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Autore: Emmastory    15/12/2015    1 recensioni
Alcuni anni sono passati, e le nostre tre giovani streghe continuano a vivere la loro vita. La loro felicità sembra costantemente vacillare, così come la sicurezza del profondo e recondito segreto che custodiscono. Nessuna sarà al sicuro, e alcuni nemici a loro già noti non rappresenteranno che una grave minaccia. Il destino di Miriel, Minerva e Astrid, sembra quindi appeso a un filo sottile.
(Seguito di "Sangue di strega: Giochi di potere)
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Sangue di strega'
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Sangue-di-strega-III-mod
Capitolo XVIII
Anima
Rimanevo muta ed immobile, non riuscendo a credere ai miei occhi. La mia cara nonna Zelda aveva ragione, e ogni singola parola di quella così oscura profezia si era tramutata in realtà. Difatti, e proprio davanti ai miei increduli occhi, mia figlia aveva messo al mondo una dolce creatura. Una bambina diversa da ogni altra, poiché nata durante il peggiore dei momenti, ovvero quello di una cruda e aspra guerra, che durante la sua evoluzione, è solita non risparmiare alcuna vittima. La luce avvolgeva sia lei che la bambina, e accanto a noi, giaceva l’ormai morto corpo di uno degli ignobili Cacciatori che avevano tentato di rapirci e ridurci in schiavitù. Compiendo il più arduo degli sforzi, Jocelyn ed io abbiamo lottato, riuscendo ad affermare la nostra indipendenza e conquistando il diritto morale di essere noi stesse. Ora come ora, non restava che fuggire, e allontanarsi dal pericolo al più presto. Facendo uso dei suoi poteri, mia figlia riuscì a teletrasportarsi fuori dal covo nemico, e poco prima che potesse sparire, la presi per mano, così da riuscire a seguirla. Una volta fuori, la lasciai andare allontanandomi da lei, mettendomi quindi alla ricerca del mio amato Xavier. Per pura fortuna, lo ritrovai in fretta, scoprendolo tuttavia gravemente ferito. Avvicinandomi, lo aiutai a rialzarsi da terra, per poi scegliere di provare a curare le sue ferite, ma senza successo. “Ti porto via.” Gli dissi, rassicurandolo e cingendogli un braccio attorno alle spalle, così che appoggiandosi a me non faticasse a camminare. Subito dopo, mi persi nella miriade dei miei pensieri, ricordando che esisteva una sola persona al mondo in grado di aiutarmi, ovvero mia sorella Astrid. Contrariamente a me, che ero stata benedetta alla nascita con il dono della fortuna, lei aveva ricevuto dei poteri curativi, che aveva poi provveduto a convogliare e imprigionare nel lucente smeraldo che era solita portare al collo. Parlando poi con me stessa, mi imposi di accelerare il passo, e anche se con difficoltà dovute alla stanchezza,  raggiunsi la casa di mia sorella. Bussando alla porta, attesi che venisse aperta, e in quel mentre, ebbi cura di continuare a rassicurare Xavier, che intanto faticava a respirare e rimanere vigile a causa del dolore derivante dalle sue profonde ferite. Il suo petto era stato sfiorato da una freccia, e i graffi che ne risultavano, bruciavano come le fiamme infernali. Dopo un tempo che mi apparve letteralmente interminabile, mia sorella Astrid aprì la porta, e accorgendosi di quanto era accaduto, ci lasciò entrare, per poi scegliere di aiutare Xavier a sdraiarsi sul divano di casa. Subito dopo, preparò delle bende per fermare la perdita di sangue, e posandogliele sul petto, si assicurò che fossero abbastanza strette. Nello spazio di un momento, prese in mano il suo cristallo, e toccandolo, lasciò che le sue stesse mani venissero pervase da una sorta di energia, che io potei chiaramente vedere sotto forma di piccole scariche elettriche. La mano di mia sorella andò quindi a posarsi sul petto di Xavier, che subito dopo smise di accusare qualunque forma di malessere. Sorridendo, ringraziò Astrid, per poi bere un sorso della tisana che Jonathan gli aveva gentilmente offerto. Lentamente, arrivò per noi il momento di tornare a casa, e mentre ero nell’atto di voltarmi, rividi Jocelyn, la quale, tenendo in braccio la mia nuova nipotina, camminava lentamente. Mentre si avvicinava, notai  che non era da sola, e che al contrario, era seguita da Mistral, la lupa dall’aureo cuore che mi apparteneva e che mi aveva seguita proteggendomi fedelmente. A quella vista, sorrisi, ma la mia felicità si dimostrò purtroppo di breve durata. Per qualche strana e sfortunata ragione, la bambina non respirava, e il suo esile corpicino appariva privo di vita. Istintivamente, mi avvicinai fino a sfiorarle una guancia con le dita, e in quel preciso istante, avvenne il miracolo. Riaprendo gli occhi, la bimba iniziò a piangere, e delle lacrime di gioia iniziarono a scorrermi sul viso. La stessa cosa accadde al resto dei presenti in quella stanza, e dopo alcuni minuti di silenzio, Jocelyn pronunciò una parola per me piena di significato e speranza. “Alma.” Disse, posando il suo sguardo sulla mia nipotina e scivolando nel silenzio. Guardando mia figlia negli occhi, sorrisi posandole una mano sulla spalla. Non tutti ne erano a conoscenza, ma il nome di quella bimba non era che un lemma spagnolo recante il significato di anima. La parte spirituale del corpo di ogni persona, nettamente superiore al corpo stesso, si palesava nell’identità di una nuova e piccola strega.
   
 
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