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Autore: Cygnus_X1    13/12/2015    2 recensioni
[SOSPESA]
Sirya vive in un castello sperduto tra le montagne, affidata da sua madre a un vecchio amico; non ha mai visto nulla oltre l'orizzonte frastagliato di quella stretta vallata.
Mizar è uno studente della più prestigiosa scuola aeronavale di Selaera. C'è solo un piccolo problema: lui lì non ci vuole stare.
Sono poco più che bambini, e non sanno dell'esistenza l'uno dell'altro, ma ciò che li lega è vasto. Un disegno ancestrale che guida i destini fin dall'inizio del mondo.
Un disegno che potrebbe trascinarli nella sua distruzione. O farli splendere al di sopra del caos.
[Fantasy/Fantascienza; accenni di Steampunk, Contemporary Fantasy]
Genere: Angst, Science-fiction, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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***†  Eventide   ***


I Figli del Caos



 


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Capitolo 3

Preoccupazioni


19 Vejezel 771, ore 15:30
Regno di Eythsun
Andrèlle, valle del Baill, tenuta dell'ayra Leànyar Neja Talléran
 

I



l tonfo sordo che i suoi colpi provocano quando raggiungono i manichini di sabbia risuona per l’intero cortile altrimenti silenzioso. Il contraccolpo le riverbera lungo le ossa a ogni impatto, dalle nocche fino ai polsi, lungo le tibie e sulle caviglie, come a scandire il ritmo dei suoi movimenti; il sudore impregna i suoi abiti. Sirya si muove rapida e precisa, al centro del quadrato di terra battuta, circondata da quattro bersagli dalla forma vagamente umana; diretti, calci circolari, ganci e frontali si alternano in rapide sequenze e la ragazzina rotea fulminea tra un manichino e l’altro senza nemmeno pensare: è così tanto tempo che esegue esercizi come quelli che ormai ne ha automatizzato i movimenti.
Adh la segue di corsa, scatta, devia, corre da tutte le parti, inseguendola come un fulmine chiaro. Sono sempre così, perfettamente sincronizzati: dovunque Sirya vada, lui c’è. Adh è l’ombra, il guardiano, il protettore della ragazzina fin da quando, l’inverno prima, lei l’ha trovato vivo in mezzo a quattro lupetti morti nel bosco, tra la neve.

Sirya era stata portata nella valle da Leàr per studiare gli antichi alberi che popolano le zone più remote dei boschi e là, per chissà quale caso fortuito, si era imbattuta in quei cinque minuscoli cuccioli bianchi tra la neve bianca, di cui solo uno era sopravvissuto al freddo. Lei l’aveva avvolto nel suo mantello e portato a casa, si era occupata di lui e l’aveva addestrato. Ha deciso di dargli quel nome, Adh, perché nell’antica lingua di Zeya significa “silenzioso”.
Leàr entra nel cortile. La ragazzina non si lascia distrarre: sa che è venuto lì per guardarla compiere gli esercizi, quindi non si interrompe e completa la sequenza. Nel momento in cui si ferma qualche secondo per riprendere fiato prima di cominciare la serie successiva, però, la voce dell’uomo attraversa l’aria e la raggiunge.
«Sirya, basta così per oggi. Vai pure, riordino io i fantocci.»
La ragazzina solleva gli occhi al cielo. Kuna è ancora alto, probabilmente non sono nemmeno le quattro. Avrebbe ancora un'ora di allenamento, ma se Leàr l'ha interrotta quasi sicuramente sta per arrivare un visitatore.
E lei non deve essere vista.
Senza fare domande, annuisce all'uomo di fronte a lei e lascia il cortile, seguita dalla presenza quieta di Adh.
La frescura dei portici, dove i raggi di Kuna non battono, le procura un brivido sulla schiena sudata. Indossa solo una camicia leggera e un paio di pantaloni larghi infilati negli stivali ormai opachi per la terra; i lunghi capelli corvini fermati da un nastro. Di fronte a lei, incastonata nella penombra del portico contro la parete di fondo, sta una casetta di assi di legno con la vernice azzurra scrostata qua e là. La porta scricchiola quando Sirya la tira verso di sé, permettendo alla luce del giorno di penetrare il buio dell'interno e riflettersi sul metallo di spade, pugnali, lance e mazze delle più disparate fogge e dimensioni. La ragazzina si chiude la porta alle spalle e resta al buio.
Ai suoi occhi occorre qualche istante per abituarsi, lei batte le palpebre un paio di volte e infine le sagome cominciano a disegnarsi di fronte a lei, affiorando dalle tenebre. Dei colori non resta che un accenno, e le forme piatte le ricordano certe fredde mattine d'autunno inoltrato, quando la luce filtrata dalla spessa coltre di nubi si posa grigia sulle cose.
In un angolo della rastrelliera sono appesi una camicia pulita, dei pantaloni aderenti color terra e un semplice gilet di velluto verde cupo, mentre appoggiato a un brocchiere c'è un paio di stivali. Nadine, la governante, ha minacciato più volte di farle lavare i pavimenti dell'intero castello se l'avesse sorpresa là dentro con gli abiti da allenamento sporchi di terra, e già Leàr ha dovuto combattere a lungo con lei perché accettasse la presenza di Adh... Sirya non vuole causare altri guai.
Una volta cambiata esce dalla capanna e si trova davanti Adh – da quando partecipa ai suoi allenamenti ha preso l'abitudine di accoccolarsi davanti alla porta e aspettarla. La ragazzina lo accarezza sulla testa, passando le dita tra la folta pelliccia candida, e poi si incammina costeggiando il cortile esterno, fino a raggiungere l'ingresso principale della tenuta. Il portone è accostato; nell'anticamera, in fondo alla quale si apre la porta che dà sul salone, c'è solo una giovane abbigliata con un vestito blu e un grembiule che, straccio alla mano, sta lucidando il corrimano della scalinata di sinistra. La cameriera solleva lo sguardo su di lei, sentendo chiudersi il portone, ma si affretta a riportarlo sul suo lavoro come sempre. La ragazzina percorre la scalinata di destra e oltrepassa la porta, trovandosi sul ballatoio che si affaccia sul salone a pianterreno. Il sole disegna chiazze quadrate sui marmi lucidi su cui corrono, indaffarate, altre donne della servitù. Al centro esatto, ritta come un generale, Nadine dispensa ordini a destra e a manca.
«Ragazzina!» tuona, non appena la nota, «Che ci fai ancora in giro? Fila in camera a lavarti e non intralciare i lavori.»
Sirya annuisce e si avvia, quando la voce della governante la raggiunge ancora: «E non farti vedere! Avremo ospiti a breve.»


 
******
 

 
La ragazzina chiude il libro con un lieve sbuffo e lo posa sulla scrivania. Non le è mai piaciuto starsene relegata in camera, ma almeno di solito ha molti libri con sé. Se solo non si fosse dimenticata di chiedere a Leàr l'approfondimento sulla storia antica... ma ormai è troppo tardi, l'ospite, chiunque sia, è arrivato – ha sentito il rombo dell'aeronave che atterrava in cortile proprio venti minuti prima – e, da quello che le ha detto Nadine, si prospetta una faccenda piuttosto lunga.
Sirya si alza dalla sedia. Mentre finiva la sua lettura i capelli le si sono asciugati e Kuna è sceso sull'orizzonte, e lei non può uscire ad ammirare il tramonto. Muove qualche passo per la stanza, scorre i titoli dei libri che possiede con lo sguardo, si siede sul letto.
Balza in piedi subito dopo, un'idea che le frulla per la testa.
E se andasse a cercare il libro in biblioteca?
Non sarebbe così rischioso. La sua destinazione è a poca distanza dalla camera, e lei sa come non farsi vedere.
Adh guaisce piano. Si è alzato dalla sua cesta e la guarda come volesse dissuaderla.
«Su, Adh» sospira lei, «sarebbero solo due minuti. Vado, trovo il libro e torno qua. Leàr non va mai in biblioteca con gli ospiti.»
Il lupo, però, continua a lamentarsi.
«E va bene.»
Non serve che gli ripeta di fare attenzione. Sirya si avvicina alla porta, il cuore accelerato. Sta per infrangere un ordine diretto di Leàr, e anche se sa che andrà tutto bene, avverte un po' di timore.
Chiude gli occhi per concentrarsi. L'ha fatto mille volte durante gli allenamenti, però ora è diverso. Lascia scorrere il potere e gli dà forma con la sua mente, plasma un velo d'ombra intorno a sé e a Adh. Poi apre la porta con cautela, ritrovandosi nel corridoio.
Fa del suo meglio per mantenere il ritmo del respiro normale, ma già è affaticata: lo sforzo di trattenere il velo d'ombra intorno a entrambi è più gravoso del previsto, devono fare in fretta.
A passo svelto si incammina verso la biblioteca. Deve passare sul ballatoio, ma non è un problema né per lei né per il suo lupo – entrambi sanno come camminare senza produrre un rumore, e i folti tappeti stesi a terra li aiutano. La ragazzina prende il primo corridoio che si diparte a sinistra, corre fino in fondo e apre gli alti battenti ormai con il fiato corto. Un lampo bianco, avvolto dalle fuggevoli volute color smeraldo del velo d'ombra, la supera e si fionda dentro.
Sirya chiude la porta dietro di sé, scioglie la magia e riprende fiato. «Visto? Non è successo nulla» sussurra al lupo. I suoi occhi gialli sono fissi al volto della ragazza ma la coda si agita inquieta, come a ricordarle che non è ancora finita.
Lei solleva lo sguardo. Trovandosi verso est, la biblioteca non è raggiunta dalla luce del tramonto, ed è immersa in un'atmosfera di penombra blu. Rispetto alle proporzioni del maniero, è molto vasta: si articola su due piani e contiene così tanti volumi che Sirya non riesce a quantificarne il numero. Chissà quanti di quei libri Leàr ha letto, si chiede da sempre.
Al centro del corridoio principale, che si sviluppa in altezza per tutti e due i piani ed è fiancheggiato da alte colonne e due file di scaffali, c'è un piedistallo con una gigantesca sfera di vetro, sulla cui superficie sono dipinte a colori vivaci le costellazioni; il lampadario che pende dal soffitto è, come sempre, spento. Colonne slanciate sostengono la volta, mentre tende impalpabili celano le ampie vetrate e filtrano la già scarsa luce della sera. L'aria della biblioteca sa di polvere e pergamena, un profumo che Sirya ha sempre amato; il silenzio che pervade il luogo le sembra quasi sacro. Per un istante quasi dimentica il motivo che l'ha spinta fin lì, contravvenendo agli ordini.
Il muso di Adh le picchietta sulla gamba e lei si riscuote. È venuta a cercare il libro di storia antica di cui Leàr le aveva parlato; deve trovarlo in fretta e tornare in camera prima che qualcuno si accorga della sua assenza.
Si avvia circospetta lungo il corridoio. I libri di storia si trovano tutti al secondo piano, a destra, nella zona dove Leàr ha fatto disporre alcune poltrone e un tavolo su cui lei va spesso a studiare.
Si trova a metà della scalinata quando Adh all'improvviso le prende una manica con i denti e la tira indietro. Lei non ha bisogno di chiedersi la ragione di tale comportamento, l'ha sentito: voci discutono tra loro e sembrano trovarsi proprio dove lei è diretta. Il suo cuore ha un balzo.
Si volta verso il lupo e gli fa cenno di stare in silenzio. Lui abbassa le orecchie, visibilmente turbato, ma non protesta. La ragazzina, se possibile ancora più cauta, facendo attenzione a essere coperta dagli scaffali che occupano il piano rialzato, riprende a salire, un gradino alla volta, il cuore in gola.
La luce di una lampada si spande nel buio sempre più fitto. Ora Sirya può distinguere meglio le voci: una, sconosciuta, appartiene a un giovane uomo ed è sicura e brillante anche nella conversazione sommessa; l'altra, invece, è la voce di Leàr. La ragazza oltrepassa un altro scaffale e si ferma – non osa avvicinarsi di più –, ma poi la curiosità ha il sopravvento e, il viso nascosto dietro un velo d'ombra, si sporge a guardare.
Leàr occupa una delle poltrone di broccato color porpora e tiene tra le mani una tazza di tè, della quale pare aver dimenticato la presenza. Indossa una redingote blu con i bottoni dorati e stivali lucidi; il volto, alla luce calda della lanterna, appare teso. Le ombre danzano sulle lievi rughe che gli segnano la fronte, gli occhi fissano il vassoio posato sul tavolo senza vederlo: Sirya l'ha notato raramente così cupo. Qualsiasi cosa il suo interlocutore stia dicendo, non sono buone notizie.
Quest'ultimo è seduto sulla sedia di fronte. A giudicare dagli abiti di velluto pregiato e dai capelli scuri tagliati alla perfezione è un ayra, e anche molto ricco. Sta composto sulla sedia, ma una mano mescola il tè con un po' troppa energia e gli occhi sono irrequieti, non fanno che saettare in ogni direzione – Sirya trattiene un singulto quando, per un istante, si posano dove lei è nascosta; ma l'attimo dopo sono tornati a concentrarsi su Leàr e lei si tranquillizza.
«Non se ne parla» sta dicendo Leàr.
«E se Aenwyn avesse avuto ragione?» ribatte l'altro.
L'uomo scuote per un istante la testa. «Non se ne parla, Gwenaël. È troppo presto.»
L'ayra chiamato Gwenaël si muove inquieto sulla poltrona. Posa sul vassoio la tazza di tè che stava tormentando fino a quel momento e passa la mano tra i capelli ricci.
«Non posso tenere la faccenda nascosta ancora a lungo, lo sai. Clairël pretenderà spiegazioni non appena trapeleranno anche i minimi dettagli...»
«Non farli trapelare, allora!» sbotta Leàr. Sirya, suo malgrado, sussulta. È sempre così posato, cosa sta succedendo ora? Anche Gwenaël sembra basito.
«Faccio del mio meglio, ma una scoperta di questa portata non può essere passata sotto silenzio, nemmeno volendo.»
«Dannazione!» Leàr appoggia la tazzina con veemenza, tanto che il suo contenuto ormai freddo straripa e si spande sul vassoio. Si alza in piedi e misura lo spazio a grandi passi, respirando profondamente. Infine si ferma, passa la mano sul volto come per liberarsi di un peso e si volta.
«Scusami» sospira.
«So che deve essere difficile» dice Gwenaël, gli occhi bassi e le labbra tese in un sorriso triste. «Non è ancora pronta, vero?»
«Oh no, dal punto di vista strettamente dell'addestramento è almeno tre volte più preparata di quanto non fossimo noi all'epoca» risponde l'uomo. «Ma per Ellyria, Gwenaël, non ha nemmeno undici cicli
Undici cicli.
Il peso di quelle due misere parole le si riversa di colpo sulle spalle. Si ritrae dietro lo scaffale, il respiro, per chissà quale ragione, affannoso.
Cosa sta succedendo di così grave, nell'intera Selaera, da preoccupare Leàr in quel modo?
Ma soprattutto, perché ha la sensazione, come un pungolo fastidioso in un angolo del cervello, che, qualsiasi cosa sia la funesta notizia, in qualche modo i due uomini stiano parlando di lei?


















 
******* Famigerato Angolino Buio *******
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Va bene, va bene, giù quelle asce danesi/katane/cinquedee(?)/zweihänder. In effetti non so se mi vogliate picchiare più per i *tossisce* mesi passati dal capitolo due o per il finale di questo - forse i cliffhanger mi stanno un po' sfuggendo di mano?
Comunque! Finalmente, dopo un'ora di dura lotta nel fango contro l'html sono riuscita ad aggiornare!
Accenni di qualcosa sul punto di accadere, accenni a Sirya e a qualcosa riguardante Aenwyn. Per cosa Leàr la ritiene troppo giovane? Chi è questo Gwenaël che arriva così all'improvviso a sconvolgere tutti? Che accidenti ha combinato Aenwyn in passato? L'ordine di grandezza del numero di neuroni che mi sono rimasti è superiore a 1?
Intanto che vi macerate nei dubbi(?) torno a studiare un po' di matematica. Adieu!

*evoca un lupo bianco e fugge*
   
 
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