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Autore: _Charlie_    16/12/2015    2 recensioni
Il pericolo incombe.
Le streghe della Congrega si preparano a fare ritorno.

Arya Mason è una ragazza di sedici anni che vive a Rozendhel, Virginia. Ha lunghi capelli color rosso ciliegia, occhi verdissimi, e un passato da dimenticare. Una Visione, una Chiave ed un Portale segneranno l'inizio di una guerra da cui non potrà tirarsi indietro.

Ma quali sono le schiere del Bene? Innanzitutto, esistono davvero?
Genere: Azione, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 15:

 

L'ombra del Cacciatore

 

 

La primavera sbocciò nelle ultime settimane di Aprile, avvolgendo Rozendhel con le sue delicate sfumature di luce e colori sgargianti. Stormi di rondini erano soliti danzare liberi nel cielo, mentre la brezza della sera si sollevava serafica per le strade, spingendo nella voragine del dimenticatoio un'ennesima giornata ordinaria.
Arya Mason aveva sempre creduto che quella stagione fosse segnata da un profondo dualismo di fine ed inizio, di morte ed origine, che si ripeteva per l'eternità all'interno di ciascun elemento presente in natura. Era così particolare, sublime dinanzi ai suoi occhi.

Terminò di leggere l'ultimo paragrafo, e poi chiuse il volume di storia con un tonfo sordo. Era stanca, stufa, e al contempo nervosa – perdere l'intero pomeriggio sulle pagine dedicate alla Prima Rivoluzione Industriale non era certo il massimo del divertimento. A passo felpato, si avvicinò alla finestra della sua camera: il sole stava bruciando oltre l'orizzonte, dipingendo di rosso le sporadiche nuvole circostanti. La ragazza sospirò, un lembo della maglietta del pigiama stretto nel pugno sinistro. Erano giorni che provava una strana sensazione alla bocca dello stomaco, come se una sgradevole ed ignota preoccupazione volesse emergere dagli abissi del suo inconscio e divorarla lentamente. Eppure non sembrava collegarsi alla faccenda avvenuta al Place, e nemmeno al ballo scolastico di fine anno. Una beffa della sua mente? Semplice immaginazione? Scosse il capo e si lasciò cadere sul letto. Avrebbe potuto dormire per giorni interi se solo sua zia glielo avesse consentito. Quest'ultima non aveva niente di meglio da fare che portarla ovunque – al ristorante, al cinema francese, al Sunny Valley. A detta sua si trattava solamente di trascorrere del tempo insieme, ma la verità era ben diversa: la terrorizzava, infatti, il pensiero che Frank avesse cambiato idea sul matrimonio – che non la volesse più sposare – e uscire di casa con sua nipote era il diversivo perfetto, la distrazione per eccellenza, per questo suo insensato timore. In quelle settimane, dunque, Arya tentò diverse volte di parlarle, di farla riflettere, ma non ottenne pressoché mai dei buoni risultati.
Sbadigliando sonoramente, s'impose di alzarsi: la Chiave era ancora sulla scrivania, splendente come un raggio di luna piena. Percepì un brivido di freddo non appena ebbe infilato la catenina attorno al collo. Le sembrava incredibile pensare al fatto che fossero già trascorsi così tanti mesi dal giorno in cui aveva deciso di acquistarla al Madame Minuit. Nel frattempo aveva scoperto di essere una strega, si era unita alla Congrega, ed aveva accettato la missione di chiudere i Portali. Ogni cosa si presentava ormai diversa: il rapporto con la sua famiglia, con Oliver, persino il rapporto che aveva con se stessa! Aveva conosciuto dei lati della sua persona che neanche immaginava potessero esistere e, mentalmente, si chiese quanto ancora avrebbe potuto apprendere da quell'esperienza. Si abbandonò ai sogni, fantasticando sul futuro: sarebbe di certo rimasta con Darren e avrebbe messo su famiglia, si sarebbe lasciata Rozendhel alle spalle, e avrebbe detto addio anche ad Hazelle. Un sogno così perfetto, e sfortunatamente così astratto. Il sorriso le si incenerì in volto.
« Arya? » La zia bussò alla porta: « posso entrare? »
« Sì, certo ».
Sarah si fece avanti, indossava un lungo abito da sera color pesca: « andiamo a cena fuori! Dobbiamo assolutamente provare quel nuovo ristorante indiano! Dicono che... »
« Oh, mio Dio... no » tagliò corto Arya, le sopracciglia inarcate: « ti prego, zia, basta! Dovresti chiarire con Frank, piuttosto ».
« Cosa? » La donna si mise a braccia conserte, evidentemente offesa: « io non ho nulla da chiarire con Frank! »
« E invece sì! Ammettilo, usciamo tutte le sere solo perché non vuoi vederlo tornare dal lavoro. Le cose vanno affrontate prima o poi! »
Sarah la scrutò per qualche istante, immobile e rigida come il tronco di un albero: « non capisco cosa tu stia dicendo! »
« Dai, non prendermi in giro! » Arya sbuffò: « ho capito che sei preoccupata... ma se lui non ti dovesse richiedere la mano, be', allora, chiedigliela tu! »
La donna non proferì alcuna parola, si limitò ad abbassare gli occhi. Quella vicenda la stava logorando dall'interno. « Sai una cosa? » Disse alla fine: « avrei dovuto accettare nel momento stesso in cui mi ha dato l'anello. Non avrei dovuto fare quella scenata... se gli avessi detto subito di sì, a quest'ora staremmo già preparando la cerimonia. E invece sono la solita cretina! »
Entrambe si accomodarono sul letto, Sarah con il capo poggiato sulla spalla della nipote.
« Non sei una cretina » riprese quest'ultima: « sono certa che Frank accetterà di sposarti, e come nelle favole vivrete per sempre felici e contenti ».
« Oh, Arya » la donna sorrise, aveva il volto rigato dalle lacrime: « non riesco a credere che tu sia cresciuta così tanto. Una diciassettenne che consola una vecchia zitella... non è patetico? »
« Smettila! » Esclamò Arya all'improvviso: « sei una donna fantastica e Frank lo sa bene! Quindi non ti preoccupare... solo perché non ti ha voluto fare quella cavolo di serenata, non vuol dire che non ti ami! »
« Okay, okay » Sarah inspirò profondamente: « l'ho sentito poco fa, comunque. Sta tornando ».
« Ecco! Così potrai chiedergli di sposarti ».
« Non è così semplice... e se non dovesse accettare? »
« Fidati » Arya le prese una mano: « accetterà ».
Si abbracciarono sotto gli occhi vigili del Signor Cavaliere, il quale stava mangiucchiando dei lacci di un paio di scarpe buttato lì alla rinfusa.
« Tu, invece? » Domandò la zia: « che racconti? »
Arya fece spallucce: « non ho nulla da raccontare! »
« Dai, non dire baggianate! » La spronò l'altra: « e quel ragazzo che ti ha baciata di fronte alla porta di casa? Chi è? »
« Cosa? Mi stavi spiando? »
« Non è spiare se lo si fa in buona fede ».
Arya trattenne una risata: « sì, certo... che vuol dire? »
Ma la donna non ebbe occasione di rispondere: un rumore proveniente dal piano sottostante la fece rabbrividire. Frank aveva appena varcato la soglia della porta d'ingresso.
Subito, lanciò un'occhiata verso sua nipote.
« Cosa stai aspettando? »
« Nulla! Ho paura! »
« Suvvia! » Arya la incoraggiò a rimettersi in piedi e, quando furono in corridoio, esclamò: « prima ho mangiato un pacchetto di patatine... tieni ». Sarah inarcò le sopracciglia, mentre la ragazza tentava di recuperare un qualcosa dal fondo delle sue tasche. « Non è certo l'anello più bello in circolazione, però è sempre meglio di niente ».
L'anello era di plastica, il solito gadget scadente che si trova al bar, nelle confezioni di patatine.
« È unto, lo so » Arya glielo chiuse nel pugno destro: « e porta inciso la parola “figo” ».
« Non fa nulla, tranquilla! »
Scesero i gradini delle scale con estrema lentezza e, non appena si trovarono in salotto, notarono Frank steso sul divano – scalzo e con la camicia a quadri sbottonata. « Ragazze! Non pensavo foste in casa! » Si affrettò a dire, rosso come un pomodoro. « Che eleganza... state uscendo? »
Sarah azzardò un passo, inciampando sul suo stesso vestito: « sì, stiamo andando al ristorante indiano che ha appena aperto... »
« Zia! » La rimproverò Arya, le mani suoi fianchi: « non è vero, Frank. C'è una cosa che deve dirti ».
« È successo qualcosa? » Frank si mise in piedi.
« No, sta' tranquillo » Sarah inspirò, le mani sudate: « Arya ha ragione... devo dirti una cosa ».
La ragazza strinse i denti, appoggiandosi allo stipite della porta del salotto: era certa che Frank avrebbe accettato. D'altronde, erano due vere e proprie anime gemelle. Lo Yin e lo Yang. Diverse, ma impossibili da separare.
« Ero solita farmi abbindolare da qualsiasi uomo. Soffrivo così tanto che dovevo farmi consolare da mia nipote... e allora non era altro che una quattordicenne » Sarah continuò: « poi sei arrivato tu ed ogni cosa si è trasformata... era tutto più bello, più magico. Sei riuscito ad insegnarmi cose che nessun altro avrebbe potuto. Hai avuto pazienza e mi hai sempre sopportata... i regali di Natale, infatti, non erano mai abbastanza, i piatti dovevano essere sempre più lucenti... davvero, non so come tu ci riesca! Ti amo... ti amerò per sempre ».
Il silenzio li divorò. Sul volto di Frank scivolavano espressioni di sorpresa, accompagnate da larghi e bianchissimi sorrisi. Nel momento esatto in cui decise di aprir bocca, vide la sua fidanzata inginocchiarsi a fatica, il vestito sparso sul parquet: « vorrei che tu rimanessi accanto a me, per sempre. Vuoi sposarmi, Frank Johnson? »
Arya chiuse un occhio e si morse il labbro inferiore. Adesso, il viso dell'uomo era segnato da una profonda espressione di meraviglia. Avrebbe detto di sì.
« Questo anello è... molto bello » disse infine lui: « e tu sei splendida! » La aiutò a rialzarsi, senza mai staccarle gli occhi di dosso.
« Ma...? »
« No, nessun “ma” » Frank s'infilò l'anello di plastica all'anulare sinistro: « benedico quel giorno in cui sei inciampata nella mia vita. Questo è un sì, tesoro... è un super-sì! Voglio sposarti! »
L'urlo di gioia che lanciò Sarah fu così intenso che per poco non si ruppero i vetri delle finestre. Il suo sogno era stato finalmente coronato. Senza alcun artificio, senza alcuna pretesa sfarzosa. Era stato tutto incantevolmente semplice. Tutto perfetto.
Arya si unì ai festeggiamenti per qualche altro minuto, poi decise di tornarsene nella sua camera. Era stanchissima – se avesse anche solo sfiorato un cuscino, sarebbe crollata in un letargo lungo una stagione intera.
« Sicura che non vuoi venire a festeggiare con noi? » Le domandò ancora una volta sua zia.
« Sono sicura, e vi ringrazio » Arya diede loro una pacca sulle spalle. « Domani sarà una giornata pesante, sarà meglio che io mi riposi un po' ».
« Pesante? » Ripeté Frank, in mano aveva già le chiavi della sua macchina.
« Non lo sai? Andrà al suo primo ballo scolastico! » Sul volto di Sarah si accese un altro sorriso, insaporito da un pizzico di malizia. « E verrà accompagnata da un certo ragazzo... »
« Seriamente? Ma tu lo conosci almeno? » Frank inarcò le sopracciglia, gli occhi fissi su un'imbarazzatissima Arya: « è un bravo ragazzo? »
« A dir la verità, non ci ho mai parlato. Potremmo invitarlo un giorno! »
« Sì, va bene » Arya fece per risalire le scale: « ma non domani! Buona serata! »
« Anche a te, tesoro! » Sarah si spinse oltre l'uscio della porta d'ingresso: « e se dovesse esserci qualche problema, chiamami! »
Arya annuì, scuotendo una mano. Nonostante le risultasse difficile mostrarlo, era davvero contenta che le cose si fossero risolte tra Frank e Sarah. Quest'ultima, dopo tutte le difficoltà che aveva dovuto subire a causa della perdita del fratello e dell'adozione della nipote, meritava il meglio del meglio. Meritava la felicità.
Non appena si fu ritrovata in compagnia della sua propria solitudine, Arya si trascinò al piano soprastante. Il letto, i cuscini e le lenzuola le sembravano un miraggio. Spense la luce e si accartocciò su se stessa. L'abbraccio di Morfeo non avrebbe tardato ad arrivare. Chiuse gli occhi, precipitando quindi in tutt'altra dimensione. Dapprima riuscì a scorgere solamente una nebbia fittissima, avvolgerla da capo a piedi. Era nuda. Tranquilla. La nebbia iniziò a muoversi all'improvviso, prendendo sempre più forma concreta. Adesso era una foresta di conifere che si estendeva, minacciosa, sotto i suoi piedi. Stava volando. Si sentiva libera, leggera. Superò una radura, vide una città in lontananza. Non era quella la sua destinazione. Si godette il momento. Aveva sempre voluto imparare a volare, prendere una piuma di Bartek e scappare via da Rozendhel. Ma non le era stato mai concesso dalla Congrega. Bisognava conservare le piume per un combattimento aereo, non per trasformarsi occasionalmente in un pennuto con gambe, braccia e capelli. Tutt'a un tratto, delle forze ignote la guidarono a terra. La sua pelle era stata misteriosamente velata da un'armatura. Il vento adesso soffiava impetuoso, mentre le onde dell'oceano s'infrangevano severe contro gli scogli. I suoi stivali di pelle calpestarono il prato. Qualcuno la stava fissando. Strizzò gli occhi. Conosceva quella donna.
« Cosa ci fai qui? » Le chiese con un tono di voce che non le era mai appartenuto.
« Sapevo che ti avrei trovata! Sapevo che eri viva! » rispose Hazelle, le lacrime agli occhi: « per quale motivo sei sparita? Torniamo a Rozendhel, insieme! »
« No » fu la sua risposta secca.
« Cos'hai detto? »
« Ho detto che non verrò ».
« Dammi una spiegazione plausibile! »
« Non capiresti » si voltò, frustando l'aria con i suoi lunghissimi capelli color ciliegia.
« Allora verrò con te! » Hazelle sorrise, timida.
« No, sparisci! »
La nebbia tornò ad offuscare la scena. I raggi solari si spensero. La giovane Mason riaprì gli occhi. Era stesa sul suo comodo letto, arrotolata nelle lenzuola. Fuori alla finestra, si era fatto giorno.
Batté le palpebre, disorientata. Eppure sembrava così reale...
Un suono la riportò poi in tempo presente, facendola sussultare: era solamente la vibrazione del suo telefono.
« Pronto? » Disse in uno sbadiglio.
“Arya!” Dall'altro capo del telefono si trovava una Beckah particolarmente eccitata. Il giorno del ballo l'aveva resa la fanciulla più contenta del reame. Arya, al contrario, si sentiva terribilmente agitata. Non aveva mai partecipato a nulla di simile e non sapeva nemmeno cosa si sarebbe dovuta aspettare e quale abito avrebbe dovuto mettere. Si trovava in uno stato di completa confusione fisica e mentale.
« Non lo so, Beckah, davvero » Arya aprì un'anta dell'armadio: « forse indosserò l'abito che mi avevi prestato per la festa di Quinn. Ricordi? »
“Sì, ottimo!” Esclamò Beckah: “metti quello e sarai perfetta!”
« Okay, allora è deciso » inspirò profondamente, cambiando discorso: « sai, ho fatto un sogno stranissimo stanotte ».
“Cioè?”
« Non lo so, è complicato da spiegare » Arya si avvicinò alla finestra: « mi trovavo in un posto bellissimo... hai presente le Scogliere di Moher? »
“Le Scogliere di che? No, mi spiace”.
« L'ho sempre ritenuto uno dei luoghi più belli al mondo! Si trova in Irlanda... mio padre mi aveva promesso che un giorno ci saremmo andati, però è morto ancor prima che potessimo stabilire una data. Comunque, mi trovavo lì con Hazelle. Cioè, in realtà, non ero proprio io... avevo addirittura un'armatura indosso, e la mia voce era così dannatamente strana ».
“Cos'è successo nel sogno?” Le chiese Beckah, curiosa.
« Niente di particolare! » Continuò Arya: « mi chiedeva giusto di tornare a Rozendhel... bah! »
“Okay, okay. Semmai puoi provare a raccontarglielo oggi, prima di andare alla festa! Passi alle sei?”
« Sì, ci vediamo dopo ».
Ma il telefono non terminò mai di squillare in quella calda giornata di Maggio: Darren le inviò così tanti messaggi che per poco la batteria non le andò a fuoco, Oliver invece la chiamò circa sei volte per ripeterle sempre la stessa domanda riguardo all'abito che avrebbe dovuto indossare, e persino Hazelle aveva iniziato a tormentarla con immagini patetiche e barzellette stupide. Non appena scoccarono le sei del pomeriggio, Arya prese coraggio e si affacciò allo specchio della sua camera. Aveva deciso di indossare una semplice canottiera nera, senza spalline, abbinata ad una lunga gonna a fiori, che le sfiorava le ginocchia. I capelli rossi le scivolavano sul petto, il trucco nero le contornava gli occhi verdissimi. Era pronta.
Scese le scale, la Chiave al collo e la borsa di stoffa appesa ad una spalla. Salutò a gran voce sua zia e Frank, intenti a sfornare dei biscotti in cucina, poi attraversò l'uscio della porta e si diresse verso la villetta di Hazelle.
Mentre il sole bruciava oltre l'orizzonte, l'aria frizzante della sera le carezzò il volto sottile.
Stava per metter piede nel cortile, dinanzi alla porta d'ingresso, quando ricevette un ennesimo messaggio da parte di Darren.
Devo mostrarti una cosa... ti va di raggiungermi al lago?”
Arya inarcò le sopracciglia, curiosa: cos'avrebbe potuto mostrarle? Mancavano solo due ore alla festa! In questo modo, avrebbero rischiato di perdersela.
Il cellulare vibrò ancora una volta: “è importante”.
Nella mente le iniziarono a vorticare così tante domande che non poté fare a meno di darsi un colpo sulla fronte. Sospirò, lanciando un'occhiata verso la villetta. Se si fosse sbrigata, sarebbe potuta arrivare anche in anticipo.
« Beckah, mi ha scritto Darren... devo andare un attimo a casa sua. Se dovessimo far tardi, andate pure! »
“Ma che dici? No! Che razza di amici saremmo? Vi aspettiamo qui, a dopo!”
A quel punto, Arya tornò indietro e, raggiunta la fermata degli autobus, iniziò a saltellare da un piede all'altro: quanto avrebbe dovuto aspettare? Cosa le avrebbe mostrato Darren?
Inspirò profondamente. L'autobus era arrivato.

 

***

 

Le nuvole di fumo, originate dalla sua sigaretta, prendevano forme sempre diverse: una si trasformò in un piccolo elefante, un'altra scoppiò invece in un impressionante fuoco d'artificio. Taissa batté le mani, contenta. Per Hazelle, era sempre una gioia veder sorridere la sua piccolina.
« Quindi » iniziò, gli occhi di ghiaccio rivolti unicamente a Beckah: « chi stiamo aspettando? »
« Arya e Darren arriveranno più tardi » rispose lei, nervosa: « tra poco, credo, arriverà Oliver ».
« Ah, che gioia » Hazelle alzò le sopracciglia: « sei ancora innamorata di lui, per caso? »
« Cosa? No! » Urlò Beckah, scuotendo la testa: « io non sono mai stata innamorata di Oliver! »
« Sì, certo » la strega lanciò un'occhiata a Taissa, la quale stava cercando di mascherare una risata con un improvviso colpo di tosse. Rimasero qualche altro minuto in salotto, in pieno silenzio. Se qualcuno le avesse osservate in quel momento, avrebbe di certo constatato quanto fossero bizzarre – vivevano sotto lo stesso tetto, eppure non sembrava avessero granché da raccontarsi. Beckah si tastò il vestito color mare: « secondo te, è troppo esagerato? »
« Il tuo intento era quello di sembrare una sgualdrina? »
La giovane Gray si mise a braccia conserte: « se non avessi un animo tanto nobile, ti prenderei a parolacce ».
« Nessuna persona di animo nobile si direbbe da sola una cosa simile ».
« Okay, basta! » Beckah si buttò su una poltrona: « sei mai stata alle Scogliere di Moher? »
« Cosa? » Il volto antico di Hazelle venne attraversato da una profonda espressione a lei sconosciuta, simile al terrore. Si voltò di scatto verso la ragazza: « perché me lo domandi? »
« Così! » Beckah fece spallucce: « Arya mi ha raccontato un sogno che ha fatto stanotte... vi trovavate lì, e sembrava quasi che tu la stessi implorando di seguirti a Rozendhel ».
« I sogni sono sogni, la realtà è tutt'altra cosa » tagliò corto la strega: « ora, va' ad aprire. Percepisco arrivare qualcuno ».
Il campanello trillò. Beckah si rimise in piedi: « mi fai paura ».
Hazelle sorrise. Non le avrebbe mai regalato una soddisfazione tanto grande.
Nessuno poteva metterla alle strette. Nessuno avrebbe mai dovuto scoprire quanto il suo animo era stato scosso da una semplice, semplicissima domanda.
Con il battito cardiaco accelerato, deglutì nervosamente. Non doveva mostrarsi debole.
« Oliver! » Esclamò Beckah sull'uscio della porta. « Entra pure! »
« Grazie mille » il ragazzo sorrise, indosso portava un elegante completo tre pezzi: « come stai? »
« Non c'è male, grazie! »
« Okay... Arya è già arrivata? »
« No, mi ha detto che deve incontrarsi un attimo con Darren » Beckah sorrise, allungando una mano: « entra pure, però! Possiamo aspettarli insieme! » Ma Oliver non si mosse, si limitò ad osservarla con perplessità.
« Che ti prende? » Gli domandò la ragazza, le sopracciglia inarcate.
« In che senso: “deve incontrarsi un attimo con Darren”? »
« Mi ha chiamato e mi ha detto che lo deve raggiungere a casa sua. Che succede? »
« Cosa? No... Beckah, ne sei sicura? » Oliver lanciò una rapida occhiata alle sue spalle: « perché non so cosa stia succedendo, ma... Darren è venuto con me! Sta parcheggiando proprio ora la macchina ».
Beckah si portò una ciocca dei suoi capelli mossi dietro un orecchio: « e, allora... »
« Dimmi subito dov'è diretta! » Esclamò Oliver, prendendola per le spalle: « ti ha detto dove stava andando? »
« A casa di Darren! » Gridò Beckah a sua volta.
« Ma Darren ha due case a Rozendhel! »
A quel punto si affacciò anche Hazelle nell'ingresso: « che cos'è tutto questo baccano? »
« Oh, non lo so! Non lo so proprio! »
Oliver iniziò a sudare freddo: « proviamo a chiamarla ».
« Mi volete spiegare cosa cavolo sta succedendo? » Tuonò Hazelle.
« Arya ha ricevuto un messaggio da Darren, un messaggio in cui le diceva di raggiungerlo a casa sua... solo che da Darren è venuto con Oliver! » Cercò di spiegare Beckah.
« Cavolo... » sussurrò il giovane Hopkins.
« Cosa? » Chiesero in coro le due streghe.
« Ieri, Darren è rimasto a dormire da me... e oggi abbiamo speso gran parte del tempo a cercare il suo telefono. Non lo trovavamo da nessuna parte ».
« Quindi, i messaggi che Arya riceveva non erano da parte di Darren? » Hazelle aggrottò la fronte.
« Esatto! » Esclamò Oliver.
« Oh, mio Dio » disse Beckah.

 

***

 

Il cielo era scuro. Quella sera sembrava quasi che la luna avesse deciso di tenere soltanto per sé i suoi raggi migliori. Il bosco era immobile. Le acque del lago estremamente placide.
La giovane Mason si era lasciata indietro Rozendhel – si trovava ai suoi confini, dinanzi alla villetta degli Hart.

Mise un piede in veranda, poi bussò alla porta.
Possibile che Darren si fosse addormentato su una poltrona?
« Entro, comunque! » Annunciò a gran voce.
Il salotto era ben illuminato. La televisione era accesa.
Ogni cosa era in ordine: le poltrone in soffice pelle bianca, il basso tavolino da tè in stile Barocco, il delicato tappeto color beige. Dal camino non proveniva però il solito crepitio del fuoco: normale, pensò Arya, d'altronde si stava avvicinando la stagione più calda. I cristalli, con i quali era intarsiato quell'alto e preziosissimo lampadario, presero a specchiare la sua figura. Tutto troppo tranquillo.
« Darren? » Chiamò, avvicinandosi alle scale di legno.
Nessuna risposta.
« Darren, per favore, non... »
Le parole le si strozzarono in gola.
La tv si bloccò. La luce si estinse.
Non riusciva più a vedere nulla.
Il silenzio prese a divorarla.
Un brivido le percorse la schiena, mentre tentava di recuperare il cellulare dalla sua borsa di stoffa. Come scordarlo: in quella casa era sempre stato impossibile mettersi in contatto con il mondo esterno. Era in trappola.
« Sei tu, non è vero? » Chiese in un sussurro. « Mi hai attirata qui, ed io ci sono cascata come una stupida ».
Un rumore alle sue spalle la fece voltare, lentamente.
In quell'oceano di oscurità riuscì a scorgere un qualcosa di più nitido, un'ombra scura e solitaria.
Arya inspirò profondamente: una sensazione orripilante alla bocca dello stomaco, il battito cardiaco accelerato.
« Finalmente sei riuscito a prendermi ».
Lo vide annuire.
« Devi pagare per tutto quello che hai fatto! » Con la bocca asciutta, Arya urlò: « Nox Mordre! »
Il raggio di luce lo colpì in quello che doveva essere il suo petto.
Arretrò di un passo. Solamente di un passo.
« Com'è possibile? » Sibilò la ragazza: « quell'incantesimo avrebbe dovuto ucciderti... come... »
Ma non riuscì a terminare la frase. Il Cacciatore si avvicinò, silenzioso, e, con un colpo secco, la mandò a terra.
Arya sentì il sangue macchiarle il volto. Tentò un incantesimo diverso. Nulla.
L'uomo, a quel punto, la afferrò dal collo e la fece schiantare contro il tavolino da tè – realizzando così un'esplosione di tanti, piccoli frammenti legnosi. Arya gridò dal dolore, poi venne afferrata – dai capelli questa volta – e, non appena divenne un tutt'uno con le pareti fredde del salotto, ricevette in viso due, tre, quattro pugni.
« Basta, ti prego » urlò: « basta! »
Venne scaraventata nuovamente a terra.
Il corpo le tremava come mai aveva fatto prima. Il sapore del sangue caldo le invase la bocca e le bagnò le labbra.
« Sei un vigliacco! » Gridò: « dimmi chi sei! »
Si lanciò allora contro di lui, ma egli sembrava di corporatura nettamente maggiore: la prese con facilità, nello stesso modo in cui avrebbe preso una bambola, e poi la buttò sul pavimento. I calci che Arya ricevette sullo stomaco le si presentarono violenti, pieni d'ira e odio.
« Basta! » Ripeté, invano.
Lo scarpone destro dell'uomo le andò a premere contro una guancia.
Arya si sentì morire.
Cercò di colpirlo con altri incantesimi d'immobilizzazione, di difesa... ma nessuno di questi fece effetto. Era impossibile, ma quell'uomo era resistente alla magia.
Un nuovo movimento dello scarpone e la ragazza sentì rompersi uno degli ossicini del polso sinistro. Soffocò una bestemmia.
« No, basta... Lux! »
L'oscurità scoppiò in una luce intensa.
Arya vide arretrare il Cacciatore.
« Oh, mio Dio » disse in un sussurro, cercando di rimettersi in piedi: « non può essere vero... »
Tornò il buio. Ma non la paura.
L'incredulità aveva superato qualsiasi altra emozione.
« Buona sera, signorina Mason » disse il Cacciatore, la voce roca.
« Non ci posso credere » ripeté lei, portandosi una mano tremante alla bocca insanguinata: « tu... »
L'uomo tese le labbra in un sorriso privo di gioia. Era massiccio, con dei grossi baffi neri sul prolabio. I tratti del suo volto si presentavano più duri di una roccia, gli occhi attenti come quelli di un falco. Sarebbe stato sciocco dire che questi ultimi non avevano mai attirato la curiosità della ragazza: erano scuri quanto una notte senza luna, abili e bugiardi. A differenza di quelli puri di suo figlio, erano stati capaci di ingannare chiunque. Nessuno avrebbe mai dubitato di quegli occhi. Nessuno avrebbe mai dubitato di Walton Hart.
« Sono così contento di vederti » disse Walton, con un tono di voce gelido: « credevi che il Cacciatore fosse qualcun altro? »
« Non avrei mai potuto sospettare di te » Arya proseguì, facendo un passo indietro: « come hai fatto? Eri nella tavola-calda, eri insieme a me quando hanno iniziato a sparare! »
« Mi servo di alcuni bei trucchetti » tagliò corto l'uomo: « ho rapito una strega e uno stregone tanti mesi fa, in una cittadina di periferia come questa... Cinnamon è ancora rinchiusa in una botola, nascosta nel bosco, mentre Lance... be', basterebbe aprire il freezer per guardarlo negli occhi ».
« Non capisco! Cosa stai dicendo? »
« Cinnamon e Lance avevano il compito di ucciderti, di distruggere quello schifo di tavola-calda. In questo modo nessuno avrebbe sospettato di me! » Walton continuò, azzardando un passo più lungo delle sue stesse gambe: « ma purtroppo hanno combinato un macello! Non sono riusciti ad ucciderti! » Arya deglutì nervosamente: « e quindi li hai puniti... »
« Eccome se li ho puniti! » L'uomo ghignò: « ho ucciso Lance e ho tagliato la lingua di Cinnamon ».
Argomentava il tutto senza il minimo rimorso. Nel buio, i suoi occhi lampeggiarono d'ira.
Arya tornò a fissarlo: « perché i miei incantesimi non hanno effetto su di te? Perché stai facendo tutto questo? »
« Non credo che questo sia il momento giusto per parlarne » Walton si lanciò contro di lei e la scaraventò a terra; si trovarono, dunque, l'uno sopra l'altra.
« Aiuto! » Gridò Arya, invano: « aiuto! »
« Nessuno ti verrà a salvare, stupida mocciosa! »
« Lasciami! Lasciami! » Riuscì a districare una mano dalla sua presa possente, e così iniziò a spingere un pollice contro uno dei suoi occhi. Non si fermò finché non vide colargli del sangue sul volto. Walton esplose in grida di dolore.
Nel frattempo, la ragazza si rimise in piedi e gli conficcò uno dei suoi anfibi tra le coste: « rispondi alle mie domande! Perché i miei incantesimi non hanno effetto su di te? »
« Il Bracciale! » Si rialzò, il volto coperto di sangue: « il Bracciale che l'Antico Circolo aveva forgiato a Salem, nel corso di un rogo ».
« L'Antico Circolo? » Ripeté Arya, esterrefatta: « ci sono altri Cacciatori? »
« Fortunatamente sì, mia cara signorina Mason! » Walton strinse i denti, nervoso: « non ti rendi conto della cosa? Le Streghe della Natura e le Streghe dello Scisma sono demoni, come tutti gli altri! »
« Non è vero! » Obiettò Arya.
« Non è vero? » Ululò l'uomo: « una fottuta strega ha maledetto mio figlio! E tu lo sai bene! Mio figlio è un lupo mannaro! »
« Cosa? No... »
« E invece, sì! Avrei dovuto uccidere quella strega prima di sotterrarla... ma sai com'è? Era più divertente immaginarla in quella tomba, legata e impaurita. Immaginarla morire tra le lacrime, tra le grida di terrore che nessuno avrebbe mai udito ».
« Mathilda si era messa in contatto con me perché tu l'avevi sotterrata viva... e lei, per ripicca, ha lanciato il suo ultimo incantesimo su Darren, rendendolo un lupo mannaro » Arya si sentì svenire.
« Esattamente » Walton continuò, le spalle rivolte alla porta d'ingresso: « la famiglia Hart fa parte del Circolo da centinaia di anni... ora, la catena si spezzerà per colpa di quel demone di mio figlio! »
« Walton » iniziò Arya, gli occhi puntati sulla rivoltella che aveva appena recuperato dalla cintura dei pantaloni: « io non sono come le altre streghe dello Scisma... non ho intenzione di uccidere o maledire nessuno... il mio unico obiettivo è quello di cacciare via i demoni... ma tuo figlio, no... lui è buono! Abbiamo trovato il modo di poter placare le sue trasformazioni! »
« Stai mentendo! »
Il grido della ragazza venne coperto dal rumore di uno sparo. La sua spalla sinistra esplose in scintille rosse. Cadde a terra, tremante e con la vista annebbiata.
« Devo eliminarti! » Walton riposizionò correttamente il dito sul grilletto: « devo eliminare tutta la tua razza... ma devo comunque ammetterlo, tu eri la più pericolosa. Il Fuoco Aureo è un bel potere, non trovi? »
« NON SO NEMMENO COSA SIA! » Sbraitò Arya: il suo volto era ormai un trionfo di sangue, lacrime e polvere.
« Meglio così, allora! » L'uomo ghignò – sembrava il ciclope più pericoloso della storia: « addio, signorina Mason ».
Un rumore sconosciuto.
L'urlo della ragazza.
Due spari.
Silenzio.
Arya riaprì gli occhi pochi istanti dopo. Attraverso le fessure del suo lunghissimo velo rosso, riuscì a scorgere un qualcosa di impossibile. Un qualcosa che non avrebbe mai voluto vedere.
Walton era steso a terra, esanime – il liquido scarlatto gli sgorgava ancora dalla testa.
Sul ciglio della porta d'ingresso, invece, si trovava un'altra persona, con il volto frantumato.
Stretta nelle mani aveva una rivoltella.
Era un ragazzo.
Era Oliver Hopkins.

 

 

Fine della prima parte

 

 

Angolo dell'autore:

Ciao a tutti!
Siamo finalmente arrivati al capitolo 15, la fine della prima parte!!
Spero che riuscirete a seguirmi anche nella seconda, che inizierò a postare da Gennaio 2016 (sempre qui, con il capitolo 16). Le cose adesso iniziano a movimentarsi: scopriremo tutti i segreti di Hazelle, la verità che si cela dietro i sogni di Arya, ed inoltre verrà dato molto più spazio a personaggi che fino ad ora sono stati solamente accennati (Nathaniel, Quinn, Cinnamon, la misteriosa strega a cui Hazelle tiene/teneva particolarmente... etc.) 
Ringrazio tutti gli utenti che stanno continuando ad inserire la storia nelle seguite e nelle ricordate; sono felicissimo di vedervi crescere sempre più!! Ma un ringraziamento speciale va soprattutto al mio amico Gio, King Peter ed Il Vero Uomo! Le vostre recensioni sono sempre bellissime!
Che altro dire? Grazie, grazie mille!!

A presto, e buone vacanze!

_Charlie_ 

 

  
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