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Autore: Destinycantbechanged    11/12/2015    1 recensioni
Jensen e Misha hanno una discussione dopo aver girato la scena principale della 8x17.
Cosa è successo e come si è evoluto il loro rapporto?
Una storia a capitoli che ci racconta l'amore tra due uomini, che alla fine non possono fare a meno l'uno dell'altro.
Genere: Angst, Erotico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jensen Ackles, Misha Collins
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Love, Crazy Love.
 

Jensen si svegliò sdraiato sul pavimento,  in un bagno di sudore e con la bocca impastata.
Il mal di testa stava per ucciderlo.
Che era successo? Come si era ridotto in quello stato? Bastarono pochi secondi alla sua mente per attivarsi e di conseguenza pochi secondi prima che la consapevolezza di quanto accaduto la sera precedente lo colpisse in pieno volto. 

"Cazzo Misha"
Cercò il telefono ma quando vide un pezzo dello schermo del telefono sul pavimento si ricordò che la sera prima frustrato dalla mancanza di risposte lo aveva scagliato contro il muro.
"Pessima decisione Ackles" si disse.  "Beh una delle tante che hai preso ultimamente.”
Doveva rimettersi in sesto e andare a riprendersi Misha.
Prima cosa si sarebbe fatto una bella doccia rigenerante, poi sarebbe uscito a comprarsi un telefono nuovo. Chissà se Misha lo aveva cercato.
 
La delusione che comparve sul suo volto quando vide che di Misha non vi era nessun messaggio e nessuna chiamata fu tanta.
L'aveva ferito profondamente stavolta, lo  sapeva.
Ma sperava che Misha capisse, che lo cercasse.
Fu in quel momento si rese conto di quanto stronzo fosse, di quanto egoista.
Era stato lui a ferirlo eppure pretendeva che l'altro lo richiamasse.
Doveva darsi una mossa, doveva farsi perdonare e non sarebbero bastate le solite scuse, i soliti "lo sai, sono fatto così", stavolta doveva farsi crescere le palle e dimostrargli finalmente qualcosa.
 
                                                  ***
 
 
 
Erano le nove del mattino ma Misha era sveglio da almeno un paio d’ore.
Era rimasto avvolto in quel plaid sul divano, con la speranza che Jensen avesse fatto qualcosa per porre fine a quel litigio.
Decise che sarebbe rimasto tutto il giorno lì, non aveva voglia di tornare in città.

Stava preparando il caffè, una tazza del liquido nero e amaro lo avrebbe destato dal torpore della lunga giornata che lo attendeva.
Portò la tazza alle labbra, soffiando di tanto in tanto sulla bevanda bollente.
Accese il cellulare e diede dapprima uno sguardo sui social.
Poi vide – di nuovo – la notifica dei messaggi in segreteria.
Decise di ascoltarli.

“Jensen, quanto sei prevedibile” pensò tra se e se, roteando gli occhi, e buttò il cellulare sul tavolo della cucina.
Prese di nuovo in mano la tazza col caffè e accese distrattamente la tv.
In tv c’era un programma di musica e Misha pensò subito che se lui fosse stato uno dei concorrenti, anche in quel caso avrebbe avuto bisogno del suo compagno, perché certamente Jensen era il più esperto in ambito musicale dei due.
Sul volto gli si stampò involontariamente un sorriso.
Ma era un sorriso amaro.
Misha davvero non era pronto a dire addio a Jensen.
Pensò anche di non essere così catastrofico, ma la situazione stava diventando insostenibile.
Jensen non poteva permettersi ogni volta di tirare fuori la storia che lui non era così.
Ma così come?
Innamorato e idiota come era lui?
Misha si massaggiò le tempie.
La frustrazione lo stava logorando.


Il suono della vibrazione del cellulare lo destò dai suoi pensieri.
Misha si alzò dal divano per recuperare il telefono  che aveva abbandonato in cucina.
“Sono in macchina, mezzora e arrivo”.
Forse dopotutto nemmeno  Jensen  era pronto a rinunciare a tutto. Nemmeno lui, nonostante le sue azioni sembravano dire il contrario era intenzionato a lasciare andare Misha.


In dieci minuti Jensen era pronto, qualche cambio nel borsone la chitarra nel bagagliaio e via pronto per la missione.
In cuor suo sapeva che vi era solo una cosa da fare, prendere la situazione di petto e andare a riprendersi Misha.
Avrebbe mentito  a se stesso se dicesse di non avere paura , ma quest’ultima aveva già perso in partenza dato che l’alternativa era perdere Misha.


Salì in macchina prese il telefono e digitò un messaggio veloce a Misha prima di partire.
Gli aveva detto mezz’ora ma la voglia di vederlo, di chiedergli scusa, di tenerlo tra le sue braccia lo fecero giungere sul posto in 20 minuti.
Rimase per un po’ sul porticato guardando Misha dalla finestra semiaperta.

“Woow, prima i messaggi in segreteria ora lo stalking, sempre meglio Jensen, davvero”

Pensò di averle dette nella sua testa quelle parole ma capì di non averlo fatto quando Misha si voltò e i loro sguardi si incontrarono.
Gli fece un sorriso leggero e vide Misha sospirare in misto di frustrazione e di sollievo.
Il volto di Misha era lo specchio del suo, sollevato alla vista dell’altro ma sofferente.
Entrambi non se l’erano passata bene in quelle ore di lontananza.

Entrò in casa e vide Misha con la tazza in mano che si dirigeva verso il divano, senza degnarlo di uno sguardo.
"Jens che cosa vuoi?"
“Volevo solo chiarire” disse sedendosi accanto, ma vide l’altro allontanarsi.
Fece  un sospiro, non gli stava rendendo le cose facili.
"Misha, per favore, non fare così. Parlarmi, non chiuderti così, non con me."
“Jensen, ascoltami molto attentamente, non puoi arrogarti il diritto di dirmi come comportarmi, specie dopo ieri. Se poi ti lascio avvicinare, finisce che non parliamo – e levati quel sorrisetto del cazzo dalla faccia- e siamo sempre al solito punto. E sono stanco di questa cosa, sono stanco di questa relazione, se così possiamo chiamarla. Ogni passo avanti che facciamo tu ne fai tre indietro, sei estenuante e non hai idea di quanto questo sia frustante per me. Non ti chiedo molto, ti chiedo solo di essere un po’ più aperto, ti chiedo solo di dimostrarmi qualcosa ogni tanto. Ma forse è chiederti troppo, forse semplicemente non ti interessa."
Jensen voleva solo abbracciarlo, gli faceva male sapere quello che Misha pensava, gli faceva male sentire che l’altro pensasse di non essere importante per lui.
Ma capiva come mai lo pensasse e si odiava per averglielo fatto credere.
 
Jensen era a testa bassa, si sentiva tremendamente in colpa.
Si passò una mano sul volto e guardò il compagno che stava fissando un punto imprecisato della stanza, pur di evitare di incrociare il suo sguardo con quello di Jensen.
Fece un bel respiro e poggiò la sua mano sul ginocchio del moro.

“Misha.”
“Mish”. 
A quel nomignolo Misha si girò di scatto e finalmente si stavano guardando.
"Scusa se non ti ho dato ascolto, scusa se ti evito di proposito, scusa se non riesco a ricambiarti come tu vorresti. Scusami se tu mi ami e io mi comporto come uno stronzo. Però adesso sono qui.
Vuoi davvero sprecare quest'occasione?"

Misha rimase in silenzio, incapace di rispondere o di fare qualsiasi altra cosa.
Si sentiva davvero ferito da tutto questo ma voleva accettare quelle scuse –sincere- e invece rimase lì pietrificato.
 
Jensen lo guardò ancora e ancora.
Alzò le mani in segno di resa.
“Va bene Misha – si alzò dal divano- quando ti passa la sindrome premestruale da sedicenne mi trovi giù in spiaggia”
Adesso Jensen era vicino alla porta, stava per uscire prima di aggiungere “Io sarò uno stronzo, ma tu sei proprio un testardo del cazzo!”
Sbatté la porta dietro di se, andò in macchina , prese la sua chitarra e scese giù in spiaggia.
 
Misha era rimasto sul divano.
Gli occhi velati di lacrime.
In cuor suo aveva già accettato le scuse, Jensen era stato davvero sincero ed era tornato sui suoi passi.
A volte non servivano le parole per dire ti amo.
 
Si accorse dalla finestra che Jensen era seduto sulla sabbia in spiaggia, e decise di raggiungerlo.
Prese al volo il plaid con cui aveva dormito e lo raggiunse.


Il biondo era intento ad accordare la chitarra, quando vide arrivare Misha che prese posto proprio accanto a se.
Lì in silenzio, il dolce suono delle onde del mare e loro finalmente insieme.
Senza dire ancora nulla Misha coprì entrambi con la coperta.
Jensen sentì per un attimo il suo respiro tornare regolare.
Guardò negli occhi Misha e iniziò a suonare qualcosa.
Un minuto dopo arrivarono pure le parole.
Jensen stava cantando per lui.

“I can hear your heart beat for a thousand miles 
And the heavens open every time you smiles 
And when I come to his that's where I belong
Yet I'm running to his like a river's song 

So you give me love, love, love, love, crazy love 
you give me love, love, love, love, crazy love “


Misha appoggiò la testa sulla spalla di Jensen, lasciandosi trasportare dalla sua voce.
Quando finì di cantare Jensen poggiò la chitarra sulla sabbia e abbracciò il compagno, quasi togliendogli il fiato.


“Scusami.”
Glielo stava sussurrando.
Misha gli accarezzava i capelli.
“Ti amo”.
Il moro si staccò dalla presa, accarezzò il viso di Jensen e lo baciò.
Un bacio delicato.
Labbra contro labbra.
“Ti amo anche io”.
 
Misha si alzò, tese il braccio a Jensen e in silenzio tornarono a casa, al sicuro, nel loro posto.






Nota delle autrici.
Ciao a tutti, la canzone è questa: https://youtu.be/6VR6BHjAdfs. Godetevi la meravigliosa voce di Jensen.
Per il resto, grazie a chi leggerà la nostra storia.
   
 
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