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Autore: FloxWeasley    13/12/2015    2 recensioni
"Forse non dovrei chiamarti. Cioè, so che non dovrei chiamarti perché... perché ho bevuto un po' e sono... che ore sono da te, Addison? Non riesco a ricordare se ci sia differenza di fuso orario tra Seattle e Los Angeles..."
La donna nascose un sorrisino divertito dietro la mano e scosse la testa, lasciandosi scivolare a sedere sul divano.
"... e nemmeno se lì da te si festeggi il Natale... lo festeggiate il Natale in California, Addison?"
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Addison Montgomery Sheperd, Derek Sheperd
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
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Home for Christmas

 

Choirs will be singing "Silent Night"
Christmas carols by candlelight
Please come home for Christmas
Please come home for Christmas
[Please come home for Christmas, The Eagles]

 

 

Era stata una splendida giornata, tiepida e senza l'ombra di una nuvola, come la maggior parte delle giornate in California: sarebbe andato tutto bene – meravigliosamente, anzi – se non fosse stato per l'insignificante dettaglio che quella tiepida, soleggiata giornata era il ventitré di Dicembre.
Per quanto provasse a cercare i lati positivi di un Natale mite, Addison proprio non riusciva a trovarne nemmeno uno: come si poteva girare in maglietta a due giorni da Natale?
Che fine facevano i maglioni morbidi, le serate passate sotto una coperta a bere cioccolata calda e a guardare la neve cadere lenta, le guance che si coloravano di rosso dopo qualche minuto all'aperto e le dita intirizzite che cercavano il contatto di una mano calda in cui intrufolarsi?
Un Natale da spiaggia era deprimente.

L'unico che sembrava soffrire più di lei per quella situazione era il suo albero di Natale: il povero abete se ne stava in un angolo del salotto con aria misera e dava l'idea di sudare sotto i festoni colorati e le lucine intermittenti.
La donna gli lanciò un'occhiata di compatimento e premette distrattamente il pulsante della segreteria telefonica prima di avvicinarsi al divano.

“Addie”

Quella sobbalzò per la sorpresa e quasi si rovesciò addosso il bicchiere di vino che aveva scelto come compagnia per quella serata solitaria. Di tutte le voci che si era aspettata di sentire, quella del suo ex-marito era sicuramente l'ultima.
E quel soprannome... sembrava appartenere ormai ad una vita precedente.
Posò lentamente il calice sul tavolino e restò lì, in piedi in mezzo al salotto, a fissare la segreteria telefonica vomitare il fantasma di un passato che pareva lontanissimo.

“Sono... io... sono Derek”

La donna sbuffò appena: come se avesse potuto non riconoscerlo. La voce era leggermente roca e gracchiante, il che avrebbe potuto essere colpa della registrazione, ma qualcosa le diceva che c'era dell'altro: conosceva il timbro caldo e gentile di Derek Shepherd in ogni suo tono ed inflessione e dalla sua esitazione avrebbe potuto giurare che l'uomo fosse ubriaco.

“Forse non dovrei chiamarti. Cioè, so che non dovrei chiamarti perché... perché ho bevuto un po' e sono... che ore sono da te, Addison? Non riesco a ricordare se ci sia differenza di fuso orario tra Seattle e Los Angeles...”
Addison nascose un sorrisino divertito dietro la mano e scosse la testa, lasciandosi scivolare a sedere sul divano.
“... e nemmeno se lì da te si festeggi il Natale... lo festeggiate il Natale in California, Addison?”
Questa volta la donna rovesciò la testa all'indietro contro lo schienale del divano e una vera e propria risata lasciò le sue labbra, spezzando il silenzio in cui la casa era piombata dopo l'assurda domanda di Derek.

Si era così abituata, in quei mesi, a tenere ben rinchiusa in un angolo della sua mente ogni cosa legata all'ex marito perché gli bastava un nulla – anche sotto forma di ricordo – per farla soffrire, che aveva dimenticato quanto poco gli ci volesse anche solo per strapparle un sorriso o una risata.

“Non che sia importante. Tu lo festeggeresti anche in Cina” aggiunse quasi subito l'uomo, affrettandosi poi a seguire il filo disordinato dei propri pensieri: “O forse anche in Cina festeggiano il Natale, non saprei. Dopotutto festeggiano il Ringraziamento, no? Perché noi mangiavamo sempre cinese al Ringraziamento. E quindi magari festeggiano anche il Natale”

Addison si ritrovò a ridere di nuovo, un po' per quel blaterare senza filo logico e un po' per tutte le volte che Derek aveva usato il verbo 'festeggiare'.
Non l'aveva visto ubriaco molto spesso, in parte perché reggeva l'alcool piuttosto bene e in parte perché le volte in cui si era spinto oltre il limite lo aveva fatto anche lei e i ricordi erano piuttosto confusi, ma doveva ammettere che ascoltarlo da sobria era un vero spasso.

“Cosa stavo dicendo?” la domanda di Derek, rivolta più a sé stesso che a lei, aleggiò nell'aria per qualche secondo prima di trovare risposta. “Oh, che non dovrei chiamare ma... beh, è quasi Natale, Addie, e... sì, volevo fare l'albero ma non... non riesco a trovare le nostre decorazioni e non so se riesco a decorarlo senza il puntale che abbiamo comprato il primo Natale nella nuova casa”
La donna lanciò un'occhiata all'albero nell'angolo, su cui erano appese solo decorazioni nuove di zecca: aveva preso lei la scatola con quelle vecchie perché aveva odiato l'idea che venissero usate per decorare il salotto di Meredith, ma nel momento di tirarle fuori le era mancato il coraggio.
Non poteva appendere da sola le decorazioni che per undici anni avevano appeso insieme.

“E... e non è davvero Natale senza quel puntale, credo” aggiunse, costringendo la donna a mordersi il labbro inferiore e chiudere gli occhi per impedire alle lacrime di scendere.
Poteva quasi immaginarlo, in piedi in mezzo alla neve davanti ad un abete non troppo lontano dalla roulotte, mentre si passava una mano tra i capelli e guardava smarrito l'albero spoglio quasi tutto il casino che era diventata la sua vita fosse colpa sua.

“É il primo Natale che passiamo separati... ma io non ci riesco. Si è rotto qualcosa, Addie, si è rotto il bottone per essere capaci di festeggiare il Natale da soli. E mi manchi”
Addison si ritrovò ad asciugare lacrime silenziose mentre, incapace di attaccare il telefono e dimenticare quel messaggio che – decisamente – Derek non avrebbe dovuto lasciarle, si chiedeva se sarebbe stata in grado di bollare quella confessione come il delirio di un ubriaco.
“Pensavo che avrei sentito terribilmente la mancanza di Meredith ma la verità è che... sento la tua. Da morire. E ora che è quasi Natale... vorrei solo poterlo passare con te”. 
Le poche, silenziose lacrime di poco prima si erano moltiplicate e scendevano ormai fuori controllo: Addison nascose il viso dietro le mani e singhiozzò piano.

Lo odiava; odiava Derek Shepherd con tutto il cuore. Perché con tutte le cose che poteva fare da ubriaco aveva scelto di chiamare lei e aprirle il suo cuore o qualunque cosa fosse quello che stava facendo. Ma soprattutto odiava sé stessa perché, nonostante tutto, ancora non era davvero capace di rimanere impassibile di fronte a parole del genere – vere o false che fossero.
Come poteva avere ancora il potere di ridurla in quello stato, nonostante i chilometri che li separavano e il contratto che aveva messo la parola fine al loro matrimonio?

“E so di non... di non avere il diritto di chiedertelo, non dopo lo scorso Natale e dopo il... ballo” continuò l'uomo, appena esitante su quell'ultima parola. “Ma se... sì, se non ti va di... passare le feste da sola... io ti aspetto. Possiamo fingere che sia l'anno scorso... cancellare quell'orribile Natale passando questo insieme... anche da amici. Sostituirlo, sai”

La proposta dell'uomo aleggiò nel silenzio della stanza per qualche secondo e, mentre si asciugava velocemente le ultime lacrime, Addison si rese conto che non avrebbe saputo dirgli di no.
Anche provandoci con tutte le forze – ripetendosi che era andata avanti, che Derek era ormai fuori dalla sua vita, che sarebbe stato come cancellare tutti i progressi di quei mesi – in un modo o nell'altro sarebbe finita a prendere un aereo per Seattle.

Perché non voleva passare il Natale in maniche corte, perché voleva appendere di nuovo le decorazioni che raccontavano la storia di una vita intera, ma soprattutto perché non avrebbe saputo immaginare un altro posto in cui stare, a Natale, che non fosse accanto a Derek.

“Torna a casa per Natale, Addie”

 

Like some drunken Elvis singing
I go singing out of tune
saying how I always loved you darling
and I always will
Oh when you're still waiting for the snow to fall
doesn't really feel like Christmas at all
[Christmas Lights, Coldplay]

 

Note dell'autrice
A quanto pare sono di nuovo qua. Stavolta però ho una scusa, lo giuro: è quasi Natale. E io adoro il Natale! 
E visto che Addek è sinonimo di Natale, non potevo non cimentarmi una strana impresa che li coinvolge: una mini-long (quattro, cinque capitoli al massimo) da pubblicare se riesco entro il venticinque Dicembre (magari... speriamo!) che segua il primo Natale di Addison e Derek dopo il divorzio. 
Per fare chiarezza: questa storia è ambientata più o meno nella quarta stagione e di Grey's Anatomy, circa sei mesi dopo che Addie ha lasciato Seattle. Derek e Meredith si sono lasciati (come effettivamente succede alla fine della terza stagione) però le dinamiche le vorrei gestire un po' io... diciamo che è ambientata in una quarta stagione alternativa.
Oh, beh, tanto queste pignolerie interessano soltanto a me!
Che altro dire? Spero che questo primo capitoletto vi abbia intrigati e che vogliate continuare a leggere! 
Baci natalizi,
Fra

PS: Se non si fosse capito, io AMO le canzoni natalizie. 
PPS: In realtà amo qualsiasi cosa natalizia (a parte i canditi, bleah).

 
  
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