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Autore: Amantea    09/12/2015    20 recensioni
"[...] ma egli ebbe quello che il suo cuore bramava, e tardò molto ad averlo, e forse non c'è felicità più grande". (Jorge Luis Borges, L'Aleph)
Il mio modo di celebrare l'amore eterno di Oscar e André, attraverso la voce di chi ne fu l'unico complice e testimone.
[...]L'uomo guarda la scacchiera d'ombre e luci che danza dinanzi ai suoi occhi, e la trova quasi bella.
Una brezza leggera risveglia le fronde, l'oceano non è lontano da lì. In certe giornate limpide e schiette si può quasi spingere lo sguardo fino all'orizzonte e credere di vederci il bianco spumeggiante delle onde. Vere però sono le vele che, lente, si stagliano in quel biancore, il punto in cui il mare svapora nel cielo.[...]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Madame Jarjayes, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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LA  FELICITA'  PIU'  GRANDE
"[...] ma egli ebbe quello che il suo cuore bramava, e tardò molto ad averlo, e forse non c'è felicità più grande".
(Jorge Luis Borges, L'Aleph)



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«Ho voluto la mia solitudine. Sono senza amore, mentre barbaro o miseramente borghese, il mondo è pieno, pieno d'amore... e sono qui solo come un animale senza nome: da nulla consacrato, non appartenente a nessuno, libero di una libertà che mi ha massacrato»
(P.P. Pasolini)



- Qui ci sono solo le buonanime del posto -, aggiunge, senza darle tempo di spiegare. - Ma forse chi cercate voi è sotto al roseto. Non potete sbagliare, è l'unica pietra bianca, dietro la chiesa -, un cenno col braccio, ad indicare il retro dell'edificio.
La ragazza lo guarda con malcelato stupore, poi volge rapida le spalle e si incunea oltre il piccolo varco che le è stato dischiuso. La vede sollevare la gonna con una mano, attenta a non calpestare piccoli caroselli di fiori disseminati qua e là, e a non inciampare nei sassi e nelle lapidi che svettano un po' sbilenche dal terreno, prima di sparire dalla sua visuale.
All'uomo non resta che avvertire il cocchiere di riaccostare, quando avranno concluso la loro visita, e si allontana. Chiuderà a chiave in serata, tutt'al più. Uno scrupolo giudizioso, quel piccolo muro di cinta e il suo cancelletto, che il parroco ha avuto per tenere alla larga gli animali notturni, e la loro mania di scavare buche.
Ci sono ancora tre piccoli desideri da realizzare, prima che la giornata volga al buio, per sempre.

Sono fresche, le sere d'estate in Normandia.
Si ravviva i capelli umidi con una mano, e respira, soddisfatto, mentre osserva di sotto in su la pergola che orla un lato della sua casa. Due stanze, e un piccolo cortile, più che sufficienti per un uomo solo. Ha in mano il tanto sospirato bicchiere di vino rosso, e lo alza contro la luce ancora bianca di quel tardo pomeriggio, per ammirarne le sfumature amaranto, che si irradiano oltre il vetro fino al palmo della mano. Le segue, piccole schegge danzanti, socchiudendo gli occhi... in realtà, non riesce a togliersi dalla testa la ragazza incontrata in paese, e spera di annegarla presto in quel nettare asprigno e torbido, come ha fatto con tutti gli altri scomodi ricordi della sua vita precedente. Ma sa benissimo che è un metodo euristico di scarsa efficacia, sebbene piuttosto appagante.
Chiude gli occhi, mentre assapora il profumo malinconico del gelsomino che è fiorito suo malgrado lungo il muro, finché di nuovo il rumore inconfondibile di una carrozza lo ridesta, impreparato.
Si alza dalla panca in legno e si affaccia lungo la strada. Appena in tempo per vedela, che si sta guardando intorno e ha già il pugno pronto per bussare alla porta di casa sua.
- Sono qui -, si palesa. - Cercavate me? -.
Sorride, a quegli occhi azzurri pieno d'ardimento.
- Sì -, è la risposta. - Ho bisogno di sapere alcune cose, e credo di essere nel giusto a pensare che voi siate l'unico che può aiutarmi -.
L'ha raggiunto, parlando. Si è avvicinata lasciando solo un passo a distanziarli. I suoi occhi hanno osservato il bicchiere, che l'uomo tiene ancora in mano, e anche la camicia candida, e i capelli puliti. Deve farle un altro effetto, così ricambiato, perché le sue gote si arrossano, prima di trovare l'impeto di proseguire.
- Stavo cercando la... la lapide di Oscar François de Jarjayes -.
L'uomo si irrigidisce. E' un moto istintivo, sono anni che nessuno pronuncia quel nome, e sentirlo fa uno strano effetto.
- Ve l'ho indicata ... -
- Ma come potevate sapere...  -.
- I vostri occhi... sono identici ai suoi -.
La ragazza lo guarda smarrita, una linea sottile le labbra tese. Una ciocca riccioluta è scivolata via dal fermaglio di perle, e vibra accosta alla tempia. Gli occhi, l'impeto... maledizione, quanto le somiglia!
- Ma chi mi assicura che quella sia proprio ... -.
- No -, e lo dice con il tono più fermo e tagliente che può, per evitare qualsivoglia replica.
- Come?! -.
- No, ho detto. Non vi devo alcuna spiegazione. E ora credo sia proprio il caso che ve ne torniate da dove siete venuta, tra poco sarà il tramonto e non è sicuro per una donna sola viaggiare per una strada di campagna -.
Inutile insistere. Si aspetta quasi che punti i piedi in terra e inizi a strepitare, ma non lo fa. E' orgogliosa, dunque, al pari di lei.
La vede risalire in carrozza con una mossa rapida e nervosa, e non può che alzare il bicchiere e brindare alla sua salute, quasi a schernirla.
Finalmente solo, è tutto quello che vuole.
Non desidera altro, che un secondo bicchiere di vino, che spenga la rabbia che gli si è accesa dentro, e la scia di fuoco che gli ha trapassato il petto, in un istante.

Un grido solo, lancinante, un nome, scagliato contro il cielo, e poi solo dolore, un immenso dolore.
Ogni notte quasi lo stesso incubo. E un senso di colpa, cupo e soffocante, che gli divora l'anima, anno dopo anno.
A volte le voci si sovrappongono, e i volti si confondono. 
E' stato solo uno sciocco a poter pensare di trovar pace lì, in quel posto fuori dal mondo, a vegliare la loro memoria e le loro tombe, a farsi custode di ciò che furono, ad annebbiarsi la testa con il vino rancido dell'osteria, o a sfinirsi con la fatica dei campi. Solo uno sciocco, perché non riesce proprio a farsene una ragione... di essere un sopravvissuto. 

La luce dell'alba taglia il pulviscolo sospeso nella stanza, e lo rinnova. L'uomo giace supino, il lenzuolo che nell'agitazione del sogno si è quasi ravvolto controvoglia, e che ora lo ritrova, imprigionato di se stesso.
Apre lentamente gli occhi, il gallo ha già cantato da un pezzo. Non c'è fretta, nessuno verrà a reclamarlo.
Anche quella mattina si laverà, forse si raderà pure, indosserà gli abiti da lavoro, isserà la zappa sulla spalla, e se ne andrà per i campi. Una borraccia e una tracolla con due bocconi di pane e un frutto, e il fazzoletto rosso annodato sotto la gola. E via.
Ma il suo corpo quella mattina ha deciso di ricordargli che è un uomo. Maturo, ma decisamente ancora nel pieno del suo vigore.
Se ne accorge stupito, perché è quasi doloroso l'istinto di orinare al mattino, quanto al momento impossibile.
- Sei proprio un cretino, Alain -. Se lo dice, a voce alta, così da ricordarlo meglio, mentre a fatica piega un braccio contro il muro e ci nascondo il viso dentro, il pitale spinto col piede nell'angolo del pavimento, in attesa. - Sei proprio un cretino -, si ripete, mentre sbuffa, e cerca di pensare a cose improbabili e deprimenti, per scacciare via l'immagine molesta di quella nuvola di zucchero, che senza dubbio, essendo l'unica novità degli ultimi anni, è l'unica responsabile di quella situazione imbarazzante. - Pensi davvero di essertela tolta dai piedi? -, continua tra sé. - Se assomiglia a Oscar come sembra, sei appena all'inizio, caro mio -.



Madame osserva il giardino dalla finestra socchiusa, e forse anche i movimenti di qualcuno nel cortile. Una bava di vento solleva la tenda trasparente, appena un brivido sul collo nudo. E' una bella giornata, anche quella, di cielo limpido.
Non gira gli occhi quando sente aprire la porta. - Vieni pure, cara. Arnaud (1) ti ha sellato il cavallo. Sei proprio sicura di voler tornare là? -.
Quando lo fa, quando il suo viso si volge verso la ragazza, il suo respiro si inceppa. E' un'incrinatura lieve nella gola, che subito nasconde, stringendo le dita attorno alle altre, in grembo.
- Oh tesoro, sei proprio uguale a... -, riesce soltanto a dire, ma è sufficiente.
La ragazza avanza e le si stringe al petto. L'anziana donna l'allontana, quel tanto che basta ad ammirarla meglio.
- Zia era più alta -, sorride, alludendo alle culottes, che aderiscono sì alle sue gambe snelle e lunghe, ma sono state un poco riprese alla bottoniera, sui fianchi. La camicia e il lungo jilet, invece, calzano alla perfezione. - Ci sono ancora tante delle sue cose, qui -, aggiunge.
Madame annuisce, le passa un braccio intorno alla vita, e la tiene stretta, mentre torna ad osservare le bordure fiorite e sciamanti di vita, lungo il bordo del muro di cinta.
- Amava venire qua. Era il luogo delle vacanze. Lei ed André ci hanno passato gli anni dell'infanzia e gran parte della giovinezza, almeno fino a che Oscar non è entrata nelle Guardie Reali. Poi credo che ci sia tornata un'ultima volta, da sola... sarà stato il 1787... o forse il 1788 (2), non ricordo, io ero sempre a servizio da... dalla Regina, e... non mi occupavo più direttamente di lei -. I ricordi di Madame Marguerite scorrono lenti dinanzi ai suoi occhi, come lenti danzano i veli della tenda, accosti al suo viso.
- Sono sicura che quell'uomo sa molte cose, nonna -, la sente annunciare d'improvviso, quasi stesse meditando in silenzio sul da farsi.
La nonna annuisce. Dio solo sa quante volte, in quegli anni, avrebbe voluto far ritorno ad Arras, ma le condizioni politiche, la situazione sociale, la caccia ai nobili, non lo avevano reso attuabile né auspicabile. Anzi, è una fortuna senza meno essere ancora vivi.
La famiglia della ragazza, figlia di una delle sorelle di Oscar, si era trasferita in Inghilterra in tempi non ancora sospetti, e là avevano accolto la nonna fuggitiva (3) e parte della servitù di palazzo Jarjayes. Appena un mese prima la decisione di tornare sul suolo patrio, una volta risolti i rapporti tra Francia e Inghilterra (4). Poca servitù ad accompagnarla, e quella nipote, testarda come un mulo, che aveva convinto il padre a lasciarla partire a forza di insistenze e promesse, e quasi sicuramente anche a una definitiva intercessione della madre.
- Non stare in pensiero, - aggiunge posando una carezza sul viso morbido della nonna, - ho sangue Jarjayes nelle vene -.

Sconfinata la campagna che si apre ai suoi occhi, mentre incita il cavallo al galoppo.
Respira la brezza, osservando i gabbiani che volteggiano alti, ed è facile ritrovare il sentiero che la carrozza aveva imboccato, non senza difficoltà, il giorno avanti.
Si arresta all'improvviso, uno sbuffo di terra sotto agli zoccoli scalpitanti, le redini ben salde nei pugni.
Smonta di sella, e poi avanza a passo sicuro, fin dentro l'erba del campo che si propaga a perdita d'occhio alla destra della strada.
Un uomo sta zappando con alacrità, le maniche risvoltate lasciano scoperti gli avambracci abbronzati, tesi e nervosi, e si ode appena la voce che fa da contrappunto allo sforzo dei colpi contro il terreno incolto. La ragazza lega il cavallo al tronco di un albero dal fusto snello e ombreggiato, e si avvicina ancora.
- Forse se ci presentassimo sarebbe più facile parlare -, dice a voce un po' alta, per coprire la distanza che ancora li separa, e per vincere sulla lotta che l'uomo sembra aver ingaggiato con la zappa e le zolle contemporaneamente. - O il vivere solo vi ha reso più scontroso di quanto non siate in realtà? -.
Le parole le ha udite, e bene. Ma non si ferma subito. Continua, un altro paio di affondi, sbuffando, e poi malvolentieri posa un piede sull'attrezzo, e solleva lo sguardo verso di lei.
E' evidente il modo sfacciato in cui lui la guarda, e la ragazza non può fare a meno di arrossire. Non ci è abituata. Nessuno l'ha mai guardata così. Nemmeno il giovane con cui è fidanzata, colui che dovrebbe sposare il prossimo anno, che a stento l'ha baciata in quei due anni di fidanzamento, e che le sospira versi d'amore e poesie, tenendola a braccetto lungo i viali fioriti di magnolie, o portandola in barca lungo l'Avon... nemmeno lui, l'ha mai guardata in quel modo così... così spudorato.
- Alain... -, sibila d'un fiato, la fronte imperlata di sudore, il cappello di paglia tolto quasi per educazione.
- Bene, onorata di fare la vostra conoscenza, signor Alain. Io mi chiamo Camille -.
La ragazza si avvicina ancora, ha incrociato le braccia sul petto, e strizza un poco gli occhi contro la luce accecante di quel mattino. Sorride.
- Non avete nessuna intenzione di desistere, stamattina, vero Camille? -, constata lui.
La ragazza scuote la testa, giocando con la punta dello stivale e un sasso, che affiora appena dal terreno.
- Mettiamoci là -, dice Alain, indicando l'albero. - All'ombra -.
Lascia l'attrezzo sul campo, e la supera, sfiorandola appena. Avrà la metà dei suoi anni, e la testardaggine che nasce dalla giovinezza e dalla stirpe, e qualcosa gli dice che non sarà affatto una breve chiacchierata.
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(1) In ogni mia storia, il guardiano della villa dei Jarjayes ad Arras è lui.
(2) Non è chiaro, nell'anime, quando Oscar entra nella guardia metropolitana. Nel PECCATO avevo ipotizzato per esigenze di copione il 1788, qui anticipo di poco, credo verosimilmente.
(3) Sposo l'idea, già dell'INTRUSO, che Madame de Jarjayes, all'indomani dello scoppio della Rivoluzione, avesse trovato rifugio in Inghilterra.
(4) Immaginiamo che la storia si svolga nel 1802. Il 25 marzo viene firmato il Trattato di Amiens tra Francia e Regno Unito, e immagino che non ci fossero problemi di sorta a viaggiare da un paese all'altro, quindi nell'estate di quell'anno Madame, la nipote e (poca) servitù al seguito fanno rientro in Francia. Alain era sicuramente più giovane di Oscar, anche nell'anime. Secondo me poteva avere tranquillamente un 4-5 anni meno, quindi all'incirca qui ne ha 42-43.


Grazie di cuore a chi ha letto e sta seguendo questa mia nuova avventura.
Torno con un personaggio a me molto caro, qui nelle vesti di amico e custode dei Nostri, come in fondo l'ho sempre dipinto anche in altre mie storie.
Ora conoscete anche la misteriosa ragazza (e grazie di cuore a MARIAN che mi ha suggerito il nome: grazie sisterella!) che ha acceso la vostra curiosità assieme a tante curiosissime e gustose interpretazioni!
Non posso spoilerare ovviamente, ma proverei a dirvi ... abbiate fiducia ... (in generale) :)
Un abbraccio, e a presto, perché non prevedo interruzioni natalizie
   
 
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