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Autore: cin75    12/12/2015    8 recensioni
Dean è nei guai. Guai seri. E' scappa perchè vuole tenere fuori Sam.
Ma Sam non ci pensa davvero ad abbandonare suo fratello.
Dolore, azione e tanta bromance.
Genere: Angst, Drammatico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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I due , scattarono verso la porta e  fu Sam a bussare.
“Ehi, Dean!! Tutto bene??” chiese anche se si sentiva agitato. “Guarda fratello, che rompere gli specchi porta male!” disse parlando alla porta chiuse del bagno.
Niente!
Sam e Castiel si guardarono, cercando di mascherare entrambi la preoccupazione che sentivano.
“Dean!?”, lo richiamò ancora e con più decisione, Sam. “Ok! Spero che tu sia presentabile perché sto entrando!”
Fece scattare la maniglia ma si accorse che era chiusa a chiave.
“Cazzo!!” imprecò ormai preoccupato dal fatto che Dean non dava alcun segno dall’interno. Cominciò a spingere la porta.
Una , due , tre volte e poi con una spallata più forte, finalmente, riuscì a sfondarla.

Lo trovarono a terra. Privo di sensi. Nudo. Indifeso. Il corpo per metà nella doccia che scrosciava ancora acqua. Svenuto sul cristallo che aveva infranto con il suo corpo quando era svenuto.
“Deaaann!” gridò Sam, vedendo il fratello in quelle condizioni. Gli andò immediatamente vicino. Lo scosse e lo chiamò alcune volte ma senza avere risposta. “Castiel, aiutami. Portiamolo fuori da qui!!”
“Attento al cristallo, Sam!” fece l’angelo e Sam capì che se lo avessero trascinato anche per poco, il vetro andato in frantumi lo avrebbe ferito.
“Ok! Tieni la porta aperta. Io lo tiro su.” e così ordinando, il minore si passò le braccia di Dean intorno alle spalle, mise le sue intorno alla schiena del fratello, ma per paura che gli scivolasse a causa della pelle ancora unta di sapone, prese un asciugamano e glielo avvolse delicatamente intorno e poi, con un movimento secco e veloce, tirò su il corpo inerme di Dean.
Raggiunse velocemente il letto da cui Castiel aveva già tirato via le coperte e quando il cacciatore fu al sicuro tra le lenzuola , lo coprirono anche con il copriletto.
“Castiel?!”
“Ci penso io!” fece fiducioso l’angelo.
Si avvicinò all’amico, spostò coperta e lenzuolo fino a lasciare scoperta la traccia del veleno del Touye e impose le mani direttamente sull’eruzione virulenta. La sua grazia sfavillò come faceva ogni volta che guariva una ferita.
Ma questa volta qualcosa non andava come doveva.
Le tracce del veleno non sembravano diminuire al tocco della guarigione di Castiel e allora l’angelo sembrò concentrarsi con maggiore intensità, quasi volesse combattere con più forza la magia di quel veleno.
Poi, però, fu comunque costretto a fermarsi e nel farlo , Sam lo vide perfino barcollare.
“Che succede?”
“Non ci riesco. La mia Grazia non ….non riesce a …guarirlo. Deve essere qualcosa di molto potente e radicato ..che nemmeno io posso…” fece visibilmente provato dal tentativo di guarigione.
“Cosa?...cosa??!”
“Proverò ancora!” fece deciso.
Castiel ci provò per ben altre tre volte, senza ottenere risultati diversi, tranne il fatto che all’ultima , crollò in ginocchio, sfinito.
“Mi…mi dispiace….mi dispiace!!” sussurrò mentre Sam lo tirava su.
“Ok! Tranquillo. Vuol dire che lo salveremo alla vecchia maniera. Troviamo quel bastardo, lo infilziamo con il coltello e salviamo mio fratello!” fece deciso Sam, che tirò fuori dalla sacca di Dean il coltello di rame e si avvicinò al fratello ancora privo di sensi.
“Scusami Dean!” fece mentre gli prendeva una mano e con il coltello gli procurava un taglio netto nel palmo. La mano del maggiore sanguinò immediatamente e Sam contrasse nervosamente la mascella quando sentì gemere Dean al momento del taglio.
Si costrinse a non ritrarsi e attese che le lama di rame si lordasse del sangue del fratello.
“Passami una benda.” fece poi, all’angelo, che aveva assistito a tutto.
Bendò la mano ferita e la poggiò cautamente sulla pancia di Dean. Poi, prese dal borsone, dei vestiti puliti e glieli mise addosso,  lo coprì di nuovo, per tenerlo al caldo.

“Hai intenzione di uscire adesso?!” chiese Castiel mentre vedeva il giovane preparare tutto quello che sarebbe servito per la caccia.
“No. Sarebbe inutile. Il Touye reta tiene d’occhio le sue vittime solo di giorno. Perciò da domani mattina ci basterà osservare quelli che sembrano essere stati colpiti e vedere se ci sarà un Grande Fratello ad osservarli.”
 
Castiel era andato a comprare qualcosa da mangiare, dato che Sam si rifiutava di lasciare suo fratello da solo.
“Sam!?” lo richiamò Dean, con la voce impastata sia da quel leggero sonno che ancora lo confondeva e anche dalla sensazione di forte malessere che ormai aveva preso il sopravvento su di lui.
“Ehi!?. Sei sveglio! Come stai? Come ti senti?” chiese premuroso il minore.
“Che è successo?!”
“Sei svenuto sotto la doccia.” sintetizzò Sam
“Ho fatto…cosa?”
“Già, fratellone.” e si ritrovò a sorridere quando vide Dean guardarsi sotto le coperte.
“Tranquillo, ti ho rivestito. Non mi andava di vederti troppo a lungo nudo come un verme!” scherzò.
“Gentile! Ricordami di ringraziarti!” fece mentre cerva di rimettersi in piedi.
“Aspet….aspetta. Che vuoi fare?!”
“Dare la caccia a quel bastardo che mi sta succhiando via la vita giorno dopo giorno!”, fu la risposta che, chissà perché, Sam sapeva sarebbe arrivata. “Non gli darò la soddisfazione di farmi morire in uno schifoso letto di motel. Se vuole gustarsi un solo grammo della mia carne, dovrà guadagnarsela!” ironizzò, ma non appena si mise dritto, la stanza iniziò a girare velocemente.
Sam, venne circondato da un'altra decina di Sam. E i suoni divennero dei rumori assordanti nella sua testa. Crollò in ginocchio e sarebbe arrivato anche più in basso se Sam non fosse stato pronto a prenderlo al volo.
“D’accordo, Lazzaro. Quando starai in piedi per più di dieci secondi allora ne riparliamo. Ora mettiti giù e cerca di riposare.” e lo spinse di nuovo verso il materasso ignorando le proteste di Dean che cercava i resistergli ma solo per orgoglio, dato che la forza era andata a farsi benedire!!
“Sam!!!” sembrava volerlo rimproverare.
“Dean!!” parafrasò Sam, rimettendolo a letto e nel farlo si accorse che Dean scottava. No, anzi. Dean bruciava letteralmente. E dentro di lui, il giovane cacciatore, capì che gli effetti del veleno stavano avanzando velocemente.
Tra un po’ , Dean, sarebbe passato dalla forte febbre al gelo insopportabile. Esattamente come in tutte le altre vittime.
Le ore della notte avanzavano disperatamente lente e verso le tre, Castiel decise di fare un altro giro di ricognizione. Uscì e fece un giro per vedere se quelli colpiti dal Touye, come Dean, stessero nelle stesse condizioni dell’amico mentre Sam approfondì le sue ricerche.
 
Ma durante la notte, Sam, vide Dean agitarsi vistosamente al di sotto delle coperte.
Si alzò dal suo posto e si avvicinò al letto del fratello. Poggiò una mano sulla spalla del maggiore.
“Dean…Dean..?” lo richiamò piano.
Dean era sdraiato su un fianco e tremava fortemente.
“Dean…che hai?!”
“Dio!! sto….gelando….Sto….gelando!!” biascicò tra i denti che battevano e gli occhi che si stringevano come per sopportarne il dolore.
Ecco! Il gelo era arrivato. Implacabile.
“Ok! Metto i caloriferi al massimo così ti riscalderai!” si preoccupò Sam che dopo aver alzato la temperatura mise un'altra coperta addosso al fratello, sperando di portargli un se pur minimo sollievo.
Dopo circa dieci minuti, sembrava di stare ai Tropici e se Sam si tolse perfino la camicia restando solo con la maglietta, per Dean la situazione non sembrava essere cambiata.
Il maggiore continuava a soffrire un freddo insopportabile.
“Non resisto…Sammy, io non…”,  balbettava tra un tremore e l’altro. “E’ come se la pelle… mi si strappasse di dosso….”
“D’accordo. Proviamo così!” fece Sam, afflitto da come vedeva ridotto suo fratello.
Si levò le scarpe e  spostò appena le coperte che coprivano Dean. Si infilò nel letto e si sdraiò alle spalle del fratello. Passò un braccio sotto il collo così da arrivare al torace del maggiore, mentre con l’altra praticava dei vigorosi massaggi lungo le braccia.
“Sam…Sam…ma cosa….” sobbalzando e sorprendendosi della presenza del fratello alle sue spalle.
“Sta’ zitto. Se funzionava per gli antichi, funzionerà anche per te. Quindi cerca di rilassarti e prova a concentrarti solo sul calore.” gli disse massaggiandogli il petto e le braccia letteralmente gelate.
Per quanto Dean stesse provando imbarazzo e disagio per quella situazione di estrema debolezza, trovò comunque la forza di essere ironico.
“Cavolo!! Sai quanto ci godrebbero …..le fan di Chuck se nei suoi libri, quel…quel profeta da strapazzo, avesse scritto…. una cosa del genere!?!”
“Per la miseria, Dean!! Stai soffrendo come un cane, sei ad un passo dalla morte e l’unica cosa a cui riesci a pensare è ad una massa di pazze scatenate che ci vogliono a letto insieme!?” rispose Sam, sorridendo e senza mai smettere di trasmettere più calore possibile.
“Fratellino… se non te ne sei accorto …noi….siamo a letto insieme. E anche in una posizione …alquanto compromettente….e..” ma una fitta di puro gelo al centro del petto lo fece tacere e contrarre su sé stesso.
“E ora sta’ zitto o giuro che mi alzo e ti lascio qui a tremare e a morire di freddo!” provò a sdrammatizzare, Sam, anche se dentro moriva nel vedere suo fratello soffrire in quella maniera.
“Ok! Ok! Sto zitto!” fece aggrappandosi istintivamente alle braccia di Sam che cercavano di scaldarlo il più possibile e mandando al diavolo l’imbarazzo e il disagio. Aveva bisogno, un disperato bisogno di riscaldarsi e Sam in quel momento era la sua unica via di salvezza.
Come al solito, d’altronde.
 
Ciò che Sam stava facendo, sembrò funzionare. I tremori di Dean si fecero via via sempre più flebili e lentamente il maggiore scivolò in un sonno che, anche se non sembrava del tutto tranquillo, almeno lo aveva portato via dai dolori provocati dal freddo.
 
Sam si accorse che Dean ormai aveva allentato anche la presa, piano, scivolò via dal letto.
Si rivestì e si portò avanti con le ricerche, anche con quelle su Amara. Dopo qualche minuto rientrò anche Castiel che gli riferì che due dei “sorvegliati speciali” erano purtroppo morti mentre l’ultimo, quello distante da loro appena una decina di miglia, era nella fase terminale.
“Il Touye sarà qui. Sicuramente. Deve iniziare a raccogliere. Ma troverà noi.” Fece deciso Sam, chiudendo il suo pc.
“Lui come sta?!” fece l’angelo, guardando Dean.
“Non bene, Castiel. Non bene.”
“Ma come è successo?!” volle , poi, sapere , l’angelo. Castiel, in effetti, sapeva quel poco che Sam gli aveva riferito per telefono e cioè che Dean aveva bisogno di aiuto. Ma ancora non era a conoscenza dei dettagli.
“Il Touye a cui abbiamo dato la caccia settimane fa e con cui Dean ha lottato..noi…noi credevamo di averlo ucciso. Dean ha usato il pugnale di rame perché da quello che c’era scritto nei libri del folclore, il Touye andava “trattato e sconfitto” come una sirena.” raccontò il giovane cacciatore.
“E invece?!”
“E invece , a quanto pare, si sbagliavano. Dean lo ha pugnalato ma evidentemente non è morto o per lo meno non lo è rimasto per molto. Siamo andati via in fretta quella sera, c’era stato parecchio casino e Dean era esausto e credevamo di aver finito il lavoro. Ma , come vedi, così non è stato!” riferì ricordando i momenti finali di quella caccia , che ora sapeva, era andata male.
“Ma come fai a sapere che questo Touye che Dean ha trovato e che domani dovremo trovare anche noi, sia lo stesso che avete affrontato l’ultima volta?” chiese Castiel.
Sam andò verso il tavolo e spostò da sotto al suo pc, alcune carte e degli appunti che Dean aveva preso. Li mostrò all’amico.
“Guarda qui!” fece mostrando una mappa e gli appunti del fratello. “Questo è il nome dell’unica persona che si sarebbe dovuta salvare quando abbiamo…” e poi si corresse. “…quando credevamo di aver ucciso il Touye reta. Morta. Come tutte le altre.”
Poi prese altri articoli di giornali e altri tabulati di verbali medici. “Ci sono i nomi di altre persone che hanno raggiunto i pronto soccorsi per farsi controllare degli strani esantemi!” fece mostrando le foto delle macchie sulla pelle e che erano le stesse di quella che aveva Dean sul fianco. “I ricoveri arrivano via via fino a qui. Sono tutte potenziali vittime, Castiel. Saranno tutte persone morte se non fermiamo quel mostro. Dean compreso!!” fece con enfasi.
E poi, riportando per un attimo lo sguardo sul fratello addormentato, restò per un attimo a fissarlo, in silenzio.
“Dean aveva capito di stare male, di essere stato infettato durante lo scontro con il Touye e di conseguenza ha capito che quel bastardo non era morto o l’effetto del veleno sarebbe sparito anche su di lui. Cosa che non è stata!” disse amaramente.
“Quindi …se il coltello non basta ….come ….come lo uccidiamo definitivamente?!” domandò pensieroso Castiel.
“Faremo in modo che di lui, questa volta, non rimanga niente!” asserì deciso.
 
E mentre diceva questo sentirono Dean lamentarsi, ma più che lamenti sembrava che il ragazzo stesse parlando nel sonno.
Sam si alzò dal suo posto e seguito dall’amico angelo, si avvicinarono al letto del cacciatore.
“Ma cosa sta….”
 “Sssh!” lo ammonì Sam, cercando di sentire.

“Papà…papà guarda. Sono un asso nel parcheggiare!...Mamma, mamma!! Hai visto? Non ho…..non ho…rovinato il tuo vialetto. Papà…papà.. prendi Sammy. Fa’ vedere al mio fratellino quando sono bravo…." poi la sua voce cambiò. Il panico prese il sopravvento. "Papà?...Papà??? Mamma? Mamma dove sei andata?.....Dov’è Sammy? Sammy?? Sammy dove sei?...dove sei? O Dio!!! non lasciatemi da solo….non….non voglio restare da solo….Papà??? Mamma?? Per favore…Sammy. No!!!! Sammy!!!! Dove sei Sammy??!” continuava a ripetere il nome di Sam fin quando quello stesso nome non fu inghiottito da un singhiozzo di pianto amareggiato.

“Credo che sia un incubo?” azzardò l’angelo.
“Tu…credi, Castiel?!” domandò sarcastico Sam, mentre a stento riusciva a mantenere la sua voce decisa.
Anche in quella sorta di sogno, Dean, doveva veder sparire tutta la sua famiglia. Anche in quello velenoso stato onirico, veniva straziato dal dolore di perdere tutto e tutti.
Guardò ancora suo fratello e quando gli andò vicino per rimboccargli le coperte, con discrezione gli asciugò una lacrima solitaria che gli aveva solcato il viso contratto dall’agitazione di quel sogno.
Poi voltò lo sguardo verso Castiel, che rimase immobile a guardare ogni cosa.
“Quando tutto questo sarà finito. Quando avremo ucciso quel gran bastardo. Quando mio fratello sarà salvo, non parlare di questo. Mai, Castiel. Mi hai capito?” sembrò ordinargli.
“Perché?!” chiese con tono innocente, piegando appena la testa di lato.
“Perché conosco mio fratello. Perché tra tutto quello che sta passando…dolore, gelo, febbre… ti posso garantire, che questo sogno, o incubo…. è ciò che più gli ha fatto male e che male gli farebbe ancora!!” gli spiegò il giovane cacciatore.
“Ho capito.” Asserì pacato l’angelo e poi guardando fuori dalla finestra scorse un lieve bagliore. “Sam?...E’ giorno!”
“Allora andiamo ad uccidere quel bastardo!” disse , quindi, Sam, prendendo le sue cose.
“Non vuoi lasciargli un biglietto per avvisarlo?!” fece Castiel.
“Se falliamo, vuol dire che sarò morto. Se falliamo, anche lui sarà morto…” asserì consapevole guardando Dean, ancora incosciente nel suo letto. “Quindi scriverei un biglietto che nessuno leggerebbe. Ora, andiamo e cerchiamo di non fallire!” fece autoritario, mentre infilava nel borsone il pugnale di rame, ancora intriso del sangue di Dean e prima di uscire dalla stanza si avvicinò al fratello e gli sussurrò un quasi disperato: “Non smettere, Dean. Non smettere di lottare!!” e poi andò via con Castiel.

Ma per una volta, almeno una, la buona sorte fu dalla parte dei Winchester e il giovane, anche grazie all’aiuto di Castiel, riuscì a rintracciare il Touye reta che era già pronto a “gustarsi” la prima delle sue vittime, e ad ucciderlo.
Ma questa volta, il cacciatore non si limitò a piantargli il pugnale in pieno petto. Una volta che lo ebbe colpito e reso inoffensivo, lui e Castiel, lo cosparsero di sale e benzina e gli diedero fuoco.
Attesero un po’ prima di andare via, per essere sicuri che il mostro non risorgesse di nuovo come una fenice velenosa. Ma questa volta, la caccia ebbe buon fine e del Touye reta non rimase che cenere e veleno sotto tre metri di terra battuta.
Un attimo dopo aver dato l’ultimo colpo di pala, l’unico pensiero di Sam era quello di ritornare al motel, sperando che suo fratello fosse ancora vivo e che tutto quello che aveva fatto non fosse stato inutile. Almeno per Dean.
 

L’Impala , sfrecciò veloce, lungo la statale che li avrebbe riportati al motel e un attimo prima di entrare nella stanza, Sam, fece un profondo respiro. Girò la maniglia ed entrò nella camera.
Il letto era vuoto.
Inconsciamente il primo pensiero di Sam fu “E’ stato male e ha cercato aiuto…magari ha cercato me e io non c’ero e lui è…!” e mentre allarmato da quel pensiero, spostava lo sguardo verso il bagno, proprio dal bagno, ne usciva Dean.
Lo sguardo del maggiore ancora visibilmente segnato dalle ultime ore, era comunque più rilassato.
“Ma dove diavolo eravate finiti?!” chiese con aria innocente sia al fratello che all’angelo alle sue spalle.
“A salvarti il culo, Dean!” fece andandogli incontro e abbracciandolo sollevato. “A salvarti il culo!!” ripete più in silenzio.
“Ok!!” azzardò il maggiore. “Allora credo che dovrei dire come minimo “grazie”!!” fece ricambiando l’abbraccio di Sam e vedendo Castiel, poco distante da loro, che sorrideva sollevato.
 
Quando fecero ritorno al bunker, Dean aveva ancora qualche strascico della spossatezza causata dal veleno del mostro e Sam lo convinse a starsene qualche giorno a riposo, con la scusa che, essersi occupati di lui e del casino in cui si era andato a ficcare, era stato penalizzante con le ricerche su Amara.
“Ora che ti abbiamo salvato il culo, fratellone, dobbiamo rimetterci in pari con la zia di Castiel!” fece sorridendo.
“Smettetela di dire che è ….mia zia. Gli angeli non hanno vincoli di parentela alcuna!” fece confuso ma indispettito mentre se ne andava verso una delle grandi librerie del rifugio, lasciandosi dietro i due fratelli che si sorridevano complici.
Quando furono da soli, Dean, richiamò il minore.
“Ehi, Sam!” fece e quel nome già fece impensierire il giovane. Non era mai un buon segno quando suo fratello lo chiamava “Sam”.
“Che c’è?!”
“Devo dirti una cosa e vorrei…sì, insomma…vorrei che tu mi ascoltassi!” iniziò quasi in imbarazzo.
“Senti, se è per il fatto che ho mollato tutto per venirti a cercare, scordati che ti chieda scusa!” sembrò volerlo anticipare.
“No, no. Non è per quello. Ma…per favore…siediti, chiudi la bocca un attimo e ascoltami, ok?!” fece spazientito ma non arrabbiato.
“Ok!” rispose titubante il giovane, mettendosi seduto di fronte al fratello.
Dean lo fissò per un attimo e poi fissò le mani che continuava a strofinare lamo contro palmo. E respirando affondo riprese il discorso.
“Dopo tutto questo casino..io…io credo di aver capito…credo finalmente di aver capito…” precisò anche se amaramente. “…che Sammy, il mio fratellino Sammy..non ci sia più.”
“Dean, ma cosa…” sussurrò confuso, Sam.
“Sammy era un ragazzino di dodici anni, timido e impacciato, che a malapena alzava gli occhi da terra.” sembrò voler ricordare a sè stesso con aria malinconica. “Tu …sei…Sam, ormai.” asserì poi, guardandolo con orgoglio. “E credo, mio malgrado, che tu lo sia oramai da anni. Ma la mia stupidità, la mia ottusa insistenza a volerti vedere sempre per quello che ormai non sei più, e cioè una persona che ha bisogno di protezione, abbia causato più guai che altro.”
“Dean…”, ma Dean non lo fece parlare.
“Io continuo a ripetermi che devo farlo, che devo proteggerti. La voce di papà nella mia testa continua ad ordinarmelo. Non riesco a farne a meno, ma so che non è più così. Sei cresciuto Sam. Sei diventato una persona buona, leale, coraggiosa oltre ogni immaginazione e per quanto io mi ostini a negarlo: Sammy…. è andato. E’ cresciuto ed è diventato un uomo di cui io sono enormemente orgoglioso e di cui anche mamma e papà lo sarebbero. Te lo posso garantire!” e questo lo disse davvero con una forte decisione. Lo fece perché voleva che Sam gli credesse.
“Io…io non so che ..dire!” balbettò completamente preso alla sprovvista da un discorso del genere. Specie, fatto, da Dean.
“Dì solo che avrai pazienza con me se qualche volta , il fratello maggiore stronzo che è in me, si farà di nuovo vivo. Ok, Sam!?” fece sorridendogli.
“Ok!” rispose titubante, perchè qualcosa dentro di lui non era “ok!”.
Era una sensazione strana che sentiva alla bocca dello stomaco. Una sensazione di disagio che lo rendeva irrequieto. Era una sensazione del tutto spiacevole.
Dean , a quel punto, si battè le mani sulle ginocchia e si alzò , pronto a raggiungere Castiel per le ricerche.
“Dean?!” lo richiamò Sam, ancora un attimo stranito dalle parole del maggiore.
“Si?”
Sam lo fissò e in quei pochi momenti di pausa in cui i due fratelli si fissarono, il minore esaminò quel suo stato di irrequietezza. Poi si alzò e si avvicinò al maggiore che ne seguiva i gesti lenti con attenzione.
E quando Sam gli fu vicino , il maggiore parlò.
“Sam..cosa c’è?!” fece perplesso per quel richiamo.
“Potresti non farlo?!” domandò semplicemente, Sam.
“Non fare…cosa?!” replicò confuso, Dean.
“Potresti non smettere di chiamarmi …Sammy?!”
Dean, anche se in quel momento voleva rispondergli senza nemmeno pensarci “Certo che ti chiamerò Sammy!!”, si controllò e cercò di capire il perché di quella richiesta. “Ma tu hai sempre detestato essere chiamato così!”
“Lo so…ma sei…sei tu a chiamarmi così. E quando lo fai tu è…”
“…naturale?” volle andargli incontro il maggiore.
“Familiare!” lo corresse Sam, lasciando spiazzato ma felice Dean.
 “Come vuoi…Sammy!” disse con quel modo fraterno e rassicurante che solo Dean riusciva ad avere.
 
Ed ecco che in Sam , quella sensazione di disagio e malessere, sparì immediatamente.
Era come se un equilibrio fosse stato ristabilito.
 
Beh! uno su altri centomila incasinati, era meglio di niente!!!
Ma avrebbero rimesso a posto anche gli altri!
 
“Ok!” fece sollevato il giovane.
“Oppure…se vuoi.. " riprese con un tono impertinente."....posso chiamarti Samuel, con quell’accento snob che usa Rowena?!” lo incalzò  Dean, ridendo della faccia funesta con cui Sam lo guardò a quel suo suggerimento.
“Dean, smettila. Non farmene pentire!” lo ammonì mentre si avviava verso il corridoio che li avrebbe portati alla sala principale dove Castiel di sicuro li stava aspettando.
“O magari….magari potrei chiamarti Moose. Come fa Crowley. Che ne dici?” lo provocò ancora, sapendo di star rischiando.
“Ok!! Basta..smettila!! Ti avviso che il fratello maggiore stronzo che è in te, si sta facendo vivo!!” e questa volta , Sam, sembrava davvero star per perdere la pazienza.
“O magari …che ne dici se ti chiamassi “Sam” usando il tono basso e atono di Castiel!?” lo sfidò ancora.
“Ok! Ora ti prendo a pugni!!” fece il minore scattando verso il fratello.
“Dovrai prima prendermi fratellino!!” disse scappando dalle minacce di Sam.
 
Nella sala principale, Castiel, assisteva a quel momento fraterno e scuotendo apprensivo il capo esclamò un deluso: “Ragazzi!!”

 
 


N.d.A.: Beh! non so che dire. Quindi lascio parlare chiunque voglia farmi sapere che cosa ne pensa di questa storia.
È bella, brutta, passabile, fa schifo. Mi do’ all’ippica??
Fatemi sapere!!
Ps: non so voi, ma dopo la 11x09, per chi l’ha vista, io non faccio altro che avere una scena davanti agli occhi e credo ( per vostro immenso dispiacere) che ne tirerò qualcosa fuori.
Devo pur occupare il tempo fino al 20 di gennaio!!
Gli sceneggiatori fanno soffrire me, io faccio soffrire voi. E Dean!!
 
Baci, Cin!!
   
 
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