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Autore: volevostareconte    11/12/2015    1 recensioni
[...] un po’ perché secondo lei sono le persone a dover scegliere di restare e non sei tu a dover cercare di trattenerle.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Runaway while you can
 People don’t change
But reveal themselves baby,
Maybe it’s too late
It’s too late for turning back
You think it’s still the same
But I can’t live in the past baby


 
Sono passati tre anni, forse di più, e sono esattamente le 13.42 quando lo vede. E’ cambiato tanto, magari addirittura cresciuto e per poco non lo riconosceva. Megan ricorda ancora tutti i pomeriggi passati al fiume, a guardare l’acqua e tirare sassi, dove andavano sempre dopo la scuola perché il liceo era duro e in qualche modo dovevano scappare dalla realtà.
Le mani, che le accarezzavano le cosce quando erano distesi a guardare le stelle la notte di San Lorenzo, adesso sono piene di anelli e Megan riesce anche ad intravedere un tatuaggio sotto il polsino della camicia.
Harry diceva che non si sarebbe mai fatto un tatuaggio, le cose che non si cancellano gli hanno sempre fatto un po’ paura e non è mai stato sicuro delle scelte che prendeva.
Un’estate, dopo una litigata furiosa con sua madre, aveva deciso di farsi il piercing al sopracciglio perché lo desiderava da tanto ma non gli era stato mai dato il permesso,  e aveva 16 anni, cavolo, 16 anni! Si sentiva grande, forte e credeva di poter affrontare tutto. Si era fatto accompagnare da Megan al negozio di body piercing, era entrato nel locale a testa alta con una sfacciataggine che non gli apparteneva. Quando l’avevano fatto accomodare sul lettino, però, tutta la sicurezza svanì e dovette guardare negli occhi la ragazza per qualche minuto per trovare la forza di farsi quel buco. Inutile dire che neanche  un giorno dopo si era pentito e l’aveva tolto.
 Dopo due anni di liceo scientifico aveva cambiato scuola perché si era accorto che la matematica non faceva per lui.
A 17 anni aveva lasciato il suo lavoro da cameriere perché non ne aveva più bisogno ma l’estate dello stesso anno non sapeva come pagare la vacanza al mare con i suoi amici.
Harry era quel tipo di ragazzo che cambiava idea facilmente e non aveva ben chiaro chi era e neanche chi voleva essere, la sua unica certezza nella vita era Megan, la loro amicizia e le serate passate chiusi in casa sotto le coperte a guardare Breaking Bad.  
Megan quella stessa mattina si era svegliata al suono della prima sveglia, un sorriso sulla faccia e voglia di uscire di casa. Per questo, quando al centro commerciale vede Harry nel negozio di musica intento a scegliere con attenzione il cd da comprare, quasi le viene da ridere perché, in effetti, lei fa fatica a togliersi il piumone di dosso ogni giorno e quindi pensa quasi che sia uno scherzo del destino.
Nell’estate del 2014, quando lei ed Harry sono stati in Spagna (la vacanza gliel’ha pagata Megan, alla fine) erano ancora dei bambini, alla fine, lei aveva solo 16 anni e lui 18. Erano migliori amici, la classica coppia di matti che si diverte con nulla, basta stare insieme.
La Spagna per entrambi è stata un’esperienza indimenticabile, si conoscevano già da 8 anni, okay, ma non conosci mai fino in fondo una persona fin quando non trascorri insieme 15 giorni nella stessa casa, nella stesse 4 mura da cui sai non puoi scappare, perché sei in una città che non è la tua e non ci sono i soliti amici del paesino in cui abiti.
Megan in quei 15 giorni ha avuto dei momenti in cui sarebbe voluta scappare e, a dirla tutta, una volta l’ha anche fatto.
Era una sera di luglio, forse c’era una festa nella piazza appena fuori dall’albergo, Megan non ricorda bene. Avevano cenato in fretta e poi erano saliti in camera a cambiarsi. Lei aveva deciso di mettersi una gonna a vita alta bordeaux- la sua preferita- e Harry invece una camicia nera- sempre la preferita di Megan- con, ovviamente, gli ultimi due bottoni slacciati. Stavano mangiando un gelato sulla panchina quando una ragazza, forse della stessa età di Harry, si era avvicinata a lui con una scusa, assurda, a detta di Megan, e aveva iniziato a parlare con il riccio. Dopo dieci minuti i due si erano allontanati e Megan era rimasta da sola su quella panchina di legno al centro della piazza.
 E’ sempre stata una ragazza permalosa e per questo non ha dovuto attendere molto la rabbia salire. Era in una città grande, non conosceva nessuno e il suo migliore amico l’aveva appena lasciata come una cretina. Il resto della serata sono ricordi sfumati, 5 sigarette consumate fino al filtro, due shot- forse tre- e parecchi isolati percorsi per ritrovare l’albergo. La tessera strisciata nella porta (per fortuna non doveva infilare una chiave) ed Harry seduto sul letto col telefono all’orecchio. Poi un litigio, non si sa bene da chi iniziato, e Megan che chiude il discorso con un “vaffanculo” urlato.  
Non era abituata a non avere l’attenzione di Harry tutta per se, loro erano sempre stata una cosa sola, Megan veniva prima di tutto e tutti, ed Harry lo stesso.
Crescendo però, iniziarono le prime cotte, le prime ragazze ed i primi amori. Megan si ricorda ancora quando, un pomeriggio piovoso di Novembre, stavano studiando inglese per l’interrogazione del giorno seguente.
Harry era distratto, confuso, non riusciva a ricordarsi ciò che leggeva ed era strano perché, seppur studiasse in rare occasioni, quando lo faceva non impiegava mai più di un’ora perché, alla fine, era un ragazzo davvero intelligente. Megan gli aveva più volte chiesto cosa avesse, e dopo innumerevoli tentativi, scoprì che stava in quel modo perché Olivia, la ragazza della classe accanto alla loro, aveva rifiutato di uscire con lui.
E a quel punto Megan non sapeva se sentirsi sollevata oppure triste. Era un pensiero egoista, se ne rendeva conto, ma non voleva dividere il suo migliore amico con nessuno e perché comunque sarebbe stata gelosa che qualcuno parlasse o addirittura toccasse Harry.
Megan è una contraddizione vivente, non puoi tracciare una linea del suo carattere, non ci riesci, non la capisci. E’ sempre scontrosa e acida ma certi giorni è di una dolcezza impressionante. E’ impulsiva ma qualche volta si tiene dentro talmente tante cose che pensa di scoppiare. E’ orgogliosa di essere sensibile ma spesso vorrebbe essere talmente tanto fredda ed apatica da non ascoltare o non essere ferita dai giudizi e comportamenti altrui. E  invece piange ad ogni singola puntata di Grey's Anatomy (e sono 12 stagioni!), si commuove ad ogni matrimonio e ci sono alcuni libri che non si spiega come non possa scappare neanche una lacrima a tutte le altre persone, leggendoli.
 Se però la senti parlare ti dice che no, piangere? Lei non lo fa mai. E effettivamente nessuno l’ha vista mai farlo, se non Harry.
Era un giorno strano, piovoso, uno di quelli in cui il tempo ti sembra non passare mai. Erano in casa del ragazzo a guardare dei programmi spazzatura, che piacciono tanto ad entrambi. Megan si ricorda ancora l’esatto momento in cui il suo iphone con la cover rosa è squillato e, dopo aver letto “Mom” sullo schermo, aveva risposto ed era rimasta in silenzio mentre ascoltava i singhiozzi strozzati della  madre dall’altra parte della cornetta.
Era sbiancata ed il labbro inferiore aveva iniziato a tremare, Harry se n’era accorto subito, ed aveva capito, chè era tanto che il nonno della ragazza non stava bene e, anche se si imponeva di non pensarci, sapeva sarebbe successo. Dopo aver attaccato il telefono Megan si era ricomposta ed aveva continuato a studiare, come se non fosse successo niente. Harry aveva provato a fargli qualche domanda, senza però ricevere risposta e allora si era avvicinato e l’aveva abbracciata, riuscendo così a farla liberare dalle emozioni e farla sfogare grazie alle lacrime.
Loro sono sempre stati così, due tipi per niente affettuosi, che però capiscono quando c’è bisogno di un abbraccio e di supporto per l’altro. Megan non si ricorda una sola volta in cui stava male ed Harry non c’era.
Conoscevano ognuno ogni singola cellula dell’altro, per questo quando Harry decise di partire per l’Australia senza dirgli niente, non ci poteva- voleva- credere. La abbandonò da un giorno all’altro, senza preavviso e senza spiegazioni, lasciandola per giorni, mesi, a chiedersi perché? Cosa è successo? E’ colpa mia? Perché non sono stata abbastanza forte per trattenerlo e così fragile da lasciarlo andare?
Per i primi tempi gli aveva scritto, lo aveva pregato di risponderle, di chiamarla, di spiegarle. Poi però aveva smesso, un po’ per  orgoglio, un po’ perché secondo lei sono le persone a dover scegliere di restare e non sei tu a dover cercare di trattenerle.
I primi tempi sono stati difficili, si sentiva come una persona diventata sorda improvvisamente, privata di un senso fondamentale per la propria esistenza. Come succede per tutto, si è abituata, piano piano e dolorosamente. Ha imparato ad andare da sola a studiare in biblioteca, ad ordinare al bar davanti a scuola un solo cappuccino e a non andare a vedere la partita di calcio allo stadio la domenica mattina perché non c’era più il suo attaccante preferito.
Ci sono stati giorni in cui credeva di non farcela, perché Harry era l’unica costante della sua vita e l’unica persona che cercava di capirla sempre senza giudicarla ma esprimendo comunque il proprio parere.
Quando Megan iniziò a frequentare l’università inevitabilmente  si fece dei nuovi amici, delle persone con cui passare i pomeriggi era un piacere, però non erano Harry.
Ed è per questo che quando lo vede passarsi nelle mani un cd dei Coldplay con le sopracciglia aggrottate e quella faccia tipica di quando è concentrato, non sa cosa fare.
Sono passati 1095 giorni e non sembra neanche più quel ragazzino di 19 anni- perché solo così Megan si sente di descriverlo, ragazzino-  che è salito su quell’aereo per l’Australia.
La ragazza non sa se scappare, abbracciarlo oppure prenderlo a schiaffi. Nell’esatto momento in cui nella sua testa sembra essere scoppiata una bomba, il riccio alza gli occhi e la vede. La vede e per poco non gli cade il disco dalle mani. La osserva da capo a piedi, alza l’angolo destro della bocca in un sorriso tirato e si avvicina a lei.
“Megan” si era dimenticata il suono della sua voce e solo quando lo sente pronunciare il suo nome si rende conto di quanto effettivamente le era mancata. E’ anche più roca di quanto si ricordasse, ma sentirgli dire il suo nome le provoca comunque la stessa sensazione di qualche anno fa e sente gli occhi pizzicarle per la felicità, la rabbia o la frustrazione, non ne è sicura.
“Ciao” è l’unica parola che esce dalla sua bocca, atona.
“Come stai?” chiede il ragazzo, con la stessa luce negli occhi di sempre, forse solo un po’ più spenta. Aveva sempre amato i suoi occhi verdi, profondi, che non lo tradivano mai, qualsiasi cosa dicesse per mascherare ciò che realmente provava diventava inutile se solo fissavi per pochi secondi quegli occhi. E a Megan verrebbe solo da ridere in questo momento perché dai, che razza di domanda è questa? Come deve stare? Come può essere rivedere una persona- la persona- dopo tre anni?
“Tutto bene, grazie, quando sei tornato?” il tono è sprezzante, e la ragazza non sa mai cosa fare in questi casi, è sempre molto razionale, ma adesso non riesce a pensare lucidamente, a ragionare e non sa come gestire la situazione.
“Sono tornato una settimana fa, ma ho passato i primi cinque giorni a sistemare tutti gli scatoloni del trasloco.” Megan rimane stupita da questa rivelazione ed è indecisa se essere arrabbiata o contenta che il ragazzo sia tornato in Inghilterra, adesso che lei aveva imparato a vivere senza di lui, si era abituata ad altre persone ed aveva accettato la sua assenza.
E per questo che “Ben tornato allora, ci vediamo.” Sussurra, per poi guardarlo velocemente e voltarsi per andare via. E’ già arrivata a metà corridoio, proprio davanti al negozio di Victoria’s Secret in cui doveva comprare il regalo per sua sorella, quando si sente chiamare e si immobilizza.
“Mi sei mancata e mi dispiace” e a quel punto si sente sfinita, stanca, come se avesse corso per chilometri senza mai fermarsi. E sebbene conosca quel tono di voce, sebbene sappia che è sincero, non è sicura di credegli perché ormai, fondamentalmente, quando si parla di Harry non è più sicura di niente.
“Già, dispiace più a me, credimi.” Ed è inutile dire che anche a lei è mancato, perché non ne ha né la voglia né la forza, perché un briciolo di dignità le è rimasta e non vuole farsi trattare come una bambola. Perché una bambola non è, è cresciuta ed è diventata più forte, ha imparato che lottare è importante, ma non per qualcuno che non se lo merita.
 
 
  
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