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Autore: FloxWeasley    17/12/2015    2 recensioni
"Forse non dovrei chiamarti. Cioè, so che non dovrei chiamarti perché... perché ho bevuto un po' e sono... che ore sono da te, Addison? Non riesco a ricordare se ci sia differenza di fuso orario tra Seattle e Los Angeles..."
La donna nascose un sorrisino divertito dietro la mano e scosse la testa, lasciandosi scivolare a sedere sul divano.
"... e nemmeno se lì da te si festeggi il Natale... lo festeggiate il Natale in California, Addison?"
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Addison Montgomery Sheperd, Derek Sheperd
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
Capitoli:
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Home for Christmas
capitolo due: I just wanna see my baby standing right outside my door
(it's never hard to fall in love in snow)


But here I stand on the tarmac,
airplane ticket in my hand
Someone's on the other side,
miles away and warm inside,
waiting at a gate for my arrival
And I'll be home for the holidays
Home beside the fire
Home inside the lights upon the tree
Home for the holidays
[Home for the Holidays, Tony Lucca]

I don't want a lot for Christmas
this is all I'm asking for
no, I just wanna see my baby
standing right outside my door
[All I want for Christmas is you, Mariah Carey]

 

Derek si stava godendo il tepore e il silenzio della roulotte con un libro molto consumato che aveva l'aria di essere stato letto miliardi di volte, quando il suono soffocato di ruote che scricchiolavano sulla neve e il rumore basso di un motore gli avevano fatto alzare la testa.
Aveva posato il libro a faccia in giù sul cuscino e aveva gattonato goffamente sul letto, spalancando gli occhi per la sorpresa quando aveva colto lo svolazzo di capelli rossi della donna che stava smontando dal posto di guida.
In un attimo si era precipitato alla porta, inciampando nel plaid a quadri mentre saltava giù dal letto e spalancando la porta tanto in fretta da rischiare di ruzzolare fuori.
“Addison” fece, senza fiato, un sorriso idiota sulle labbra. “Sei venuta”.
Non ci speravo più.

Pensava che la donna l'avrebbe ignorato, o richiamato per mandarlo a quel paese.
Perché, francamente, aveva perso il diritto di chiederle qualsiasi cosa ben prima di firmare quei dannati documenti. Eppure lei era lì, bella e luminosa come era sempre stata, come se il suo arrivo non fosse dovuto agli sproloqui di un ubriaco ma fosse la cosa più naturale del mondo.
E le fu infinitamente grato per questo.

“Ciao, Derek” fece lei, sorridendo dolcemente in risposta e piegando appena la testa da un lato mentre osservava la scena buffa che si trovava davanti: Derek Shepherd, neurochirurgo di fama mondiale, che se ne stava sull'uscio di una roulotte con una fila di luminarie rosse e bianche che si accendevano e spegnevano a intermittenza sopra la sua testa, apparentemente insensibile al freddo in una tuta e una vecchia maglia a maniche corte della Columbia, ai piedi un ridicolo paio di calze di lana a righe colorate che riconosceva come uno dei tanti regali fatti in casa da sua madre.

Lui sembrò rendersi conto della luce divertita negli occhi della donna, perché si passò una mano tra i capelli con fare imbarazzato e spostò il peso da un piede all'altro, guardandosi per un attimo le calze prima di tornare a rivolgerle uno sguardo timido.

“Non pensavo saresti venuta” mormorò, più a sé stesso che a lei ma riuscendo comunque in qualche modo a farsi sentire. Addison alzò le spalle e si strinse nel cappotto scuro, senza accennare a volersi muovere dal punto in cui si era piantata, in mezzo alla neve a qualche metro dalla porta.
“È Los Angeles, sai” cominciò a spiegare. “Lì non nevica” - lì non ci sei tu - “e non sembra davvero Natale, senza la neve” - non sembra davvero Natale senza di te.
Con una mano prese a giocherellare con uno dei bottoni lucidi del cappotto, abbassando lo sguardo, ma prima che Derek potesse replicare continuò a parlare, alzando di nuovo gli occhi azzurri sul viso di lui.

“E poi non riuscivo a ricordare la ricetta dei biscotti allo zenzero. Quelli di tua madre, sai. Volevo farli ma non ricordavo la ricetta...” Fece una piccola pausa, scrollandosi un po' di neve dalla punta di uno stivale. “... avrei potuto chiamare Nancy, ora che ci penso, o Kathleen o Amelia o Liz, ma...”

“Sono felice che tu non l'abbia fatto” la interruppe lui, un sorriso affettuoso nel riconoscere l'abitudine di Addison di parlare a vanvera quando era nervosa.
La donna rispose al sorriso e spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio con fare timido.

Era strano essere lì, uno davanti all'altro, dopo sei mesi di lontananza e con l'ingombrante passato che condividevano. In qualche modo però era anche maledettamente giusto. 
Si guardarono a lungo negli occhi, chiedendosi se esistesse una cosa giusta da dire quando si è divorziati e ci si incontra la Vigilia di Natale perché ci si è resi conto di non saper più festeggiare senza l'altro, o se non fosse meglio piuttosto restare in silenzio a farsi seppellire dalla neve.

“La tua pelle d'oca si vede fino a qui” commentò infine Addison con quella sua risata cristallina.
Derek si passò le mani sulle braccia, rabbrividendo visibilmente.
“Vuoi entrare?” chiese infine, facendole eco con la propria risata. Quella annuì e si avvicinò finalmente alla veranda, spolverando le spalle e il cappello di lana verde scuro dalla neve e sfilandosi gli stivali prima di varcare la soglia della roulotte.
Si perse ad osservare l'ambiente dolorosamente familiare mentre si liberava di sciarpa, cappello e cappotto con estrema lentezza. In quel posto non sembrava essere cambiato praticamente nulla da quando ci era stata l'ultima volta, quasi un anno prima, mentre la verità era che era cambiato tutto: loro avevano divorziato, Derek si era rimesso con Meredith e poi lasciato, lei era andata a vivere in California e le loro vite avevano preso corsi diversi.

Ma era davvero così?

Derek le ronzava intorno blaterando cose a caso, forse ancora incerto su come si dovesse comportare con lei in quella situazione così strana: “Fa più caldo dell'anno scorso qui dentro, ho preso una stufetta e ora ci si sta bene...”
Lo sguardo di Addison indugiò a lungo sul letto mezzo sfatto, sulla porta socchiusa del bagno e sulla tazza appoggiata sul tavolo mentre le parole di Derek scivolavano via in sottofondo. Le loro vite erano davvero andate avanti?
Dopotutto erano di nuovo in quella maledetta roulotte, quasi un anno dopo aver divorziato, senza avere la più pallida idea di quello che stavano facendo: semmai erano bloccati al punto di partenza.

“Stai rileggendo Fiesta” commentò la donna ad un tratto, interrompendo il ciarlare dell'ex-marito, gli occhi fissi sulla copertina del libro che giaceva capovolto sul cuscino. Non era davvero una domanda – conosceva bene la passione di Derek per il romanzo di Hemingway, avendoglielo regalato lei stessa il loro primo Natale insieme – ma vedere che nonostante tutto lui non avesse smesso di sfogliare quelle pagine ormai consumate ogni volta che non sapeva cosa fare, come ai vecchi tempi, confermava quella sensazione di dejavù che avvertiva da quando aveva varcato la soglia.
“È il mio preferito” rispose lui come sempre, con un sorriso affettuoso. Addison restò in silenzio, sedendosi cautamente sul bordo del letto mentre ancora si guardava intorno. 

Cosa stavano facendo?
Un anno prima lui le aveva rivelato di essere innamorato di un'altra. Le aveva detto che a Natale viene voglia di stare con le persone che si amano... con Meredith.
Addison si morse il labbro, scacciando le lacrime che le pungevano gli occhi al ricordo. Come poteva, un anno dopo, essere di nuovo lì?

“Ho gli ingredienti dei biscotti allo zenzero” la informò piano lui con voce gentile, forse avvertendo il momento di debolezza. “Il forno qui non è un granché, quindi non ero sicuro che sarebbero venuti bene ma tu... sei sempre stata più brava di me a farli”
“Non sempre” obiettò lei a bassa voce, un piccolo sorriso a spazzare via parte della tristezza mentre con una mano asciugava le poche lacrime sfuggite al suo controllo. “Il primo anno, quando le tue sorelle mi hanno insegnato, erano crudi e disgustosi. Li hai mangiati solo per pietà”.

Derek scoppiò a ridere piano. “Non sempre, è vero” ammise. “Ma è normale, non li avevi mai fatti. Dall'anno dopo però i tuoi hanno sempre battuto i miei” le ricordò, sorridendole teneramente. Addison non riuscì, suo malgrado, ad impedirsi di sorridere in risposta.

La tradizione dei biscotti allo zenzero era una cosa degli Shepherd, chiaramente qualcosa che in casa sua non sarebbe stata mai nemmeno considerata, ma dal primo Natale che aveva passato con la famiglia di Derek era diventata anche un po' sua: tutto grazie a quattro esuberanti e rumorose sorelle che l'avevano rapita non appena la tensione tra lei e Carolyn si era fatta palpabile e le avevano fatto dimenticare la freddezza della padrona di casa coinvolgendola nella preparazione dei biscotti insieme ad un gruppo di bambini urlanti ricoperti di farina.
L'avevano fatta sentire fin da subito come una di loro: non era passato molto tempo prima che cominciassero a considerarla come la quinta sorella Shepherd.


“Facciamo i biscotti di Natale, Addie” la invitò Derek con un sorriso dolce, allungando una mano perché quella la afferrasse.
Lei indugiò per qualche attimo, lo sguardo fisso sulla mano dell'uomo, pensando ai mille motivi per cui tutto ciò che stavano facendo – non solo i biscotti, ma l'intera faccenda del passare il Natale insieme fingendo di non vedere il loro ingombrante passato – fosse sbagliato: in viaggio ne aveva contati centinaia, ma in quel momento, osservando il sorriso familiare di Derek e i suoi occhi blu scintillare come quelli di un bambino, non riusciva a ricordarne nemmeno uno.
Sorrise timidamente e afferrò la sua mano, lasciandosi tirare in piedi.
“Ok”.

*

Christmas tree
Baby, baby, you and me
We untangle pines
And hung some memories
[Christmas Tonight, Dave Barnes with Hillary Scott]

 

“Guarda... questa l'aveva fatta Michael all'asilo!”
La pigna colorata d'argento luccicò debolmente sotto il pallido sole invernale mentre la mano guantata di Addison la passava all'ex-marito perché la appendesse.

Il cortissimo pomeriggio stava già volgendo al termine e con esso anche il rituale di decorazione del grosso abete a pochi metri dalla roulotte di Derek: un gran numero di palle colorate, festoni luccicanti e file di lucine erano già state appese ai rami dell'albero e aspettavano solo di essere raggiunte dalle decorazioni fatte in casa che negli anni i coniugi Shepherd avevano accumulato.

Derek sorrise e prese delicatamente il piccolo ornamento dalla mano dell'ex-moglie, indugiando per un attimo quando le loro dita si sfiorarono. La donna, dal canto suo, distolse velocemente lo sguardo e tornò a frugare nella scatola che aveva portato con sé dalla California, pregando che la grossa sciarpa di lana nascondesse il rossore che si era diffuso sulle sue guance.


Non c'era stato imbarazzo, all'inizio.
Mentre preparavano i biscotti i due erano ricaduti in una routine familiare, girandosi intorno nella piccola cucina della roulotte chiacchierando e ridendo come avevano fatto tante volte in passato: una battuta divertente, un vecchio ricordo, qualche sorriso timido scambiato alzando la testa dalla ciotola dell'impasto ed entrambi avevano avuto la sensazione che nulla fosse cambiato, da tutte quelle Vigilie di Natale trascorse allo stesso modo.
Il problema era arrivato quando l'abitudine aveva effettivamente preso il sopravvento: “Che ne dici?” aveva domandato Derek ad un tratto, intingendo un dito nell'impasto e avvicinandolo alle labbra della donna con naturalezza perché quella lo assaggiasse.
Era stato solo dopo aver leccato via l'impasto che la donna si era resa conto di ciò che aveva appena fatto. Avvampando con evidente imbarazzo si era allontanata di scatto, voltandosi poi dall'altra parte e prendendo a sistemare gli ingredienti già ordinati sul tavolo.

“Addison...” l'aveva chiamata Derek piano, forse non scosso quanto lei da quel contatto. Ma la donna non gli aveva dato retta, continuando ad allineare i barattoli con precisione maniacale: tutto ciò che riusciva a sentire, in quel momento, erano i battiti furiosi del proprio cuore.

Una parte di lei non aspettava altro che lasciarsi andare e ricadere fino in fondo nelle abitudini che lei e Derek avevano condiviso, ma un'altra non poteva che tentare di frenarla: era venuta a Seattle per trascorrere il Natale con Derek da amici, nulla di più.
Non avrebbe sopportato l'idea di tornare in California, se in quei pochi giorni tra loro fosse successo qualcosa di più; era stata abbastanza dura lasciarsi alle spalle Derek, Seattle e tutto il suo passato una volta: non era in grado di farlo di nuovo.

“Addie” aveva chiamato di nuovo lui.
“Addobbiamo l'albero” aveva proposto allora lei di getto, alzando finalmente lo sguardo sul volto dell'uomo.
Quello poteva farlo. Poteva decorare l'albero senza sentire una battaglia infuriare dentro di sé. “Ho portato le decorazioni”


Ovviamente le occasioni imbarazzanti non erano mancate nemmeno durante la preparazione dell'albero, ma lo spazio aperto e i vestiti pesanti dietro cui nascondersi davano molte più vie di fuga della minuscola cucina della roulotte, quindi in fin dei conti l'ultima oretta era trascorsa senza intoppi.

“E questi li hai fatti tu con le gemelle l'anno in cui hanno passato la vigilia con noi” ricordò Derek con un sorriso affettuoso, afferrando un paio di tappi della marmellata su cui erano dipinte alcune scene famigliari con mano evidentemente infantile.
Addison non poté fare a meno di alzare la testa dalla scatola per osservare gli addobbi che l'ex-marito le stava mostrando e, malgrado l'imbarazzo di poco prima, sorridere al ricordo.
“Mi ero divertita da morire... già a quattro anni erano due chiacchierone come Liz e non sono state zitte un momento”

“Io mi sono divertito un po' meno quando sono andato ad aprire la porta...”
“In mutande” gli ricordò lei ridacchiando. “Erano le quattro del pomeriggio ma avevamo appena staccato dall'ospedale e speravamo di goderci un po' di sonno”
“... in mutande e più stordito che mai, e mi sono trovato davanti mia sorella con le doglie, che mi ha scaricato due bambine in braccio ed è ripartita sgommando alla volta dell'ospedale” concluse quello con una risata mentre si allungava per appendere i piccoli ornamenti ad un ramo alto.

“È stato strano passare il Natale in ospedale senza essere di turno”
“Puoi dirlo forte”. Derek si allontanò di qualche passo dall'albero e ammirò con aria soddisfatta il lavoro. “Ma credo che le gemelle abbiano scalato la classifica di nipotine preferite quando hanno cominciato a vantarsi con i cuginetti del fatto che fosse stato Babbo Natale a portare il loro fratellino”.
Addison ridacchiò e tirò fuori dalla scatola alcune palline decorate in modi strambi dai bambini e regalate agli zii nel corso degli anni.
“Beh, le tue sorelle non sono state così contente quando si sono ritrovate per anni la richiesta
un fratellino fatto dagli elfi sulla letterina per Babbo Natale”.

Si avvicinò all'albero per appendere le decorazioni ma, prima che potesse decidere quale fosse il ramo giusto, una palla di neve la colpì nel bel mezzo della schiena. Le bastarono giusto un paio di secondi per riprendersi dalla sorpresa: quasi subito lasciò cadere le decorazioni nella scatola e si voltò verso l'uomo, una buffa espressione battagliera sul volto. “Cancellati quel ghigno dalla faccia, Derek Shepherd! Sai bene che non la passerai liscia!”
E senza troppe cerimonie scagliò a sua volta una palla di neve contro l'uomo che, per nulla preoccupato dalla sua reazione, se la rideva di gusto con le mani affondate nelle tasche.

Non ci volle molto perché il tranquillo rituale di decorazione dell'albero si trasformasse in una battaglia a palle di neve senza alcuna pietà: ben presto Addison si ritrovò con i capelli fradici e Derek con le mani completamente intirizzite, mentre si inseguivano intorno alla roulotte, inciampando nella neve e ridendo come bambini, le guance rosse per il freddo. 
Non fu chiaro per colpa di chi, ad un tratto, entrambi rovinarono a terra in uno strano abbraccio: Derek era sdraiato a pancia in su e rideva, rideva a crepapelle mentre Addison, finita sopra di lui, rideva a sua volta senza riuscire a fermarsi, troppo presa dall'emozione fortissima per quel contatto improvviso per ricordarsi dei propri propositi e dell'imbarazzo che avrebbe dovuto esserci.

Si ritrovarono senza fiato, i volti vicinissimi e i capelli rossi della donna a solleticare le guance di lui, nella luce soffusa che le luminarie diffondevano da quando il sole era tramontato; questa volta nessuno dei due si tirò indietro, anzi: Derek allungò una mano e scostò con delicatezza una ciocca di capelli fradici dal viso di Addison, che rabbrividì appena e si rese conto di non essere in grado di staccare gli occhi dai lineamenti dell'altro. Per qualche secondo restò immobile, incantata dai giochi di luce che le luminarie colorate creavano sul suo viso; poi, con un dito leggero come una carezza, ne disegnò il profilo del naso, della fronte, degli zigomi, fino a soffermarsi sulle labbra.

A quel punto, quando i loro volti si avvicinarono piano fino a che i nasi non si sfiorarono, nessuno dei due se ne stupì: un battito di ciglia, un respiro impercettibile, e le labbra si incontrarono in un bacio che sapeva di neve e speranze silenziose.


Everything feels right under tinsel and tree lights
You're holding me tight I wouldn't change a thing tonight
Christmas is coming and I'm proud to say
That I haven't thought of presents since we met that day
With my hopes up high and my fingers cold
It's never hard to fall in love in snow
No it's never hard to fall in love in snow
[Love in snow, Steve Everett]

 


Note dell'autrice
Spotify mi ha cambiato la vita. Dico sul serio! Fino all'anno scorso Natale voleva dire Michael Bublè, Mariah Carey, Whitney Houston, Jackson 5 e Pentatonix.
Ma con le playlist di Natale ho scoperto tante di quelle canzoni che rischio di diventare ancora più noiosa e fissata con questo tipo di cose. E poi – giuro – metto le playlist in sottofondo mentre scrivo e cerco i testi delle canzoni che mi colpiscono di più... e si adattano perfettamente a quello che ho appena scritto! Assurdo. Stupendo, però. (Spero che i testi delle canzoni non disturbino la lettura, il fatto è che li trovo così adatti... :3)

Sono abbastanza eccitata per questo secondo capitolo. E' bello lunghetto, lo so, però a me piace da morire perché mette insieme l'incontro tra loro, così imbarazzato ma anche così naturale, e poi qualche abitudine che sa proprio di Addek e di Natale. (Vabbè, diciamo che mi entusiasmo con poco ahahah)
Grazie mille a chi ha letto e soprattutto a chi ha recensito, come sempre leggere un commento fa molto piacere :3
Al prossimo capitolo!
Baci,
Fra

  
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