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Autore: theblackphantomhive    13/12/2015    0 recensioni
Trailer della storia [by: http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=250641] https://www.youtube.com/watch?v=-L5TfAe2ikA&feature=youtu.be
Dalla storia:
"[...] Ogni sera, avrete una parte della storia, finché via via essa non sarà conclusa, e allora io sarò libera di volare via, e di cominciare a vivere."
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Capitolo 18

Harry 
Mi era venuta la febbre. Solo adesso mi rendo conto di quanto quella fosse la serata più sbagliata per ammalarmi. Mi ero pure addormentato prima di cenare, dimenticandomi totalmente di avvertire Diana che speravo non mi avesse aspettato sveglia..perché era totalmente capace di farlo quella ragazza. Solo verso l'una di notte, quando ripresi coscienza, le scrissi quel messaggio Scusami per l'orario, ho la febbre, mi dispiace mancare al nostro appuntamento. Mi farò perdonare” Ovviamente nemmeno mi aveva risposto, ma c'era da aspettarselo. Non era successo nulla di particolare in quei giorni, aspettavo solo che Diana comprendesse i miei sentimenti, anche se in tutta sincerità mi sentivo come se stessi aspettando qualcosa che non c'è, e sarei stato pronto a pregare purché non fosse cosi. Erano circa le 11 di mattina quando sentii bussare alla porta della mia camera, e vedere la sua faccia spuntare sull'uscio sorridendo. 
-Buongiorno!- disse lei radiosa, entrando nella stanza e poggiando la borsa sulla scrivania. 
-Buongiorno- bofonchiai, girandomi sul letto, a fissarla, poi lei chiese -come stai?- venendosi a sedere accanto a me. 

Ho visto che in un angolo c’è una fotografia
Non avevo alcun dubbio che fossi tu
Si trova lì da solo su quel letto di vetri rotti 
Questo letto non è fatto per due” 

-Sto meglio grazie, per stanotte starò bene, non ti preoccupare- dissi mettendomi seduto, e aggiundendo -vedo che hai capito che senza il tuo Harry non puoi starci..sono troppo affascinante, lo so- ridendo. All'udito di quelle parole lei sgranò gli occhi, per portarli bassi e arrossire. Quella sua reazione mi lasciò titubante, perché non me l'aspettavo. -Ehi, che hai?- le chiesi infine, e lei disse -Non ho niente-, sfociando nuovamente in un sorriso. Era proprio quello il punto. Non sentiva niente. Non sentiva felicità, non sentiva tristezza, non sentiva alcuna emozione. Sentiva solo di avere un grande vuoto dentro, che niente e nessuno era capace di colmare. Era circondata dalla famiglia, dagli amici, aveva persone che l'amavano, eppure, si sentiva cosi dannatamente sola, che se la sfioravi con un dito, poteva crollare, come un castello di sabbia a contatto con l'acqua. 
-Vabbé Harry, ero solo passata a sapere se stavi bene, qui adesso tolgo il disturbo- detto questo si alzò, ma la mia mano si allungò di scatto verso la sua. 
-Per favore, resta- le sussurrai, parlando con una punta di tristezza. Perché poi era vero che lo ero, non volevo che lei si allontanasse da me. Ogni volta che la vedevo andare via provavo un senso di ansia e di paura, non potevo perderla un'altra volta, non ce l'avrei proprio fatta. E poi rimaneva ancora il problema di Niall. 

Terrò gli occhi ben aperti
Terrò le braccia spalancate 
Non lasciarmi 
Non lasciarmi andare 
Perche’ sono stanco di sentirmi solo”

-D'accordo, ma solo per un altro po, non ho tutto questo tempo da sprecare io- tornò a sedersi vicino a me -Oh davvero? E cos'avresti di cosi interessante da fare?- le chiesi assottigliando gli occhi divertito, osservandola alzare gli occhi verso il soffitto e muovendoli velocemente, come se stesse sfogliando nella sua mente qualcosa, alla ricerca della risposta. Poi sospirò e scoppiò a ridere. -Come immaginavo- le dissi sorridendo soddisfatto, e tornando a semi coricarmi, con la mani dietro la testa e il lenzuolo fino all'ombelico. 
-Fuori c'è ancora il temporale- parlò, rivolgendo un'occhiata alla finestra. 
-Ti ha accompagnata Niall? Non sei venuta a piedi, vero?- 
-No, Niall non c'entra...- sospirò, ma quella volta non rise affatto, bensì il suo volto si dipinse di un'amara tristezza, facendo brillare in me la speranza che forse avevo già vinto. -E quindi?- continuai, -Mi ha accompagnata mio padre, oggi non lavora- ammise. 
-Ah, ho capito- 
-Harry devo proprio andare, per favore, ci vediamo più tardi, ti va?- chiese lei girando il suo viso dall'altra parte, ma la mia mano afferrò, con quanta più gentilezza potesse avere, il suo mento, costringendolo a girarsi verso di me. 
-Vuoi dirmi che succede?- i suoi occhi erano ludici, e la punta del naso cominciava diventarle rossa, come accadeva sempre quando stava per piangere. E fu allora che mi preoccupai. Pensai che forse loro si erano fatte vive in qualche modo, che fossero tornate, che lei avesse paura e si stesse tenendo tutto dentro. Ed io ero fottutamente spaventato. -Diana..- provai di nuovo, ma lei non rispondeva. 

Non lasciarmi andare
Perche’ sono stanco di sentirmi solo” 

Si alzò dal letto velocemente, quasi con uno scatto, e afferrò la borsa, continuando a darmi le spalle e rimandendo muta per tutto il tempo. 
-Allora? Che diavolo ti prende?- domandai ormai agitato, ma cercando di mantenere un tono calmo. 
-C'entra Niall, posso dirti solo questo...- la voce si spezzò, e strinse la mano in un pugno, serrandolo alla cinghia della borsa.
-Che ha fatto Niall?- la raggiunsi, ancora di spalle, poggiando le mie mani su queste, e avvicinando il mio corpo al suo. 
-Lui non ha fatto niente, sono stata io- 
-Di che stai parlando? Non ti seguo- ammisi confuso, ma più tranquillo. 
-Harry per favore...- la sua voce tremava, tirò su col naso, e asciugò in fretta gli occhi, per poi finalmente voltarsi a guardarmi -ti racconterò tutto sta sera, se ti sentirai meglio e verrai al dondolo. Ma ti prego, lasciami andare adesso- Staccai le mie mani dal suo corpo, e le lasciai cadere a penzoloni lungo il mio. Le annuii, anche se farla andare via in quello stato non era esattamente quello che volevo. Eccolo, diamine se sei prevedibile, stupido vuoto allo stomaco. Lei non stava andando via per sempre, non stava partendo per l'America..perché dovevi essere cosi fastidioso? 
I ragazzi quando soffrono glielo si legge negli occhi, ma alle ragazze.. potrebbero subire un interrogatorio e sarebbero capaci di non ammettere nulla. Tremendamente fragi, e straordinariamente forti. E lei era una di quelle, una forte, si. Se mi avessero chiesto con che parola avrei definito Diana, io avrei risposto “Orgoglio” perché lo è, cazzo. E' una pozza sconfinata di orgoglio. Dovevate vederla, con le lacrime agli occhi, ma sia mai che si mostri debole con qualcuno. Io ero arrivato con lo scopo di abbattere i suoi muri, di distruggerli, eppure, tutto ciò che faceva lei era distruggere me. 
Sapete, lei profumava di pane fatto in casa, di biscotti appena sfornati. Aveva quell'odore di asfalto bagnato, pioggia nell'aria, erba appena tagliata. Sapeva di libertà e di lacrime senza dolore, anche se il suo corpo era come una bottiglia piena di questo. Davvero, però, aveva quello strano odore di mare a Gennaio, di cioccolata e di vestiti appena stirati. Di pioggia a Giugno, sapeva di casa dopo essere stati in vacanza, di regali ancora da scartare, di pastelli appena temperati. Era la corda preferita della mia chitarra, il rosso tramonto che squarcia il grigiore di Londra, il raggio di sole prima, durante e dopo la bufera. Era la neve a Natale, i film di Tim Burton e Depp, le canzoni dei Pink Floyd, e la voglia di sorridere che fa a botte col cuore. Eppure non l'avrei mai pensato, non avrei mai immaginato che un sorriso potesse cambiare le mie giornate, che il mio umore dipendesse da quello di un'altra persona. Ho capito che avevo bisogno di te, che avevo paura di perderti. E se è vero che il punto debole di una persona è spesso un'altra, il mio punto debole eri tu. 
Uscii correndo dalla mia stanza, e la sentii chiudere la porta di scatto al piano di sotto. Mi spostai alla finestra, vedendola correre col capo chino e le mani pronte ad asciugarle le lacrime. Perché Diana? Cos'altro le stava accadendo? Io..io non ce la facevo più, davvero, rischiavo di impazzire ad essere sempre lasciato indietro, messo da parte, lasciato ai margini. 

 

Diana

Ok, stavo piangendo. Avevo smesso di pensare a Niall da un po ormai, ma a sentire il suo nome pronunciato da Harry, pronunciato da colui che avevo scelto abbandondo Niall, mi faceva morire dentro, mi faceva appassire. Mi ritrovai di nuovo in quella piazza, quella dei graffiti, accovacciata sul muretto a piangere, a piangere per tutto questa volta. Per Niall, per Harry, per Abby, Sophie, Liam, Louis, perfino Zayn che non c'entrava niente. Piangevo per me. Piangevo per la perdita di memoria, per l'ospedale, le cicatrici confuse sul mio corpo, che sembrano scrivere qualcosa che non riesco a leggere. Avrei voluto sparire in quel momento, lo sconforto mi stava mangiando viva. Sentivo il dolore dal basso, salire, fino al mio cuore, e picchiarlo forte, come non aveva mai fatto. Perché adesso se lo meritava, accidenti se se lo meritava! 

Non basta un raggio di sole in un cielo blu come il mare
perché mi porto un dolore che sale che sale

Si ferma sulle ginocchia che tremano, e so perchè...” 

Ero vuota, non avevo più le parole per parlare, più pensieri da pensare, ne più passi da camminare, ma c'ero finalmente, ero a casa. Finalmente quel giorno sarebbe finito tutto, mi sarei svuotata. Una catena era andata in pezzi, ed era stato Niall a portarmela via, ne mancava solo una, e portava il nome di Harry. Quella sera anche l'altra catena sarebbe sparita, e io avrei potuto volare via, avrei potuto rinascere una terza volta, e quella volta farlo nel modo giusto. 

E quando arriva la notte 
e resto sola con me 
La testa parte e va in giro 
in cerca dei suoi perchè 
Né vincitori né vinti 
si esce sconfitti a metà 
La vita può allontanarci, 
l'amore continuerà...”

* Di sera

Prosegue nella sua corsa, si prende quello che resta
Ed in un attimo esplode e mi scoppia la testa 
Vorrebbe una risposta ma in fondo risposta non c'è 
E sale e scende dagli occhi 
il sole adesso dov'è? 
Mentre il dolore sul foglio è 
seduto qui accanto a me” 

-Diana, sono qui- urlò Harry lanciando i sassolini sul vetro della finestra.
-Arrivò- risposi io, indossando una felpa e scendendo velocemente le scale. 
-Dove vai?- chiese mio padre che guardava la tv sul divano, -Harry è venuto un attimo a parlarmi. Siamo in giardino, è urgente per cui dovrei..- dissi indicando la porta. 
-Vai vai, ma qui entro un'ora- annuii e uscii di corsa. Ci andammo a sedere automaticamente sul dondolo, io con le gambe al petto, lui che dondolava, e il silenzio di quella notte grigia e fretta di ormai fine febrario. 
-Harry ora che ci penso, il tuo compleanno è passato da un pezzo, e non ti ho fatto gli auguri- 
-Non fa nulla, mi credi se ti dico che il giorno del mio compleanno l'ho passato in ospedale, a tenerti stretta la mano?- rise lui. Quella fu la cosa più dolce che sentii in tutta la mia vita. 

Prima di incontrare te
stavo bene ma le cose erano piuttosto pesanti
Mi hai riportato in vita 
Ora ogni febbraio 
Sarai il mio valentino, valentino” 

Poi lui disse -perciò...che dovevi dirmi riguardo Niall?- Mi rabbuiai, e nascosi istintivamente la testa fra le ginocchia. No, non avrei pianto ancora. 
-Che ieri abbiamo parlato, e lui mi ha aiutata a capire i miei sentimenti- 
-Davvero? Parlamene allora, sono curioso- disse, fermando il dondolo. -Solo se continui a fare muovere questo coso, dondolare mi rilassa- lui annuii, e riprendemmo a muoverci. -Allora, direi che è andata più o meno cosi: ho smesso di pensarti e ho cominciato a riflettere sul motivo per cui la mia testa non fa che dire “Harry”. La risposta piu istintiva e credo piu banale sarebbe che non lo so, eppure non è cosi. Lo so perché mi piaci, lo so bene. Ami ascoltare musica, suonare, cantare e graffitare, e poi sei spontaneo, sei semplice e al tempo stesso piu complicato e profondo di un libro di Freud. Ma se fossero solo queste le tue qualità non mi saresti piaciuto poi cosi tanto, ciò che mi piace di te è ciò che di te non si vede. Capisci? E' la luce pulsante dei tuoi occhioni verdi, o il modo che hai di guardarmi qualche volta. Ti penso perché mi piaci e questo forse è ancora piu banale, se allora scavo ancora più a fondo e mi rispondo che ti penso perché necessito di un ossessione da cui essere disturbata. Tu non sei semplicemente il mio tipo, sei il bel paio di occhi che illuminano per qualche momento la mia vita, e avevo bisogno di questi. Il bello della storia è che non importa quale sia la mia risposta, io ti lascerò comunque andare senza fermarti, senza dire una sola parola, ti lascerò il tuo tempo. Non voglio gettarti addosso senza pietà la mia massa di sentimenti informi, non voglio doverti mettere in condizione di dirmi si o no- sputai tutto d'un fiato quello che pensavo, per poi respirando affannosamente e ricominciare -Vediamo un pò, come potrei descrivere il mio amore per te? L'unica frase che mi viene in mente è: l'Amore sei tu. L'amore sono i tuoi occhi verdi, nei quali mi perdo. L'amore sono le tue labbra, rosee e lisce, che bacerei per tipo non so quanto. L'amore è il tuo sorriso, la tua risata, il modo trascicato in cui cammini, il modo in cui mi guardi come se fossi unica, speciale, perfetta. L'amore è sentire a mezzanotte precisa i sassolini piombare sulla mia finestra. L'amore è il pensiero di te, fisso e costante nella mia testa. L'amore è quel bacio che è mancato, l'amore sono quei baci che spero arriveranno. L'amore sei tu, Harold Edward Styles. E per farla breve, il succo del discorso è che ti amo, e non riesco più a tenerlo dentro!- e finalmente riuscii a dirgliele quelle parole che mi fecero martellare il cuore per l'ansia di sapere la sua risposta. E lui sorrise, facendo scemare tutti i miei buoni propositi di fuggire via finché fossi stata ancora in tempo. 
-Immagino che dovrei dire qualcosa..- disse. -No no no! Harry te l'ho detto, ti lascerò il tuo tempo, anzi perdonami se ti ho detto tutto cosi all'improvviso!- cominciai ad agitarmi, vedendo crescere il suo rossore sulle guance, e i suoi occhi socchiusi a guardarmi con un'intensità penetrante. 
-Che ti prende?- chiesi, guardandolo preoccupato. 

abbiamo costruito una fortezza fuori dalle lenzuola 
Finalmente ti ho trovato  
Tu sei il mio pezzo mancante 
Ora solo completa 
Andiamo fino in fondo stasera 
Nessun rimpianto, solo amore “

Alzò le mani, tenendo un sorriso beffardo scolpito in faccia, e le poggiò sulle mie guance, schiacciandole un po. Poi mi avvicinò di scatto, facendomi fermare a pochi millimentri dalla sua bocca, potevo avvertire il suo respiro, forse, un po troppo caldo. -Io sono l'amore, eh? Anche tu lo sei, e per favore, permettimi di dimostrarti quanto vorrei congiungermi a te, mia dolce metà- continuai a sguardarlo stupita e ansiosa, mentre lui sussurrava, sfiorando le mie labbra. Chiuse gli occhi, ma io non ci riuscivo. Avrei voluto registrare ogni gesto, movimento, respiro, espressione, attimo, minuto, e secondo di quel momento. I nostri visi si avvicinarono, le sua mani scivolarono dietro la mia schiena, e le mie dietro la sua testa, stringendo forte i suoi capelli. C'eravamo, il nostro secondo primo bacio. Che cosa strana. Le nostre labbra erano ormai congiunte l'una a l'altra, staccandosi solo per riprendere fiato. Nessuno dei due ne voleva sapere di smettere, perché era cosi che in quel momento si stavano dicendo “Mi sei mancata”; “adesso sono qui per te”; “non lasciarmi”. Ed era cosi che dimostravano l'un l'altro quanto si amassero, quanto l'avessero sempre fatto.
-Quanto pensi che durerà?- chiesi, con la testa sulle sue gambe, sorridendogli dolcemente. 
-Per sempre- rispose lui serio, accarezzandomi i capelli. 
-Per sempre è un tempo davvero lungo- 
-Perfetto, no? Cosi avremmo la possibilità di amarci, odiarci, e poi innamorarci ancora, sempre come fosse la prima volta- mi diede un bacio a fior di labbra, non capendo forse di avermi donato quel lieto fine di cui tanto avevo scritto. 
Il mio primo amore, cosi bello, cosi complicato, che lo ripeterei altre mille e mille volte.

 
   
 
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