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Autore: EleEmerald    13/12/2015    1 recensioni
 Dal decimo capitolo:
"Io vi maledico" disse. "Maledico tutti gli uomini di questo mondo. Tutti gli uomini che si metteranno sulla strada di mia figlia e delle sue nipoti. Quando ingannereto loro, come avete ingannato me, esse vi uccideranno. Sarà l'ultima azione sbagliata che compirete perché le mie figlie vi perseguiteranno, vi inganneranno e saranno la vostra rovina. E poi vedremo, come ci si sente a stare dall'altra parte del manico."
.
Quando Matthew Williams, un tranquillo ragazzo di diciassette anni, incontra Elizabeth, di certo non si aspetta che quella ragazza lo porterà incontro a tanto dolore. Ma, dopo averla ritrovata in un bosco ricoperta di sangue, non rimanere implicato nelle sue faccende è quasi impossibile. Le prove che dovrà affrontare si riveleranno più complicate di come sembrano e, inesorabilmente, si ritroverà a perdere molto di più che la sua semplice normalità. Implicato tra leggende e antiche maledizioni, vivrà, oltre ai momenti più brutti, anche quelli più belli della sua vita.
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 21: La gara

Una volta attraversata la porta di casa, quasi non mi accorsi nemmeno che mia madre mi stava chiamando, talmente ero stato assorbito dai miei pensieri. Non sapevo nemmeno cosa avrei dovuto dirle. Lasciai cadere la cartella per terra e raggiunsi la sua voce. Era seduta sul divano del salotto, arrotolata in mezzo ad una coperta. Davanti a lei, la televisione stava trasmettendo un'episodio di una delle serie che amava tanto. Appena mi sedetti di fianco a lei, iniziarono a trasmettere i titoli di coda e lei spense lo schermo.
- Di cosa ti ha parlato tuo padre? - domandò mentre tirava indietro la coperta.
Sbuffai, non sapevo se dirle la verità. Le avrebbe fatto male sapere che tra le motivazioni di mio padre per compiere quel gesto c'eravamo io e lei? Ci pensai su un attimo, mentre mia madre si alzava in piedi e piegava la coperta, e infine decisi che con tutto quello che le aveva fatto, il suo pensarla così non era niente di importante.
- Papà vuole sposarsi con Charlotte.
Mia madre si bloccò un attimo, alzò lo sguardo su di me e poi tornò alla sua coperta. - Mi sembra lecito, stanno per avere un bambino.
- Hai ragione, ma...non lo so. - Mi passai una mano tra i capelli.
- Avete litigato? - chiese.
Annuii.
- Oh Matt, è solo un matrimonio. Abbiamo perso Patrick tanto tempo fa. - Aveva gli occhi puntati su di me, ma non mi guardava.
- Lo so e non è questo. Abbiamo litigato per delle cose che ha detto ma non è il caso di pensarci. Ho già tanti pensieri per la testa. - Mi alzai anch'io dal divano, deciso a chiudere la conversazione e a recarmi in camera.
- Cos'altro c'è? - chiese invece lei, bloccandomi. Il suo volto assunse un'espressione preoccupata. - Problemi a scuola?
Scossi la testa, sorridendo. - Va tutto bene a scuola.
- E allora é qualcosa di nuoto?
"Anche" pensai.
- Sì, Mark mi ha chiesto se ho intenzione di continuare.
- Vuoi lasciare? - domandò triste. Le era sempre piaciuto così tanto supportarmi durante le gare. La sua reazione mi confuse ancora di più.
- Se voglio farlo, é arrivato il momento. Il problema é che non ci avevo mai pensato.
- Non devi lasciare se non vuoi, tante persone continuano - affermò convinta, anche se non conosceva veramente qualcuno che avesse continuato a frequentare nuoto nonostante avesse rinunciato a una proposta importante.
- Ma non come ora, in futuro non potrò più praticarlo così tanto. Ma se continuo...Mark ha parlato di Olimpiadi. - Pensai al me del futuro con in mano una medaglia e provai qualcosa. Era qualcosa di bello, di piacevole.
- Tra quanto hai la prossima gara? - chiese mia madre.
- Il dieci febbraio, tra tre giorni - mormorai. - Perché?
- Decidi in base a quella gara, in base a cosa ti farà provare, se andrà bene. Scegli un criterio e decidi - disse convinta.
Io mi grattai il capo, poteva essere un'idea. Senza pensarci molto, annuii e accettai quella proposta.
Presi in mano il telefono e guardai l'ora, quindi sbuffai e salutai mia madre per andare in camera a studiare. Salii le scale in fretta e mi sedetti davanti alla scrivania, pronto ad aprire i libri e a fare gli esercizi di matematica, ma improvvisamente la voglia sparì. Mi lasciai scivolare sulla sedia e guardai il soffitto. In fondo se aspettavo un po' non cambiava niente, avrei comunque finito giusto in tempo per andare a nuoto. Il nuoto...Tornai a posare lo sguardo sul libro: numeri, calcoli, problemi. Problemi. Quella situazione non mi piaceva affatto. Non sarei riuscito a scegliere da solo, nemmeno con la proposta di mia madre. Decisi di chiedere l'opinione di qualcuno e presi in mano il mio cellulare. Il nome di Elizabeth si fece strada nella mia testa in un attimo e, senza pensarci due volte, la chiamai. Lo lasciai squillare solo due volte prima che lei rispondesse.
- Matthew? - La sua voce mi fece tornare il buon umore e immaginai che forse avevo deciso di chiamarla solo per sentirla.
- Ciao Elizabeth - risposi, guardando fuori dalla finestra.
- Come mai mi hai chiamato? - domandò con una punta di curiosità.
- Forse volevo solo sentire la tua voce.
Lei rimase zitta un attimo, poi riprese, sviando l'argomento. - Oggi vai a nuoto? - La sua voce era diversa: non infastidita, l'esatto contrario. Immaginai stesse sorridendo.
Stavo per risponderle di sì, ma mi poi ricordai che quello era uno degli unici giorni in cui non ce l'avevo. - No, ma è proprio di questo che volevo parlarti.
- Allora non è vero che volevi sentire la mia voce - rispose lei.
- Anche. - Sorrisi. - Ma ho bisogno di un consiglio e mi fido di te.
- Spara!
- Mark, il mio allenatore, mi ha chiesto se ho intenzione di andare alle Olimpiadi... - mormorai.
- Ma è meraviglioso! - esclamò. - Matthew é bellissimo!
Io rimasi zitto. Lo era. Era meraviglioso. Significava che valevo qualcosa e che con il giusto impegno avrei raggiunto grandi obbiettivi e che tutti quegli anni avevano dato dei frutti.
Accortasi del mio silenzio, Elizabeth chiese: - Perché non sei convinto?
- Non lo avevo calcolato. Non mi era mai passato per la testa. Credevo che sarei andato a fare matematica all'università. Cosa devo fare? Non potrò certo fare entrambe le cose.
- Sinceramente non ne ho idea.
- Non mi aiuti.
- Non sapevo che la matematica ti piacesse a tal punto.
- Elizabeth la stalker non è arrivata a sapere una cosa così importante! Perdi colpi! Credevo conoscessi il mio orario scolastico a memoria. Così ci saresti arrivata subito, o almeno avresti capito che sono bravo, visto che sono nel corso dei migliori.
- Piantala! - La sentii ridere. - Tornando alla scelta, non so se sia giusto che sia io a prendermi una responsabilità del genere. Posso dirti quello che farei io, ma non voglio che tu agisca così, ho paura che poi tu te ne penta e che sia a causa mia.
- Ho già provato a chiedere a mia madre, ma non è stata molto d'aiuto. Ho bisogno di qualcuno che sia chiaro e che mi dica cosa fare - mi fermai, lasciando cadere lo sguardo su un problema, aspettando che lei rispondesse. - Ti prego.
- Credo che dovresti nuotare - disse Elizabeth così in fretta che quasi non riuscii a distinguere le parole.
- Grazie.
- Non so che lavoro vorresti fare dopo l'università o quanto ti piaccia spremerti il cervello in calcoli strani, ma ti ho visto nuotare e sei bravo, non mi sembra giusto buttarlo via così.
Annuii, era vero.
Mi tirai su e incrociai le gambe mentre mi sedevo sulla sedia, un'abitudine che avevo da bambino. - Il dieci ho una gara. Vuoi venire?
- Certo.


 

I giorni passarano in fretta. In piscina, mi allenai più del solito, deciso a vincere la gara. Chuck non venne nemmeno un giorno perché, a detta sua, aveva preso una brutta bronchite e se voleva esserci alla gara, doveva saltare gli allenamenti e riprendersi completamente. Fu un peccato, perché dopo essermi accorto che le sue scarpe corrispondevano a quelle che indossava la persona che parlava con Luke, avrei voluto osservarli e cercare di capire cosa succedeva. A scuola tutto procedeva tranquillo, tranne che per le ore di matematica che avevano iniziato a crearmi confusione, non che avessi iniziato a sbagliare gli esercizi, ma non ero più sicuro di niente e questo non mi piaceva. Iris e Thomas continuavano a non parlarsi, mentre lui faceva ancora finta che Hannah fosse la sua migliore amica. Per fortuna ero riuscito a convincere entrambi a venire alla gara, in fondo non avevano bisogno di parlarsi per fare il tifo per me, e poi mi piaceva avere gente.
Alla mia prima gara mia madre si era messa a fare il tifo per me così forte che tutti sugli spalti avevano iniziato a guardarla male. Avrei voluto nascondermi sott'acqua e lasciar perdere tutto, ero così imbarazzato, ma poi avevo capito che se non per me, dovevo almeno provare a vincere per lei, perché il suo obbiettivo era quello di darmi forza. Quella gara non era andata bene, ma non mi era importato. Da quel momento avevo sempre chiesto a qualcuno di venire, perché anche quando mi accorgevo che stavo andando male o che qualcuno mi aveva superato, pensavo a quelle persone che erano lì per me e, nonostante fossi stanco, ce la mettevo tutta per recuperare. Lo facevo per me stesso, ma anche per loro.
Quando il giorno della gara arrivò, mi sentivo abbastanza motivato, soprattutto per quello che mi aveva detto Elizabeth. Ero felice che lei fosse lì, insieme ai miei amici.
La gara si teneva a Louisville, la capitale, che non distava troppo dalla nostra città e non c'era quindi voluto molto per raggiungerla.
Mancavano pochi minuti alla fine della gara precedente alla mia quando abbandonai gli spogliatoi e mi avviai verso la piscina, diretto alla mia corsia. Feci scorrere lo sguardo alla ricerca dei miei compagni e di Mark. Fortunatamente ci eravamo qualificati tutti. Luke aspettava impaziente davanti alla sua corsia, mentre gli altri erano rannicchiati sugli spalti. La loro espressione faceva intuire che non si sentivano a loro agio lì, ma i responsabili della gara non li avevano voluti vedere sulle panchine vicino all'acqua, sostentendo che avrebbero solo disturbato siccome dovevano affrontare altre gare. Mary aveva iniziato per prima e con il suo magnifico stile a farfalla era arrivata terza. Ora stava seduta vicino agli altri, il suo ragazzo le teneva una mano sulla spalla. Margareth era alla destra della ragazza, anche lei aveva disputato la gara quella mattina. Ad un passo da lei c'erano Jason e Chuck, che si era rimesso completamente. Seduti dietro di lui c'erano i miei amici e mia madre, che per nessun motivo al mondo avrebbe mai potuto perdersi una mia gara.
Thomas e Iris erano vicini e appena mi videro alzarono una mano in segno di saluto. Un attimo dopo, lo sguardo di Elizabeth si illuminò e io sorrisi.
Mark mi si avvicinò con un'asciugamano sulle spalle, nonostante non ne avesse bisogno. - Metticela tutta. In bocca al lupo.
Io annuii.
- Matt, forza sbrigati - mi chiamò Luke, cominciando a salire sul trampolino.
Lasciai le mie cose su una panca e la seguii, sotto gli sguardi dei miei amici.
Una volta posizionato, mi infilai gli occhialini e attesi il fischio di inizio. Le gambe e la braccia cominciarono a fremere, impazienti. Dovevo vincere. Volevo vincere.
Il fischio di inizio risuonò all'improvviso ma senza prendermi alla sprovvista, mi capitava spesso di non rendermi conto di quando stava per cominciare. In un lampo, mi buttai in acqua, che era stranamente tiepida, anche se non ebbi il tempo di farci troppo caso. Con una bracciata dopo l'altra arrivai fino al bordo della vasca e tornai indietro. Era una gara abbastanza importante, anche se Mark sosteneva che la dovessimo considerare solo un allenamento per quelle che avremmo dovuto affrontare in futuro. L'acqua era cristallina, riuscivo a vedere ogni minima striatura delle piastrelle sul fondo, ma non dovevo distarmi. Raggiunsi di nuovo il bordo e dovetti fare un'altra inversione. Essando la mia gara quella dei 200 m a stile libero, che era quello che mi veniva meglio, mi mancavano due vasche. Cercai di aumentare l'andatura, allargando le bracciate, senza però sforzarmi troppo e riuscii anche a superare Luke. Provai quel senso di libertà che mi travolgeva ogni volta che nuotavo, mi sentivo bene. All'ultima vasca ero davvero stanco ma dovevo vincere. Strinsi i denti e continuai. Venti metri. Dieci. Ero primo, non dovevo farmi superare. Cinque. Luke si avvicinò a me. Due. Toccai il bordo e qualcuno fischiò. Avevo vinto!
Guardai verso i miei amici e notai che stavano tutti gridando di gioia, Thomas stava addirittura battendo il cinque ad Iris che rideva. Ma il più felice ero io, ero orgoglioso di me stesso ed era una sensazione che mi piaceva moltissimo.
Nella corsia di fianco alla mia, Luke sorrise e allungò un braccio. - Bella gara.
Afferrai la sua mano e la strinsi. - Mi dispiace averti superato all'ultimo.
- Non è vero, non ti dispiace per niente.
Io annuii, lasciandomi scappare un altro sorriso.
- Vorrà dire che la prossima volta starò più attento - disse lasciando la mia mano e alzando un angolo della labbra. - Guardati le spalle negli spogliatoi.
Si tirò su e uscì dall'acqua, lasciandomi perplesso da quell'affermazione. Completamente confuso, me ne andai anch'io, raccogliendo l'asciugameno sulla panca e passandomelo sul viso. Proprio in quel momento, Chuck mi passò vicino e mi batté il cinque. - Grande Matt! Bella gara.
- Ora tocca a te.
Lui annuii e si diresse verso la vasca, mentre io andavo a salutare i miei cari.
Non appena vi avvicinai agli spalti, Elizabeth si alzò dal suo posto e corse giù. Senza nemmeno pensare alla ringhiera che ci divideva e che io fossi più in basso di lei, mi buttò le braccia al collo e mi abbracciò. In un primo momento rimasi immobile, totalmente impreparato a quel gesto, poi feci passare le mie braccia intorno alla sua vita e la strinsi.
- Bravissimo! - esclamò lasciandomi andare.
- Grazie - risposi. - Aspetta, vengo lì.
Passai sotto la ringhiera e la raggiunsi. Lei mi prese la mano e mi tirò dagli altri. Thomas mi batté il cinque e anche Iris fece le stesso mentre mi madre mi abbracciò, conplimentandosi con me e sussurrandomi all'orecchio qualcosa su me ed Elizabeth per poi sorridere con approvazione. Aveva frainteso, come al solito, ma decisi che per quel momento volevo lasciarglielo credere. Volevo crederlo anch'io.
Avevo vinto la gara, Elizabeth mi aveva abbracciato. Ero così felice e lo sarei stato per tutta la giornata se mia madre non mi avesse ricordato quella scelta che mi attanagliava da giorni.
- Allora, dopo la gara ti si sono schiarite un po' le idee? - domandò mentre mi sedevo tra loro.
Rimasi immobile, non volevo prendere una decisione subito, non dopo la foga della gara. Avrei rischiato di prendere decisioni senza pensarci abbastanza, e poi volevo sapere qual era l'opinione di Thomas, che era sempre molto bravo a fare delle scelte quando si trattava degli altri.
Eppure sapevo di voler continuare a nuotare e provare quella sensazione di libertà che avevo sentito in acqua.
- Forse - dissi infine.
Mia madre sorrise.
Feci scivolare lo sguardo verso la vasca e notai che Chuck era già in posizione. Quella mattina Mark mi aveva confessato di essere molto preoccupato. Il mio amico non si era allenato per l'intera settimana e come avversario si trovava a frontaggiare un ragazzo che tutti davano per favorito. Nessuno di noi credeva che ce l'avrebbe fatta, ma ci sbagliavamo.
Fin dal fischio di inizio, Chuck si buttò in acqua in netto anticipo rispetto agli altri, nuotando a dorso con grande velocità. Il ragazzo lo superò ma non per molto, perché Chuck tornò in vantaggio. Saltai in piedi e cominciai a fare il tifo più forte che potevo, seguito dai miei amici e i miei compagni di squadra. Luke corse verso l'inizio degli spalti, mentre Chuck faceva l'ultima vasca e toccava il bordo, vincendo.
Si voltò verso di noi, mostrandoci il pollice alzato e uscendo dall'acqua poco dopo. Mark corse a complimentarsi con lui e io feci lo stesso, correndo giù dagli spalti e passando sotto alla ringhiera. Arrivato ad un passo da lui, Luke mi superò e gli si buttò addosso.
- Chuck sei un grande! Sei arrivato primo! Chi l'avrebbe mai detto?
Lui si scostò, guardandolo negli occhi e deglutendo. La tensione tra i due era palpabile. - Grazie.
Un secondo dopo si voltò, riuscendo solo in quel momento a capire quello che gli aveva detto, e corrugò le sopracciglia. - Aspetta, credevate che non ce l'avrei fatta?
Io rimasi zitto.
- Begli amici che siete, ragazzi. Vi perdono solo perché ho vinto e non voglio rovinarmi la giornata. - Lasciandosi sfuggire una risatina se ne andò, diretto agli spogliatoi.


 

Poco dopo la gara di Jason e prima della premiazione, andai a cambiarmi anch'io. Chuck, che aveva avuto parecchio tempo, si era fatto la doccia e in quel momento si stava asciugando i capelli.
Decisi di fare lo stesso e mi misi sotto il getto d'acqua per sciacquarmi. Da lì, riuscivo a vedere tutti gli spogliatoi, perfino il punto in cui si trovava Chuck. In quel momento, Luke si scostò dalla sua doccia per andare a cambiarsi. Lo seguii con lo sguardo mentre appoggiava le sue cose sopra una panca e si asciugava. Volevo chiedere a Chuck quello che stava succedendo ma non volevo farlo con Luke lì. Lo guardai mentre si chiudeva in una cabina e mi accorsi che anche Chuck lo stava osservando. Ne uscì un attimo dopo, completamente rivestito.
In quell'attimo, l'avversario di Chuck che davano per favorito si avvicinò a lui. - Bella gara.
- Davvero bella, sì - disse assumendo un'espressione beffarda.
Luke scoppiò in una risatina.
- Che c'é? - esclamò Chuck.
- Nulla. - Cercò di trattenersi, ma invano, perché tornò a ridere.
Il ragazzo favorito lo fissò.
- Scusa, é un coglione - disse il mio amico.
L'altro alzò le spalle e andò via sotto gli occhi di Chuck, che poi si rivolsero al biondo. - Che problemi hai?
- Che problemi hai tu? Non posso ridere?
- Non puoi se ridi di me.
- Oh, scusami tanto - rispose esasperato.
Quei due erano come cane e gatto, com'era possibile che fossero stati insieme? No, i miei sospetti dovevano essere sbagliati. Eppure...la tensione che c'era e gli sguardi che si erano scambiti non li avevo sognati.
Chiusi la doccia e andai verso di loro per cambiarmi, interrompendoli mentre continuavano a bisticciare e Luke si avvicinava a Chuck.
Sospirai, mentre mi infilavo la tuta e guardavo l'ora sul cellulare . La premiazione sarebbe cominciata da lì a cinque minuti. Mentre mi cambiavo, lo spogliatoio si era svuotato completamente. Tutti erano già entrati, tranne i miei due compagni di squadra.
- Ragazzi, dobbiamo andare. Muovetevi! - li ripresi.
Loro non mi rivolsero nemmeno una sguardo, ignorandomi completamente e preferendo continuare a coprirsi di insulti.
- Oh al diavolo! - Me ne andai.
Appena ebbi chiuso la porta però sentii un grosso tonfo provenire dall'interno, qualcuno doveva aver fatto cadere una sacca. Ma c'erano solo loro due lì dentro e stavano litigando! Corsi dentro, preoccupato che fossero passati alle mani. Un atteggiamento del genere poteva portarli ad essere squalificati da ogni tipo di gara per molto tempo. Mark li avrebbe uccisi.
Quando però tornai dentro trafelato, mi resi conto che quello che stavano facendo era diverso anni luce dal litigio. Si stavano baciando.
Il tonfo che avevo sentito era stato provocato dalla sacca di Chuck, che ora era a terra ai suoi piedi, mentre lui faceva scorrere le mani sulla schiena di Luke.
Sgranai gli occhi e uscii in fretta di lì, fermandomi dietro alla porta. Ora sapevo quello che stava succedendo tra i due. Anche se in realtà ne era solo la conferma, dopo quello che avevo sentito dire a Luke lo avevo capito, l'unica cosa di cui non ero stato certo era Chuck. Chi se lo sarebbe mai immaginato? Proprio quei due, insieme. Scoppiai a ridere e mi appoggiai.
Quasi caddi a terra, mentre qualcuno spingeva sopra la porta per uscire. Luke mi passò di fianco, aveva i capelli arruffati e le guance accaldate. Nel suo sguardo lessi una profonda confusione, tutto l'opposto da quello che mi sarei aspettato di vedere. Poi ricordai, nella conversazione che avevo origliato Luke stava urlando a Chuck quanto lo confondesse questa storia.
- Che fai lì? - chiese.
- Stavo solo...niente.
Lui mi lanciò un'occhiataccia e si affrettò a sparire, mentre Chuck usciva dalla porta con un misto delusione e felicità dipinta sul viso. Gli feci passare una mano sulle spalle. - Forza, andiamo.



Angolino mio: Eccomi qui, sono in ritardo anche questa volta ma credo che possiate capirmi, questo periodo è pieno di verifiche per tutti. Durante le vacanze di Natale dovrei riuscire a tornare a scrivere di più. Finalmente sappiamo cosa combinano Chuck e Luke, anche se questi due mi sembrano parecchio confusi. Vi piacciono insieme? Sì Cice, lo so che li adori. Matt è sempre più confuso per la scelta che deve prendere, anche se forse dopo questa gara ha deciso. Che ne pensate? Continuerà a nuotare? Vi avviso che per un po' non si parlerà più di questa scelta, ma in futuro si tornerà a sapere cosa ha deciso. Dopo il prossimo capitolo (che io considerò un po' l'ultimo della prima parte) invece, inizieranno i veri problemi, molto peggiori di questi. A presto!
  
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