Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: Pick    18/12/2015    2 recensioni
Il 20 novembre era arrivato anche quest'anno, portando con sé quel pizzico di tristezza. Ma forse non tutti i 20 novembre sono così negativi. Forse alcuni di questi possono portare delle novità inaspettate.
Piccolo avvertimento: questa è la mia prima Fan Fiction. Secondo avvertimento: in questa storia sono tutti umani (non esistono vampiri, licantropi, ecc). Terzo avvertimento: buona lettura!
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Jasper Hale, Nuovo personaggio | Coppie: Alice/Jasper
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 25



Furono le gocce di pioggia a svegliarmi. Era un suono ritmato, ma dolce alle mie orecchie, per niente fastidioso. Aprì piano gli occhi ed il ricordo delle giornate soleggiate, fece spazio alle nuvole e quella lieve foschia tipica di Forks. Stavamo tornando a casa, dopo circa una settimana di vacanza e per quanto fosse stata una vacanza molto piacevole dopo la mia permanenza in carcere, sapere di poter tornare a casa non mi dispiaceva. Ed era strano, perché avevo alcuni ricordi piuttosto pesanti e non allegri in quella città, ma qualcosa mi legava a quel paesino. O forse qualcuno, quel qualcuno che ora dormiva appoggiata a me accoccolata al mio petto. D’istinto abbassai lo sguardo verso Alice, che ancora dormiva beata, appoggiata al mio petto. Avevamo perso sette anni, sette anni separati, ed ora ero davvero felice di poter vivere di nuovo la mia vita assieme a lei. Anche se… Era stato strano ritornare insieme. Per carità, ero felice, ma si sentivano il peso di questi sette anni che formavano una lacuna fra di noi.
Alice era cambiata perché cresciuta ed io potevo dire lo stesso di me stesso. Entrambi eravamo cambiati ed era come se non ci conoscessimo a pieno per davvero. E appunto per questo, durante quella vacanza, c’eravamo ripromessi di non parlare di quei sette anni, ma piuttosto di vivere quei giorni così com’erano, senza troppe domande o ricordi.
« E’ una vacanza, godiamocela. Abbiamo tempo anche a casa no?»
Ed io ero stato parecchio contento di sentire queste parole. Farle sapere determinate cose che erano successo e saperne altre che erano successo a lei, probabilmente ci avrebbero messo a disagio e ci avrebbero rovinato questa vacanza che era servita parecchio anche a me, per rilassarmi soprattutto.
« Siamo arrivati ormai. »
Emmett mi guardò dallo specchietto, parlando a bassa voce considerando che sia Alice, che Rosalie al suo fianco, stavano ancora dormendo. L’orso di casa Cullen aveva deciso di guidare nell’ultima parte del tragitto, lasciando a me la prima parte. Gli sorrisi annuendo, appoggiando di nuovo la testa e ricominciando a guardare fuori dal finestrino.
Ero felice di tornare a casa, ma non appena vidi il cartello con la scritta “Benvenuti a Forks”, il sonno sparì completamente, e la mia mente fu invasa da mille pensieri, per nulla positivi. Ed ora che cosa sarebbe accaduto? Che cosa avrei fatto? Avrei continuato gli studi, per lo meno per arrivare ad un diploma, o avrei continuato a lavorare? Mi avrebbero accettato di nuovo al mio vecchio posto di lavoro come cameriere? Ma soprattutto che cosa sarebbe accaduto con Alice? Sette anni non era da sottovalutare, e forse, fino a questo momento, durante questa mini vacanza, mi ero talmente abituato alla spensieratezza e alla vita facile, che mi ero completamente dimenticato di quello che poteva accadere.
I pensieri mi fecero riflettere parecchio e tutto ad un tratto cominciai a sentire parecchio caldo, tanto che avrei voluto togliermi quella felpa che indossavo, rimanendo con una semplice t-shirt sebbene fuori non ci fosse poi così caldo. Ma la desolazione cominciava a far da padrona.
Non appena Emmett parcheggio davanti a casa Cullen, presi un bel respiro e cercai di rincasare tutti i miei pensieri negativi e mentre Emmett chiamò Rosalie, io feci altrettanto con Alice.
«Hei, siamo arrivati. »
Le dissi piano accarezzandole dolcemente un braccio. Alice annuì piano sbadigliando e non appena si alzò stiracchiandosi leggermente, io uscì dalla macchina respirando a pieni polmoni l’aria fresca, sentendomi meglio e cacciando via i pensieri. Alzai lo sguardo verso casa Cullen, quella reggia che mai mi ero dimenticato ma che ora, come la prima volta, mi sembrava davvero enorme e maestosa.
« Che dici? Mangiamo qualcosa con loro poi torniamo a casa?»
Rosalie mi si avvicinò a me sbadigliando piano, e stringendosi fra le braccia per il lieve frescolino. Io annuì piano sorridendole, e lasciando le nostre valigie nell’auto di Emmett, io ne approfittai per aiutare tutti gli altri portando dentro le valigie. Lasciai il borsone di Esme vicino all’entrata, insieme a tutte le altre valigie, fra le chiacchiere di tutti i presenti. Ognuno aveva qualcosa da fare, ognuno era indaffarato a fare qualcosa. Io portai dentro quella valigia e mi fermai lì nell’ingresso guardandomi attorno, notando che non era cambiato nulla in questi sette anni. Il salotto e l’entrata erano come li avevo lasciati l’ultima volta che avevo visto quella casa. Esme stava discutendo con gli altri per andare a prendere qualcosa di veloce, magari una pizza, mentre io rimasi lì a contemplare quella scena familiare alla quale però io… Non mi sentivo completamente parte. Non perché loro non mi coinvolgessero, ma mi sentivo… In un angolo perché la mia mente mi costringeva a farlo.
Due braccia da dietro mi avvolsero e sorrisi piano capendo subito che si trattava di Alice. Appoggiò la guancia contro la mia schiena dandomi subito dopo un leggero bacio che un pochino mi fece rabbrividire. Io le accarezzai dolcemente le sue mani, che s’intrecciavano davanti al mio petto, annuendo quando mi domandarono se mi andava una pizza. Anche Alice era d’accordo, e subito dopo l’atmosfera tornò come quella di prima: Carlisle, Esme che parlavano con Bella ed Edward. Emmett che scherzava con Jenny, sotto lo sguardo attento di Rosalie. Ed io, in disparte, questa volta con Alice però.
« Ti va di salire un momento? »
Mi voltai verso Alice quando mi fece quella domanda ed io annuì piano sorridendole. Mi prese la mano e assieme a lei salimmo le scale di quella casa. Ad ogni passo mi parve di rivivere un vecchio ricordo che avevo trascorso in quel posto. La festa di fine scuola, Alice disperata dopo aver saputo il tradimento di Joseph e la prima volta che io ed Alice c’eravamo incontrati proprio qui, in questa casa. La seguì fino in camera sua e con mia grande sorpresa, al contrario di tutto il resto della casa, camera sua era cambiata parecchio. Mi piaceva quella vecchia, aveva quel suo tipico carattere di Alice, spensierato e allegro. Ora sembrava molto più seria, la camera di una donna per davvero. Certo, non potevo pretendere di trovare dei peluche o poster di qualche cantante, ma quel cambiamento così drastico mi fece uno strano effetto.
«Avevo bisogno di stare un po’ con te. »
Disse Alice sfrecciandomi davanti, rubandomi velocemente un bacio sulla punta delle labbra che mi fece sorridere. Ne aveva approfittato ed aveva portato la sua valigia, così mentre lei la lasciò sulla sedia vicino alla scrivania, io mi misi seduto sul suo letto accarezzando piano il materasso e le coperte morbide che lo ricoprivano. Piano mi distesi e socchiusi gli occhi sospirando a pieni polmoni. Nel giro di qualche secondo, sentì la presenza di Alice lì, vicino a me. Avvolse le braccia attorno al mio braccio e insieme rimanemmo lì, in silenzio, nel silenzio assoluto della camera, interrotto solo ogni tanto da qualche risata proveniente dal piano terra.
Non so per quanto tempo rimasi con gli occhi chiusi, ma non appena li riaprì e mi voltai verso Alice, anche lei li riaprì sorridendomi piano. Con un sorriso che però aveva una sfumatura un po’ triste.
«Sbaglio o sei pensieroso?»
Mi domandò lei accarezzandomi piano la guancia, tocco alla quale mi accoccolai.
«Un pochino sì, qualche pensiero che mi frulla in testa. »
Le confermai parlando piano dandole un leggero bacio sulla punta del naso, e capì solo allora che quel “avevo bisogno di stare un pochino con te”, potevo tradurlo facilmente con un “ti ho visto pensieroso e so che preferisci non avere mille riflettori addosso”. Ed era così. Piuttosto che sentirmi domandare da tutti che cosa avessi, o se c’erano problemi, preferivo andarmene e spendere quei minuti in più da solo con una sola persona. Con Alice.
Mi guardai un pochino attorno, rimanendo comunque disteso, accarezzando sempre quel letto che sembrava essere l’unica cosa che non era cambiata lì dentro.
«Hai cambiato un po’ la camera. »
Constatai, notando anche il lampadario. Prima lo ricordavo più elaborato, ora era un semplice lampadario a muro, un vetro ricurvo, bianco opaco, dal quale usciva una leggere luce.
«Sì, ero un po’ stanca della mia vecchia camera. Avevo bisogno di cambiare. »
Disse Alice annuendo piano guardandosi un pochino attorno, e sinceramente sentire quelle parole fu un pugno allo stomaco. Non tanto per la camera, non era la cosa materiale della camera in sé, ma il fatto che quella vecchia Alice aveva avuto bisogno di cambiare, ed era cambiata e chissà quante altre cose dovevo scoprire. Fu mentre pensavo a queste cose che sospirai pesantemente alzandomi in piedi e mettendomi seduto, seguito a ruota da Alice che mi guardava con fronte corrugata, ma che io cercai di non guardare negli occhi alzandomi in piedi.
«Sai Jasper, mi è difficile sapere a cosa pensi se non me lo dici. »
E quella frase forse m’innervosì ancora di più.
«Wow, non riesci neanche più a capire a cosa penso?»
Le domandai acido avvicinandomi ad una parete, sulla quale vi era appeso un pezzo di compensato, pieno di foto attaccate con delle semplici puntine. Feci scorrere lo sguardo su ogni foto, sentendo lontanamente la voce di Alice domandare un semplice chiarimento, forse nervoso.
«Scusami?»
Non so per quale ragione, ma mi sentivo arrabbiato, mi sentivo tradito e un pesce fuor d’acqua. Continuai a guardare quelle immagini. Erano foto di momenti, momenti che a volte non riuscivo a ricollegare, dove i lineamenti del volto di Alice erano troppo marcati per collocarle in un periodo dove io non c’era ancora. Era un periodo dove io ero rinchiuso in un carcere per sette anni ecco la verità. Dove lei aveva continuato a vivere.
«Ti sei divertita in questi sette anni. »
L’acidità veniva sputata dalle mie labbra e sinceramente non mi rendevo nemmeno conto di quello che stavo dicendo. Feci schizzare lo sguardo verso Alice che mi guardava letteralmente a bocca aperta, quasi fosse spaventata, quasi come se davanti a lei non ci fosse Jasper, ma uno sconosciuto che lei non capiva.
«Jasper cosa stai dicendo?»
«Sette anni dove sei diventata quello che hai voluto te. Sette anni lontana dai guai e felice, vero?»
Ero davvero furioso, tant’è che per farle capire a cosa mi stessi riferendo, strappai una di quelle foto appese, dove vi era lei assieme ad un gruppo di ragazzi e ragazze felici ad una festa. O almeno, io così vedevo quella foto, ma se non fossi stato carico di rabbia avrei visto sicuramente il sorriso e lo sguardo spento della mia ragazza. Ma in quel momento non vedevo tutto quello, vedevo solo la mia rabbia.
«Jasper cosa avrei dovuto fare? Vivere rinchiusa in casa per tutta la vita fino a quando non uscivi? »
Alice si alzò in piedi alzando appena la voce con lo sguardo ancora più sconcertato e incredulo, nel senso più negativo di quella parola. Si fermò ad un paio di metri da me, e sinceramente se la mia testa la stava maledicendo, il mio cuore stava implorando in un suo abbraccio. Che però giustamente non arrivò. Alice si fermò, come se si stesse mordendo la lingua chiudendo gli occhi. Sembrò contare fino a dieci, poi prese un gran respiro, e tenendo gli occhi chiusi proseguì dicendo:
« Prenditi i minuti che ti servono per sbollire la tua rabbia. Io ti aspetto giù. »
E senza aggiungere altro uscì dalla stanza, sbattendo la porta, e lasciandomi solo.
 
 
 
Raggiunsi gli altri soltanto dopo essere passato dal bagno dove mi rinfrescai appena la faccia con dell’acqua fredda. Raffreddai gli animi caldi per via di quel nervosismo inaspettato. Non appena scesi le scale vidi Edward davanti alla porta dell’ingresso, mentre pagava il fattorino che ci aveva portato alcune pizze giganti per tutti. Arrivai in salotto guardando tutti quanti, notando la mancanza di Alice. Corrugai la fronte non capendo e guardando Rosalie le domandai:
« Alice? »
Rosalie mi guardò, con uno sguardo da rimprovero. Forse aveva intuito che qualcosa non andava, ma non disse nulla limitandosi soltanto a suggerirmi di guardare fuori, sul terrazzo e di chiamarla dato che la cena era pronta. Così seguì il suo suggerimento e non appena fui fuori, notai un altro suo piccolo cambiamento. Con passo lento mi avvicinai a lei, facendo ben attenzione a non farle prendere paura e quando le fui al suo fianco le domandai:
« Da quand’è che fumi? »
Non era un tono di voce da rimprovero, ma piatto. Non volevo peggiorare le cose anche se quel mio comportamento sicuramente non aveva fatto bene né a me né a lei. La vidi irrigidirsi appena, soprattutto il braccio appoggiato sull’altro. Strinse appena la mano attorno alla maglia che indossava, irrigidendo quella che teneva la sigaretta a mezz’aria, e dopo qualche secondo di silenzio rispose con disprezzo dicendomi:
« Da quando il mio ragazzo ha ben pensato di tagliare i ponti con me. »
Sentì una fitta ad altezza petto, tant’è che mi ritrovai ad appoggiare le mani contro la ringhiera davanti a noi sospirando e chiudendo gli occhi, come se stessi attutendo il colpo.
« Alice. Mi dispiace. »
Dissi con un filo di voce mentre la vedevo lanciare la sigaretta. Seguì il raggio di quell’affare cadere a terra, sul ghiaino davanti all’ingresso. Non so quanto facesse piacere ad Esme questo suo comportamento, ma ad Alice non sembrava importarle, ma sembrava interessarle soprattutto colpirmi con le sue frasi taglienti.
« Anche a me Jasper, non ne hai idea. »
Feci uscire dai suoi polmoni il fumo che aveva appena inspirato, accendendo così la piccola miccia che aveva dentro di sé. Si avvicinò a me, un passo deciso, ed alzando l’indice della mano, puntandomelo ad altezza guancia continuò a parlare, un fiume di parole che sembrava quasi trattenere.
« Sette anni Jasper. Sono passati sette anni, sette anni dove tu non volevi nemmeno vedermi se non attraverso delle stupide lettere. »
Attutivo i colpi chiudendo gli occhi e stringendo le mani contro la ringhiera. E lo facevo senza rispondere perché mi rendevo conto che aveva ragione. Avevo sofferto io, tanto quanto aveva sofferto lei. E glielo sentivo dal suono della sua voce, che a volte cadeva di livello rispetto al normale.
« Vedevo i miei compagni fidanzarsi. Ho vissuto con Edward e Bella che insieme pensavano al loro futuro. Qualcuno che è andato a convivere insieme al proprio fidanzato. Mentre il mio unico pensiero era quello di poter sentire almeno la tua voce mentre aspettavo il tuo ritorno, riesci a capirlo?!»
L’avevo accusata di essere andata avanti con la propria vita. Di essere diventata diversa. Sì, forse lo era diventata, forse non era più quella ragazzina, ma non mi rendevo conto che la sua vita non era proseguita, ma si era fermata, saltando un pezzo importante. La vidi alzare lo sguardo verso l’alto dopo essersi passata le mani sulle guance e non seppi dire altro se non un altro semplice:
« Mi dispiace Alice. »
Ancora più sincero di prima. Mi sentivo dannatamente in colpa. Alzai lo sguardo incontrando il suo. Riuscì a reggerlo, ma lei no. Dopo qualche secondo sospirò chiudendoli per qualche istante, abbassando definitivamente la mano, addolcendone i lineamenti mentre con questa mi accarezzò un braccio.
« Andiamo dentro, gli altri ci staranno aspettando. »
Disse con un filo di voce. Annuì piano facendo scivolare il braccio lungo la sua mano, così da avvicinare la mia alla sua, e quando le nostre dita si sfiorarono, le afferrò, ma non fu una stretta salda. Erano come due mani che si tenevano appese ad un oceano d’insicurezza e paura. 





*Angolo scrittrice
Sembra di essere tornata a casa :)

Una storia che ho visto crescere e che ora mi piacerebbe continuare. Con calma, col solo gusto di poter dire "ho portato a termine questo piccolo progetto".
Una storia che ora sta prendendo delle pieghe non facili, ma devo dare un bel taglio netto a determinate cose per poter ripartire alla carica!
Grazie a chi leggera e un doppio grazie se ci sarà qualcuno che recensirà. 
Ve ne sarei molto grata

 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: Pick