Ok, è assurdo. Dopo mesi e mesi sono tornata. Non so il perché
di questa paura. Né so perché ho ricominciato. Purtroppo non so nemmeno
quanti di voi leggeranno, vista l’assurda assenza! Chiedo scusa, tanto tanto scusa, e spero ricomincerete a leggere la mia storia!!!
Meno di un secondo. Forse millesimo in cui mi blocco,
stupito di quell’affermazione. Un battito di ciglia, e di nuovo il mio
ringhio fuoriesce dalla bocca semi chiusa. –un vampiro…sarà
più divertente…- ma lei non da’ segno di voler combattere. Con
un movimento lento per essere una vampira, fa scivolare via il cappuccio. Ovviamente
la creatura che mi si presenta è bellissima. La solita bellezza dannata
che ci ha resi così pericolosi…così attraenti. Capelli neri
che ricadono in dolci boccoli sulle sue spalle. Occhi grandi. Ingenui. Blu scuro.
Blu scuro? Ok, il mio ringhio si amplifica. –chi sei?- -il
mio nome è Christin.- -non ho chiesto il tuo nome.-
replico aggressivo. Il mio essere gentiluomo è decisamente morto. –
il mio nome è tutto ciò che posso darti. Almeno finchè tu
non mi dici chi sei.- non rispondo. Decido di
intrufolarmi nella sua mente. “non
provarci”
Questa volta mi coglie seriamente di sorpresa. Sussulto, impreparato. E lei sorride soddisfatta. Maledetta.
–tu…- -sì, anch’io so leggere nel pensiero. Non avrai creduto di essere il solo in tutto il mondo Cullen. sì, mi dispiace, io ho sbirciato.- conclude, davanti alla mia espressione contrariata nel sentire il mio nome. Questa volta il suo sorriso è più amichevole. –facciamo un patto. Io non leggo la tua mente, tu non leggi la mia.- -e perché dovrei fidarmi?- -perché il mio potere, a differenza del tuo, non si limita a una lettura intellettuale. Posso essere pericolosa.- incrocio le braccia. Dovrei essere curioso. E forse una parte di me lo è. Ma una piccola parte. Tutto il resto desidera ritornare a camminare da solo per questa città. –allora, andiamo?- ok, non reagire davanti a questa ragazza è difficile –andiamo dove?- chiedo, scocciato. –bè, ti accompagno. Non sia mai tu riprenda il lavoro di poco fa. Andiamo su, il “Black Heart” è da questa parte- ma che sta dicendo?
-il cosa?- i suoi occhi mi osservano perplessi –scusa, tu sei qui. E chi viene qui ha una sola destinazione, il mio locale…- si schiarisce la voce –in effetti, credo che chiamarlo locale sia una parolona…bordello, ecco sì…ma non ne vado fiera, e almeno finchè uno non ci capita davanti, preferisco continuare a fingere di essere la padrona di qualcosa di più dignitoso di un…bordello.- torna a guardarmi. Scuoto la testa – non ho idea di che parli, e sinceramente non m’interessa. Ti saluto.- faccio per andarmene. Di nuovo la sua voce mi distrae –fammi capire, tu sei qui, in questo vicolo per una passeggiata di piacere? Che ti è successo Cullen? Da chi scappi?- la guardo. Mi sta prendendo in giro? No. Sì. Ma perché abbiamo fatto quello stupido patto? I miei occhi si incastrano nei suoi. Cerco di studiarla. Senza usare il pensiero, ovvio. La penetro con lo sguardo, non batto ciglio. E devo metterla a disagio perché lei arrossisce…cosa fa?? Con un salto le sono sopra e la sbatto violentemente al muro. Il suo ringhio si confonde con il mio –lasciamo subito.- -non prima di aver capito cosa sei..tu arrossisci! I tuoi occhi sono blu. Ma sei anche fredda e dura e il tuo cuore non batte. Cosa sei? Sei un vampiro?- rimane a guardarmi, arrabbiata, umiliata e allo stesso tempo fiera come una tigre. tigre e puma. –allontanati da me se non vuoi farti male.- mi risponde, tranquilla. Non è una minaccia, non cattiva. Forse è per questo che ubbidisco. –cosa sei.- chiedo nuovamente, una volta lasciata andare. –non sono un vampiro. O lo sono. Sono di più e di meno.-
-non capisco.- -non c’è un nome per definirmi. Ma non sono come te. Non totalmente.-
Sbuffo, impaziente –spiegati.- lei (forse mi ha detto come si chiama ma l’ho già cancellato) abbassa la testa, sospirando. Poi torna a guardami, decisa –un piccolo esempio: io potrei tornare umana.-
Addio al rimanere freddi e distaccati. Apro la bocca per parlare, ma non esce alcun suono. Vorrei che mi leggesse la mente, perché non posso esprimere tutte le domande che mi sto ponendo. E lei forse lo capisce. Torna a sorridermi. –andiamo! Vieni con me. Ti spiegherò tutto.- mi riscuoto, e la maschera di freddezza torna a posarsi sul mio viso –non mi interessa. Sono tutte bugie. Io me ne vado.- lei scuote le spalle. –fai come credi.- mi da’ le spalle e comincia ad allontanarsi. Rimango a guardarla. Chiudo gli occhi.
“-Bella? Bella! C’è
tua madre al telefono- Charlie guarda la porta chiusa davanti a sé. Poi si
porta l cornetta all’orecchio –mi dispiace
Renèe, credo stia dormendo…sì, glielo dirò…ciao!-
lentamente scende le scale. Bella si asciuga gli occhi. Il cuscino è
troppo bagnato. stringe al cuore l’album di
fotografie aperto su una pagina. Il dome di Edward
spicca sulla carta bianca. Al centro, il lieve segno di una fotografia
staccata. Un vuoto nella pagina, un vuoto nel suo cuore.”
Riapro gli occhi, spaventato come prima sul treno. E in un attimo mi decido. –aspettami!- la richiamo e corro verso di lei.