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Autore: CottonBatu    04/03/2009    19 recensioni
SPOILER! DH
Mandiamoli in Australia, certo!, Hermione non riusciva a credere di essere stata tanto sciocca. Non per l’idea in sé, chiariamoci, in un momento come quello si sarebbe anche tagliata una mano se quello avesse significato la salvezza e la sicurezza dei suoi genitori. Era più che altro l’imprecisione del suo operato che le faceva rabbia.
L’Australia, certo.
Lontana, ricca, calda, selvatica, sicura.
Non esattamente quella che si dice un’isoletta, però.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Hermione Granger | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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«Non posso farlo» disse Hermione, bloccandosi davanti alla porta chiusa

Forgotten

 

 

 

 

 

 

Cause you and I both loved
What you and I spoke of
And others just read of
Others only read of the love,

the love that I love.

 

                    Jason Mraz – You and I both

 

 

 

 

Far muovere Hermione quella mattina, si rivelò per Ron piuttosto problematico.

Per la prima volta da quando si conoscevano, lui si svegliò prima di lei e anche quando uscì dalla doccia, Ron la ritrovò come l’aveva lasciata: nuda e dormiente.

 

Le orecchie di lui si arrossarono pietosamente, mentre la copriva con il lenzuolo di tessuto pregiato.

Le si sedette accanto, accarezzandole la testa.

 

«Hermione?» la chiamò, gentile. «Hermione, faremo tardi se non ti svegli»

Lei borbottò qualcosa che lui non capì e si girò dall’altra parte.

Ron corrucciò la fronte, perplesso. Le carezzò il braccio e il fremito che lui percepì gli diede la prova che il suo sonno – sempre se di sonno si trattava – era molto leggero.

Fece un sospiro, poi le si distese accanto, attirandola a sé per la vita e poggiandole un bacio sul collo.

 

«Hermione so che sei sveglia»

Ron rimase in attesa di una qualsiasi reazione di lei. Stava quasi per convincersi di essersi sbagliato, quando lei si girò completamente tra le sue braccia; il suo sguardo era sveglissimo, proprio come lui aveva sospettato.

«Che succede?» le chiese, cercando inutilmente di incontrare i suoi occhi.

 

Hermione fece un sospiro mesto.

«Rimaniamo qui per oggi» bisbigliò in tono appena udibile.

Ron sgranò gli occhi, sorpreso.

 

«Cosa?! Perché?»

 

«Perché no? Rimaniamo a letto per tutto il giorno» propose, risoluta, senza alzare lo sguardo su di lui. Ron le lanciò un’occhiataccia, cominciando a sentire il sangue confluire alle guance.

 

«Non se ne parla, Miss» disse, perentorio.

Hermione alzò finalmente gli occhi su di lui, indignata.

 

«Perché no? Facciamo sesso!» gli assicurò, convinta.

Lui le scoccò un’occhiata glaciale, mentre persino il petto si arrossava d’imbarazzo.

 

«Non cercare di convincermi promettendomi favori sessuali, Jean, odio quando lo fai!» gracchiò, sdegnato.

 

«Perché ci riesco sempre»

Hermione gli sorrise e prese a baciargli il petto, mentre le sue mani scivolavano lungo l’addome.

 

«Per la miseria!» imprecò Ron, bloccandole le mani, in difficoltà. «Sai che ho ragione questa volta! Ora tu ti alzi, vai a farti una doccia e poi andiamo dai tuoi genitori» e questo era quanto.

Lei rimase per un attimo stupefatta dalla sua reazione; approfittando del suo momentaneo sbigottimento, Ron la prese in braccio, ben intenzionato a portarla in bagno.

 

«RON!» squittì lei, tentando di liberarsi dalla sua presa.

Lui grugnì, trascinandosi dietro lenzuola, copriletto e coprimaterasso pur di riuscire a staccarla dal letto.

 

«Mi costringi, Hermione! Sei la persona…» disse, cercando non farla cadere, «…più ostinata…» le sue mani si strinsero quasi violente intorno a lei, cercando di placare la sua agitazione, «…che io abbia mai conosciuto!»

 

«Mollami immediatamente, Weasley!» urlò Hermione dimenandosi.

Ron raggiunse il bagno e la poggiò malamente sul ripiano del lavandino. «Mi hai fatto male, brutto cavernicolo!» strepitò lei, incrociando braccia e gambe, stizzita; lui la ignorò, cominciando ad armeggiare con l’intensità del getto della doccia.

 

«Se tu non fossi così assurdamente te stessa, magari non avrei dovuto portarti in bagno di peso!»

 

«Lasciami stare, okay?! Sono i miei genitori, Ron, non i tuoi!» urlò con rabbia, stringendosi il lenzuolo intorno al corpo.

Lui serrò le mascelle, irritato.

 

«Non ho passato giornate intere in un archivio puzzolente per sentire cose del genere! Non succederà niente ai tuoi genitori!»

 

«Tu questo non lo puoi sapere!»

 

«Ma neanche tu!» si passò una mano tra i capelli, esasperato.

«Senti, io…-» s’interruppe, poggiando le mani sul ripiano su cui lei era seduta. «-…scusa, se ti ho fatto male, va bene? Non volevo farti male.» mormorò infine, guardando in basso. «E’ solo che sei così indisponente, Hermione, Merlino che ti prende?»

 

«Sono sempre stata indisponente, come dici tu, se questo non ti va bene allora…-»

 

«Non ho mai detto che non mi va bene» disse subito lui, guardandola di sottecchi. «Lo sei. Ma questo lo so dal primo anno»

Lei gli rivolse un’occhiataccia, ma non disse niente.

«Il punto è che adesso non ne hai motivo» alzò la testa alla stessa altezza di quella di lei; la guardò attentamente e lei arrossì di vergogna sotto il suo sguardo. «Proprio nessuno» le poggiò un bacio veloce sulla fronte, mentre il vapore inondava lento e languido la stanza. «I cattivi hanno perso» un bacio sul naso. «I buoni fanno tanto sesso» uno sulle labbra, interrotto dall’inattesa risatina di lei. «E i tuoi genitori ti aspettano. Non se lo ricordano, ma ti aspettano» le sorrise e lei dovette sforzarsi per non sorridergli a sua volta.

«Ora devo gettarti di peso nella doccia o pensi di riuscire a raggiungerla da sola?»

 

Lei gli scoccò un’occhiata di sfida e scese, rigida, dal ripiano. Lasciò cadere il lenzuolo ed entrò nella doccia sotto gli occhi adoranti di lui.

 

«Puoi chiudere la porta uscendo, per favore?»

 

Ron la guardò con odio e si sforzò a muoversi, sotto gli occhi ridenti di lei.

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

Arrivarono allo studio di Wendell e Monica Wilkins con una buona dose di anticipo e Hermione sembrava talmente nervosa che Ron giurò di non averla vista in quello stato neanche per i G.U.F.O.

 

«Calmati, Jean. Puoi fare tutto. Sai fare tutto» le disse, arrivando di fronte alla porta d’ingresso.

 

«Non è vero» la sua voce era alta, acuta, impaurita. «Ma se lo dici tu»

Ron le prese la mano intrecciandola forte con la sua.

 

«Siamo arrivati fin qui, Hermione» mormorò lui, aspettando che una signora di mezza età li sorpassasse. «E’ un attimo, adesso. Entri, prendi mamma e papà e torniamo tutti insieme in Inghilterra, che qui in Australia fa un po’ troppo caldo per i miei gusti»

Le strinse forte la mano e lei sembrò riscuotersi; prese un respiro e annuì, agitata.

Si girò verso la porta e fece un piccolo passo avanti, sotto lo sguardo attento di lui.

 

«Non lasciarmi» sussurrò, mettendo la mano libera sulla maniglia.

Ron intrecciò ulteriormente le dita con quelle di lei, senza rispondere.

 

Hermione aprì la porta e una rilassante melodia di sottofondo annunciò loro di essere appena entrati nella sala d’aspetto.

Ron fece qualche passo all’interno della stanza, trascinandosi lei dietro quasi con la forza.

 

«Stai tranquilla» sussurrò lui, facendola sedere sull’unica sedia libera.

Lei annuì, nervosa, mentre sentiva le labbra gentili di lui baciarle la fronte.

 

«Sono calma» mentì, guardandosi intorno con circospezione. «A che ora hai detto che avevamo l’appuntamento? Non vorrei che…-» le parole le morirono in gola, quando la porta dello studio vero e proprio si aprì, rivelando sua madre intenta a leggere la cartella di un paziente.

Hermione si mise una mano sulla bocca, senza riuscire a trattenere un singhiozzo.

Il vecchio seduto accanto a lei e una signora dall’aria stressata abbarbicata su uno sgabello poco lontano si girarono istantaneamente, rivolgendole un’occhiata allarmata. Ron si guardò intorno nervosamente, lanciando sguardi fintamente rilassati a chiunque incrociasse i suoi occhi.

Le carezzò appena la testa, strinse ulteriormente la sua mano e lei sembrò calmarsi un po’.

 

«Fra poco sarà tutto finito» mormorò contro il suo orecchio, arrossendo pietosamente sotto lo sguardo indagatore di una signora anziana seduta di fronte a loro.

Hermione annuì fortemente con la testa, come a volersi convincere, ma una lacrima le sfuggì comunque lungo una guancia, mentre spiava sua madre studiare con attenzione i fogli che teneva in mano, assolutamente ignara che sua figlia fosse lì.  

 

Il signore seduto lì accanto si girò di nuovo verso di lei, turbato dalla sua disperazione.

 

«Si…si sente bene?» domandò, guardingo, mettendosi le mani in tasca alla ricerca di un fazzoletto.

Lei assentì, ma un nuovo singhiozzo malcelato svelò la menzogna. Ron si accucciò accanto a lei, indeciso su cosa fare. Incrociò lo sguardo inquieto del signore e si passò una mano tra i capelli, in difficoltà.

 

«Sa…-» tentò, fintamente disinvolto «…fa sempre così! Ha paura del dent…-» Cazzo.

Era dentiere o dentista?

Merda.

Ron si guardò intorno per un attimo, in cerca di qualsiasi cosa potesse venirgli in aiuto.

La sala asettica e illuminata dal neon che donava a tutti un colorito livido e malaticcio, però, non aveva poster attaccati alle pareti, o scritte sui muri, o riviste specializzate con cui distrarsi, o qualsiasi altra cosa potesse essergli utile in quel momento.

 

Deglutì a fatica, iniziando a sudare freddo sotto lo sguardo interrogativo del signore.

Hermione glielo ripeteva in continuazione, miseriaccia.

Com’è che gli diceva? Da piccola volevo fare la dentiera…o era la dentista?

Cazzo.

 

«…ha paura del…-» dentiere o dentista, dentiere o dentista, dentiere o dentista? «…del…-» prese un respiro, deciso a buttarsi. «-…del dentie-»

 

«Dentista. Ho paura del dentista»

Ron sospirò, mortificato, sotto l’occhiataccia che lei gli lanciò.

Per l’appunto.

 

Hermione accettò con un sorriso triste il fazzoletto che le stava porgendo il signore, e si asciugò gli occhi tirando su con il naso.

 

«Oh, non si preoccupi. Wendell e Monica sono i migliori nel loro campo. Non potrebbe essere in mani migliori»

Il volto di lei s’illuminò e Ron rivolse un’occhiata distratta alla Signora Granger, che ora stava guardando corrucciata nella loro direzione.

Era una bella donna, lui lo aveva sempre pensato. Assomigliava molto a Hermione, soprattutto; i suoi capelli crespi e ribelli, i suoi occhi, la bocca rosea e il temperamento stacanovista, tutto suggeriva da che parte della famiglia Hermione avesse effettivamente preso. 

 

«Lei li conosce?» gli chiese lei, a bassa voce.

Il signore annuì, appoggiandosi meglio al bastone per guardarla in viso.

 

«Gran brave persone, davvero. Ce ne fossero di più come loro al mondo»

Hermione fece per rispondere, ma sentì Ron stringerle forte la mano; si girò e di fronte a lei c’era la Signora Granger che li guardava sorridente.

 

«Signor Miller è il suo turno, può accomodarsi» disse, aiutando il signore ad alzarsi. Lui salutò i due con un gran sorriso e si diresse nello studio. «Voi avete un appuntamento?» chiese lei, guardando Hermione negli occhi. Lei boccheggiò, come se la parole le si fossero bloccate in gola all’improvviso.

 

«Sì» rispose prontamente Ron, guardandola fisso. «Granger. Hermione Granger» lo disse forte e chiaro, attento a scandire bene le sillabe. Lei corrucciò la fronte, sbattendo ripetutamente le palpebre.

 

«Hermione…» mormorò a bassa voce, fissando intensamente il nome di lei scritto sulla lista dei pazienti del giorno. Lo sfiorò appena con le dita curate e un senso improvviso di nausea la colpì in pieno stomaco. Alzò lo sguardo su di lei, che ora la stava guardando timorosa e con gli occhi lucidi. «…è…è davvero un bel nome» balbettò, sembrando confusa. «Se mio marito e io avessimo avuto una figlia l’avremmo chiamata sicuramente così.» le sorrise, e Hermione represse a stento le lacrime. «…Come la moglie del Re Leonte…-»

 

«-…nel Racconto d’Inverno» concluse lei, con voce appena sussurrata.

Ron guardò prima Hermione e poi la Signora Granger, non avendo la minima idea di quello di cui stessero parlando.

 

«Le piace Shakespeare?» la donna sembrò piacevolmente sorpresa e un luccichio particolare – lo stesso che Ron riconosceva negli occhi di Hermione quando parlava di qualcosa che la appassionava particolarmente – le illuminò lo sguardo, rendendolo brillante, accattivante.

 

«M-mia madre…lo adora.» bisbigliò, con un piccolo sorriso sulle labbra.

 

«Io e sua madre andremmo davvero molto d’accordo, allora!» fece una risatina, portandosi dietro l’orecchio un ciuffo di capelli crespi sfuggito dalla crocchia in cui li aveva costretti.

La porta dello studiò si riaprì, rivelando un sorridente Signor Miller.

 

«Ha già finito, Albert?» chiese la Signora Granger sorpresa.

Il vecchio annuì, il suo faccione giocondo rosso di contentezza.

 

«Avevo solo bisogno di una ricetta» disse, facendo una piccola riverenza in segno di saluto in direzione di Hermione, che gli sorrise appena.

 

«Beh, direi che oggi è il suo giorno fortunato, cara» disse lei, lanciando un’ultima occhiata alla cartella che aveva in mano. «E’ il suo turno»

Hermione balzò in piedi, stringendo violentemente la mano di Ron, che emise un piccolo miagolio addolorato.

Si diressero tremanti verso la porta, seguendo la Signora Granger che faceva loro strada.

 

Hermione fece capolino nello studio, vide suo padre girato di spalle controllare alcune carte. Fecero per entrare, ma lei li bloccò.

 

«Lei non può entrare» disse, rivolta a Ron. Hermione lo guardò negli occhi, impietrita. «E’ per il segreto professionale, noi dobbiamo garantire…-»

 

«Lo faccia entrare, per favore» gemette lei, supplichevole, stringendo la mano di Ron con entrambe le sue. La Signora Granger tentennò, mordendosi il labbro inferiore.

 

«Lo farei, cara, ma il ragazzo deve almeno essere un tuo congiunto, altrimenti proprio non…-»

 

«Sono il marito» buttò lì Ron, resosi conto troppo tardi di quello che aveva detto.

Lo sguardo di entrambe si puntò su di lui, e Hermione lo guardò con un’espressione talmente stupefatta che lui temette che lo avrebbe preso a schiaffi da un momento all’altro.

 

«Il marito?» la Signora Granger sembrò genuinamente colpita. «Mi sembrate così giovani, io non…-»

 

«Oh, ma lo siamo» Ron fece una risatina, cercando di ignorare l’impagabile e apparentemente immutabile espressione di Hermione. «Solo che in Inghilterra ci si sposa presto, sa…»

 

«Lo so, ho vissuto per tanti anni lì, solo che…- oh, non ha importanza, entrate» tagliò corto lei, apparendo incomprensibilmente turbata.

Ron trattenne Hermione per un braccio finché la Signora Granger non fu entrata, poi le si avvicinò all’orecchio, con il collo arrossato.

 

«Pronta, Jean?» Hermione annuì forte con la testa cercando di scacciare le ultime parole di lui dalla testa, le dita già avvolte intorno alla bacchetta. «Appena chiudo la porta» disse lui, dandole un bacio veloce sulle labbra e spingendola gentilmente nella stanza.

 

Hermione attese di sentire il rumore legnoso della porta che si chiudeva, poi prese un respiro e alzò la bacchetta, sotto lo sguardo stupefatto dei suoi genitori.

 

«Finite Incantatem!» fu un attimo: la stanza venne inondata da un fascio di luce bianca e i Signori Granger crollarono a terra, come se fossero stati schiantati. Ron cacciò un urletto, mentre Hermione li guardava, pietrificata.

 

«Com’è che dicevi?! Niente può andare storto, eh?» strillò lei, correndo dai suoi genitori ancora privi di sensi. Ron si mise le mani nei capelli, allarmato.

«Papà?! Papà, svegliati! Papà?»

 

«Hermione, stai ca…-»

 

«Non dirmi di stare calma, Ronald Weasley! Non osare!» lo sguardo di lei lo terrorizzò.

Ron serrò le labbra, obbediente. Andò velocemente a soccorrere la madre di Hermione, senza fiatare.

 

«Si-Signora Granger?» chiamò, titubante, dandole dei piccoli colpetti sulla spalla. «Signora Granger, come sta?...Si-Signora..- Mamma?» la sua voce era stridula, acuta; avvampò sotto lo sguardo corrucciato di Hermione.

«Magari se si sente chiamare così le si rielettrizzano i neuroni, che ne sai!» si giustificò lui con gli occhi sgranati dall’imbarazzo.

Lei emise un singhiozzò frustrato.

 

«Ho ammazzato i miei genitori!» gemette, accasciandosi accanto a suo padre.

 

«Macché ammazzato, non ci pensare nemmeno! Sono solo un po’…un po’ debolucci» prese un braccio della Signora Granger e iniziò ad agitarlo con circospezione, per controllare se reagisse in qualche modo.

 

«Gli ho fritto i neuroni, Ron!» Hermione si mise le mani sulla faccia, disperata. «Adesso avranno la capacità intellettiva di tacchino! Un tacchino!» precisò lei, isterica. «Avrei potuto mandarli in Irlanda dalla mia prozia e invece no! Mandiamoli in Australia! Tra canguri, koala e vombati – oh, Ron, come hai potuto farmi fare una cosa del genere, dovevi dirmi che era una sciocchezza, io…-»

 

«Hermione?»

Lo sguardo di Ron e Hermione dardeggiò sul Signor Granger, che ora stava guardando la figlia con occhi sgranati.

Lei emise un suonò strozzato, mettendosi le mani sul petto.

 

«P-papà

Hermione vide suo padre sbattere ripetutamente le palpebre, respirare affannosamente e mettersi faticosamente a sedere; il Signor Granger si portò una mano alla testa, ancora confuso.

Poi lei vide la sua espressione cambiare improvvisamente, sul volto la chiarezza subitanea di chi ricorda qualcosa di molto importante.

Lui guardò il viso di sua figlia come se lo stesse vedendo per la prima volta.

 

«Hermione» la sua voce era spezzata, roca, emozionata.

Lei si lasciò sfuggire un singhiozzo, mentre la mano paterna di lui le sfiorava la guancia scarna e vedeva i suoi occhi farsi lucidi e colpevoli.

«Piccola mia» mormorò; l’altra mano a coprirsi la bocca, mentre l’amara consapevolezza della dimenticanza di faceva strada nel petto. «C-come ho potuto…-»

 

«Non importa» lo interruppe lei, accarezzandogli la mano ancora poggiata sulla sua guancia. «Non fa niente» lui chiuse gli occhi per un attimo, poi attirò la figlia a sé, stringendola come se non dovesse più lasciarla.

 

Ron abbassò lo sguardo, sentendo la sua presenza assolutamente fuori luogo.

Decise di dedicare la sua attenzione alla Signora Granger, ancora priva di sensi e ancora senza l’apparente minima intenzione di alterare il suo stato per molto altro tempo.

Si schiarì la voce e riprese a dare goffi buffetti al braccio di lei.

 

«Signora Granger?» esortò, avvicinandosi al volto di lei. «…Su si svegli...c’è Hermione!»

A sentire quel nome, Ron vide le pupille di lei muoversi improvvisamente sotto le sue palpebre abbassate. Un sorriso vittorioso illuminò il suo volto coperto di efelidi. «Sì, Signora! Hermione è proprio qui! Hermione. Sa, sua figlia Hermione, come la figlia di Re Leone nella Fiaba d’Autunno!»

Lui sentì un risolino improvviso provenire da poco lontano.

Alzò lo sguardo e incontrò quello ridente e piangente insieme di lei.

 

«Leonte, Ronald.» lo corresse Hermione sistemandosi tra le braccia di suo padre per guardarlo in volto «…del Racconto d’Inverno»

Lui arricciò in maniera buffa le labbra e le sue orecchie si accesero, pietose.

 

«Sii buona con lui, tesoro» le disse il Signor Granger, senza riuscire a smettere di sorriderle. «Ti ha accompagnato fino a qui, in fondo»

Ron annuì, soddisfatto del suo appoggio e godé di quel momento come unico nel suo genere.

Non era del tutto certo che una volta che il padre di Hermione avesse scoperto che lui era diventato il ragazzo della sua bella figliola incorrotta e studiosa, lui sarebbe rimasto ancora nelle grazie del suo ipotetico suocero. 

 

«Oh, papà» disse Hermione con un sorriso sibillino sulle labbra, «Lo tratto fin troppo bene, fidati di me»

Il Signor Granger non capì.

Ma Ron arrossì fino alla punta delle orecchie, tornando a concentrarsi sulla madre di lei.

 

Incorrotta…tzè.

 

 

 

*

 

 

 

 

La Signora Granger riprese conoscenza poco dopo, e con lei, lacrime, abbracci, baci e ringraziamenti ripresero, interminabili. 

 

«Caro, sei stato davvero gentile ad accompagnare Hermione fino in Australia» ripeté lei per la quarta volta da quando si era svegliata.

Avevano appena mandato un messaggio a Kingsley e ai Weasley direttamente dall’Ambasciata, ritirato i biglietti aerei Babbani che aveva pagato il Ministero della Magia e ora erano diretti a casa Wilkins per prendere qualche effetto personale di prima necessità per affrontare un ritorno in Inghilterra così immediato.

 

Ron si passò una mano tra i capelli, arrossendo come sarebbe arrossito con sua figlia.

«Oh, non è nulla, davvero…» fece una risatina, abbassando lo sguardo imbarazzato.

 

«E’ stato lui a trovarvi» s’intromise Hermione rivolgendogli uno sguardo pieno di gratitudine e orgoglio che sembrò far diventare Ron ancora più alto di quanto già non fosse. «E’ tutto merito suo»

La Signora Granger si strinse a suo marito, rivolgendogli lo sguardo di chi la sa lunga.

«E’ stato chiuso per giorni e giorni in un archivio e…- e io non ci avevo pensato, mamma, è stato grandioso! E Harry e Ginny mi hanno aiutato così tanto con gli elenchi telefonici, ma Ron, oh Ron è stato…-»

 

«Meraviglioso?» suggerì la Signora Granger, inarcando le sopracciglia, ridente.

 

«Esattamente!» trillò Hermione, entusiasta. 

Senza pensarci intrecciò le sue dita con quelle di Ron, scatenando l’interesse del Signor Granger, rimasto fino a quel momento all’oscuro di quel che sua moglie aveva capito già da qualche ora.

 

«Hermione esagera» mormorò lui, a disagio, non del tutto conscio del motivo per cui il padre di lei gli avesse rivolto uno sguardo improvvisamente glaciale. «Vi avrebbe trovato anche senza di me»

 

«Non sminuirti così, caro» lo rimproverò bonariamente la Signora Granger, ormai giunti di fronte la porta di casa. «Quello che è giusto è giusto»

Entrarono, e gli occhi dei Signori Granger si puntarono sulle loro mani ancora inconsapevolmente intrecciate.

Il padre di Hermione fece per dire qualcosa, ma sua moglie gli diede una gomitata nelle costole che provvide a zittirlo per un periodo di tempo abbastanza lungo da permetterle di prendere in mano la conversazione.

 

«Noi andiamo di sopra, tesoro, voi rilassatevi in salotto, non dovremmo metterci tanto»

 

«Vi aiutiamo!» disse Hermione, risoluta.

Sua madre le fece una carezza, sorridente.

 

«Non preoccuparti, ci metteremo pochi minuti. Potete preparare qualcosa da mangiare se vi và, il frigo è pieno»

Questo fu abbastanza per convincere Ron, che si preoccupò di spingere Hermione in cucina, mentre la Signora Granger faceva lo stesso con suo marito su per le scale.

 

«Hai visto? Tutto è andato per il meglio!» disse, contento, mentre metteva la testa nel frigorifero per raggiungere del gelato incastrato tra gli avanzi della sera prima e un cartone di latte. «Uh! Fa fresco qui dentro!»

Hermione fece una risatina, accomodandosi su uno degli sgabelli della cucina.

Riemerse qualche istante dopo brandendo la vaschetta, vittorioso.

 

«Sai…» iniziò, sospirando pesantemente, «…avevi ragione» mormorò lei, con gli occhi bassi.

Ron interruppe la ricerca di un cucchiaino e le rivolse un’occhiata, con le sopracciglia inarcate dallo stupore.

 

«Chi sei tu? Cosa ne hai fatto di Hermione Granger?»

Lei lo guardò con divertita sufficienza, mentre rideva da solo soddisfatto del suo spirito.

 

«Puoi essere serio per un momento?»

 

«Io sono serio. Miss Granger non me la darebbe mai vinta così facilmente»

 

«Evidentemente mi porti sulla cattiva strada» si appoggiò al tavolo, guardandolo attentamente.

Ron le rivolse un sorriso, pago.

 

«Certo, Miss» estrasse un cucchiaino dal cassetto delle posate; gli occhi brillanti di soddisfazione. «Ma non temere. Finché non inizierai a sbagliare i congiuntivi, sei ancora al sicuro»

Le schioccò un bacio veloce sulle labbra, sedendole accanto.

 

«Tu non sbagli i congiuntivi» lo consolò lei, accarezzandogli il braccio mentre cominciava a sbocconcellare il gelato.

 

«Solo perché quando ci sei tu nei paraggi mi impegno particolarmente»

Lei gli rivolse un sorriso che lo fece arrossire.

«Hermione?» chiese, appena riuscì a ingoiare la titanica cucchiaiata di gelato che aveva ingurgitato.

 

«Mh

 

«Tuo padre mi odia?»

Lei corrucciò la fronte, presa alla sprovvista.

 

«Perché dovrebbe odiarti?»

 

«Perché ti insidio» rispose, con una sincerità disarmante.

Hermione fece un risatina, si alzò e gli circondò la vita con le braccia, accoccolandosi contro di lui.

 

«Ma questo lui non lo sa»

 

«Mi hai preso la mano davanti ai tuoi genitori, prima» le fece notare, ragionevole. «E sospetto che tua madre creda davvero che ci siamo sposati»

 

«Non essere ridicolo, Ronald!» fece un risolino imbarazzato, «Non abbiamo neanche gli anelli alle dita»

Arrossì, rendendosi conto dell’argomento di cui stavano parlando.

 

«E come fanno a sapere che nel mondo dei maghi si usano gli anelli come per i Babbani? Per quanto ne sanno loro ci si potrebbe scambiare anche un fagiano come pegno di amore eterno!»

 

«Chi è che si scambia un fagiano come pegno d’amore?» gli chiese, corrucciata. «…Oh, e io che ti do anche retta» agitò una mano in aria, come per scacciare un cattivo pensiero, rendendosi conto troppo tardi del suo sarcasmo. «Senti, tu piaci ai miei genitori, okay? Mio padre ti trova molto simpatico e sei sempre stato il preferito di mia madre, se proprio lo vuoi sapere»

 

Ron s’illuminò.

«Davvero?!»

 

«Certo! Ti ha sempre trovato molto carino»

 

«Più di Harry?» le chiese, timoroso.

Lei alzò gli occhi al cielo, con un sorriso che le aleggiava agli angoli della bocca.

 

«Più di Harry. Molto di più, Ron»

Lui gongolò.

 

«Beh, anche tu sei sempre stata la preferita di mia madre» le disse, girandosi sullo sgabello per guardarla in faccia.

 

«Cosa?!»

Lui annuì, con un sorriso enigmatico sulle labbra.

 

«Ha sempre sperato che io ti piacessi – se non altro per zittirmi, parlavo di te in continuazione» Hermione rise, arrossendo.

 

«E’ stata un fortuna allora» soffiò, contro le sue labbra.

Lui annuì annullando la distanza tra di loro, irruente.

Ron sentì le braccia di lei stringersi immediatamente intorno al suo collo, lui allacciò le mani alla sua vita, incontenibile.

 

«Ragazzi siamo pronti, possiamo anda…- Oh»

I Signori Granger si bloccarono sulla soglia della cucina, irrigiditi; Hermione si slacciò immediatamente dall’abbraccio di Ron, avvampando.

 

«Sì. A-andiamo!» si rassettò i capelli con una mano, imbarazzata.

La Signora Granger rivolse un gran sorriso a Ron; il padre di lei ridusse gli occhi a due fessure, meditando vendetta nei suoi confronti.

 

Lui e Hermione si scambiarono un’occhiata, poi Ron si precipitò sulla valigia della madre di lei, cercando di recuperare un po’ di contegno ed ignorare come meglio poteva lo sguardo cupo del Signor Granger.

 

«L-le porto la valigia» borbottò, e uscì velocemente fuori di casa, senza assicurarsi di venir seguito.

Rimasta sola con i suoi genitori, Hermione fece per dire qualcosa, ma sua madre la interruppe, raggiante.

 

«Lo sapevo!» squittì, radiosa. «Vedi che avevo ragione?» disse, rivolta al marito, «Hai visto?! Era lampante!» esclamò, vittoriosa.

«Tesoro, mi devi raccontare tutto» le disse, passandole un braccio intorno alle spalle e conducendola fuori di casa.

Hermione arrossì, guardandola a disagio.

«Voglio recuperare l’anno perduto» le baciò la tempia e la Signora Granger la sentì rilassarsi tra le sue braccia.

 

«Io vorrei parlare un po’ con quel Ronald…» s’intromise il Signor Granger, torvo.

 

«Ci vorrà molto tempo» le disse Hermione, ignorando suo padre.

 

«Abbiamo ventidue ore di volo che ci aspettano!» rispose la Signora Granger, con gli occhi luminosi di contentezza.

 

«Io vorrei sedermi vicino al ragazzo, se è possibile» continuò lui, turbato.

 

«Sai, tuo padre e io volevamo adottare un koala, sono così contenta che non lo abbiamo fatto alla fine!» raccontò la Signora Granger, entusiasta.

 

«Proprio non mi convince, sapete? Quei capelli, poi…così rossi» il Signor Granger si mise le mani in tasca, sospirando truce.

 

«Davvero? Si possono adottare i koala, qui?»

Hermione sembrò genuinamente impressionata.

 

«E avete visto, com’è alto? Siamo sicuri che sia un tipo a posto?»

 

«Certamente, tesoro! C’è una riserva poco lontano da qui – potremmo passarci se non è troppo tardi»

 

«La trovo un’idea fantastica. Così io potrò parlare un po’ con Ron da solo»

Le donne Granger si scambiarono un’occhiata, compunte.

 

Hermione guardò allarmata a suo padre, poi incontrò lo sguardo di Ron che li attendeva, teso, nel vialetto.

Le sorrise, ancora ignaro del destino che lo attendeva.

 

Lei sospirò, arrossendo.

Avrebbe dovuto impegnarsi particolarmente, questa volta, per farsi perdonare.

 

 

 

 

 

 

 

fine.

 

WOHA! Un capitolo da Telethon.

Bonjour à tout le monde! :D

Finalmente riesco a postare l’ultimo capitolo di questa mini long-fic! E’ stato piuttosto problematico, credetemi xD

Volevo postarlo prima del mio compleanno, ma non ci sono riuscita. Poi volevo postarlo il giorno del mio compleanno, ma non ci sono riuscita lo stesso. Allora ho pensato che l’1 Marzo, perchè essendo il compleanno di Ron sarebbe stato appropriato, ma non sono riuscita a finirlo neanche in quel caso. Però alla fine eccolo qui!

Ragazzi, ho sudato. xD

Spero comunque che vi sia piaciuta, i genitori di Hermione sono sempre stati due personaggi che mi hanno incuriosito molto, ho sempre desiderato leggere di più di loro e del loro modo di vedere l’intera faccenda del mondo magico. Spero che chi ha avuto, come me, questo desiderio, sia rimasto contento di quello che ha letto qui C:

Intanto faccio un enorme ringraziamento a Nonna Giuly Weasley, robby, _BellaBlack_, BigIlly, pk82, Sif, ste89, Arkadio, Lill, mica, sissy88, SiJay, eli weasley, mem e Saty per aver commentato il primo capitolo e le altre shot. OMMIODDIO un abbraccio enorme ai veterani come me che ho scoperto con piacere non sono scappati dal sito *_*

Non avete idea della felicità che ho provato nel risentirvi – o rileggervi, più propriamente xD! <3 Mi siete mancati.

Beh, che altro dire, la mia vena creativa è piuttosto attiva ultimamente e già qualcosa di nuovo sta macchinando nel mio piccì. Nonostante questo il vecchio, ricordate, non verrà abbandonato, ve lo giuro.

Ora che ne dite di lasciarmi un commentino? ** Daidaidai :D

A prestissimo :3

Baciottossss

   
 
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