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Autore: TheGirlOfTheSand    10/12/2015    1 recensioni
Suna è una grande metropoli: all'avanguardia, fiorente ed economicamente stabile. Si è ripresa subito dopo una guerra che l'aveva quasi distrutta, tutta tranne un piccolo quartiere di periferia: Konoha. Il Quartiere è un luogo buio, povero e ricco di criminalità. E' qui che vive Sakura, con Naruto, Sasuke, Ino..e molti altri ragazzi,che come loro sono cresciuti troppo in fretta e in modo sbagliato. A Konoha ognuno ha la sua storia da raccontare, ma c'è qualcosa che accomuna tutto e tutti: un profondo senso di abbattimento e un'incolmabile mancanza di speranza.
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Gaara/Matsuri, Hinata/Naruto, Neji/TenTen, Sasuke/Sakura, Shikamaru/Ino
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Neji era seduto al tavolo della cucina, in attesa che la più grande delle sue due sorelle rientrasse. 
Hinata di solito non si faceva attendere così tanto e questo lo stava facendo preoccupare, nonostante fossero appena le sei di sera. Sapeva quanto fosse buona e indifesa la sorella, ed era anche consapevole del fatto che non potesse passare del tutto inosservata per le strade.
'Anche se in fondo ti ha dimostrato che non è così sprovveduta, no?' disse una vocina nella sua testa.
"Neji" una voce autoritaria e dal tono distaccato lo distrasse dai suoi pensieri, "se non torna entro un quarto d'ora, andrai a cercarla".
"Si, padre" 
Hiashi Hyuga annuì leggermente con le labbra serrate e rigide, per poi congedarsi e tornare in salotto. Si chiedeva spesso se anche lui apparisse così distaccato e freddo come suo padre.
'Probabilmente si'.
Incominciò a giocare con i lunghi capelli, passandovi in mezzo le dita e lisciandone le punte; era un piccolo gesto che faceva sempre quando era nervoso e che lo aiutava a rilassarsi; forse fu proprio questo a far intuire alla sorellina minore la sua inquietudine.
"Non c'è bisogno di preoccuparsi, Neji", disse Hanabi entrando dalla porta della cucina e posizionandosi davanti a lui, con le mani poggiate sul bordo del tavolo.
"Lo sai che Hinata è indifesa.."
"E tu dovresti sapere meglio di chiunque altro che lo è meno di quanto lasci intendere" gli rispose lei, interrompendolo bruscamente.
Hanabi era davvero l'opposto della sorella maggiore. Nonostante fossero praticamente uguali esteriormente, per quanto riguardava il carattere erano davvero incompatibili:
la più piccola era una ragazzina decisa e a volte davvero testarda, che non si lasciava mettere i piedi in testa da nessuno; Hinata invece era davvero dolce e molto più timida e riservata, oltre che gentile e pacata.
Poi c'era lui: la freddezza elevata all'ennesima potenza. Ma cosa ci poteva fare se somigliava in tutto e per tutto a suo padre?
Lo scattare della serratura e un leggero cigolio proveniente dall'ingresso lo ridestarono da quelle constatazioni, facendogli rialzare lo sguardo sulla sorellina.
"Visto? E' arrivata"
La testa di Hinata fece capolino da dietro lo stipite della porta, con un'espressione spensierata sul viso.
"Perché, mi stavate aspettando?" chiese poi leggermente confusa.
"Non sei mai rientrata così tardi senza avvisare, Hinata" disse alzandosi.
"Ma Neji" rispose lei gentilmente "non abbiamo mai avuto restrizioni su.."
"Tuo fratello ha ragione, Hinata", la corvina si girò zittendosi all'istante e vide suo padre che la guardava severo; le si avvicinò poi continuando a parlare.
"Non hai avvisato, non è da te. Sai quanto io tenga alla vostra incolumità. Eravamo molto in pensiero".

"Mi dispiace, padre, non era mia intenzione" disse solamente abbassando lo sguardo sinceramente dispiaciuta. "Ma so come farmi perdonare!" continuò poi riscuotendosi "preparerò una cena coi fiocchi" concluse tornando allegra, con quella strana luce negli occhi.

Hiashi si addolcì un poco e si dileguò nuovamente in salotto sorridendo leggermente alla figlia.
"Hanabi,ti va di darmi una mano?"
"Certo!" rispose l'altra entusiasta, correndo poi a lavarsi accuratamente le mani: sapeva quanto le fosse sempre piaciuto aiutare la sorella in cucina, dato che avrebbe voluto imparare a cucinare bene come lei.
Neji invece era ancora in piedi di fianco alla sedia, ma si decise infine a chiamare la sorella:
"Hinata"
Lei si girò per guardarlo, attendendo che iniziasse a parlare.
"Ero davvero preoccupato e.."
"Neji, non è successo niente" lo interruppe "sto bene e non c'era motivo di preoccuparsi".
Lui annuì leggermente, mentre lei gli posava una mano sulla spalla; fissó gli occhi perla in quelli uguali del fratello, che caratterizzavano tutta la famiglia, per poi riprendere a parlare:
"So badare a me stessa".
Non rispose, limitandosi ad annuire nuovamente e a sorriderle, mentre una lecita sensazione di dejà vu si impossessava di lui.
Non aveva ancora capito come mai oggi la sorella gli sembrasse tanto allegra e solare, ma in compenso su una cosa non aveva più dubbi: suo padre teneva così tanto ad Hinata perché, tra i figli, era quella che più gli ricordava la moglie, senza contare che teoricamente sarebbe dovuta essere la sua erede.
Accarezzò delicatamente la testa di Hanabi che gli sorrise raggiante, guardandola mentre lo superava per tornare in cucina. Iniziò poi a salire lentamente le scale, cominciando a ricordare ciò che era successo qualche anno prima.
 

*flashback*

Suo padre li aveva convocati tutti e tre nel salotto di casa, scrutandoli poi con sguardo affranto e profondamente triste.
Lui aveva già capito cosa dovesse dire loro e, guardando le sorelle, constatò che loro non erano da meno.
Suo padre aveva poi parlato con voce bassa e funerea, tenendo lo sguardo inespressivo fisso su di loro mentre Hanabi, da bambina qual'era, era scoppiata a piangere, fiondandosi poi tra le braccia del padre, probabilmente senza neanche aver capito fino in fondo il significato della parola 'morta'.
Si, perché sua madre era morta, stroncata da una crudele malattia.
Hiashi non aveva allontanato la figlia e aveva anzi chiamato anche gli altri due, avvicinandoli brevemente a sé e probabilmente cercando un po' di conforto. Era rimasto interdetto a quella rara dimostrazione di affetto e aveva provato una strana sensazione di calore impossessarsi di lui, proprio come quando era sua madre ad abbracciarlo.
Suo padre li aveva poi congedati, avviandosi nella sua stanza e isolandosi.
Lui e Hinata avevano poi consolato Hanabi, prima di riuscire finalmente a farla addormentare e poco dopo si erano ritrovati in cucina uno di fronte all'altra, senza niente da dirsi. 

Neji trovava sua sorella davvero..debole. Non credeva sarebbe stata in grado di succedere al padre nel suo ruolo, ma aveva comunque promesso a sua madre che l'avrebbe aiutata e protetta. Così cercò di assumere un tono sicuro di sé:

"Le ho promesso che mi sarei occupato di te e intendo farlo"

Hinata lo aveva guardato confusa, alzando gli occhi ancora velati di lacrime nei suoi e scrutandolo interrogativamente.
"Sai cosa penso del tuo atteggiamento, ed è inutile che te lo ripeta di nuovo", mentre parlava aveva cominciato a notare l'espressione della sorella diventare tesa e irrigidirsi, ma non facendoci troppo caso, continuò: "ma è mio dovere proteggerti e.."
"Basta" Hinata lo guardava furente, mentre aveva il viso rigato di lacrime e le braccia contratte lungo i fianchi.
"Cos.."
"Ho detto basta" ribadì lei, "Non è che a causa del mio carattere io non sappia fare niente, chiaro?" continuò poi alzando un po' la voce.
Lui la guardò sorpreso e incapace di proferire parola, ma come si permetteva? Lui era il maggiore e lei non poteva..
"Mancarti di rispetto?" disse la corvina asciugandosi le lacrime.
Se prima era sorpreso, ora era davvero sbalordito.
"Non fare quella faccia, per me sei un libro aperto. Ti osservo ormai da anni".
Non aveva ancora aperto bocca, mentre osservava la sorella avvicinarsi di qualche passo a lui, puntandogli poi l'indice al petto. Non l'aveva mai vista così..decisa?
"Comincia a rispettarmi, perché io con te l'ho sempre fatto". Poco dopo aveva addolcito l'espressione del viso e il tono della voce, posandogli delicatamente una mano tremante sulla spalla.
6 "Non credere che non mi renda conto del mio carattere, Neji. E non credere che io non capisca come ti senti in questo momento. Io comunque ti ringrazio, ma so badare a me stessa" aveva detto poi con una leggera incrinatura nella voce.
L'aveva guardata ed era rimasto colpito: non si sarebbe mai aspettato una simile reazione; ma in qualche modo si era sentito più vicino e simile a lei, sentiva..di essere davvero suo fratello.
Aveva un orribile senso di colpa, ma anche di gratitudine, verso di lei e così aveva allungato le braccia, attirandola a sé.
"Mi dispiace per l'atteggiamento che ho avuto nei tuoi confronti fino adesso, Hinata".
Lei era rimasta per un attimo interdetta e rigida, ma poco dopo aveva ricambiato l'abbraccio ricominciando a piangere sulla sua spalla.
Lui l'aveva guardata accarezzandole i capelli, per poi spostare lo sguardo sull'ambiente circostante: i fornelli sembravano così inutili senza sua madre, mentre i fiori erano meno luminosi e l'aria quasi più pesante. Gli sembrava di vederla bella e raggiante come sempre mentre armeggiava ai fornelli: si muoveva leggiadra e i lunghi capelli ondulavano sinuosi nell'aria, mentre impartiva istruzioni a Hinata e Hanabi con una voce divertita, calda e buona come il pane. La vedeva girarsi verso di lui e sfoggiare un sorriso dolcissimo che contagiava anche gli occhi, per poi chiamarlo: "Neji, vieni a darci una mano!". 
Chiuse gli occhi interrompendo quella visione terribilmente dolorosa e strinse di più a sè la sorella. 
Un vuoto che sembrava incolmabile si dilagava nel suo petto bruciando il suo interno, mentre un'unica lacrima solitaria gli percorreva il viso, per poi infrangersi al suolo con un leggero 'tic'.

*fine flashback*

Si sdraiò sul letto morbido e mise le mani dietro la testa, fissando il soffitto.
Ricordava bene quel giorno. Da quel giorno era finita la vita di sua madre, ma era iniziato un rapporto meraviglioso con sua sorella.
Aveva capito fino in fondo come fosse veramente Hinata, ma questo non aveva minimamente diminuito il suo senso di protezione nei confronti dell'erede del suo vecchio. Si, perché teoricamente Hinata avrebbe ereditato il ruolo e il potere che padre occupava nell'azienda di famiglia, e di conseguenza tutte le ricchezze. Ovviamente dopo la guerra non era rimasto molto, ma erano comunque una delle famiglie più benestanti del quartiere e quel ruolo andava difeso.
Un delizioso profumino lo distrasse dai suoi pensieri: Udon.
Era il piatto che sua madre cucinava più frequentemente, nonché il preferito di Hiashi.
Sorrise leggermente, senza sapere che suo padre, seduto in salotto, stava facendo lo stesso mentre guardava una vecchia fotografia della moglie.

***


Karin diede un'ultima spazzolata ai lunghi capelli rossi, guardandosi poi allo specchio:
quei jeans attillati, anche se ormai un po' rovinati, le calzavano ancora perfettamente; la canottiera nera e aderente le valorizzava al massimo tutte le forme, mentre le scarpe con il tacco alto la rendevano un po' più slanciata.
Passò un po' di rossetto rosso acceso sulle labbra, rendendosi ancora più provocante: voleva essere al massimo per lui, per Sasuke.
Era inutile negare che avesse una certa attrazione per quel ragazzo che, se prima era solo fisica, adesso era anche qualcosa in più. Ma purtroppo lui non sembrava ricambiare. Certo, quando lei gli chiedeva di divertirsi un po' accettava sempre di buon grado, ma per il resto rimaneva totalmente indifferente.
'Non importa' pensò sorridendo al suo riflesso, 'vedrai che ti saprò conquistare, Sasuke'.
Poco dopo si girò, prese il giubbotto che aveva lasciato sul letto e uscì nell'aria fredda della sera.
Rabbrividì all'istante e si strinse di più nella giacca, forse aveva esagerato nel vestirsi così leggera. Si fermò un attimo a pensare se fosse il caso di tornare indietro a cambiarsi, ma poi guardò l'orologio e constatò di essere quasi in ritardo.
'E poi la casa di Sasuke non è così lontana' pensò.
Sentì alcune voci seguite da delle risate provenire dal fondo della strada dietro di lei e, dato che non voleva ulteriori problemi, barcollando leggermente a causa delle scarpe, aumentò il passo mentre una punta d'ansia si impadroniva di lei.
Si guardò un po' intorno:
la strada era deserta e poco illuminata, alcune vecchie auto erano abbandonate di fianco ai marciapiedi, mentre un venticello freddo e tagliente staccava le poche foglie rimaste appese ai rami, provocando un fruscio stranamente inquietante. Le luci di alcune case erano accese e formavano rettangoli luminosi sulla strada. Ad un tratto notò da lontano una figura attraversare frettolosamente la strada, ma si tranquillizzò intravedendo un'inconfondibile chioma rosso fuoco, come la sua del resto, e constatò che doveva trattarsi di Gaara; lo vide poi girare l'angolo e infine scomparire inghiottito dal buio.
Dopo circa una decina di minuti di cammino era arrivata davanti alla casa ed esalò un sospiro di sollievo quando bussò alla porta. Mentre osservava la piccola nuvoletta bianca di condensa, qualcuno venne ad aprire:
Sasuke la scrutò appena la vide e lei fissò i suoi occhi in quelli color pece del ragazzo. Rimase un attimo immobile a guardarlo, constatando che con quei tacchi era alta praticamente quanto lui, finché il moro non le sorrise leggermente. 
"Ciao Karin" le disse, facendosi poi da parte per farla entrare.
Lo superò raggiante e si tolse il giubbotto, appoggiandolo su una sedia lì vicina. 
Lo osservò chiudere la porta per poi girarsi verso di lei; sentiva i suoi occhi scivolarle lungo tutto il corpo, soffermandosi sulle curve e, quando incrociò il suo sguardo, lo vide di nuovo sorridere maliziosamente.
Si avvicinò al ragazzo, rimanendo ancora una volta incantata a guardarlo:
osservò quei capelli lisci e neri, passando poi al volto dai tratti quasi femminei. La pelle diafana entrava in forte contrasto con i due pozzi neri che erano i suoi occhi, mentre le labbra erano sottili. Osservò un po' più a lungo quelle labbra alle quali non era ancora riuscita a strappare un bacio.
Essendo ormai arrivata difronte a lui, gli cinse il collo con le braccia, mentre le sue mani la prendevano per i glutei sollevandola; il ragazzo si avviò poi nella stanza adiacente e la depose sul divano.
La fece sdraiare sfilandole immediatamente la canottiera e si posizionò sopra di lei, mentre iniziava a baciarle il collo; lei gli affondò le mani nei capelli e cominciò a respirare più affannosamente mentre lo attirava di più a sé. Le slacciò velocemente il reggiseno e cominciò a torturarle il seno con le dita, mentre le respirava sul collo provocandole dei brividi. Dopo alcuni minuti prese a moridicchiarle piano un capezzolo con i denti, leccandolo e continuando a massaggiarle il seno con la mano.
Sentiva il suo fiato caldo, mentre il modo che aveva di toccarla un po' impaziente la mandava in estasi.
"Oh Sasuke" ansimò, reclinando la testa all'indietro e inarcando la schiena.
"Questo non è ancora niente, dovresti saperlo.." le disse sorridendo leggermente contro il suo petto, mentre con la bocca cominciava a lasciarle una scia infuocata sulla pancia, arrivando infine all'orlo dei pantaloni. Mentre cominciava a massaggiarle la sua femminilità cominciò a sbottonarle i jeans ma, con tutta la forza di volontà che aveva, riuscì a fermarlo.
"Ah-ah" disse con la voce ancora leggermente alterata dal piacere, costringendolo ad alzare il suo sguardo confuso, forse anche un po' scocciato, su di lei.
Gli sorrise e ribaltò la loro posizione, costringendolo poi a sedersi normalmente sul divano e mettendosi a cavalcioni su di lui, rispondendo alla sua muta domanda:
"Ora tocca a me divertirmi un po'.." gli sussurrò sensualmente all'orecchio, mordicchiandogli il lobo.
Lui annuì divertito, mentre lei gli sfilava a maglia che indossava.
Gli baciò il collo mentre lui le accarezzava il seno e l'interno coscia e scese poi con la bocca fino agli addominali, assaporando ogni centimetro della sua pelle. Sentiva le sue mani che impazienti la tastavano e, scivolando lentamente verso il basso mentre ancora ansimava leggermente, finì in ginocchio sul pavimento difronte a lui. Gli slacciò con un gesto esperto i pantaloni, facendoli scivolare lungo le sue gambe e ricominciò poi a baciarlo sensualmente vicino all'orlo dei boxer, percependo il suo respiro accellerare gradualmente. Sorrise soddisfatta e, posizionandosi meglio, scese ancora con la bocca e, con i denti, sfilò dal suo corpo anche quell'ultimo indumento..

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Salve a tutti, sono TheGirlOfTheSand.

Ecco qui come al solito, forse solo un po' più in ritardo, il nuovo capitolo della storia. Vi chiedo scusa se non gli ho messo un titolo ma, come avrete sicuramente notato, dare un nome ai capitoli non è il mio forte; quindi credo che d'ora in poi metter solamente il numero.

Detto questo volevo aggiungere qualcosa sula scena tra Sasuke e Karin: ho deciso di non scrivere più avanti dato che, avendo messo il rating arancione, non so fin dove posso arrivare. Spero comunque di aver descritto decentemente la scena e alcuni consigli su questo punto sono comunque ben accetti.

Bene, ho finito! Lasciate una recensione se vi va e..ci vediamo al prossimo capitolo!

   
 
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