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Autore: Astrea9993    13/12/2015    2 recensioni
Di fronte a me si trovavano due uomini.
Uno dei due sembrava essere in tutto e per tutto l'uomo a me destinato, il vero amore che ogni bambina sogna mentre l'altro... L'altro era un incognita, aveva attraversato il tempo e lo spazio solo per ritrovarmi, aveva lottato per me e si era battuto persino contro il destino che ci era avverso.
Tutto sembrava essere contro di noi, eppure lui era qui.
Ed io mi trovavo li, ferma ed impietrita, incapace di scegliere tra i due uomini della mia vita, incapace di scegliere tra l'amore da fiaba, la certezza e la sicurezza e quell'amore tormentato, quella passione che travolge tutto ciò che incontra sul suo cammino, che può donarti il paradiso o l'inferno.
Ero incapace di decidere tra quei due uomini così diversi eppure intrinsecamente uguali perché, nonostante le apparenti differenze, loro due erano la stessa persona ed io li amavo entrambi.
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Questa fanfiction è il seguito della mia long "La ragazza caduta da cielo" di cui consiglio la lettura prima di iniziare a leggere questa storia.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Rodolphus Lestrange
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Capitolo 9
 
In cui Mel torna a praticare la magia
 
 
"Scusate il ritardo." sospirai mentre entravo in aula e mi infilavo accanto a Lorenzo.
"Dove diavolo ti eri cacciata?!" disse lui di rimando ignorando completamente le occhiate infastidite degli altri studenti.
"Sono stata trattenuta dalla polizia." risposi io.
"trova una scusa migliore!" replicò lui ridendo.
 
Quanto mi sarebbe piaciuto che la mia fosse stata davvero una scusa...
 
A svegliarmi quella mattina erano state delle voci concitate.
Ancora in pigiama avevo sceso le scale di casa.
A pensarci bene quel giorno si erano verificate diverse fortuite coincidenze: quel giorno, dopo diversi giorni, ero rimasta a dormire a casa mia e, quella mattina, mio padre aveva deciso di recarsi in ufficio più tardi del solito per cui, era stato lui ad aprire la porta di casa.
"Che cosa volete da mia figlia?" aveva chiesto cortesemente, eppure nella sua voce vi era una lieve nota di minaccia.
"vogliamo sole farle qualche domanda." aveva risposto quello che si era poi rivelato un poliziotto sulla quarantina.
Sia lui che il suo collega erano in borghese ed entrambi apparivano piuttosto gentili ma, dietro l'apparenza bonaria, un luccichio di fredda intelligenza illuminava i loro occhi.
Quegli uomini non andavano sottovalutati.
"Domande riguardo a cosa?" chiesi io mentre mi affiancavo a mio padre.
"Per questo forse sarebbe meglio andare in centrale."
"Neanche una parola senza un avvocato." intervenne bruscamente lui.
"Non ho bisogno di un avvocato." sentenziai io "Non ho nulla da nascondere, ma vorrei sapere di che cosa sono accusata."
"Non è accusata di nulla signorina Rossellini, dobbiamo farle solo alcune domante riguardo al caso Viola." si arrese uno dei due agenti.
Per un istante avvertii un tuffo al cuore, poi mi resi conto che avrei dovuto immaginarlo.
"Il tempo di cambiarmi e sono vostra." avevo sentenziato nel salire nuovamente le scale e dirigermi verso il piano di sopra.
Meno di mezz'ora dopo ero in centrale seduta alla scrivania dell'agente Volpi.
A giudicare dai modi dei due agenti non ero una sospettata eppure, allo stesso tempo, era evidente che la mia calma li incuriosisse.
Avrei voluto dirgli che, dopo essere quasi morta per mano di uno psicopatico schizofrenico che aveva terrorizzato centinaia di studenti per quasi un intero anno, l'interrogatorio di due sbirri era cosa di poco conto.
Inoltre avrei dovuto immaginare che sarebbe successo, ero stata stupida e, il giorno della sparizione di Alice, l'avevo chiamata col mio telefono cellulare.
"lei conosceva Alice Viola?" Chiese Volpi, tra i due poliziotti sembrava il più maturo, i suoi capelli erano più grigi di quelli del suo collega, l'agente Gabella, che sembrava più giovane e atletico di lui.
"Di vista." Risposi io "l'avevo scorta a lezione ed era una conoscente di Amelia Zanella, una delle coinquiline del mio ragazzo, James Baker."
"Da quel che ci risulta il giorno della scomparsa di Alice Viola lei l'ha chiamata... Sei volte." intervenne Gabella controllando quelli che sembravano dei tabulati telefonici.
"Avevo assolutamente bisogno di degli appunti di privato ed Amelia è stata così gentile da darmi il suo numero ma Alice non ha mai risposto." 
"Sei chiamate solo per questo?!"
"Se conoscesse il professor Macchi non troverebbe sei chiamate così assurde." replicai io "ad ogni modo, qualora ve lo steste chiedendo, ho lasciato l'università assieme al mio ragazzo, James, abbiamo preso assieme il treno per tornare a Venezia... Non ricordo bene l'ora, di sicuro erano le 17 passate ma, ad ogni modo, ho comprato il biglietto di James in stazione e l'ho pagato con la carta di credito. Ho poi passato il resto della serata da James assieme alle sue due coinquiline." soggiunsi poi.
Non potevo parlare di Potter.
In quella dimensione lui non esisteva e gli sbirri dovevano credere che io fossi rimasta tutto il tempo con Baker.
"Lei non è una sospettata, signorina Rossellini."  ribadì Volpi.
"Quindi questo è tutto?" chiesi nel congedarmi.
"È tutto." aveva risposto Gabella nell'alzarsi e nell'accompagnarmi alla porta.
Ero certa che avrebbero contattato Amelia e Cornelia per verificare il mio alibi.
 
Quella mattina avevo chiamato rapidamente mio padre per comunicargli che stavo bene.
Lui avrebbe voluto accompagnarmi, ero stata io a dire che non era necessario, in quel momento sarebbe stato per me più di impiccio che altro.
Poi in tutta fretta avevo raggiunto Amelia e Cornelia.
Ero entrata in casa come una furia riuscendo ad intercettarle all'ultimo istante.
 
"Non parlate a nessuno di Sirius, per favore."
 
Questo era tutto ciò che ero riuscita a dire.
Ad Amelia e Cornelia dovevo essere apparsa semplicemente folle ma poi non vi era stato tempo per domande e recriminazioni e le due ragazze erano uscite di casa.
Speravo solo che esaudissero la mia richiesta e che comprendessero che quel "nessuno" comprendeva anche gli sbirri.
 
Non c'era stato il tempo di vedere Potter e Baker, ero dovuta correre immediatamente a lezione ed ero ugualmente arrivata in ritardo.
 
"Seriamente, come mai sei in ritardo, Rossellini?" chiese nuovamente Lorenzo ridestandomi dal flusso dei miei pensieri.
"Te l'ho detto." replicai io con freddezza.
Odiavo l'invadenza e la persistenza.
Stavo per intimare al mio così detto amico di piantarla quando la voce del professor Macchi mi fece trasalire.
"Lei, con la maglia blu." disse il professore chiaramente rivolto a Lorenzo, quella voce strascicata che mi ricordava così tanto quella di Piton...
Inquieta lasciai scorrere lo sguardo da Lorenzo al professore e dal professore a Lisandro.
"piuttosto di sprecare il suo tempo in futilità saprebbe spiegarmi..."
Volevo morire in quell'istante, sprofondare nella terra o materializzarmi sul sole.
Eravamo appena stati ripresi come dei bambinetti idioti.
E il peggio doveva ancora arrivare, mi dissi mentre attendevo quella domanda che si sarebbe di certo rivelate implacabilmente crudele nonché complessa.
"La differenza tra atti recettizi e non recettizi" mormorò Lisandro, lo sguardo puntato in quello dell'insegnate.
Lisandro poteva sperare quanto voleva ma era del tutto impossibile che la domanda in questione fosse su di un argomento piuttosto semplice e spiegato ormai una settimana prima.
"La differenza tra atti recettizi e non recettizi" mormorò ancora Lisandro.
"la differenza tra atti recettizi e non recettizi." concluse il professore stupendomi.
Istintivamente scrutai Lisandro, la bocca spalancata come una povera idiota.
"Tutti quegli atti unilaterali (contrattuali o non contrattuali) che producono effetto quando giungono a conoscenza del destinatario si dicono atti recettizi.
Gli atti non recettizi, invece, producono effetto anche senza che il destinatario venga a conoscenza della dichiarazione. In genere, gli atti non recettizi, sono rivolti non a un soggetto determinato ma a una pluralità di soggetti, come avviene ad esempio per le borse di studio." Rispose prontamente Lorenzo mentre io continuavo a scrutare stupita i gemelli.
"Passabile." commentò l'insegnate.
Si, quell'uomo ricordava terribilmente Severus Piton...
"come diavolo avete fatto..." mormorai stupita mentre Lorenzo si limitava a rispondere alla mia domanda con un sorriso furbo.
Gli avrei fatto sputar fuori la verità, ad ogni costo.
 
 
 
*****
 
 
 
"Noi dobbiamo parlare." sbottai al termine delle lezioni mentre uscivamo dall'aula.
"Ora vuole parlare." commentò sarcastico Lorenzo.
Sbuffando entrai nel bagno collocato alla mia destra trascinando Lorenzo con me e sbattendolo contro la parete.
"Si, noi dobbiamo parlare." ripetei con decisione "e voi fuori dai piedi!" soggiunsi nel rivolgere un occhiataccia ad un paio di ragazze ridacchianti che, nonostante gli sguardi al vetriolo, si affrettarono ad ubbidire alla mia imperiosa richiesta.
"Sai Mel, se James ti vedesse..." iniziò Lisandro.
"o se ti vedesse Sirius..." continuò Lorenzo.
"Potrebbe fraintendere." concluse per entrambi Lisandro.
"A proposito, con quale dei due staresti uscendo?!" si intromise Lorenzo.
"voi Hobbit siete davvero troppo pieni di voi." replicai sarcastica "di gelosia potremmo forse riparlarne tra dieci anni e, ad ogni modo, ciò che c'è tra me e James non è affar vostro." conclusi nel lasciare andare Lorenzo.
"Appari e scompari a tuo piacimento, ci tieni allo scuro di tutto ma pretendi di ottenere tutte le risposte che vuoi ogni qual volta che lo desideri!" sbottò Lorenzo.
"L'amicizia non funziona così." soggiunse Lisandro.
Che si sentissero trascurati?!
"Puffi." iniziai io vagamente imbarazzata, non ero abituata a mostrarmi affettuosa con gli altri. "Le cose per me ultimamente sono piuttosto complicate e quando ho detto che sono stata trattenuta dalla polizia non stavo mentendo: mi hanno interrogata in merito al caso Viola, Alice Viola era una conoscente di Amelia, la coinquilina di James." continuai poi "quindi ora potreste smetterla di tenermi il muso?!" conclusi mentre scompigliavo i capelli di entrambi.
"Ciò che hai visto è quello che noi chiamiamo pilotare le interrogazioni." disse Lorenzo ed io sapevo che quello era il suo modo di dirmi che mi aveva perdonata.
"se ci concentriamo a sufficienza riusciamo ad influenzare le azioni delle persone che ci circondano e, ad esempio, possiamo spingere un insegnante a porci determinate domande durante un interrogazione." continuò Lisandro.
"vi basta pensare ad una cosa e guardare negli occhi una persona?!" chiesi stupita.
"dobbiamo concentrarci e pensare alla cosa con sufficiente intensità." precisò Lorenzo.
"quindi non siete dei geni ma degli imbroglioni?!" dissi nell'inarcare un sopracciglio.
"Oh no, Melania, noi siamo davvero dei geni." replicò Lisandro divertito.
"E avete utilizzato i vostri poteri anche su di me?" chiesi poi facendomi improvvisamente seria, non mi piaceva l'idea che quegli Hobbit potessero influenzare le mie azioni.
"In genere cerchiamo di non manipolare gli altri." iniziò Lorenzo
"Ad ogni modo, in passato, ci avevamo già provato ma, su di te, i nostri poteri non hanno mai funzionato." concluse Lisandro.
"Lo spero per voi!" sbottai nell'osservarli contrariata.
"E neanche con Sirius e James ha funzionato." soggiunse Lorenzo.
"alla faccia del 'non manipolare gli altri' " commentai sarcastica.
"Ehi!" esclamò Lisandro "era per una buona causa! Volevamo sapere se ti fossi fatta sia James che Sirius!"
"Avete quattordici anni!"
"Andiamo! Hai visto come ti guarda Sirius?!"
"Non provateci mai più!" li minacciai mentre lo sguardo oscillava dall'uno all'altro.
"Perché su di te non funziona? Tu Sei diversa..." mormorò Lorenzo mentre lui e il fratello si facevano più vicini e mi scrutavano attentamente "Ed anche James e Sirius  sono strani..." soggiunte Lisandro.
Per un istante li scrutai negli occhi.
 
"Io sono come voi."
 
Questo era ciò che avrei dovuto dire.
 
"Non so di che parlate, in me non c'è nulla di insolito." fu ciò che invece dissi.
 
Non potevo dire la verità, non quando un Mangiamorte mi dava la caccia, non quando dovevo proteggere l'identità di James Sirius Potter.
 
 
 
*****
 
 
 
James chiuse la porta alle sue spalle prima di apprestarsi a sigillarla ed insonorizzarla con un colpo di bacchetta.
Quel giorno non aveva ancora visto Melanie.
Avrebbe voluto starle accanto, ora come ora lei era più in pericolo che mai.
Ma quella stupida aveva deciso di tornare a casa sua, a Padova, e lui non aveva potuto fare altro se non continuare con le indagini.
Si era recando sulla scena del crimine ma, ormai, ogni indizio utile era stato raccolto dai babbani.
Baker aveva passato la giornata a vagliare le informazioni presenti in Internet ma neanche lui sembrava essere stato più fortunato.
Avrebbe voluto correre a cercare Melanie.
Invece era bloccato lì a cercare di contattare suo fratello per scoprire se lui e Scorpius fossero riusciti a raccogliere qualche informazione utile.
"Albus!" Si decise a chiamare mentre osservava il piccolo specchio rotondo.
"Albus!" Chiamò per la seconda volta.
E poi James si ritrovò a scrutare lo specchio con gli occhi sbarrati ringraziando il cielo che questo fosse caduto sul suo letto e non sul pavimento andando in frantumi, inoltre, grazie al cielo, non vi era alcuna possibilità che lui riuscisse a raggiungerlo perché, ne era certo, se Harry Potter lo avesse acciuffato lo avrebbe ucciso.
"Ciao... papà..." mormorò dopo un attimo di esitazione.
"Credevi davvero, James Sirius Potter, che non mi sarei accorto della tua assenza?!"
Be' per lo meno James ci sperava ma, a dirla tutta, quando era partito, non pensava di metterci così tanto a tornare...
"E tuo fratello, dopo avermi fatto domande assai sospette su possibili Mangiamorte sopravvissuti alla seconda guerra magica, si è introdotto nel mio ufficio!"
Ok, a quell'ora Albus doveva essere già morto, inutile confidare nel suo aiuto.
"Per non parlare di Malfoy! Per un momento ha creduto che Al e Scorpius si fossero dati alle arti oscure! E come se non fosse sufficiente avete coinvolto anche Rose!"
Forse non era quello il momento migliore per dirgli che, in realtà,  avevano coinvolto tutta la famiglia...
Si, in quel momento era decisamente meglio tacere e attendere la fine di quella tremenda sfuriata.
E poi, in fin dei conti, suo padre era sempre meglio di sua madre, si disse mentre l'immagine di un' adirata Ginny Weasley, ora in Potter, attraversava per un istante la sua mente.
Già, suo padre era decisamente meglio.
"Ora spiegami la situazione." Disse Harry ponendo fine ai suoi tormenti.
Suo padre sembrava essersi calmato inoltre, a dirla tutta, quello non era il momento adatto per perdersi in inutili recriminazioni.
"Da quello che ho capito ti trovi in una dimensione parallela assieme alla nipote di Malfoy mentre un Mangiamorte miete vittime dandovi la caccia." Soggiunse poi.
"Da la caccia a Melanie." precisò James nel passarsi nervosamente una mano tra i capelli, vezzo che, a quanto da poco aveva appreso, aveva ereditato dal nonno.
"Si, Piton e Silente hanno detto qualcosa a riguardo." commentò suo padre, era evidente che fosse adirato con i due ex presidi.
"Siete da soli, James, dovete tornare a casa e cercare aiuto. Lascia che sia io ad occuparmi della situazione."
"Anche se volessi farlo dubito sarebbe così semplice." replicò James. "Per eseguire l'incantesimo che mi ha portato qui ci vogliono quattro maghi e, in questa dimensione, trovare la magia non è molto semplice..."
"Eppure Melanie è riuscita a valicare i confini dimensionali."
"Lei è speciale, credevo che Piton te l'avesse detto." replicò James sorridendo.
Lei era unica, in tutti i sensi.
Per un attimo Harry Potter rimase in silenzio mentre esaminava le diverse ipotesi.
"Potenzialmente Mel potrebbe valicare i confini dimensionali a proprio piacimento ma non sa ancora padroneggiare i suoi poteri a sufficienza." disse James interrompendo il flusso dei suoi pensieri.
"Dannazione James! Come diavolo pensavi di tornare indietro?!"
"ho solo bisogno di tempo, ho già individuato almeno una strega."
Era evidente che suo padre non comprendesse o, per lo meno che, accecato dall'affetto nei suoi confronti, non volesse comprendere cosa fosse stato a portarlo a commettere quella follia.
Piton capiva, aveva sperimentato quell'amore per cui valeva la pena morire e forse era per questo che lo aveva aiutato, perché lui sapeva.
O magari, più semplicemente,  dopo la morte, quello che restava del professore di Pozioni più temuto di tutto i tempi, aveva scoperto una nuova forma di amore, un amore diverso che lo aveva spinto a mettere a repentaglio la vita del nipote di Lily pur di riaverla indietro.
"Io la amo, papà." disse James con decisione "tutti voi l'avete dimenticata, io non ho potuto farlo e, quei mesi senza di lei, sono stati come un inferno."
Dopo aver letto quei libri James era riuscito a comprendere meglio Severus Piton e aveva compreso come loro due fossero simili.
"Lo so, James." Rispose Harry in un sospiro.
Le sue non erano parole a vuoto, aveva capito davvero.
"Se così non fosse stato Severus Piton non ti avrebbe mai spedito qui."
Istintivamente James si lasciò andare ad un sorriso, in fondo in fondo quell'acido brontolone era un romanticone...
"Ma Silente ha ragione: lei è potente e potenzialmente pericolosa se nelle mani di un Mangiamorte. Dovete tornare qui al più presto."
"Dubito di poterlo fare." replicò James sorridendo questa volta con amarezza.
 
 
 
*****
 
 
 
"James non c'è, è bloccato all'accademia." mi accolse bruscamente Amelia "mentre Sirius è chiuso nella sua stanza a fare Dio solo sa cosa."
"Ciao anche a te Amelia." la salutai io.
Avevo appena subito un secondo interrogatorio da parte dei gemelli che volevano a tutti i costi sapere cosa mi avesse chiesto la polizia, per non parlare di quanto avevo appena scoperto sul loro conto e, le lamentele di Amelia, erano l'ultima cosa di cui avessi bisogno.
"Se non sbaglio hai detto che volevi il nostro aiuto." replicò Amelia vedendo il mio tentennamento.
"E lo desidero ancora." replicai io prontamente.
"E allora fatti un bagno e cambiati." replicò Amelia nel lanciarmi quella che appariva una semplice tunica di cotone bianca, per nulla adatta alla stagione.
Solo in quell'istante mi accorsi che sia Amelia che Cornelia indossavano degli abiti del tutto simili al semplice vestito che tenevo tra le mani.
Sebbene confusa mi avviai verso il bagno, avevo bisogno di tutto l'aiuto possibile.
 
Raggiunsi Amelia e Cornelia venti minuti dopo, Amelia aveva già provveduto a bruciare un rametto di Salvia secca che, a sua detta, serviva a purificare la stanza.
Anche lo scopo del bagno era quello di purificarci.
"Ora creiamo il cerchio magico." disse Amelia mentre lentamente, iniziava a creare un cerchio sul pavimento cospargendo del sale grosso e, in corrispondenza dei punti cardinali poneva quattro candele bianche, utili per la purificazione e la protezione.
Fu solo quando il cerchio fu costituito che mi resi conto della bacinella piena d'acqua collocata sopra al tavolo situato vicino a noi e della bottiglia piena d'olio.
"Ora che si fa?" chiesi curiosa.
"Cornelia, fino ad ora, si era limitata a vedere il tuo futuro e poi, improvvisamente, ha previsto l'omicidio di Alice. Questo mi fa supporre che tra te e l'assassino vi sia un qualche collegamento per cui, in primo luogo, voglio verificare se hai il malocchio o se sei stata colpita da qualche altra maledizione, poi potremmo cercare di rintracciarlo partendo da te e dal vostro legame."
"Come procediamo?"
"versa una goccia d'olio all'interno dell'acqua."
Seppure con mano tremante afferrai la boccetta, tutto questo non mi piaceva e non riuscivo a capire perché.
Non era nulla di pericoloso, eppure...
Ignorando i miei timori versai una goccia d'olio.
Istintivamente tutte e tre ci avvicinammo alla bacinella ed immediatamente la gocciolina d'olio si divise in due, poi in tre ed infine in quattro ed io non potevo fare a meno di pensare che tutta questa fosse solo una perdita di tempo.
E pensare che, pochi istanti prima, ero persino spaventata.
Tutta questa era una perdita di tempo.
Dovevo trovare quell'uomo, dovevo vedere quell'uomo.
Dovevo fermarlo prima che fosse troppo tardi, prima che uccidesse ancora.
Invece non sapevo neppure chi fosse, non conoscevo neppure il suo volto!
 
Avevo appena finito di formulare questo pensiero quando la voce preoccupata di Cornelia mi chiamò alla realtà.
"Amelia..."
"È davvero strano..." mormorò quest'ultima mentre scrutava la superficie dell'acqua che appariva ora ricoperta d'olio.
Avevo versato solo una goccia di olio, eppure era come se ve ne fosse molto di più.
Istintivamente toccai l'acqua che parve imperlarsi come se all'interno vi avessi lanciato un sasso, e poi lentamente, apparve un volto.
"Lo vedete anche coi?" Chiesi incredula.
"Si." Rispose Cornelia, già carta e penna alla mano mentre si apprestava a ritrarre quel volto spigoloso, le labbra serrate, la barba scura e incolta, i capelli mossi e scomposti che gli scendevano sul collo e quegli occhi scuri, freddi e calcolatori, privi di qualsiasi barlume di empatia.
E poi, quegli occhi, parvero improvvisamente soffermarsi su di me.
"Tu!" Esclamò con furia mentre il volto spariva per lasciare il posto ad un braccio che lentamente emergeva dalla superficie...
 
 
 
*****
 
 
 
"Non potete gestire questa situazione da soli! Promettimi che appena potrete tornerete." Ribadì Harry per l'ennesima volta.
"Appena sarà possibile." convenne James.
"Ho parlato com Malfoy." continuò poi Harry "abbiamo cercato di ricostruire quale fosse stata la sorte dei diversi Mangiamorte, di appurare chi per certo fosse deceduto e chi fosse stato arrestato e, alla fine, è emerso un nome."
 
 
 
*****
 
 
 
Cornelia lanciò un urlo mentre io portavo la mano alla bacchetta, l'avevo appena estratta quando, con una forte spinta, Amelia scaraventò la bacinella a terra rovesciandone il contenuto completamente sul pavimento.
Improvvisamente tutto quell'olio era scomparso lasciando il posto a quella semplice ed innocua goccia d'olio.
"Lui ti conosce!" esclamò con furia Amelia afferrandomi per le spalle.
"Non so chi diavolo sia!" replicai io "se lo sapessi, non pensi che sarei già andata dalla polizia?!"
"Lo hai detto tu stessa." Intervenne Cornelia nel frapporsi tra noi due "I miei sogni sono legati a Melania e lui la sta cercando, non è così?"
"Credo di si." Ammisi io "ed è per questo che spetta a me fermarlo."
"Ora hai un volto." disse Cornelia nel pormi il foglio su cui risaltava un schizzo veloce ma altrettanto preciso.
"Grazie." Mormorai prima di correre verso il piano di sopra, prima di correre da James.
Rapidamente afferrai la porta per rendermi conto subito dopo che doveva essere stata sigillata magicamente.
"Ottimo lavoro, Potter." dissi tra me e me mentre bussavo freneticamente ma la porta doveva anche essere stata insonorizzata.
Infastidita estrassi per la seconda volta la bacchetta.
Avrei fatto saltare in aria la porta se necessario.
 
 
 
*****
 
 
 
Con foga James si lanciò verso la porta, doveva parlare con Melanie, si disse mentre le parole di suo padre gli risuonavano nella mente.
 
"Eravamo convinti fosse morto ma, di fatto, il suo corpo non è mai stato rinvenuto."
 
Rapidamente spalancò la porta per poi trovarsi davanti una Melanie armata di bacchetta.
"Ho un nome!" esclamò lui "Rodolphus Lestrange."
"Ed io ho un volto." replicò Melanie nel porgergli un foglio su cui spiccava un ritratto mentre un sorriso di trionfo si faceva strada sul suo volto.
 
 
 
*****
 
 
 
C'era mancato poco!
Con furia tirò un pugno contro lo specchio del bagno che si ruppe in un centinaio di piccoli pezzi mentre il sangue sgorgava copioso dalle nocche delle sue mani.
Lei era li.
L'acqua della vasca da bagno stava sgorgando copiosa e poi lui aveva visto il suo volto nel riflesso dell'acqua.
Era stato un istante.
Aveva agito d'istinto, non aveva prestato davvero attenzione al suo volto.
Ricordava solo un ammasso di ricci biondi e degli occhi chiari.
Nulla che fosse davvero utile per rintracciarla.
Era di nuovo punto a capo, era giunto il momento di cercare aiuto.
 
"Ferula!" esclamò con decisione mentre delle bende si avvolgevano per magia attorno alla sua mano.
 
Era arrivato il momento di provare quel nuovo giochetto che aveva appena imparato.
 
Rapidamente distese una cartina sopra il tavolo della cucina per poi farvi oscillare sopra un pendolo, aveva già provato a rintracciare la ragazza con quel metodo e aveva fallito, ma forse avrebbe potuto trovare lui...
Con forza il pendolo si arrestò.
Ora aveva un indirizzo...
 
 
 
*****
 
 
 
Il professore infilò la chiave nella toppa della porta mentre, finalmente, rientrava a casa.
Odiava insegnare, gli studenti erano solo un branco di idioti senza speranza ma, per fortuna, anche quella giornata era conclusa.
Trascinandosi stancamente entrò in casa per poi sobbalzare nello scorgere la finestra del corridoio aperta mentre un' ombra scura si stagliava dinanzi a lui.
"Chi è lei?!" esclamò cercando di apparire il più minaccioso possibile.
Lentamente la figura nell'ombra avanzò verso di lui.
"Il mio nome è Rodolphus Lestrange." rispose quello che si rivelò essere un uomo incappucciato nello sfilarsi dal capo il cappuccio che, fino ad allora, aveva celato il suo volto "ed io sono te."
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell'autrice
Salve a tutti! Ecco il nuovo capitolo che arriva con un giorno di ritardo e che spero vi piaccia.
 
Ci tengo poi a precisare che il prossimo aggiornamento dovrebbe essere il 2 Gennaio ma, dal 29 Dicembre all'11 Gennaio partirò per un viaggio in Giappone ed ovviamente in quel periodo non riuscirò a scrivere.
Per cui sono costretta a dirvi che non so di preciso quando sarà il prossimo aggiornamento.
Ad ogni modo prometto di tornare il prima possibile.
 
Ringrazio:
  • Johanna Anther che ha aggiunto la storia alle seguite.
  • eliseCS che l'ha aggiunta alle preferite.
  • gaccia che ha recensito lo scorso capitolo.
 
Grazie a tutti!
Astrea
  
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