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Autore: sirviasnape    09/12/2015    0 recensioni
Quando il rame incontra il cristallo, allora si fonde come neve nelle fiamme.
La mia prima FanFic, spero possa appassionarvi. Una Ginny diversa da quella dei libri, una Ginny più donna, una Ginny accattivante e umana che si trova per la prima volta a dover gestire dei sentimenti (apparentemente?) non ricambiati, si trova a rifiutare Harry e a ritrovare una fiducia in sé stessa che oramai si è persa in un paio di occhi color diamante.
Genere: Erotico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Luna Lovegood | Coppie: Harry/Ginny
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Purtroppo, come tutte le cose, anche quel momento idilliaco era destinato a finire. Ormai stava calando la sera, sul parco stava scendendo una tetra oscurità e il lago nero scintillava in maniera inquietante, riflettendo una marea di stelle incastonate in quel cielo limpido. “Clara, dobbiamo andare. La McGranitt mi ammazza se scopre che sono ancora fuori.” “Calmati Ginny, ora andiamo.” E la prese per mano, incurante del fatto che qualcuno avrebbe potuto vederle. Ginny era stata proprio bene quel pomeriggio, aveva fatto l’amore per la prima volta e aveva trovato conforto e felicità tra le braccia di Clara. Nessuno si sarebbe mai aspettato che lei, Ginny, non avesse mai concesso il suo corpo a qualcuno, ma lei era fermamente convinta che la persona giusta si sarebbe palesata, e quella persona era proprio Clara. “Posso accompagnarti al dormitorio? Non sono mai salita sulla Torre dei Corvonero.” Così iniziarono a salire scale su scale, a destra poi a sinistra, “passiamo di qui così si fa prima”, corridoi bui e passaggi segreti attraverso arazzi mai visti. “Eccoci qui, io allora vado. Domani mattina alla solita ora? Ciao Ginny, mi mancherai tantissimo questa notte!” e la salutò con un bacio leggero sulle labbra. “Ciao Clara, a domani” le rispose la rossa, arrossendo lievemente. Attraversò tutto il castello con il cuore che batteva a mille, lo sentiva rimbombare nel petto, sentiva le mani di Clara lungo la schiena, avrebbe voluto entrare con lei nel dormitorio e accoccolarsi tra le sue braccia, finalmente tranquilla. Invece doveva tornare nella sua Sala Comune, ma aveva paura di incontrare Harry. In quel momento, ricordò che avrebbe dovuto parlare ad Hermione ed ebbe paura di non venire ascoltata, che l’amica non capisse o che sminuisse la faccenda. “Gingilli” ed entrò in Sala Comune. Harry era seduto sul divano, lo sguardo indemoniato e la bacchetta in mano. “Ciao” le disse con un tono quasi seccato. “Vorrei parlarti. Non so come ti sia venuto in mente ieri sera di dirmi che non sei più innamorata di me, proprio a me, il ragazzo che sta rifiutando un sacco di sgualdrine per te. Sei ammattita per caso?” Ginny aveva paura, non voleva che finisse come la sera prima. “Harry, ragiona- puzzava di Burrobirra- e vai a dormire. Io ti voglio bene e nulla di più. Poi non chiamare le ragazze ‘sgualdrine’, perché non mi sembra corretto.” “Non me ne frega un cazzo di quello che ti sembra corretto, io ti voglio Ginny, cazzo. Io ti voglio mia e solo mia e farò di tutto per averti. Dove cazzo sei stata oggi pomeriggio?! Ti cercavo” Ginny arrossì violentemente “Dove sono stata non ti deve riguardare” e fece per girarsi e andare a dormire, quando qualcosa la colpì all’orecchio, facendola cadere e battere la testa. “Che sta succedendo qui?” chiese preoccupata Hermione, che evidentemente era appena scesa dal dormitorio delle ragazze. “Harry, non sei stato tu a buttare in terra Ginny, vero? E non sei tu che puzzi di Burrobirra?” e corse ad aiutare l’amica, che aveva una ferita in testa che sanguinava. “Harry, mi fai schifo. Come hai potuto?” “Hermione, che cazzo ci fai qui? Togliti di mezzo..” e fece per tirare un pugno anche a lei, che fu più veloce e lo pietrificò con un semplice colpo di bacchetta. “Ginny, cos’è successo?” e fu così che la Weasley raccontò tra i singhiozzi della violenza subita la sera prima e che Harry non si voleva dare pace. “Seguimi, la cosa è più grave del previsto. Già da un po’ la McGranitt mi aveva chiesto di tenere sotto controllo Harry, ma non pensavo sarebbe arrivato a questo punto.” Una volta davanti all’ufficio della McGranitt, la professoressa aprì la porta e, spaventata alla vista della testa sanguinante di Ginny, chiese cosa fosse successo. “Harry, professoressa. Ieri sera mi ha violentata, costringendomi con la violenza ad un atto sessuale non ricambiato, e stasera mi ha picchiata, solamente perché non sono innamorata di lui. Ho paura professoressa, paura a condividere con lui lo stesso dormitorio, professoressa mi aiuti” “Ginny, sono desolata- ora parlava più come una mamma che come una professoressa-, andrò giusto stasera a parlare con il professor Silente. Lei vada da Madama Chips, Signorina Granger, la porti in Infemieria.” E congedò le due ragazze con un ultimo compassionevole sguardo. Sentendo il rumore dei suoi stessi passi, la professoressa McGranitt pensava a quello che la più piccola dei Weasley le aveva detto. Cosa stava succedendo ad Harry Potter? Cosa lo turbava? Le continue pressioni della Gazzetta del Profeta? Una responsabilità troppo grande da riporre sulle sue troppo giovani spalle? No! Non intendeva giustificarlo in alcun modo, non dopo che parecchia gente aveva giurato fedeltà all’Ordine della Fenice con il solo scopo di tenerlo in vita. Non dopo che era diventato l’esempio della lotta contro il male, quel male che ora sembrava pervadere il suo giovane animo. “Bignè al caramello” e il passaggio per lo studio del preside si aprì. “Minerva, buonasera. Cosa la porta qui a questa tarda ora?” la salutò con garbo il Preside. “Signor Preside, buonasera. Mi duole informarti, Albus, di un fatto increscioso consumatosi nella Sala Comune dei Grifondoro. Harry Potter ha violentato e picchiato la signorina Weasley. Vanno presi provvedimenti seri.” Il preside era amareggiato e schifato. La sua espressione lasciava presagire una delusione atroce: si fidava del Ragazzo Che E’ Sopravvissuto. “Minerva, la situazione è più grave del previsto. Il signor Potter deve essere allontanato dalla scuola per un periodo, ma con la massima discrezione. Per tutto l’anno scorso abbiamo lottato contro la Gazzetta de Profeta, che lo tacciava di essere mentalmente instabile. Ora che lui è un simbolo, non possiamo permettere che venga deriso, né tantomeno che lo seguano al San Mugo.” “Hai ragione, Albus. Andrò a parlare con Potter del suo imminente trasferimento al San Mugo.” “Fammi sapere, Minerva. Parlerò poi io con il ragazzo. Buonanotte”. “Potter, svegliati. Non c’è tempo per le domande- esclamò la McGranitt alla vista dell’espressione incredula di Harry- vestiti e non svegliare nessuno. Ti aspetto tra cinque minuti in Sala Comune.” Harry scese, assonnato e frastornato. “Cosa c’è, professoressa?” chiese, confuso. “Devi seguirmi al San Mugo, Potter. Non è più ammissibile che succeda quello che è successo in queste sere alla Signorina Weasley. Non puoi diventare una pedina del male, dobbiamo capire cosa ti sta succedendo!” rispose tranquilla la professoressa. “Qualsiasi cosa le abbia detto quella puttanella, è falsa. Ma come si permette? Io, Harry Potter, al San Mugo? –si stava agitando, urlava e buttava a terra qualsiasi cosa gli capitasse a tiro- Io non la seguo da nessuna parte!” “Potter, tu farai quello che dico io, che ti vada bene o no. Non mi piace il tono che stai usando.” “Si è meritata tutto! Mi ha fatto innamorare di lei, mi provocava, si diceva innamorata di lei fin dal suo primo anno a Hogwarts e poi che fa? Mi rifiuta? Ora lei è mia, perché io sono innamorato di lei.” “Potter, seguimi o dovrò costringerti.” Detto ciò, Harry si agitò a tal punto da costringere la professoressa a legarlo, imbavagliarlo e metterlo dentro il camino che l’avrebbe portato al San Mugo insieme a Silente.
  
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