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Autore: TheGreedyFox    15/12/2015    4 recensioni
Seguito di “Regalo di Compleanno”.
Le feste di Natale, si sa, sono sempre una ricorrenza un po’ speciale. Se poi si sta progettando di passarle con l’amore della propria vita sotto il caldo sole australiano ecco che il termine “speciale” calza veramente a pennello.
E se non fosse per una scontata, ma non per questo meno demoralizzante, assenza di neve, continue telefonate da parte di amici e familiari che riportano la mente a casa ed una spinosa situazione irrisolta che rischia di buttare un’ombra di malinconia sulla straripante felicità sua e di Arthur, Merlin potrebbe tranquillamente affermare di star vivendo un periodo assolutamente perfetto. O quasi. Perché a tormentarlo c’è naturalmente la questione del regalo... Cosa regalare ad Arthur per il loro primo Natale insieme? Come essere sicuri di non venir surclassati come al solito dalle sue travolgenti sorprese? Riuscirà il nostro Merlin nell’impresa? E Arthur cosa farà? Resterà a guardare?
Scopritelo in questa piccola avventura natalizia! Buone feste a tutti!
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Galvano, Merlino, Morgana, Principe Artù, Will | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'You Take My Heart By Surprise'
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Scopri com'è iniziata la storia di Merlin e Arthur in "Regalo di Compleanno".


Questa storia fa parte della serie "You Take My Heart by Surprise".



Regalo di Natale (Carols by Candlelight)

 

 

Allora, eccoci al secondo capitolo. Prima di tutto volevo ringraziare Hiromi_chan, RedGeek e GiuliaGiulia88 per le recensioni. Siete state carinissime ragazze, ero un po’ nervosa nel pubblicare dopo tanto tempo e le vostre parole mi hanno reso davvero felice, grazie ancora di cuore!

Per quanto riguarda il capitolo che state per leggere non ho molto da dirvi: naturalmente il Natale si avvicina e tra telefonate lunghissime con gli amici a casa (ma quanto spendono di telefono questi nostri ragazzuoli???), un inaspettato faccia a faccia e tanto, tanto Arthur, il nostro Merlin tenta di destreggiarsi come meglio può, cercando nel frattempo di scoprire se quel terremoto del suo ragazzo ha in mente qualcosa come suo solito...

Riuscirà il nostro eroe nel suo intento? Scopriamolo!

Enjoy!

Sofy

 

Dieci Giorni a Natale

Merlin rientra a casa dopo una nuotata corroborante nell’oceano solo per sentire l’allegra risata di Arthur accoglierlo sulla porta di casa. Sorpreso di trovare il suo dormiglione cronico già alzato, si affretta ad attraversare i pochi passi che lo separano da lui, ansioso di dargli il buongiorno.

Una volta dentro trova il suo bel ragazzo già pronto per la spiaggia, seduto a gambe incrociate sul letto, il portatile di fronte a lui, intento a fare smorfie e boccacce allo schermo, neanche fosse un bambino di cinque anni.

Merlin non impiega più di due secondi ad immaginare con chi stia parlando.

Sentendolo rientrare, Arthur alza un secondo il volto verso di lui, rivolgendogli un sorriso caloroso, invitandolo con un cenno del capo a raggiungerlo.

Merlin si sente per un attimo a corto di fiato e riesce a malapena a non darlo a vedere, perché guardare Arthur quando è così rilassato e felice e non restare imbambolato non è mai un’impresa facile per lui.

Si avvicina al letto e va a sederglisi accanto, cingendogli la vita con le braccia e appoggiandogli il mento su una spalla. Una volta comodo getta lo sguardo al computer di fronte a loro e dallo schermo gli appare sorridente proprio il volto che si era aspettato.

- Come sta la mia ragazza preferita? – Chiede ad una Morgana in forma smagliante, i capelli neri sciolti in tante morbide onde intorno al viso ed un rossetto scarlatto, iper natalizio, a dipingerle le labbra.

Morgana a quel commento cerca malamente di nascondere un sorriso compiaciuto, uno di quei sorrisi che Merlin trova così simili a quelli di Arthur, e si morde un labbro mentre gli dice con finto rimprovero ed un brillio divertito negli occhi: - Sai Merlin, Gwen non sarebbe molto felice di sentirti parlare così... –

- Oh che buffo... – Le risponde Merlin stando al gioco - È la stessa cosa che dice lei di te quando la saluto nello stesso modo... –

- Cascamorto... – Lo apostrofa Morgana, fingendosi offesa.

- È una delle mie tante doti, che posso farci? –

- La volete smettere voi due? – Si intromette Arthur, un’espressione vagamente seccata in viso.

- Che c’è fratellino? Ti senti messo da parte? –

- Certo che no! – Sbotta lui, ma il suo grattarsi il naso infastidito già lo tradisce.

Merlin e Morgana si sorridono a vicenda, complici.

- Allora, quali sono i vostri piani ragazzi? Passerete il Natale a Melbourne? Oppure vi sposterete di nuovo? – Chiede Morgana, cambiando velocemente argomento, non volendo che Arthur si stizzisca ulteriormente.

- Ne abbiamo parlato – Risponde Merlin - E abbiamo convenuto che per noi sarebbe davvero troppo complicato spostarci proprio sotto le feste, trovare un’altra sistemazione ad un soffio dal Natale. E comunque l’idea è di passare la giornata in spiaggia, quindi farlo qui o altrove non cambierebbe poi molto. Partiremo dopo capodanno. –

-E per dove? – Chiede Morgana, tutta intenta ad ammirare la sua perfetta manicure.

- Ancora non abbiamo deciso, probabilmente per l’Asia. Giappone o giù di lì – risponde Arthur, il tono un po’ sbrigativo, come se non volesse permettere alla sorella di ficcare il suo bel nasino nella questione.

Merlin non se ne stupisce: Arthur è sempre molto geloso del loro itinerario, in quei mesi non ha mai accettato suggerimenti da nessuno, anche se i loro amici si erano sbizzarriti con proposte sempre più assurde e fantasiose man mano che il viaggio procedeva.

Quel viaggio apparteneva a loro due, solo a loro due, Arthur non mancava mai di ricordarlo a chiunque e la cosa rendeva Merlin assurdamente felice. Dopo tanti anni passati a dividere Arthur con tutti loro, quel suo volerlo solo per sé lo faceva sentire desiderato. Speciale.

Gli occhi di Morgana brillano di eccitazione nel sentir nominare il Giappone e sta per aggiungere qualcosa (probabilmente pregare per l’ennesima volta Merlin di portarle qualche souvenir) quando, a seguito di un lieve bussare, la porta alle sue spalle si apre e nientemeno che Uther Pendragon si affaccia sull’uscio della camera di sua figlia.

Merlin nota che nonostante indossi un impeccabile completo grigio, abbia i capelli perfettamente pettinati all’indietro ed emani la solita aura di autorità e potere, il padre di Arthur sembra invecchiato. Energico, severo, intimorente come al solito, ma invecchiato.

Merlin sente Arthur trattenere il respiro ed irrigidirsi accanto a lui. Gli cerca veloce una mano e la strige per dargli conforto ma non è neppure certo che Arthur se ne sia accorto, tanta è la tensione che sente emanare da lui.

- Morgana, si sta facendo tardi. Con chi stai parlando? – Chiede Uther, ignaro di tutto, frettoloso, impaziente, leggermente sovrappensiero.

A quella domanda, Morgana lascia passare sul suo volto un’espressione corrucciata, poi, con una leggera scrollata di spalle, torna se stessa nel giro di un battito delle sue lunghe ciglia e si stampa un sorriso arrogante in volto, mentre risponde con voce provocatoria e sicura: - Sono Arthur e Merlin papà. Vuoi venire a salutarli? –

Uther Pendragon, che fino ad un secondo prima era stato tutto intento a sistemarsi il polsino della camicia, alza velocemente lo sguardo, prima sulla figlia e poi sul portatile davanti a lei.

Merlin si chiede cosa riesca a scorgere da quei pochi metri che lo separano dalla scrivania, se riesca a vedere chiaramente il volto di suo figlio, se riesca a vedere anche lui e se la vista di loro due abbracciati non sia più di quanto sia pronto ad affrontare, anche se, a detta di Arthur, il problema di suo padre non è la loro storia.

Uther rimane perfettamente immobile, evidentemente a disagio, in bilico fra la rabbia e qualcos’altro che Merlin identifica come nostalgia. Per un attimo lunghissimo, denso di elettricità, il padre di Arthur sembra avere intenzione di dir loro qualcosa, poi, senza un cenno, senza un saluto, gira le spalle a tutti loro e fa per uscire dalla stanza, dicendo a Morgana mentre si allontana: - Ti aspetto di sotto Morgana. Sbrigati a salutare. Non abbiamo molto tempo. La prenotazione è per le otto. –

E così esce di scena, silenziosamente, chiudendosi la porta alle spalle senza neanche un cigolio, come solo un Pendragon riuscirebbe a fare.

Morgana riporta svelta lo sguardo verso lo schermo, il dispiacere per ciò che sta provando Arthur che fa sembrare i suoi occhi ancora più grandi e chiari.

- Arthur... – Inizia col dire, ma Arthur non le dà l’occasione di dire altro. Si alza dal letto scattando come una molla, come se restar seduto davanti a quello schermo potesse fargli fisicamente male.

Merlin si alza con lui, accarezzandogli entrambe le braccia con le mani, cercando di rilassargli i muscoli contratti in una carezza che vorrebbe sia calmarlo che trattenerlo.

Arthur però scappa dal suo tocco e da quel tentativo, prende il primo asciugamano che trova a portata di mano e si avvia verso la porta, salutando entrambi con un: - Vado a farmi una nuotata, ho bisogno di schiarirmi la mente per un po’. Ci sentiamo presto Morgana. – e così dicendo esce dalla stanza, in un modo talmente simile a quello di suo padre che a Merlin, al solo guardarlo, fa male il cuore.

Merlin muove qualche passo in direzione della porta, per seguirlo, ma Morgana lo chiama dallo schermo, il tono stanco ma sicuro: - Lascialo andare Merlin. È meglio se resta da solo per un po’. Lo sai anche tu. –

Sì, Merlin lo sa. Sa che quando Arthur è di questo umore il meglio che può fare per lui è lasciarlo in pace, lasciargli smaltire la rabbia nuotando o correndo, stancando il suo corpo così tanto da non riuscire a pensare a null’altro.

Però saperlo e accettarlo sono due cose molto diverse.

- Per quanto andranno avanti così Morgana? – Le chiede, tornando a sedersi sul letto mentre un sospiro gli scappa dalle labbra.

- E chi lo sa? Li conosci. Sono entrambi così testardi. Non credo che la situazione si risolverà tanto presto Merlin. –

Merlin si morde piano un labbro mentre si tormenta le mani in grembo, poi, titubante, avvicina di più il viso all’immagine di Morgana, quasi volesse confidarle un segreto, la voce incerta mentre propone: - E se tornassimo a casa? –

Butta nel piatto quella proposta di getto, quasi volesse liberarsene, come se gli scottasse tra le labbra, come un pensiero col quale non sa bene che fare, cosa provare al riguardo.

- Magari se tornassimo a Londra – Continua, più sicuro - Se quei due avessero più occasioni di incontrarsi di persona, riuscirebbero a parlarsi. È facile per tuo padre allontanarsi da un computer ma non sarebbe altrettanto facile per lui voltare le spalle ad Arthur, non se fosse lì, nella stessa stanza con lui. Magari... –

- Merlin – Lo interrompe Morgana, lo sguardo verde acceso di determinazione - Non ti azzardare. Non osare proporre ad Arthur una cosa simile. Non risolverebbe la situazione e riusciresti solo a ferire i suoi sentimenti. È Uther che deve fare un passo indietro stavolta. Arthur ha preso una decisione partendo con te. Ha fatto una scelta e mio padre deve imparare a rispettarla. Se Arthur tornasse sui suoi passi adesso sarebbe come dare a mio padre diritto di veto sulle sue scelte anche in futuro e questo non può essere un bene. Per entrambi. –

Merlin torna ad adagiarsi contro i cuscini, sconsolato. Sa che Morgana ha maledettamente ragione. È solo che lo fa impazzire il dover restare con le mani in mano senza poter far nulla per aiutare Arthur.

- Cosa dovremmo fare allora secondo te? – Le chiede, rassegnato a seguire il suo consiglio.

- Aspettare. Possiamo solo aspettare che mio padre senta talmente la mancanza di Arthur da venire a patti con la sua decisione di partire. –

- Non ce lo vedo tuo padre a struggersi e cedere sotto il peso della nostalgia, sai?–

Morgana si mette a ridere, un suono leggero, che gli rasserena un po’ il cuore.

- Chissà Merlin... Potrebbe sempre accadere un miracolo. Un miracolo di Natale! –

- Certo. Come no... – Risponde Merlin, ridendo a sua volta.

- Cambiamo argomento, che dici? Ora che Arthur non c’è e non può lamentarsi perché passiamo il tempo a spettegolare, perché non mi chiedi come sta andando il mio shopping natalizio? –

Merlin a quelle parole alza veloce gli occhi e la guarda per un lungo secondo, l’espressione sospesa tra sorpresa e un pizzico di dispiacere, lo sguardo che gli cade per la prima volta sulla pila di pacchetti accatastati sul letto di lei, in bella vista.

- Vuoi dire che stai procedendo lo stesso col nostro solito giro? Senza di me? –

- Beh – risponde lei, d’un tratto meno gongolante, come se si stesse rendendo conto solo in quel momento che lui avrebbe potuto restarci male - Ho pensato che visto che tu te ne stavi spaparanzato insieme a mio fratello su una spiaggia dell’Australia ad abbronzarti come mai in vita tua, non ci fosse niente di male se io mi concedevo un po’ di sano shopping natalizio... Sai... Per tirarmi su! Che diamine! Tu non ci sei, Arthur non c’è... Mi avete lasciato qui da sola... –

Merlin la ascolta tirare fuori il suo miglior repertorio da regina del dramma mentre lei cerca di spiegargli nel dettaglio quanto vuote e desolate siano le sue giornate senza loro due accanto. Una volta arrivati nel bel mezzo della scena madre però Merlin non può proprio fare a meno di mettersi a ridere, qualunque dispiacere avesse provato pochi minuti prima totalmente spazzato via dall’affetto per lei.

Morgana a volte è davvero identica ad Arthur: hanno entrambi il bisogno patologico di essere al centro dell’attenzione e lui li adora entrambi per questo.

Inoltre non ce l’ha davvero con lei per essere andata, ci mancherebbe altro, è solo che gli dispiace un po’ di aver perso il loro giro.

- Ok, va bene, va bene, sei perdonata! – Le dice agitando le mani davanti a sé come per dirle di non preoccuparsi oltre - Vuol dire che ci rifaremo l’anno prossimo... Sei stata anche ad Hyde Park? –

Gli occhi di Morgana brillano di mal contenuta eccitazione mentre risponde: - Ci sono stata proprio ieri. Perché non mi chiedi cosa ho fatto una volta lì?–

- Ti sei decisa finalmente ad andare a pattinare? – Le chiede lui, sorpreso - Vedi che il non avermi intorno qualcosa di buono ha portato? –

- Non credere... Quest’anno ti avrei convinto... Mi sei sfuggito per un pelo caro... –

Merlin sta quasi per contraddirla e buttarsi in un altro dei loro battibecchi quando un sospetto malandrino gli balugina in testa.

- Morgana... Da chi ti sei fatta accompagnare? –

Morgana lo guarda con un’espressione confusa, che potrebbe passare per autentica se non fosse per l’angolo della bocca che proprio non vuole saperne di non alzarsi in un risolino.

- Come dici? –

- Ragazzina, non fare la finta tonta con me... Da chi ti sei fatta accompagnare nel tuo fantastico giro? Hai trovato qualche nuovo cavalier servente per caso? Com’è che da un po’ non sento più nominare i tuoi soliti spasimanti? –

- Non so di cosa tu stia parlando – risponde Morgana, il bel mento alzato in una posa arrogante - Chi ti dice che non sia andata da sola? –

- Morgana, in tutti questi anni non sei mai andata a Hyde Park a pattinare perché non hai mai voluto farlo senza un partner, dicevi che non si creava la magia, e visto che io non sarei salito manco morto su quegli aggeggi infernali che chiami pattini, hai sempre finito col rinunciare all’idea. Vuoi farmi credere che improvvisamente sei andata sola? Inoltre proprio alle tue spalle c’è la riprova che stai mentendo: ancora un po’ e quel letto rischia di sparire sotto quella marea di pacchetti! Conosco la mole dei tuoi acquisti, so cosa significa per te “acquistare due sciocchezzuole per Natale”. O devo ricordarti che tutta questa nostra tradizione, risalente ormai a otto anni fa, è iniziata perché tu avevi bisogno di due braccia forti che ti aiutassero con i pacchetti, praticamente uno schiavo personale, ed Arthur non avrebbe accettato di accompagnarti neanche sotto tortura? –

- Merlin, quanto sei scortese. Così mi ferisci! Se la metti in questo modo sembra quasi che per tutti questi anni io ti abbia costretto con la forza a seguirmi. – Gli risponde lei, impegnandosi per sembrare dispiaciuta e riuscendo nell’intento.

- Assolutamente no! – La rassicura lui - Lo sai che adoro fare shopping con te! Però ammetterai che è stata una fortunata coincidenza che i nostri interessi coincidessero. Avrei potuto benissimo odiare il seguirti su e giù per le scale di Harrods e girare con te per fiere e mercatini. Quindi non fare la furba con me. Sputa il rospo, chi hai incastrato stavolta? –

A quel punto Morgana lascia cadere ogni facciata di innocenza e gli risponde con quel suo sorriso da gatto del Cheshire che è sempre riuscito allo stesso tempo ad incantarlo e a mettergli i brividi.

- Oh ma non ti si può nascondere proprio niente! Ok, ok, hai ragione. Diciamo che ho trovato un sostituto... –

 

 

Merlin si trova a passeggiare lungo la spiaggia nella speranza di incrociare il suo ragazzo di ritorno dalla sua nuotata, quando il cellulare comincia a squillargli in tasca.

Risponde automaticamente, senza quasi guardare, nella speranza che sia proprio Arthur a chiamarlo.

Ma non è la voce di Arthur quella che sente venire dall’altro capo del telefono.

- Merlin, quella donna va fermata. Tu devi fare qualcosa. –

Merlin allontana per un attimo il cellulare dall’orecchio giusto per controllare il nome impresso sul display ed essere così sicuro di non star parlando con Will ed essere quindi incastrato in uno di quei loop temporali che ti costringono a rivivere più e più volte la stessa giornata, come in quel film con Bill Murray.

Ma il nome è effettivamente quello che si era aspettato e la voce che continua a chiamarlo dicendo: - Merlin! Mi senti? Sei lì? Hai capito ciò cosa ti ho detto? – è effettivamente quella di Gwaine, anche se è una voce più stridula, più sfinita e sicuramente più stressata di quella che ricordava.

Inoltre Merlin non ha la più pallida idea di cosa stia parlando.

- Gwaine, calmo, calmo, prendi un bel respiro e comincia dall’inizio. Di chi stiamo esattamente parlando? Chi deve essere fermato e soprattutto, che diavolo c’entro io in tutta questa faccenda? – Gli dice, costringendosi a non ridere nel frattempo.

Gwaine, obbediente per una volta in vita sua, prende effettivamente un profondo respiro e poi gli risponde digrignando i denti: - Sto parlando di Morgana. –

- Morgana? La nostra Morgana? – Chiede un Merlin sorpreso e ancora più confuso: Gwaine e Morgana, pur conoscendosi da molti anni, non hanno mai avuto moltissime occasioni di frequentarsi e quindi gli sembra strano che l’amico lo stia chiamando per lamentarsi proprio di lei. Anche se, a pensarci bene, con Morgana nulla è impossibile.

- Sì, Morgana. La sorella di Arthur, la tua amica del cuore, la donna che tutti, almeno una volta nella vita, hanno desiderato di strangolare, quante altre Morgana conosci?

- Gwaine, io non... – Comincia a dire Merlin, cercando di spiegare a Gwaine di dover essere un po’ più chiaro se vuole che lui riesca a seguirlo nel suo discorso, poi però si interrompe, come colto da un’illuminazione, ed allora scoppia sonoramente a ridere, piegandosi in due e portandosi una mano allo stomaco per non sentirsi male.

- Tu! – Gli urla in un orecchio - Sei tu il malcapitato! Oh povero Gwaine! Le mie condoglianze! Ma come diavolo è successo? – Gli chiede, per poi riprendere a ridere di gusto, con davvero poco riguardo per le sofferenze di Gwaine.

- Sì, ridi, ridi, ridi pure delle mie sventure! Già il fatto che tu sappia a cosa mi riferisco dimostra che come minimo sei suo complice, se non l’istigatore di tutta la faccenda! – si lamenta Gwaine e poi impostando la voce fino a somigliare a quella di Arthur continua - “Fai un salto di quando in quando a casa mia Gwaine! Butta un occhio a come se la passa Morgana” mi ha detto Arthur prima di partire, ed io, da buon amico, ho fatto esattamente come mi ha chiesto! Ho fatto un salto a casa sua ed ora mi ritrovo incastrato fino a Natale! Ah ma se lo prendo... –

Merlin si asciuga gli angoli degli occhi, umidi per il troppo ridere, poi riprende, la voce ancora un po’ rauca: - Come ha fatto a convincerti? Cos’è, ti sta ricattando per caso? –

Gwaine resta in silenzio per un momento, poi aggiunge, il tono un po’ imbarazzato: - Di questo preferirei non parlarne. –

- Ti sta ricattando eccome! Lo sapevo! Sei fritto amico mio! –

- Nessun ricatto! È che sai... Si sente sola. Tu non ci sei, Arthur non c’è, non hai idea di quanto sia giù per la vostra assenza... Insomma, mi sono impietosito... –

Merlin a quel punto non ce la fa davvero più e scoppia a ridere di nuovo. Solo Gwaine poteva credere alle parole di Morgana, solo lui poteva credere che ci fosse davvero qualcosa a questo mondo in grado di turbare la degna erede di Uther Pendragon. Decide di non svelare la sua messinscena però. Primo perché Gwaine ci resterebbe troppo male e due perché le conseguenze promettono di essere esilaranti.

- Non ridere! Sei consapevole che la colpa di tutto questo pasticcio è solo tua vero? –

- Mia? – Esclama Merlin – ma come, se fino a due secondi fa te la stavi prendendo con Arthur? –

- Arthur ha la sua parte di responsabilità, perché si è approfittato della nostra amicizia per sacrificarmi a sua sorella, ma se tu in tutti questi anni non avessi viziato quella strega accompagnandola in giro per tutta Londra, ora io non sarei costretto a fare le tue veci e a seguirla da Harvey Nichols o ad andare a pattinare ad Hyde Park... –

- Ti ha convinto ad accompagnarla in pista ad Hyde Park? Ti ha detto che eravamo soliti andare a pattinare? – Gli chiede Merlin, non riuscendo a trattenersi, perché Morgana con quella richiesta ha davvero esagerato - Oh povero Gwaine! Mi spiace dirti che ti sei fatto gabbare per bene amico! I negozi ok, i mercatini va bene, ma Hyde Park proprio no! Morgana ha provato a lusingarmi e minacciarmi per anni ma non mi sono mai piegato. Non mi sarei fatto convincere neanche in un milione di anni! –

- Quella strega! Lo sapevo! Lo sapevo che tu non saresti stato così folle. Se penso a tutte le volte in cui sono caduto sul ghiaccio ieri mentre lei mi volteggiava intorno come una fatina dispettosa, anzi, che dico dispettosa, una fatina profondamente crudele! E dimmi, è vero che ogni anno l’accompagni ad un ballo di beneficenza organizzato dal club di suo padre, uno di quelli in cui ci si veste come dei pinguini e si è costretti a ballare il Valzer? Perché anche su quello ho avuto i miei dubbi... –

- Ti ha chiesto di accompagnarla al ballo d’Inverno? – Gli chiede Merlin, sorpreso, perché in tanti anni Morgana non aveva mai espresso il desiderio di andare, anche se Merlin l’avrebbe accompagnata volentieri.

- Sì, è tra una settimana... Ho già affittato lo smoking... Mi ha mentito anche su quello per caso? – Gli chiede Gwaine, appena appena più serio, quasi ferito, come se quella fosse la famosa goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso.

- Assolutamente no. Partecipiamo ogni anno. A quello proprio non puoi mancare. – Mente spudoratamente Merlin, la voce ferma e risoluta.

- Ah, ok – Gli risponde Gwaine, stranamente ammansito - Effettivamente non avrebbe osato tanto, sa quanto io odi vestirmi come un manichino. Beh, Penso che allora almeno lì dovrò portarla, se dici che lo fate tutti gli anni non vorrei che perdesse il ballo per colpa mia. Non sarebbe da gentiluomini. –

- Certamente – Risponde Merlin, intenerito dal suo buon cuore e dalla facilità con cui Gwaine sembra aver dimenticato la sua irritazione per correre in soccorso di una donzella in difficoltà, anche se quella donzella è Morgana, che non hai mai avuto bisogno di salvataggi in vita sua, anzi, di solito sono gli altri che devono guardarsi da lei.

- Però basta giri per negozi, basta capatine nei mercatini... Questo sostituto da oggi entra in sciopero... –

- Ci resterà male. –

- Se ne farà una ragione. –

- Troverà il modo di farti fare come dice lei. –

- Che ci provi. – Risponde Gwaine, sembrando quasi ansioso e divertito all’idea.

Merlin sorride tra sé, felice in fondo che i suoi amici abbiano trovato il modo di colmare il vuoto causato dalla loro assenza, anche se con qualcuno di così inaspettato.

- Allora, dov’è Arthur? È lì accanto a te a sbellicarsi dalle risate alle mie spalle?

- No, ci siamo separati poco fa. Quando mi hai chiamato stavo appunto andando a vedere se riuscivo ad incrociarlo al bar per fare colazione. –

- È com’è che voi due piccioncini non siete usciti insieme? –

- Beh, l’idea sarebbe stata quella, poi però c’è stato un incontro fuoriprogramma con Uther durante una videochiamata con Morgana ed Arthur ha avuto bisogno di staccare la mente per un po’ con una nuotata. –

- Si sono parlati finalmente? –

- Macché... Si sono ignorati come solo loro sanno fare e sono fuggiti entrambi a gambe levate. Questa situazione sta diventando ridicola Gwaine. Arthur ci sta male ed io non so proprio che cosa fare... –

- Beh... – Comincia Gwaine, per poi stopparsi senza proferire altro.

- Beh cosa? Hai qualche idea? –

- Forse qualcuno dovrebbe far ragionare Uther. –

- Inutile. Morgana ci prova da mesi. Penso che se insistesse ancora un po’ suo padre finirebbe per diseredare anche lei. –

- Non parlavo di Morgana. –

Merlin si pietrifica sul posto mentre il significato delle parole di Gwaine va a prendere forma nella sua testa.

- Pensi che dovrei parlargli io. – Gli dice, la voce interdetta, perché quell’eventualità non gli era neanche mai passata per la testa.

- Magari riusciresti dove Arthur e Morgana hanno fallito. –

- E cosa ti dà questa sicurezza? Cosa ti fa credere che ascolterebbe proprio me? –

- Non ho nessuna sicurezza Merlin. Anzi, ci sono buone probabilità che Uther mandi al diavolo pure te. Però, se ti fa così male restare con le mani in mano mentre vedi Arthur struggersi per questa storia, forse parlare con suo padre è l’unica cosa che potresti fare per dare a te stesso l’impressione di aver provato ad aiutarlo, e chissà, magari potresti combinare qualcosa di buono nel frattempo. –

- Arthur mi ucciderebbe. –

- Vero. –

- Penserebbe che voglio intromettermi sei suoi affari. –

- Molto probabile. –

- Non sopporta che si cerchi di mettere il naso nelle sue questioni di famiglia. –

- Vero anche questo – dice Gwaine, ragionevole, pacato – però è vero anche che se mai dovesse perdonare questo tipo di intrusione a qualcuno, quel qualcuno saresti tu. –

Detto questo, si stoppa per un secondo che sembra infinito, come per lasciare a Merlin il tempo di soppesare quell’ultima sua osservazione, come un saggio dispensatore di verità che istruisce il suo inesperto discepolo. Poi continua, cercando di suonare allegro e incoraggiante - Sarebbe un bel regalo di Natale se riuscissi ad appianare almeno un po’ le cose con suo padre, non credi? –

- Perché tiri fuori i regali di Natale ora? Che c’entrano con Arthur e Uther? –

- Nulla! Dico solo che sarebbe un bel gesto da parte tua, qualcosa che sicuramente non sfigurerebbe rispetto a qualunque cosa Arthur abbia escogitato per te... –

- Arthur non ha escogitato nulla per me. Ha giurato. Ha giurato di restarsene tranquillo. Niente spese pazze. Niente gesti da romanzo. Solo noi due, la sabbia e l’oceano. Questo è il patto. –

- E tu gli credi? –

- Certo che gli credo. –

- Merlin... È di Arthur che stiamo parlando. –

- Ma... – Comincia a dire Merlin però Gwaine lo interrompe.

- Credi davvero che lascerebbe passare il vostro primo Natale insieme senza organizzare almeno, che so io... Una parata? –

Un terrore freddo e sottile comincia a correre lungo la schiena di Merlin.

- Non oserebbe. –

- Scommetti? –

- Oh Dio, Gwaine, a Natale mancano solo dieci giorni... –

- Sono felice che tra il sole ed Arthur tu sia ancora in grado di percepire il passare del tempo Merlin. Vuol dire che il cervello non ti è ancora andato in pappa... –

Merlin ignora totalmente il maldestro tentativo di Gwaine di fare del sarcasmo. Non ha tempo per quello. Se Gwaine ha ragione, non ha più tempo per alcunché.

- A Natale mancano dieci giorni ed io non ho preparato nulla... –

- Male. Molto male. –

- Tu sai cosa sta architettando. – Non glielo chiede neanche, lo asserisce come un dato di fatto - È per questo che hai voluto avvertirmi, per evitarmi una figuraccia... –

- Ma non ti si può proprio nascondere niente! – Comincia a dire Gwaine, assecondandolo con sufficienza.

Merlin aggrotta la fronte a quell’espressione, sentendo l’influenza negativa di Morgana farsi strada nel suo amico. Quella loro nuova amicizia non avrebbe portato nulla, ma proprio nulla di buono.

- Forza, dimmi tutto! Con cosa devo confrontarmi? –

- Frena i cavalli cowboy! Io non so proprio un bel niente! E anche se sapessi qualcosa non te lo direi... Arthur mi toglierebbe il saluto e si riprenderebbe il bel televisore che mi ha regalato prima della vostra partenza. In un caso o nell’altro, ho le labbra cucite. –

- Ma Gwaine –

- Niente Gwaine! Non parliamo più di questo argomento. –

- Spero che Morgana ti trascini su e giù per le scale di Harrods finché non ti si consumeranno le suole... –

- Già fatto amico mio – gli risponde fingendosi dolorante Gwaine - Già fatto. –

- Non puoi dirmi proprio nulla? –

- Nulla. Però posso darti un consiglio alla luce degli eventi passati. –

- Dimmi – gli dice Merlin, al tempo stesso speranzoso e riconoscente.

- Fossi in te controllerei il cassetto dei calzini. E per bene stavolta. Non ripetiamo l’errore di sei mesi fa, va bene? –

Merlin gli chiude il telefono in faccia augurandogli altre due settimane di shopping tra le grinfie ben fornite di carte di credito di Morgana. Magari così gli sarebbe passata la voglia di fare lo spiritoso.

 

 

Alla fine Merlin trova Arthur in spiaggia, in un tratto non troppo frequentato che ha indicato loro il gestore del bar dove si recano di solito a far colazione. Un punto sconosciuto ai turisti dove i ragazzi locali si ritrovano per fare surf, perché a quanto sembra è lì che si trovano le onde migliori.

Merlin non sa perché il gestore abbia voluto condividere quell’informazione con loro, in fondo anche loro sono dei turisti. Forse, si dice Merlin, è stato il racconto del loro viaggio a convincerlo, il modo in cui entrambi hanno salutato le loro vite per regalarsi quell’anno insieme, forse la loro sete d’avventura l’ha colpito favorevolmente.

Arthur si è innamorato di quel tratto al solo guardarlo e da allora non un solo giorno è passato senza che vi si recasse a surfare.

Merlin si dà dello stupido ad averlo cercato in lungo ed in largo: avrebbe dovuto capirlo subito che l’avrebbe trovato lì.

A quell’ora del mattino, e in un giorno feriale per di più, in spiaggia non c’è nessuno a parte loro due. Arthur è in acqua, tutto intento ad affrontare le onde come forse avrebbe voluto fare con suo padre solo un’ora prima.

In presenza di Uther, Arthur non ha reagito, ma Merlin sa che non è proprio nella sua natura non combattere per le cose a cui tiene. Se è rimasto zitto e muto seduto su quel letto, senza proferir parola, senza un gesto, è perché quello è il modo in cui Arthur ha scelto di combattere quella sua battaglia.

Ciò però non significa che per lui sia facile.

Ecco perché ora continua a remare contro quelle onde con così tanta energia e sembra inseguire il momento in cui salire sulla tavola come se non accettasse di venirne sconfitto, di piegarsi al suo volere.

Perché Merlin sa che quella guerra silenziosa con suo padre lo sta logorando e quindi Arthur deve trovare qualcos’altro contro cui battersi, fossero anche solo il vento ed il mare.

Merlin arriva sul limitare del bagnasciuga che ancora Arthur non si è accorto di lui. Si spoglia senza fretta, lasciando cadere a terra la maglietta e abbandonando le infradito vicino ai vestiti che Arthur ha, a sua volta, lasciato ammonticchiati alla meno peggio vicino la riva, poi inizia lentamente ad entrare in acqua, gli occhi sempre concentrati su di lui, attirati dalla sua forza e dalla sua vitalità, dal suo essere in ogni occasione quel concentrato di fragilità e fierezza che con tanta facilità, giorno dopo giorno, continua ad incantargli il cuore.

Quando l’acqua gli arriva ormai alla cintola ecco che Arthur lo scorge da lontano e il vederlo lì, in mare insieme a lui, gli fa perdere la concentrazione. Merlin lo vede allora sbilanciarsi, scivolare sulla tavola e cadere in acqua, sparire per un attimo tra i flutti per poi tornare a galla ridendo, tirandosi via i capelli dal volto con una mano, mentre con l’altra va ad aggrapparsi veloce alla tavola per evitare che scivoli via.

Merlin a quel punto inizia a nuotare verso di lui, accelerando il ritmo, perché il bisogno di averlo vicino d’improvviso è tanto forte da farlo vibrare, perché Arthur è la sua boa, il suo punto di riferimento quando ogni altra cosa smette di avere un senso, e quando loro due sono insieme il resto del mondo può anche andare al diavolo.

Lo raggiunge con poche veloci bracciate, poi, con solo la tavola ormai tra di loro, Merlin si appoggia a quella superficie bianca incrociando le braccia sotto il mento, mimando la posa di Arthur, che continua a guardarlo senza dir nulla, sorridendogli, mentre una goccia d’acqua gli corre in bilico sul naso.

- Ciao – gli dice piano Merlin, sorridendogli a sua volta, rapito dal colore di quegli occhi che ora lo guardano intenti, togliendogli un po’ il respiro.

- Ciao – gli risponde Arthur - Che ci fai qui? – E il suo sorriso mentre glielo chiede diventa tenero e affezionato, quasi sapesse già la risposta a quella domanda ma volesse comunque sentirla dalle sue labbra.

Merlin scrolla appena le spalle.

- Mi mancavi – ammette.

- Mi hai raggiunto perché ti mancavo? Sicuro? – Lo prende in giro lui - Non perché eri preoccupato per me? – Gli chiede alla fine, allungando una mano verso il suo viso per scostargli una ciocca di capelli bagnati dalla fronte.

Merlin gli sorride colpevole, come se Arthur l’avesse beccato con le mani nel sacco.

- Magari anche per quello – gli risponde, affatto stupito di come Arthur riesca a leggerlo senza sforzo.

Arthur al suo commento non dice nulla, lo guarda e basta, con un'intensità da cui lui si sente quasi consumare, e mentre sta pensando che è così che deve essersi sentito Icaro avvicinandosi troppo al sole, Arthur si sporge verso di lui e gli cattura le labbra in un bacio dolce e lento, che sa di sale e di sole, di casa, di loro due.

Merlin sente il cuore sfarfallargli nel petto a quel contatto. Le labbra di Arthur si muovono elettriche e sicure contro le sue, ed è una sensazione così stupenda e totalizzante da fargli quasi male.

Dalla sua mente ogni cosa intorno a loro sembra pian piano sparire: la ruvidezza della tavola, il rumore del vento, i brividi sulla pelle bagnata, il verso dei gabbiani, tutto cancellato dal modo in cui lui sembra chiamarlo a sé, reclamando la sua mente ed il cuore, un tocco alla volta, un bacio alla volta.

Nulla esiste. Nulla importa. Ci sono solo loro due e quel sentimento maestoso che Merlin sa che non proverà mai per nessun altro.

Il mare continua a alzarsi e abbassarsi intorno a loro, cullandoli in una danza tutta sua, ora avvicinandoli, ora allontanandoli, rendendo quel loro bacio una dolce tortura.

Quando un’onda appena più forte li colpisce, ecco che Merlin sente le labbra di Arthur quasi scappare dalle sue, allora gli si aggrappa forte alla nuca nel tentativo di non farlo allontanare, di tenerlo lì con lui, di essere saldo e forte per tutti e due, mentre cerca di prolungare quel momento il più a lungo possibile.

Non vuole che il bacio si interrompa.

Vuole tenere Arthur lì con sé, al sicuro, vuole che Arthur smetta di pensare, vuole che Arthur smetta di soffrire, vuole che sappia di non essere solo, non con lui al suo fianco, che ricordi che in lui avrà sempre una casa, un porto tranquillo in cui riposare.

Ed Arthur fa proprio questo, si abbandona in quel suo abbraccio, Merlin lo sente rilassarsi e sospirare, come se il loro stare insieme fosse la risposta ad ogni sua domanda. E non può fare a meno di amarlo un po’ di più per questo, per la fiducia che sempre ripone in lui.

Alla fine, quando quel bisogno di sentirlo suo sembra essersi placato, lascia che la presa in cui l’aveva stretto si trasformi in una carezza. Gli sfiora piano i capelli e poi la guancia, fino a catturargli col pollice l’angolo della bocca, dandogli un ultimo piccolo bacio prima di separarsi definitivamente da lui.

- Mi dispiace per tuo padre – gli dice, gli occhi fissi nei suoi, mentre Arthur annuisce piano, lo sguardo più sereno, in pace.

Merlin gli mette una mano su un braccio e glielo stringe per un attimo in una gesto confortante, poi, insieme, si avviano verso riva, uno accanto all’altro, proprio come deve essere, così com’è sempre stato.

 

 

Sono seduti sulla spiaggia già da un po’, l’asciugamano di Arthur steso sotto di loro per evitare che si imbrattino entrambi di sabbia. Merlin ha una mano poggiata pigramente su quella di Arthur e gli accarezza piano il dorso con il pollice, in un gesto intimo, familiare.

- Che vuoi fare dopo? – Gli chiede Merlin, gettando appena la testa all’indietro e girandosi a guardarlo.

- Mi piacerebbe restare qui se non ti dispiace. Magari potresti fare un salto da Fred e noleggiare una tavola anche tu. Potremmo surfare ancora, più tardi, se ti va. –

- Perfetto. – Risponde Merlin, pregustando già la giornata che li aspetta.

Poi però, le parole di Gwaine sulla misteriosa sorpresa di Arthur iniziano ad addensarglisi pericolosamente in testa, come un temporale che minaccia di sorprenderlo all’improvviso, e Merlin cerca di pensare ad un modo per introdurre l’argomento.

- Visto che siamo in vena di pianificazioni – gli chiede con aria innocente, come se quel pensiero l’avesse colto solo in quel momento - Allora che vogliamo organizzare per Natale? –

- Organizzare? – Gli chiede Arthur aggrottando la fronte.

- Sì, beh – continua Merlin, un po’ meno sicuro nel leggere la sua espressione - Per esempio... Che vogliamo fare per pranzo? Vogliamo andare a mangiare fuori da qualche parte, o organizzare qualcosa solo noi due? –

- Qualunque cosa tu voglia a me sta bene. Nulla di troppo complicato o che coinvolga altra gente però. Quest’anno ti voglio solo per me. –

Merlin gli sorride quasi di riflesso, però intanto la sua mente sta correndo a tutta birra. Arthur sembra davvero rilassato e totalmente indifferente alla cosa, forse quella di Gwaine era una balla bella e buona, forse quel disgraziato, mettendogli la pulce nell’orecchio, voleva solo rendergli pan per focaccia per tutta la storia di Morgana.

- Stavo pensando che mi sarebbe piaciuto fare un pic-nic in spiaggia, sandwich di tacchino, insalata e macedonia da portarci dietro e poi passare la giornata qui a surfare. Tu che dici? –

- Sarebbe perfetto. – Acconsente Arthur, il viso calmo e privo d’espressione, e Merlin a questo punto non sa proprio che pensare.

- Sai, prima ha chiamato Gwaine - Gli dice allora, per vedere se nominare l’amico avrebbe causato in lui qualche reazione.

- Che ha combinato stavolta? – Gli chiede Arthur, il tono divertito e rassegnato insieme.

- Lui niente. Però sembra che sia caduto vittima di un’approfittatrice priva di scrupoli... –

- E chi? – Interviene subito Arthur, preoccupato.

- Tua sorella. – Risponde Merlin ridendo.

- Morgana? –

- La sola e unica. –

- Cosa può mai volere Morgana da Gwaine? –

- Se siamo fortunati solo che la scarrozzi in giro per Londra al posto mio. –

- Gwaine si è offerto di accompagnarla? – Arthur non potrebbe suonare più sorpreso neanche se ci provasse.

- Ora, dire “offerto” è forse voler travisare i fatti. Diciamo che Morgana ha giocato bene le sue carte e l’ha fatto capitolare... –

- E quindi ora lui ti sta sostituendo? Vuoi dire in quella fiera dello shopping in cui vi gettate voi due ogni anno? Ed è ancora vivo per raccontarlo? Sto provando un rispetto tutto nuovo per Gwaine, sai? Puoi dirglielo quando lo risenti. –

Merlin ride piano a quella battuta, il cuore leggero nel sentire di nuovo Arthur scherzare.

Rimangono in silenzio per un po’, poi Arthur aggiunge: - Sai Merlin, non so se mi piace l’idea di mia sorella da sola in giro per Londra con Gwaine... –

Merlin scoppia a ridere.

- Davvero? Io non so se mi piace l’idea di Gwaine tutto da solo in giro per Londra con Morgana! È per lui che dovremmo preoccuparci, non credi? –

Arthur finge di rifletterci su un secondo.

- Forse hai ragione – ammette, poi si gira verso di lui e gli chiede dolcemente: - Ti dispiace di non esserci tu al suo posto? –

- E rinunciare a tutto questo – dice Merlin indicando con la mano il panorama di fronte a loro - Per scorrazzare come un forsennato per le vie trafficate della città con Morgana alle calcagna? Sei matto? –

- Certo, come no... – Gli risponde Arthur, tirandoselo vicino, un braccio stretto intorno alle spalle – Così come non ti dispiace esserti perso la tua maratona di film di Natale con Will o i biscotti di tua madre, o addobbare l’albero nel nostro appartamento o passare la notte della vigilia davanti al caminetto ad osservare la neve cadere... Come se non ti conoscessi Merlin... Non c’è nessuno che ama l’atmosfera natalizia più di te. Se dipendesse da te, vivremmo tutti perennemente in un romanzo di Dickens! Tu vai pazzo per le luci e i canti e la magia e so che avresti preferito passare il Natale a New York o in Europa... Non pensare di riuscire a darmela a bere. –

- Se rinunciare al mio “Natale tipo” significa stare su questa spiaggia qui con te no che non mi dispiace. – Gli dice Merlin, la voce ferma e sicura, senza un briciolo di dubbio a farla vacillare.

- Grazie – gli dice Arthur, più serio – Lo so che stai facendo tutto questo per me, non credere che non l’abbia notato. –

- Io non sto facendo proprio un bel niente per te! La vuoi smettere? In questi giorni non fai altro che ringraziarmi, stai diventando così sdolcinato che sto seriamente pensando che tutto questo sole ti abbia dato alla testa. –

- Sono seduto su una spiaggia da sogno accanto al ragazzo che mi ha rubato il cuore. Posso essere sdolcinato quanto mi pare. Posso esserlo anche di più se voglio. –

- Penso che tu abbia già raggiunto il tuo limite... –

- Ah sì? Senti questo allora. Ti faccio una promessa: magari non potrò farti avere le maratone con Will o il giro per negozi con Morgana, sicuramente non potrò farti avere la neve, però, caro il mio Merlin, farò in modo che tu abbia la magia. Che ne dici? È abbastanza sdolcinato per te come pensiero? –

Merlin per un attimo non gli risponde niente, neanche gli rammenta che si erano promessi di non farsi regali o organizzare chissà cosa per Natale. Sa che sarebbe fiato sprecato. Inoltre, nella foga del momento, Arthur probabilmente neanche si è accorto di aver lasciato trapelare più di quanto forse avrebbe voluto.

Gwaine naturalmente aveva ragione.

Per quel loro primo Natale insieme Arthur stava preparando una sorpresa con i fiocchi e Merlin avrebbe dovuto darsi da fare se non voleva ritrovarsi ad essere l’unico senza un regalo degno di tale nome. Però a quello avrebbe pensato l’indomani, perché tutto quello che voleva in quel momento era che Arthur sapesse quanto lo avevano reso felice le sue parole e quanto pazzamente fosse innamorato di lui.

- Se ci sei tu accanto a me, io ho tutta la magia di cui ho bisogno. – Gli dice, ed accidenti a lui, è vero.

A quella risposta, così sentita ed appassionata, Arthur gli riserva un sorriso luminoso, uno di quei sorrisi che Merlin passerebbe tutto il giorno a guardare, per poi chiedergli divertito: - Ouch, Merlin! Chi è lo sdolcinato adesso? – Dandogli una piccola gomitata sul fianco.

Per tutta risposta Merlin alza gli occhi al cielo, perché mai una volta che quell’asino rinunci ad avere l’ultima parola, e gli risponde esasperato: - Oh per la barba di Babbo Natale Arthur, sta’ zitto e baciami. –

  
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