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Autore: Emmastory    08/12/2015    1 recensioni
Alcuni anni sono passati, e le nostre tre giovani streghe continuano a vivere la loro vita. La loro felicità sembra costantemente vacillare, così come la sicurezza del profondo e recondito segreto che custodiscono. Nessuna sarà al sicuro, e alcuni nemici a loro già noti non rappresenteranno che una grave minaccia. Il destino di Miriel, Minerva e Astrid, sembra quindi appeso a un filo sottile.
(Seguito di "Sangue di strega: Giochi di potere)
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Sangue di strega'
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Sangue-di-strega-III-mod
Capitolo XIII
Giovane guerriera
D’improvviso, cadde il silenzio. Le tenebre avvolsero mia figlia, ma rimanendo perfettamente immobile, riuscì a liberarsi dalla morsa in cui la stringevano. Ero esterrefatta, e non proferendo parola, la guardavo. La luce e il calore che il suo corpo sprigionava era tale da impedirmi di farlo, ragion per cui, mi ritrovai costretta a coprirmi il volto con le braccia. Alcune lacrime ruppero gli argini presenti nei miei occhi, e venendo assalita dalla preoccupazione, piangevo. Le stesse, cadevano copiose sulla neve, e quasi ribellandomi alla ferrea presa che Xavier esercitava sulla mia mano, mossi qualche passo in avanti. “Lascia che agisca.” Mi disse Astrid, costringendomi ad arrestare il mio cammino. “Non vedete che succede? È la mia bambina!” gridai disperata, mentre il mio pianto veniva pesantemente ignorato. “Sta cercando di salvarci.” Continuò Xavier, prendendomi nuovamente per mano e regalandomi un luminoso sorriso. Da quel momento in poi, smisi di piangere, per poi assistere ad una scena che mi privò della parola. Jocelyn aveva ormai smesso di urlare, ma appariva stanchissima. Voltandosi per un attimo verso di me, sorrise, per poi sentirsi mancare e svenire crollando in terra. La fresca neve la accolse, e da quel momento, tutto fu buio. Avvicinandomi, la chiamai per nome, e scuotendola leggermente, riuscii a farla rinvenire. I suoi occhi si aprirono lentamente, e non appena fu nuovamente in grado di parlare, mi pose una singola e semplice domanda. “Ce l’ho fatta?” mi chiese, alludendo forse all’obiettivo che si era prefissata, ovvero quello di proteggermi e porre fine a quest’assurda e sanguinosa guerra. “Ce l’hai fatta.” Risposi, annuendo e avendo la gioia e la fortuna di vederla sorridere per la seconda volta. “Portami via.” Pregò, mentre la sua voce si affievoliva come la luce di un’ormai consumata candela. Obbedendo a quella sorta di ordine, annuii lentamente, per poi prenderla in braccio e avvicinarmi a Xavier. Lentamente, gli presi la mano, iniziando quindi a correre verso la nostra unica destinazione, rappresentata stavolta dalla nostra casa, e dal nido che eravamo riusciti a costruirci. Non appena arrivammo, accompagnai Jocelyn a letto. Poco prima che si addormentasse, le baciai la fronte. Subito dopo, mi avviai verso la porta della stanza, rivolgendo un ultimo sguardo prima di uscirne. Un sorriso si dipinse quindi sul mio volto. Era incredibile. Mia figlia, una bambina di sei anni, era riuscita a sterminare ogni singolo nemico che ci stesse dando la caccia. In quel momento, non potevo essere che orgogliosa. Aveva mantenuto la parola data, e cosa ancora più importante, era riuscita a salvarci. Sospirando, raggiunsi il salotto di casa, per poi sedermi e iniziare a leggere. Mi impegnai in quell’attività fino al calar della sera, per poi scegliere di andare a dormire. La giornata era stata lunga e stressante, motivo per cui, credevo che un buon sonno ristoratore sarebbe servito a schiarirmi le idee. Per mia mera sfortuna, mi sbagliavo. Chiudendo lentamente gli occhi, caddi preda di un profondo sonno, che venne ad ogni modo disturbato dalla visione onirica di mia nonna, che scelse di parlarmi attraverso tale dimensione. “Tua figlia è una guerriera, ma questo non è che l’inizio.” Una frase incoraggiante e al contempo enigmatica, che per qualche arcana ragione, mi costrinse a svegliarmi. Riaprii gli occhi scoprendo l’accelerazione del mio battito cardiaco, e avvalendomi del mio intelletto, capii che non poteva trattarsi di un semplice incubo. Difatti, stavolta tutto era diverso, ed io ero una strega diversa da ogni altra, perché madre di una giovane guerriera.
   
 
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