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Autore: Emmastory    12/12/2015    1 recensioni
Alcuni anni sono passati, e le nostre tre giovani streghe continuano a vivere la loro vita. La loro felicità sembra costantemente vacillare, così come la sicurezza del profondo e recondito segreto che custodiscono. Nessuna sarà al sicuro, e alcuni nemici a loro già noti non rappresenteranno che una grave minaccia. Il destino di Miriel, Minerva e Astrid, sembra quindi appeso a un filo sottile.
(Seguito di "Sangue di strega: Giochi di potere)
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Sangue di strega'
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Sangue-di-strega-III-mod
Capitolo XVI
Profezia
La buia notte si stava lentamente trasformando in giorno, e il sole mi colpiva il viso, non dandomi scelta dissimile dall’aprire gli occhi e alzarmi dal letto. Uscii dalla mia stanza mantenendo la calma, e raggiungendo il salotto di casa, vidi mia figlia Jocelyn. Era comodamente seduta sul divano, e mostrava un sorriso che ai miei occhi appariva palesemente mellifluo. “Qualche problema?” le chiesi, avvicinandomi e lasciando che la preoccupazione avesse la meglio su di me. “La nonna mi ha parlato.” Disse, chinando leggermente lo sguardo, forse a causa di quella che identificai come paura. Posandole quindi una mano sulla spalla, compresi che aveva quasi inconsapevolmente iniziato a tremare. “Ha scoperto tutto, e ho paura.” Continuò, guardandomi negli occhi e sperando nel mio aiuto. “Cosa ti ha detto?” azzardai, per poi tacere nell’attesa di una sua risposta. “Mi è apparsa in sogno, e ha detto che qualcosa ci accadrà.” Mi disse, fornendomi tuttavia una risposta alquanto enigmatica. “Vieni.” Dichiarai, afferrandole un polso e convincendola a seguirmi. Senza proferire parola, mia figlia iniziò a camminare al mio fianco, e appena un attimo dopo, anche Mistral scelse di seguirci. Aveva tenuto compagnia a Jocelyn mentre era da sola in salotto, ed era in qualche modo riuscita a carpire ogni parola della nostra conversazione. Quasi ignorandola, la lasciammo fare, concentrandoci unicamente su quella che sarebbe stata la nostra meta. Non appena uscimmo di casa, Jocelyn ed io ci ritrovammo costrette ad assistere ad una scena a dir poco orribile. Una delle case del villaggio era in fiamme, e una folla di persone non faceva che rimanere immobile, godendosi quello che percepivano come uno spettacolo. “Qui viveva una strega!” gridò un uomo, forse autore di quel così efferato crimine. In quel momento, ero spaventata. Non saprei dire se fosse stata la mia mente a replicarle, ma ad ogni modo, quelle parole risuonarono nella mia mente come fossero state parte di un’eco infinita. Un singolo attimo scomparve quindi dalla mia vita, e muovendo qualche incerto passo in avanti, mi avvicinai alla casa che appariva completamente avvolta dalle fiamme. Subito dopo, feci una scoperta incredibile. Non riuscivo a credere ai miei occhi, eppure quella sembrava casa di Minerva. Allarmata da quella vista, mi voltai verso Mistral. “Cerca.” Le dissi, per poi vederla iniziare a percorrere un sentiero poco distante. Intanto, sentivo una giusta rabbia pervadermi. Avrei davvero voluto vedere negli occhi di quell’uomo una sofferenza pari a quella che provavo, ma stringendomi una mano, Jocelyn riuscì a dissuadermi dal farlo. Senza che me ne accorgessi, la mia mano era andata a posarsi sul fodero del mio pugnale, e in quel preciso istante, arrivai perfino a desiderare la morte di un innocente. Scuotendo energicamente la testa, mi liberai da quel così egoistico pensiero, per poi tornare a correre al solo scopo di evitare i Cacciatori, che non curandosi di niente e nessuno, portavano avanti la loro ingiusta strage, scatenando una guerra che il mio villaggio aveva già visto negli anni addietro, ma che ad ogni modo, non sembrava avere precedenti. Istintivamente, percorsi il sentiero a me dinanzi, imboccando la via per Bakriat, città dove sapevo si trovasse il covo delle Superiori. Stando a quanto mia figlia aveva avuto il coraggio di dirmi, dovevamo assolutamente parlarle, e per quella che definii una sorte benevola, scoprii che era ancora viva, e che nonostante le gravi ferite, era riuscita a riprendersi completamente. “So perché siete qui.” Esordì, avvicinandosi a noi e tendendo una mano verso mia figlia. “Jocelyn.” La chiamò, per poi tacere nel tentativo di trovare le parole giuste ed iniziare il suo discorso. “La creatura che custodisci è un miracolo, e dovrai metterla al mondo ignorando il pericolo.” Disse, posando una mano sul suo ventre ora gonfio. “Sarai una brava madre, e tutto andrà secondo i piani dettati dalla profezia. Ora andate, e che la fortuna sia con voi.” Aggiunse, poco prima di sparire dalla nostra vista per mezzo dei suoi poteri. Istintivamente, tesi una mano nella sua direzione, e fallendo nell’intento che mi ero prefissata, la vidi scomparire completamente. “Questa guerra deve finire.” Disse mia figlia, mentre i suoi occhi, di un verde sapientemente mescolato al grigio, persero completamente il loro colore, iniziando a brillare assieme al suo marchio. A quella vista, mantenni il silenzio, limitandomi a guardarla. Sapevo bene di non dover aver paura, poiché quella che ora osservavo era l’ennesima manifestazione dei suoi poteri. “Ha ragione.” Mi disse poi, alludendo alle parole pronunciate dalla nonna. Appena un istante più tardi, Jocelyn riuscì a ritornare alla normalità, e sfiorando la mia daga, la prese in mano, stringendola senza ferirsi. “Andiamo.” Disse, iniziando a correre e allontanandosi da me. Scegliendo di fidarmi, la seguii senza fiatare, per poi vederla fare uso dei suoi poteri e riportarmi a Farebury. Subito dopo, le regalai un sorriso, e guardandola, notai che appariva letteralmente esausta. Di lì a poco, mia figlia perse i sensi, e sentendomi divorata dalla tensione, gridai alla disperata ricerca di aiuto. Copiose lacrime cadevano bagnando il terreno, ed io rimanevo sola. Conservando una seppur flebile speranza di salvezza, mi voltai guardandomi indietro, e avendo quindi la fortuna di rivedere Mistral. Notando la mia presenza, mi corse incontro abbaiando, e portando con sé il resto della mia famiglia. Abbracciando ognuno di loro, misi fine al mio pianto, per poi ringraziare la lupa con una carezza. Ad ogni modo, il tempo scorreva, e Jocelyn era ancora a terra. Preoccupata, la guardai, per poi notare l’inaspettata e fulminea reazione di mio nipote Edward. Senza proferire parola, si avvicinò al suo corpo apparentemente privo di vita, per poi accovacciarsi al suo fianco tentando di farla rinvenire. “Voi andate, la proteggerò io.” Ci disse, invitando me e le mie sorelle a fuggire e nasconderci. Obbedendo a quella sorta di ordine, ci allontanammo in fretta, ma per pura sfortuna, la nostra fuga non sembrò durare a lungo. Difatti, ci ritrovammo circondate da un gruppo di Cacciatori, che fissandoci con odio, attendevano un nostro passo falso. I secondi scorrevano veloci, e volendo unicamente evitare che venissi ferita, Minerva scelse di difendermi, attaccando il nemico con tutte le sue forze, riuscendo ad ucciderlo solo dopo una lunga lotta. La colluttazione le aveva procurato una ferita in prossimità dell’occhio, ma nonostante il dolore, continuò ad andare avanti e mostrare il suo stoicismo. La guerra proseguiva, e al fianco delle mie amate sorelle, combattevo. Il mio pensiero si concentrava sulla povera Jocelyn e la mia sfrenata corsa alla sua ricerca diede fortunatamente i suoi frutti. Quando la vidi, era ancora incosciente, ed Edward aveva mantenuto la sua promessa. Le era infatti rimasto accanto, affrontava qualunque nemico incrociasse. Era ferito, ma la cosa non sembrava toccarlo. Amava Jocelyn, e i sentimenti che lo legavano a lei erano l’unica cosa a contare davvero. Ogni Cacciatore faceva la stessa e identica fine, venendo sorpreso dalla morte a causa dei colpi ricevuti. La sera calò in fretta, e una seconda battaglia appariva vinta. Il silenzio ci avvolgeva, e Jocelyn era immobile. Accanto a lei, Edward versava delle fredde lacrime, pronunciando delle solenni preghiere affinchè riuscisse a svegliarsi. I minuti si susseguirono, e dopo un tempo che nessuno di noi seppe definire, le nostre speranze si tramutarono in realtà. Muovendo lentamente il capo, mia figlia parve riprendersi, e biascicando qualche parola, tentò invano di rialzarsi. “Cos’è successo?” chiese, faticando a parlare e a rimanere in piedi. “Sei viva, e noi ce l’abbiamo fatta.” Rispose Edward, sorreggendola e stringendola in un abbraccio che racchiudeva i loro sentimenti. A quelle parole, Jocelyn sorrise debolmente, per poi chiudere gli occhi e posare le sue labbra su quelle del suo amato. Sorridendo, mi limitai a guardarli, confermando ognuna delle mie convinzioni. Si amavano davvero, e una guerra come quella che stavamo affrontando, non avrebbe certamente distrutto i loro sentimenti. Entrambi erano animati dal coraggio, e quando l’uno era al fianco dell’altra, tutto sembrava passare in secondo piano. Mantenendo il silenzio, non facevo che riflettere, concentrando il mio pensiero sulle parole di mia nonna Zelda. Aveva menzionato una sorta di sconosciuta profezia, ed io, colta alla sprovvista, ero sfortunatamente impreparata. In quel preciso istante, e dati i miei trascorsi, non potevo che sperare.
   
 
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