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Autore: Gamora96    14/12/2015    2 recensioni
Mia ed Alec sono due ragazzi molto diversi fra loro, con una sola cosa in comune. Entrambi hanno una smisurata passione per le vecchie leggende, soprattutto quelle sui cavalieri, che rischiavano le loro vite per salvare coloro che amavano! Mia vorrebbe un giorno diventare un cavaliere e creare una leggenda tutta sua, ma alle donne non è permesso entrare nell'esercito ...
Dal testo: "Chi ha deciso che questa è un'arma?"
Aaron prese posto di fronte a lei e scrollò le spalle "È in grado di uccidere, perciò è un'arma"
"Ma non è l'unica cosa che può fare. Posso usare la lama per intagliare, o per difendere una persona. Potrei anche fonderla, per creare qualcos'altro. Siamo noi a decidere cosa farne di uno strumento, perciò siamo noi l'unica vera arma"
È la prima volta che provo a scrivere una storia a capitoli. Sono una dilettante perciò spero di ricevere tanti consigli per migliorare, e spero di non essere troppo male XD
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La Città Imperiale era ormai un campo di battaglia a tutti gli effetti. Ovunque si guardasse, non si vedevano altro che sangue e soldati in lotta gli uni con gli altri. Molte donne avevano preso i loro bambini tra le braccia e cercavano una via di fuga da quell'inferno. Capendo come mettere fuori combattimento i non morti, i pochi soldati rimasti a difesa della città cercarono di riprendere il controllo della situazione, per quanto potevano. Per loro sfortuna, erano in netta minoranza, ma avevano un aiuto da non sottovalutare. Delfine, il drago piovuto dal cielo, uccideva i non morti con estrema facilità. L'enorme animale lanciava vampate di fuoco accecanti che arrostivano chiunque si trovasse sul suo cammino. Spesso recideva loro la testa dal corpo usando le enormi fauci o gli artigli affilati, uccidendo senza difficoltà quegli esseri mostruosi. Per quanto i soldati avessero paura di lei, non potevano che essere felice di averla dalla loro parte.
Mia correva in fretta, lungo la strada principale, osservando il palazzo imperiale alla fine della città. Quando aveva osservato l'assedio dall'alto, le era sembrato strano che i soldati si concentrassero sui civili e che non avanzassero verso il palazzo. Probabilmente quei non morti non erano altro che un diversivo per confondere loro le idee e distrarli dal vero obbiettivo di quella battaglia. Lilith ed Alec erano a palazzo. Ne era certa.
Durante la corsa, si guardò spesso intorno, osservando tristemente le condizioni della città. Quel luogo era noto per i suoi splendidi edifici, tempestati di colori e forme delicate. Vederlo ridotto in quel modo, con edifici rasi al suolo e sangue sparso sulle pareti, era davvero orribile. Spesso si ritrovò faccia a faccia con alcuni non morti, ma li uccise con facilità, fendendo l'aria con la lama della sua spada. Non poteva perdere tempo. Era sicura che, se Lilith fosse morta, anche quei mostri avrebbero smesso di attaccare.
Poi qualcosa interruppe i suoi pensieri. Si fermò all'improvviso, avvertendo il pericolo. Una lama vibrò davanti ai suoi occhi, abbattendosi a terra con violenza, e sfiorandole pericolosamente una ciocca di capelli. Mia riprese fiato, fissando l'uomo che le stava di fronte e che cercava di tirare fuori la spada dal terreno.
"Rin ..." la ragazza arretrò quando i suoi occhi privi di vita incontrarono il suo sguardo. Aveva le labbra leggermente aperte ed emetteva dei versi simili a lamenti che le fecero venire i brividi. Strinse l'elsa della sua spada, pronta ad attaccare, ma poi esitò. Conosceva bene Rin. E se ci fosse stato un modo per salvarlo? Se si fosse potuto rompere quel terribile incantesimo e far tornare quelle persone alla normalità?
L'uomo non le diede il tempo di terminare il suo pensiero. Attaccò ancora, con un fendente orizzontale, all'altezza della gola. La ragazza arretrò appena in tempo, sentendo il suono della lama che tagliava l'aria. Altri due attacchi come quelli e Mia non poté più fare a meno di reagire. Sollevò la sua arma e parò i colpi dell'avversario. Durante l'ultimo affondo del generale, la ragazza roteò di lato, evitando il colpo mortale, e lo colpì alle spalle, chiudendo gli occhi quando la lama venne a contatto con la carne dell'uomo.
Si irrigidì quando avvertì il tonfo sordo del corpo del suo maestro sul pavimento. Aprì gli occhi e guardò con odio il sangue sulla sua spada. Il suo sogno era sempre stato quello di proteggere innocenti, e per colpa di quell'insulsa battaglia era costretta a ucciderli. Dopo Alec, Rin era stato il primo a credere in lei e a darle una possibilità. Si rivolse verso il suo corpo, ormai immobile, e si inchinò profondamente
"È stato un vero onore, maestro"
Si voltò in fretta e riprese la sua corsa, ansiosa di portare a termine ciò che aveva cominciato.

Lilith saltellava allegramente, ascoltando con meraviglia il suono dei suoi tacchi sul pavimento di marmo. Il palazzo imperiale era anche più maestoso di quanto ricordasse. Già dall'esterno si poteva intuire la sfarzosità degli interni, eppure questi lasciavano i visitatori sempre senza fiato.
I pavimenti in marmo erano splendenti, e la donna riusciva a vedere il suo riflesso danzare tra quelle stanze. I corridoi erano lunghi, con finestre molto grandi sul lato esterno, mentre l'interno alternava lucenti armature a ritratti seri e, a suo parere, piuttosto pomposi. Le pareti erano di un verde scuro, in contrasto con le tende di un velluto rosso acceso. La cosa più bella, però, erano i lampadari. Questi erano formati da piccoli diamanti, scolpiti in diverse forme, che durante il giorno dovevano creare giochi di colori davvero incredibili
"Mi ci vedo proprio ad abitare in questo posto. Tu no?" si rivolse ad Alec che sembrò non ascoltarla.
Il ragazzo osservava ogni dettaglio con attenzione, come un bambino che vede ogni cosa per la prima volta. Chissà come sarebbe stato possedere un palazzo simile. Poter regnare sull'intera regione, vedere i sudditi chinare il capo al suo passaggio, non doversi più sottomettere a nessuno ... un vero sogno. Un sogno che aveva sempre inseguito, sin da bambino, e che finalmente avrebbe realizzato.
Una voce maschile li interruppe e il ragazzo si irrigidì. C'era ancora una guardia a palazzo. Questa, li guardava da lontano, senza sapere cosa fare. Quando si rese conto che erano umani, pensò che si trattasse di cittadini in fuga dalla battaglia, così si avvicinò
"Va tutto bene? Non dovreste essere qui"
Alec estrasse il suo pugnale e glielo conficcò nella gola, senza proferir parola. L'uomo emise un flebile rantolo, poi si accasciò a terra, privo di vita
"Ormai sei tu a far paura a me" fece Lilith ridendo con gusto. Gli occhi rossi sfavillarono e il suo viso si deformò. Alec odiava quando le accadeva. Da una parte, quei lineamenti deformati e grotteschi lo spaventavano a morte, ma dall'altra, se ne sentiva davvero affascinato.
La donna guardò all'esterno da una delle grande finestre del palazzo. Osservò la città, che lentamente cadeva a pezzi "Non puoi immaginare quanto questo panorama mi renda felice"


Angolo dell'autore!!
Manca così poco! Un po' mi dispiace concludere, ma ogni storia deve avere una fine.
Ringrazio Vy per le sue recensioni ed i suoi splendidi consigli, che mi renderanno una scrittrice migliore! *musica trionfale*
Spero di pubblicare al più presto il prossimo capitolo e, ovviamente, spero che vi piaccia. Come sempre, aspetto fiduciosa le vostre impressioni sull'evoluzione di questa storia :')
Alla prossima ;)
   
 
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