggiungere Hyuk e baciarlo a fior di labbra sulle labbra umide di lacrime, prima di essere colpito alla testa e svenire.
  
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