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Autore: Emmastory    09/12/2015    1 recensioni
Alcuni anni sono passati, e le nostre tre giovani streghe continuano a vivere la loro vita. La loro felicità sembra costantemente vacillare, così come la sicurezza del profondo e recondito segreto che custodiscono. Nessuna sarà al sicuro, e alcuni nemici a loro già noti non rappresenteranno che una grave minaccia. Il destino di Miriel, Minerva e Astrid, sembra quindi appeso a un filo sottile.
(Seguito di "Sangue di strega: Giochi di potere)
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Sangue di strega'
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Sangue-di-strega-III-mod
Capitolo XIV
Campo di battaglia
Gli anni hanno continuato a passare, e nonostante il placido e tranquillo andar del tempo, la guerra che terrorizza il mio villaggio sembra non giungere mai ad una concreta fine. Ora come ora, mia figlia Jocelyn e mio nipote Edward sono poco più che adolescenti, e il rapporto che li lega non potrebbe essere migliore. Riflettendo, io e mio marito Xavier ci meravigliamo del tempo che è ormai scomparso dalle nostre vite. Abbandonandomi ad un cuoi sospiro, posai lo sguardo su Jocelyn. Era calma, e i suoi occhi sprigionavano vitalità. Sorridendole, mi avvicinai a lei. Sembra passato solo un giorno dal momento in cui è nata, eppure solo guardandola mi accorgo che non è così. Difatti, ha quasi diciott’anni, ed è diventata una forte e saggia guerriera Intanto, proprio fuori dalla mia finestra non si sentono altro che le urla della povera gente spaventata, che fugge da quelli che i maghi e le streghe conoscono come Cacciatori. Improvvisamente, una sonora esplosione. Istintivamente, mi voltai, e posando il mio sguardo sulla porta di casa ancora chiusa, esito. “Sono qui.” Dissi, guardando il mio Xavier negli occhi e sguainando il mio pugnale. Subito dopo, mi precipitai fuori, pronta ad affrontare i miei nuovi nemici. Mantenendo il silenzio e la concentrazione, mi facevo strada nella fredda neve, concentrando il mio pensiero sulla mia stessa vita. In quel momento, sapevo solo di non voler morire, e desideravo ardentemente proteggere la mia famiglia. Il tempo scorreva, e un Cacciatore mi si parò davanti. Fulminandomi con un’occhiata carica di odio, mi sferrò un pugno in pieno volto, ed io finii a terra. Il colpo appena ricevuto mi aveva letteralmente disorientato, facendomi perdere prezioso tempo che avrei potuto impiegare per difendermi. Respirando profondamente, sopportai il freddo e rotolai nella neve, fino a notare che i miei capelli sembravano aver cambiato colore, passando dal rosso fuoco al bianco latte. Appena un istante più tardi, mi rialzai, e  guardandolo fissamente, mossi un braccio con velocità inaudita, vedendo la mia daga sfiorargli il volto, per poi notare l’aprirsi di una seria ferita, dalla quale sgorgava del sangue fortemente dissimile dal mio. Da quel momento in poi, l’intera situazione parve ribaltarsi. Sapevo bene di averlo atterrato, e fuggendo, mi misi subito alla ricerca di mia figlia. Il combattimento mi aveva privato di gran parte delle mie energie, e l’impegno che avevo profuso nel difendermi me l’aveva fatta perdere di vista. Non sapevo dove fosse, né se fosse ancora viva. Correndo, gridavo il suo nome nella forse vana speranza che mi sentisse, e dopo alcuni minuti passati a cercarla, ebbi la gioia e la fortuna di rivederla. Inducendola a voltarsi, andai contro la volontà del mio amato Xavier. “Non darle il pugnale.” Mi diceva, riferendosi a nostra figlia Jocelyn. “È più forte di noi, e non sappiamo cosa potrebbe accadere.” Aggiungeva, tentando di dissuadermi dall’insegnarle ad usarlo. Ad ogni modo, i suoi richiami non ebbero effetto su di me, e quasi ignorando le sue parole, le mostrai come usare una daga. Non appena iniziammo le sessioni d’allenamento, mia figlia scelse di concentrarsi e provare a fare del suo meglio, dando vita a risultati a dir poco stupefacenti, che sapevo di voler ammirare sul campo di battaglia ora rappresentato dal nostro villaggio. Ero preoccupata, ma al contempo fiduciosa. Mia figlia era una ragazza forte e combattiva, e aveva ereditato tali caratteristiche dal padre e dalla zia Astrid, che sin dal giorno della sua nascita si era mostrata felicissima. Improvvisamente, arrestai la mia corsa, per poi incrociare lo sguardo di mia figlia e decidere di lanciarle il mio pugnale, che sarebbe presto diventato la sua arma. Afferrandolo con grande maestria, Jocelyn riuscì ad evitare di ferirsi, ma proprio in quel momento, la sorte le voltò le spalle. Fu quindi questione di un attimo, ed io vidi un Cacciatore avvicinarsi a lei e infliggerle una quasi mortale ferita al petto. Essendo troppo lontana per aiutarla, e ritrovandomi braccata da un gruppo di nemici, non potei fare altro che fissare il suo corpo cadere con un tonfo nella fredda neve, e la sua ferita sanguinare copiosamente. Disperata, gridai il suo nome, e non vedendola muoversi, iniziai istintivamente a piangere. Animata quindi da una forza misteriosa, fuggii dai Cacciatori, correndo verso mia figlia più veloce che potessi. Alcuni istanti dopo, notai la presenza di suo cugino Edward sul campo di battaglia. Aprendo lentamente gli occhi, Jocelyn chiamò a raccolta le sue forze per posare il suo debole sguardo su di lui. “Lasciami andare.” Sussurrò, faticando a respirare e sentendo che le forze la abbandonavano. “Non puoi morire qui. Sei la mia… ragazza.” Le rispose Edward, inginocchiandosi e tentando di aiutarla a rialzarsi. Per sua mera sfortuna, Jocelyn sembrò perdere la battaglia che aveva ingaggiato con la vita, e smettendo di respirare, chiuse gli occhi. La scena che seguì quel momento fu incredibile. Avvicinandosi a lei, Edward, la guardò negli occhi, per poi scegliere di baciarla. In quel preciso istante, le loro labbra si unirono, e la mia amata Jocelyn riuscì a riprendersi. Le sue ferite scomparvero lentamente, e rialzandosi da terra, lei abbracciò Edward, e da quel momento in poi, tutto fu più chiaro. Ero incredula, ma al contempo felice. Mia figlia era ancora viva, ed era perfino riuscita a trovare l’amore. Il suo rapporto con Edward andava ben oltre l’amicizia, e guardandoli, non potei fare altro che sorridere. Si amavano, e i sentimenti che provavano erano ora palesemente reali. Sapevo bene che la loro relazione sarebbe stata osteggiata, ma ero certa che non avrei permesso tale sopruso nei loro confronti. Difatti, e come mi era stato insegnato sin dalla tenera età, nessun amore poteva essere definito impossibile. Il loro rapporto avrebbe continuato a rafforzarsi, fino a sbocciare nel sentimento più puro a questo mondo. Ero finalmente sicura di una cosa. Una nuova e forte emozione era per loro nata durante una cruenta battaglia.   
   
 
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